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Autore: Mire    24/06/2012    9 recensioni
Fanfiction momentaneamente sospesa.
Quando l’ innocenza diventa curiosità, una domanda diventa imbarazzo, una risposta diventa repulsione. Quando una dodicenne si crede abbastanza matura da poter sopportare il peso della verità, per quanto difficile e reale essa possa essere. In quel momento il desiderio di conoscenza diventa sete di sapere. Ma Bra non può immaginare cosa provocherà la sua indomabile curiosità, mentre è alle prese con le prime titubanze dell’ adolescenza.
Quando una domanda diventa imbarazzo, una risposta diventa sincerità, una lite diventa un gioco di provocazione, una promessa diventa vendetta. Quando il principe dei Saiyan e la sua scienziata diventano i giocatori di un gioco di seduzione e illusione che permetterà a Bulma di prendersi la sua rivincita dopo l’ ennesima lite ferendo l’ incrollabile orgoglio del marito. L’ orgoglio ferito non si cura facilmente, lascia solchi e lacerazioni profonde e sanguinanti nell’ anima di Vegeta, che alla fine si chiuderà dentro sé stesso. Ancora Bulma non si rende conto di ciò che ha fatto e si ritroverà a fare marcia indietro per recuperare il marito.
Bra non può di certo sapere cosa la sua domanda ha scatenato e forse questa volta Bulma si è spinta davvero troppo oltre.
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Goten, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come sempre ringrazio tutti coloro che recensiscono. Leggere le vostre recensioni mi fa davvero piacere perché mi fa capire che apprezzate il mio lavoro e mi spronate a continuare… grazie veramente!!! :)
Sono in ritardo perché ho avuto un sacco di problemi con la connessione ad internet, chiedo scusa!!!
Mi rendo conto che tra Goten e Bra ci siano dodici anni di differenza, ma prendetela così, “con filosofia” visto che questa è una fanfiction.
Per farmi perdonare dell’ attesa vi premierò con un capitolo molto esteso.
Vi lascio, ci sentiamo infondo!!!
 

 
Come nascono i bambini?
3. Vendetta e bramosia
 
Il fatto che non si fosse fatto vedere nemmeno per colazione era più unico che raro. Non era mai capitato che lui saltasse un pasto da quando stavano insieme, mai era accaduto in più di venticinque anni. Dopo avere finito i preparativi notturni del suo piano, Bulma era tornata a letto e Vegeta c’ era. Si era sdraiata al suo fianco e aveva chiuso gli occhi… ma quando li aveva riaperti qualche ora dopo, il suo Saiyan era sparito. Non si era preoccupata perché non era la prima volta che non vedeva il suo viso appena sveglia. Aveva pensato che Vegeta fosse in bagno o che fosse sceso in cucina per uno dei suoi spuntini. Si era alzata anche lei ed era andata in bagno per rinfrescarsi il viso e liberarsi della sensazione di stanchezza dovuta al risveglio da poco avvenuto ma il Saiyan non era lì. Dopodiché era scesa in cucina ma nessuna traccia del principe, niente piatti sporchi usati per uno spuntino… niente di niente. Si mise all’ opera per preparare la colazione ai sui splendidi figli e si dimenticò completamente di Vegeta.
Trunks aveva preso le chiavi della macchina ed era sparito insieme alla piccola Bra per accompagnarla a scuola dopo colazione.
Vegeta non si era ancora fatto vedere. Era una sua caratteristica fare l’ offeso ed evitarla dopo che lui e Bulma avevano litigato ma arrivare addirittura a saltare un pasto… era preoccupante. Non era decisamente da Vegeta comportarsi così, evitare di mangiare da parte sua era troppo. C’ era solo un altro posto in cui l’ orgoglioso principe poteva essere: la Gravity Room.
Uscì dall’ appartamento e si diresse a passo spedito verso la stanza al quarto piano della Capsule Corporation. Bussò al portellone, l’ unica risposta fu il battere dei suoi stessi colpi contro il metallo della porta. La pazienza non era certo una delle virtù della bella scienziata. Si tolse una delle sue scarpe con il tacco e cominciò ad usare proprio quell’ estremità per battere incessantemente contro la porta. Dopo qualche minuto le braccia di Bulma dolevano per l’ irruenza con cui voleva avvertire il marito della sua presenza al di fuori della stanza. Lanciò via la scarpa e diede un calcio alla porta con una forza inaudita che fece tremare il metallo, la rabbia le conferiva una potenza straordinaria. Dopo aver sferrato il suo attacco all’ innocente porta, si afferrò il piede sinistro cominciando a saltellare come un grillo. -Merda, che male!... che male, che male, che male!... maledizione a te, Vegeta, è sempre colpa tua!-. L’ ignaro Saiyan per una volta non centrava assolutamente niente ma la scienziata pensò di scaricare la colpa sul marito visto che erano ancora in collera l’ uno con l’ altra. La rabbia andò sfumando lentamente e quando nella mente di Bulma tornò a regnare nuovamente la calma, si aggiustò la gonna e la camicia. Si accostò alla porta e con tono pacato si rivolse al marito -Vegeta, apri la porta… dai, Vegeta… non mi va di perdere tutta la mattina per stare qui a piantonare l’ entrata della Gravity Room…- nessuna risposta -Cristo, apri questa maledetta porta, Vegeta!- sbraitò sferrando l’ ennesimo calcio. La porta si aprì scorrendo magicamente. Il piede di Bulma funzionava anche da chiave. Vegeta era sdraiato a terra. -Vegeta?... ma che ti prende?- disse Bulma correndogli incontro. -Vattene, donna- le rispose il marito con tono freddo.
-Ma che fai sdraiato lì?-.
-Dormo… o almeno era quello che facevo prima che tu venissi a disturbarmi-.
-Scusami tanto se mi sono preoccupata perché non sei sceso a fare colazione-.
-Che ti importa?... lasciami in pace-.
-No, non prima che tu mi abbia detto perché sei sdraiato sul pavimento… e perché sei venuto qui per dormire-.
-Non sono affari tuoi-.
-Invece sì… dimmelo-.
-No… vattene, non devi vedermi in queste condizioni-. Vegeta si maledisse per le sue parole non appena le ebbe pronunciate, non avrebbe dovuto dire l’ ultima. Era andato a nascondersi nella Gravity Room per non farsi vedere così, non voleva vedere Bulma perché era ancora terribilmente arrabbiato con lei per il loro litigio. Bulma si inginocchiò accanto a lui e notò che aveva le guance arrossate, la fronte velata di sudore e che era piuttosto pallido. Gli sorresse la testa, appoggiò una mano sulla fronte di Vegeta e la ritrasse immediatamente. -Vegeta, tu hai la febbre… la tua fronte brucia-. Per la prima volta, l’ orgoglio del principe tremò. Come era possibile che Vegeta, il principe dei Saiyan, avesse contratto quella stupida malattia che i terresti definiscono febbre? La sua salute non poteva essere scalfita da nulla, non era mai stata scalfita da nulla, sua moglie si sbagliava. Nemmeno quando C-18 gli aveva spezzato il braccio aveva creduto che la sua salute fosse stata scalfita da qualcosa. Era sopravvissuto ad ogni tipo di ferita, profonda, lieve, superficiale, infetta e anche a quelle per cui aveva quasi perso un braccio o una gamba… anzi… ne era uscito ancora più forte: la sua velocità, la prontezza di riflessi, la forza e la potenza ci avevano solo guadagnato. Era arrivato persino al punto di ferirsi da solo per aumentare la prestanza di cui disponeva, l’ autolesionismo non lo spaventava di certo, un vero Saiyan non si spaventa davanti a niente.
La febbre… un duro colpo per il suo orgoglio. No, non poteva essere… era solo un orribile incubo, il peggiore degli incubi… il principe dei Saiyan che prende la febbre… Re Vegeta si sarebbe rivoltato nella tomba se lo avesse saputo. Incredulità, sconvolgimento, rabbia, ira, frustrazione e stanchezza… stanchezza, la sensazione di debolezza, impotenza… e ancora rabbia. Rabbia per causa della stanchezza, della debolezza e dell’ impotenza. Impotenza… cosa poteva fare contro la febbre? Non poteva afferrarla e strozzarla. Un qualcosa di astratto che andava al di fuori dei suoi poteri… qualcosa di insignificante ma che non poteva essere preso ne quindi picchiato per essere punito. Potente ma insignificante. Stanchezza e debolezza… quando Bra, Bulma o Trunks prendevano la febbre si lamentavano sempre della debolezza e della stanchezza. Quelle stesse sensazioni che lo avevano spinto a sdraiarsi sul pavimento freddo della sua amata Gravity Room. Vegeta non aveva mai preso la febbre, probabilmente il suo impenetrabile e indistruttibile orgoglio aveva funzionato da scudo anche contro quello, oltre a ripararlo dall’ educazione, una delle cose che avrebbe dovuto contrarre. Un accenno di raffreddore, mal di testa, dolore ad ogni parte del corpo, avvertiva freddo ma la sua fronte bruciava… sudava freddo. Se la sua salute non poteva essere scalfita da niente allora perché non riusciva e nemmeno voleva alzarsi? Provò a muovere una gamba ma l’ arto inferiore destro si lamentò e si rifiutò di obbedire allo stimolo inviato dal cervello.
La febbre… che stupida scoperta. L’ orgoglio ferito e segnato, lacerato irrimediabilmente, straziato da solchi profondi e incurabili. Niente avrebbe potuto lenire quella sensazione anche più sgradevole della malattia che aveva contratto.
La febbre… che stupida idea a cui pensare. “Cazzo, che pena mi faccio… io che prendo la febbre, è ridicolo… Bulma deve avermi messo qualcosa nel cibo ieri sera… certo, è sicuramente colpa sua” pensò. Vegeta conosceva bene la vena vendicativa di Bulma, era ciò che quella vena aveva escogitato per fargliela pagare che non conosceva. Preferiva scaricare la colpa sulla moglie che ora era inginocchiata accanto a lui, a sostenergli la testa, piuttosto che accettare l’ idea di aver preso la febbre.
La febbre… che stupida malattia. Aveva affrontato malattie peggiori ma nessuna di quelle lo aveva fatto sentire tanto spossato quanto la  febbre. Una malattia così insulsa era riuscita a stendere uno dei più grandi guerrieri dell’ universo. Possibile? “No” continuava a ripetersi Vegeta. Mai e poi mai si sarebbe arreso all’ idea che il suo corpo non fosse stato in grado di respingere una malattia insignificante. La sua carne era stata intaccata da un virus, il suo corpo era sottomesso, la sua mente era furente. Si era fatto venire il mal di stomaco per la rabbia. Avrebbe voluto sfogare la sua ira distruggendo la Gravity Room o allenandosi fino allo sfinimento. Allenarsi gli impediva di pensare, in quei momenti pensava solo ad una cosa: ad allenarsi per diventare ancora più forte. Si sarebbe dimenticato della febbre allenandosi e non solo di quella, si sarebbe dimenticato di Kaarot, della ‘chiacchierata’ con la figlia Bra a cui era stato costretto a prendere parte, dell’ imbarazzo e della lite con la sua Bulma. La rabbia che provava in quel momento, che non riusciva a sfogare, gli avrebbe fatto comodo nel periodo in cui era andato a rifugiarsi nello spazio per riuscire a diventare super Saiyan. Quello era stato uno dei periodi più bui della sua vita, si era depresso per la consapevolezza di non essere in grado di superare il limite, salire il gradino per raggiungere l’ ultimo piano. Era caduto in un baratro di oscurità, nessuna stella illuminava la sua vita. Credeva che il suo corpo avrebbe sopportato tutti gli estenuanti allenamenti a cui si era sottoposto e così era stato. Credeva che sarebbe diventato un super Saiyan ma le cose erano andate diversamente… alla fine si era convinto che il suo corpo non avrebbe mai provato l’ ebrezza e la stanchezza dovute alla prima trasformazione, la sua mente non avrebbe mai provato il compiacimento di aver raggiunto il traguardo, di averlo superato e di averlo distrutto. Le convinzioni non sempre bastano per fare i fatti. Non riusciva ad arrabbiarsi abbastanza da innescare la trasformazione, quell’ ostacolo gli aveva fatto perdere la sicurezza in sé stesso. Non accettava l’ idea di essere secondo a qualcuno ma in quel momento non aveva i mezzi e le capacità per fare sì che la situazione cambiasse e vedesse lui come vincitore. Quando tutto sembrava perduto la rabbia e l’ irragionevolezza avevano preso il sopravvento, troppo grandi per essere trattenute, era esploso e ce l’ aveva fatta. Quando tutto sembrava perduto aveva raggiunto il traguardo. Quando tutto sembrava perduto era riuscito a raggiungere il suo eterno rivale. La rabbia accumulata con il tempo era stata la chiave. Era caduto ma si era rialzato. Il passaggio da Saiyan a super Saiyan era stato come raggiungere le porte del paradiso. Preso dall’ euforia del momento aveva annientato un pianeta dopo l’ altro per puro divertimento.
Erano passati moltissimi anni da quel periodo e ora si trovava sdraiato sul pavimento della Gravity Room, immobile mentre un virus si divertiva a ridurre il suo fisico ad uno straccetto. Lo aveva macchiato di disonore, di vergogna e inaccettabilità. Avrebbe voluto punire sé stesso o chiedere a Trunks ma Vegeta si sentiva stanco. -Vegeta, hai la febbre e Dio solo sa quanto alta visto come sei bollente… devi andare a letto- disse Bulma.
-Non ho bisogno di andare a letto… sono comodo qui… e non voglio la tua compassione, essere compatito è una cosa che mi da il voltastomaco, dovresti saperlo- ringhiò.
-Non è compassione… è ragionevolezza-. Vedere Vegeta in quello stato le faceva tenerezza. Era stanco e debole. Burbero e arrabbiato. Era come un cucciolo di tigre che graffia e morde ma che rimane pur sempre un cucciolo. Quindi nell’ universo c’ era qualcosa in grado di sconfiggere Vegeta, anche se temporaneamente. Le condizioni del marito non le rendevano possibile mettere in atto il suo piano, avrebbe potuto, certo, ma non si sarebbe divertita veramente perché Vegeta non avrebbe partecipato attivamente. Non voleva essere meschina e vendicarsi del suo Saiyan quando lui era malato. Vegeta non avrebbe potuto difendersi. Lei voleva divertirsi, non essere cattiva e perfida. E lui doveva essere pienamente cosciente durante la vendetta di Bulma. Avrebbe dovuto pazientare. -Vegeta, ti propongo una tregua… fino a quando sarai guarito dimenticherò che abbiamo litigato e mi prenderò cura di te… ma tu dovrai permettermelo altrimenti non ti libererai della febbre- Bulma gli accarezzò i capelli  -… me lo prometti?- disse con voce dolce. Vegeta rispose con un grugnito dopo qualche secondo, godersi le attenzioni della sua bella moglie non era una prospettiva tanto brutta in fondo… per una volta avrebbe fatto quello che gli diceva lei. Poi voleva a tutti i costi liberarsi della febbre al più presto, anche a costo di ubbidire a Bulma come un cagnolino. -Ma sappi che la tregua durerà solo fino alla tua guarigione… Bulma non dimentica- disse l’ azzurra. La rabbia che Vegeta provava nei confronti di Bulma sembrava essersi attenuata. -Coraggio, ti aiuto ad alzarti- disse lei accarezzandogli una guancia. Il principe la scansò con poca delicatezza e si mise in piedi con la velocità di un fulmine. Un capogiro lo colse e prima che potesse impedirlo cadde a terra a faccia in giù e si avvertì un sonoro ‘crack’. Bulma gli fu subito accanto. -Vegeta?... ti sei fatto male?- gli poggiò con cautela una mano sulla schiena. -Spostati- le rispose brusco il principe. Si sollevò sugli avanbracci e vide che il pavimento era sporco, un liquido di un intenso color rosso lo aveva macchiato. Il naso gli pulsava, provò a toccarlo e si maledisse per averlo fatto. Il dolore non si era presentato fino ad allora ma sfiorarsi il naso era stata una pessima idea visto che lo aveva fatto comparire. Si era sporcato la mano di sangue, la pulì sui pantaloni della tuta e provò a mettersi in pedi sotto gli occhi stralunati di Bulma, che lo osservava senza proferire parola. -Non osare dire una lettera- sibilò Vegeta. Bulma si alzò e lo prese per mano sostenendolo.
Lui cercò per l’ ennesima volta di scansarla ma lei gli sfiorò il naso e Vegeta si mise ad imprecare. -Devi fare tutto quello che ti dico io- gli ricordò la donna -… tieni indietro la testa-. Si avviarono piano verso il loro enorme appartamento a tre piani. Salirono nel bagno della loro camera da letto e Bulma prese dal mobile del bagno nastro di carta, alcool, garze e pomata. Scese un secondo in cucina e prese il ghiaccio medico dal freezer, lo avvolse in uno strofinaccio e dopo essere tornata al piano superiore lo porse al marito. -E cosa me ne faccio del ghiaccio, non mi serve- disse lui, che era appoggiato al bordo del lavandino. -Ti ci pulisci il culo… devi metterlo sul naso, Vegeta, ti farà sentire meglio-. Lo prese per mano e lo fece sedere su una sedia che aveva preso dalla cucina. Bulma non voleva che Vegeta svenisse per la febbre o che si addormentasse in piedi.  Prese il ghiaccio e glielo mise sul naso, che era livido e rosso come quello di un pagliaccio. -Ti fa male?- gli chiese.
-No-.
-E se faccio così?- sfiorò con l’ indice il naso di Vegeta e lui ebbe un sussulto. Il Saiyan strinse le mani sulla sedia lasciando il segno delle proprie dita, si morse il labbro e trattenne le ingiurie e gli insulti grazie ad una volontà ferrea. -So che ti diverti a vedermi soffrire- disse Vegeta a denti stretti -… sei davvero perfida-.
-Non essere stupido, devo vedere la gravità della botta-. Gli prese piano il mento e gli spinse delicatamente indietro la testa. Perché avrebbe dovuto farlo soffrire? Bulma non ne aveva motivo… non in quel momento. Il fatto che Vegeta fosse ammalato era già una punizione per lui. E poi aveva promesso a sé stessa di prendersi cura di quel Saiyan scontroso e burbero. Nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia.
Vegeta le faceva tenerezza, non poteva fare a meno di rincuorarsi nel vederlo così, con del ghiaccio sul naso livido e sanguinante, impallidito, le guance rosse, gli occhi lucidi per l’ influenza. Spostò il ghiaccio e toccò il naso di Vegeta prestando attenzione a non premere troppo. -Sei fortunato, Vegeta… il naso è rotto ma sembrerebbe che non ci siano frammenti ossei-. Bulma si sedette sulle gambe del suo uomo -E non si è nemmeno storto… è rimasto il naso del principe dei Saiyan, quello di sempre… la botta lo ha solo rotto, fortunatamente-. Vegeta appoggiò la testa alla spalla di Bulma nascondendo il viso tra i suoi capelli, beandosi del profumo dolce e attraente che avevano. Quei fili azzurri come il cielo gli erano sempre piaciuti, anche se non lo aveva mai ammesso, avevano un profumo singolare. Vegeta chiuse gli occhi, Bulma gli accarezzò il braccio. Il profumo di quella terrestre bella come la vita equivaleva ad una droga.
-Amore, mi stai sporcando di sangue- gli sfiorò nuovamente la spalla ma Vegeta non reagì. -Vegeta?... amore?-. Lo scostò e si fece scivolare la testa dell’ uomo appena sopra il seno. -Amore?- gli sfiorò la guancia e lui si svegliò -Devo medicarti il naso- l’ appendice nasale fratturata andava medicata, bisognava bloccarla. Bulma prese l’ alcool e dopo averne spruzzata qualche goccia su un batuffolo di cotone prese a tamponare il naso di Vegeta. La sua tempra Saiyan gli permise di rimanere impassibile davanti al tremendo bruciore e di non umiliarsi ulteriormente. La donna gli diede un po’ di pomata sul naso, prese un paio di garze piegandole a metà su sé stesse, le appoggiò orizzontalmente sul naso di Vegeta e con il nastro le bloccò per evitare che si staccassero.  Operazione completata. -Ti accompagno a letto- l’ azzurra si alzò e condusse il marito tra le calde coperte del loro letto matrimoniale.
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Goten aveva aperto la porta dell’ auto a Bra e la aveva fatta accomodare all’ interno dell’ abitacolo come un vero gentiluomo. Si era seduto al posto del guidatore ed erano partiti. La piccola Bra rimaneva nel più assoluto silenzio, imbarazzata a tal punto da non sapere cosa dire per una volta. Era rossa in viso e per questo rimirava tutto ciò che poteva vedere al di fuori del finestrino. -Era da un po’ che non ci vedevamo, eh Bra?- disse improvvisamente Goten.
-Già… un po’- la tensione era tale da poter essere tagliata con il coltello.
-Sono contento di averti rivista, sei diventata ancora più carina-.
-Grazie Goten… anche tu non sei male- disse Bra con finta noncuranza. Goten rise di cuore.
-Trunks viene spesso a prenderti a scuola?-.
-Quasi tutti i giorni e mi ci porta anche-.
-Che fratello perfetto… sono quasi invidioso-. -Se vuoi te lo cedo- disse Bra.
-Oh no, grazie… ne faccio a meno, Trunks è il mio migliore amico ma non riesco ad immaginarlo come fratello… meglio non correre pericolosi rischi-. La piccola Bra rise.
-Come è andata oggi a scuola?-.
-Bene… se non contiamo che Pan ed io ci siamo prese un richiamo sul registro dalla professoressa di scienze, dopo che ci ha fatto fare sessanta flessioni a testa-. La tensione sembrava essersi allentata, l’ imbarazzante impatto iniziale si stava esaurendo.
-Che avete combinato?- chiese Goten incuriosito.
-Ci ha beccate a chiacchierare… tutto qui-. -Spero che Pan riesca a tenerlo nascosto a Gohan e Videl altrimenti per lei sono guai-.
-Vuoi molto bene a Pan, vero?-.
-Sì, è come la figlia che non ho-.
-Tu vorresti dei figli?- chiese Bra con un po’ di sconvolgimento ricordando l’ imbarazzante e indimenticabile chiacchierata con fratello e genitori. -Magari più avanti… per ora mi sento completo così-. Ci fu un lungo silenzio. -Ti piacerebbe che venissi a prenderti a scuola ogni tanto, Bra?- chiese improvvisamente Goten. Bra rimase di stucco, il suo cuore per poco non esplose dopo aver mancato qualche colpo. Radunò quel po’ di lucidità che le era rimasta dopo le parole del Saiyan e riuscì a mettere insieme qualche parola sensata
-Non… non saprei, se per te non è un problema… non voglio disturbarti…-.
-Figurati, non è un disturbo… quando si tratta di te non lo è mai-. Bra si lasciò sfuggire una sorta di latrato per l’ incredulità. -Scusa, Goten… ho un po’ di mal di gola- e detto ciò diede un paio di colpi di tosse seguiti da uno di gola sorridendo timidamente. “Che stupida, possibile che quando sono agitata faccio sempre queste figuracce?... stupida, stupida, stupida!”.
-Ti va un gelato?- le chiese Goten.
-Magari, con questo caldo-.
-C’è un’ ottima gelateria dalle parti della Capsule, possiamo farci un salto, ti va?-.
-Certo!- troppa euforia, Bra si maledisse -Forse dovrei avvertire Trunks visto che tarderò un pochino-. -Usa il mio telefono- disse Goten porgendoglielo. Bra compose a memoria il numero del fratello e poi si portò il cellulare all’ orecchio. -Pronto?-.
-Trunks, sono Bra-.
-Ciao… scusa se non sono venuto a prenderti, ma sono pieno di lavoro-.
-Figurati… è venuto Goten, è stato davvero gentile-.
-Bene… ti serviva qualcosa?-.
-Volevo solo dirti che tarderò un po’, Goten mi ha chiesto di mangiare un gelato-.
-Va bene… me lo passi un secondo?-. -Ok…- Bra porse il telefono a Goten -Trunks vuole parlarti-.
Goten si portò il telefono all’ orecchio -Ciao Trunks-.
-Che hai in mente di fare con mia sorella?- disse Trunks con tono di rimprovero.
-Perché?-.
-La porti a mangiare il gelato?-.
-Sì, c’è un caldo tremendo… il gelato è la cosa migliore-.
-Vedi di non farti strane idee, capito?-.
-Per chi mi hai preso?... sta’ tranquillo-.
-Ricorda che io ti tengo d’ occhio-.
-Che paura- disse Goten ridendo -… ci sentiamo, Trunks-.
-Ciao- e Goten riattaccò. -Che voleva quel rompiscatole di mio fratello?-.
-Niente, mi ha solo avvertito di una cosa-. Arrivarono alla gelateria, Goten parcheggiò e scesero dall’ auto.
-Che gusti desiderate?- chiese la ragazza. -Prima le signorine, Bra- disse educatamente Goten.
-Ok… per me cioccolato e fragola-. -Anche per me- disse Goten. Lui aveva preso il gelato uguale a quello di Bra, che si sentiva decisamente esaltata. Tutto quello che stava succedendo le sembrava irreale, lei e Goten stavano mangiando un gelato… insieme! Nemmeno nei suoi sogni più belli sarebbe mai accaduto, ma quello non era un sogno, era la realtà. -Te lo preparo subito- disse la ragazza con tono suadente, dopo aver preparato il gelato di Bra. La piccola Saiyan afferrò il suo cono con irruenza guardando la ragazza con una faccia che avrebbe intimorito il più coraggioso tra gli uomini. Goten non si accorse del tono della ragazza, che impiegò molto tempo per preparare il gelato del Saiyan. -E’ davvero carina tua sorella- disse l’ ignara ragazza sorridendo a Bra. -Non è mia sorella… è la mia più cara amica- rispose Goten. “Sentimi bene, brutta ochetta… se pensi di mettere le tue brutte manacce smaltate sul mio Goten ti sbagli di grosso… lui è mio” pensò Bra mentre leccava il suo gelato senza smettere di guardare la ragazza con occhi pari a due fessure. Nel passare il gelato a Goten le mani della gelataia e quelle del ragazzo si sfiorarono, Bra si sentì avvampare per la rabbia tanto che pensò che il gelato si sarebbe sciolto in blocco tra le sue dita. Goten pagò, ringraziò la ragazza e lui e Bra uscirono dalla gelateria. -Ti va di fare due passi?- le chiese Goten.
-Certo-.
-Hai degli ottimi gusti, Bra… questo gelato è davvero buonissimo-.
-Non ero mai stata in quella gelateria-.
-La hanno aperta da poco-.
“Fosse per me dovrebbero chiuderla per il semplice fatto che ci lavora quella”. -Hai visto la ragazza?... ti stava mangiando con gli occhi- lo prese in giro Bra. -Non guardavo lei, tu sei decisamente più carina- disse Goten sorridendole. La prese per mano e la condusse in una splendida fioreria. Uno splendido profumo di fiori impregnava l’ aria, c’ erano piante e fiori di tutti i colori. -Scegli la rosa che ti piace di più- le disse Goten. La povera Bra non si rendeva ancora conto di tutto quello che stava succedendo: Goten era venuto a prenderla a scuola, la aveva portata a mangiare il gelato, la aveva presa per mano e ora voleva regalarle una rosa. -Non saprei, sono tutte così belle- disse Bra guardando i numerosi vasi che aveva di fronte. Goten la guardava con un mezzo sorriso sulle labbra, quella ragazzina si dimostrava decisamente matura in certi momenti: con lui sempre educata, scherzosa e sorridente. In più occasioni gli aveva dimostrato di essere autonoma e perfettamente in grado di decidere per sé stessa al meglio. -Vuoi un aiuto?- le chiese Goten avvicinandosi a lei. Bra fece segno di sì. Il ragazzo prese una splendida rosa rossa da un vaso e la porse alla Saiyan. -Le rose rosse sono le più belle… un bellissimo fiore per una bellissima signorina- disse Goten porgendogliela. Due rose in un giorno… ma quella rossa era decisamente più bella, non solo per il colore carico e deciso ma per il fatto che fosse stato un certo Saiyan a regalargliela. Goten pagò la rosa di Bra e tornarono a camminare per la città ma senza i gelati visto che se li erano entrambi già divorati, tipico dei Saiyan. -Ha un profumo indescrivibile- disse Bra annusando il bellissimo fiore.
-Sono contento che ti piaccia-.
-Grazie Goten-.
-Per cosa?-.
-Per essere venuto a prendermi a scuola, per avermi pagato il gelato e per questa rosa bellissima… non eri tenuto a farlo-.
-Non dirlo neanche per scherzo… con te mi trovo bene-. -E’ strano… tu sei diverso dagli altri ragazzi, sei gentile… quelli che conosco io sono tutti infantili e mio fratello la maggior parte delle volte è un rompiscatole… non sarai un alieno?- disse Bra guardando l’ amico.
-In effetti per metà è così- disse lui ridendo.
-Che sciocca, me ne ero dimenticata che è così anche per me!-.
-Che rapporto hai con tuo fratello?-.
-Beh, è un rompiscatole e mi stressa però gli voglio bene… quando ho bisogno lui c’è sempre, mi aiuta e mi consiglia, mi sostiene… credo che tutte le persone, Saiyan o terrestri, per quanto possano essere forti, abbiano bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi e su cui poter sempre contare… mio padre ha mia madre, mia madre ha mio padre, Gohan e Videl, i tuoi genitori, tu e Pan, io e Trunks… ognuno si confida con qualcuno, si può essere la persona più forte del mondo ma non si può essere in grado di sopportare ogni cosa da soli, ogni tanto i propri pesi vanno condivisi… ogni tanto bisogna mettere da parte l’ orgoglio e aprirsi con qualcuno-. Goten rimase visibilmente sorpreso dalle parole di Bra. Eccola lì la maturità estranea a molti ragazzini. -Hai ragione, Bra… non potrei essere più d’ accordo-. -Ehi Goten!- qualcuno aveva urlato. I due Saiyan si voltarono e videro che una ragazza con lunghi capelli castani si stava avvicinando a loro sbracciandosi. -Oh no- disse Goten. La ragazza lo abbracciò calorosamente. -Ciao Valese-.
-Perché non mi hai più richiamata?-.
-Ti ho richiamata, cosa dici?- disse Goten, leggermente imbarazzato.
-Ah sì, è vero… che sbadata!- disse la ragazza ridacchiando.
-Bra, lei è Valese… Valese lei è la mia amica Bra- disse Goten. -Ciao piccolina, per caso ci siamo già viste?-.
 -E’ la sorella di Trunks- intervenne Goten. A quel ‘piccolina’ Bra si era innervosita parecchio. Come si permetteva questa svampita di darle della ‘piccolina’? Roba da non credere. Bra strinse i pugni per non saltarle addosso e la osservò meglio: Valese era una bellissima ragazza dell’ età di Goten, con lunghi capelli castani, occhi verdi, bella ma decisamente stupida. -Valese, ora devo andare… devo riaccompagnare Bra a casa oppure Trunks si infurierà-.
-Te ne devi già andare?... no, che peccato- disse lei.
-Sì, dobbiamo andare… mio fratello diventa una belva se si arrabbia- intervenne Bra, che aveva capito che Goten desiderava andarsene quanto lei. Il ragazzo la guardò con occhi pieni di gratitudine.
-Va bene… ciao Goten- Valese diede un bacio sulla guancia a Goten, che cercò inutilmente di evitarlo. Il giovane Saiyan appoggiò un amano sulla spalla della ragazzina dai capelli azzurri come il cielo per e si allontanarono insieme velocemente. -Chi era quella?- chiese Bra.
-La mia… eh… ragazza… diciamo così- Goten non sembrava molto convinto.
-Sbaglio o non ti è molto simpatica?-.
-Non è quello… è solo che…-.
-E’ un po’ svampita-.
-Esatto… però è anche molto simpatica e dolce-. C’ era una certa ma lieve ammirazione nella voce del giovane Saiyan, che fece irritare la piccola Bra. Ragazza? Ragazza? Goten aveva la ‘ragazza’… perché Pan non aveva detto nulla a Bra? Non riusciva a capire se Goten ammirasse Valese o non la sopportasse. La trova svampita ma dolce e simpatica. Quale di quei pensieri dominava sugli altri? La simpatia? La dolcezza? O era forse il fatto che Valese fosse decisamente e chiaramente svampita? Non c’è niente di più ottuso della testa di un Saiyan. Quante diverse e sicure opinioni si possono avere sulla stessa persona? Goten era impegnato… significava che non era libero… significava che lui e Bra non avrebbero mai… .
Nel petto della piccola Saiyan si stava facendo largo una certa amarezza accompagnata da sconforto. Proprio quando lei e Goten si erano avvicinati ancora di più, in quel preciso istante, era comparso un ostacolo tra lei e lui: quell’ ostacolo aveva gli occhi verdi, i capelli castani, una voce squillante che difficilmente passa inudita e di nome faceva Valese. Valese… sei stupide lettere accostate una accanto all’ altra: V… A… L… E… S… E… in grado di farla arrabbiare, stare male e piangere. La ragazzina nemmeno si era accorta che qualche lacrima aveva preso a scivolarle lungo la guancia, era stato Goten a farglielo notare, troppo intenta a cercare di capire quale sorta di strano, misterioso rapporto ci fosse tra quei due.
-Bra, stai piangendo?-.
-No, mi sono punta con la rosa- mentì spudoratamente.
-Ti fa male?- si avvicinò a lei cercando il suo sguardo. -No-.
-Vuoi metterci un cerotto?-.
-No, non serve-. “Pan, perché non mi hai detto niente?”. -Goten, voglio andare a casa-.
-Va bene-. Tornarono alla macchina e Goten se ne andò quasi subito dopo aver riaccompagnato Bra a casa.
-Sei sicuro di non volerti fermare un po’?- gli chiese Trunks per cercare di dissuaderlo.
-No, ho promesso a Pan che sarei andato a trovarla-.
-Come vuoi... allora ci vediamo domani-.
-Alla solita ora-.
-Goten, grazie per essere andato a riprendere mia sorella-.
-Figurati, è stato un piacere… ciao Bra- sorrise.
-Ciao Goten- disse lei atona. I due giovani Saiyan si salutarono e Goten se ne andò. Bra era rimasta nascosta dietro a Trunks fino a quando Goten se ne era andato. -Ma che hai?... mi sembri un po’ giù di corda, Bra- disse il ragazzo dai capelli lilla.
-Niente- la sorella andò a sedersi sul divano dell’ enorme soggiorno.
-Non è vero… pensavo che saresti stata contenta visto che Goten è venuto a prenderti, invece hai una faccia scura… adesso assomigli proprio a papà-.
-Non è quello-.
-E allora cos’è?... era da tanto tempo che non vi vedevate, è uno dei tuoi più cari amici-.
“Vorrei che fosse qualcosa di più” pensò lei. -Ho solo un po’ di mal di testa, a scuola è stata una bruttissima giornata-.
-Sei sicura che sia tutto qui?-.
-Sì, Trunks, te l’ ho detto… ho solo bisogno di andare a sdraiarmi-.
-Va bene… chiamami se hai bisogno-.
-Dove sono papà e mamma?-. -La mamma è in laboratorio, mentre papà è a letto con la febbre-.
-Con la febbre?!- chiese Bra sconcertata. -Lo so, sembra incredibile ma è così-.
-Vado a vedere come sta-.
-Non avvicinarti troppo- si raccomandò Trunks, ma fu inutile perché la sorella era già sgattaiolata su per le scale. -Papà?... come ti senti?- chiese la piccola avvicinandosi al padre, che era sdraiato sotto le coperte.
-Apposto- mentì.
-Non è vero… mi dispiace che tu abbia preso la febbre, ti serve qualcosa?-.
-No… non sto male, ho solo sonno- mentì nuovamente il principe.
-Hai misurato la febbre?-.
-No-. La piccola Saiyan non perse tempo, afferrò il termometro poggiato sul comodino e lo ficcò in bocca al padre con poca dolcezza. Il livello del mercurio salì velocemente in pochi secondi e l’ estremità opposta del termometro esplose, i vetri si sparsero sul pavimento. -Papà, ma tu hai la febbre altissima-.
-Non importa, per un Saiyan la febbre non è nulla-.
-Vado a prendere la medicina-. La piccola Saiyan sparì fuori dalla camera. Vegeta non poté evitare di sorridere: Bra era così simile a Bulma, non solo fisicamente ma anche caratterialmente. Ricomparve qualche secondo dopo con un cucchiaio e una boccetta tra le mani. -Vedrai che questo ti farà bene- disse versandone un po’. -Bra, non ho mai preso dello sciroppo in vita mia e non intendo di certo cominciare ora- disse Vegeta armandosi di pazienza visto che stava parlando con la sua bambina.
-Non fare lo zuccone… ti farà bene e poi non è sciroppo-.
-E che diavolo è allora?-.
-Una medicina-.
-E qual è la differenza?-.
-Che gli sciroppi si usano soprattutto per il mal di gola, le medicine anche per curare altro… apri la bocca-.
-Non voglio prendere sciroppi, o medicine, o altre diavolerie-.
-Smettila di fare i capricci e prendi questo maledetto sciroppo!- si impuntò Bra.
-Allora è uno sciroppo!- esclamò Vegeta.
-Oh cavolo, non è uno sciroppo… è una normalissima medicina, non una diavoleria-.
-Non prenderei quello sciroppo nemmeno se mi facesse scoprire un nuovo livello di super Saiyan-.
-Smettila, papà, ti prego… è per il tuo bene-.
-Non mi interessa-.
-Vuoi guarire?-.
-Sì-.
-Allora prendi la medicina-.
-No-.
-Sei uno zuccone!-.
-Non mi interessa, lo sciroppo non lo prendo-.
-Non è uno sciroppo!-.
-Qualunque cosa sia allora, non la prenderò comunque-. Ci voleva un piano, Vegeta non si sarebbe arreso. Testardo fino all’ ultimo. La lampadina si accese nel cervello di Bra. -Ok… è uno sciroppo-. -Lo sape…- prima di finire di pronunciare l’ ultima parola, Vegeta si trovò la bocca occupata dalla sostanza che fino ad un decimo di secondo prima si trovava nel cucchiaio sostenuto dalla mano di Bra. Glielo aveva ficcato in bocca mentre parlava come si fa con in bambini piccoli imboccandoli. -E’ buono?- chiese Bra, felice di essere riuscita nel suo intento.
-Fa caga… è pessimo-.
-Sono contenta che ti piaccia… aspetta un attimo, papà, che hai fatto al naso?-.
-Tsk… si è rotto- disse Vegeta con nonchalance richiudendo gli occhi tirandosi la coperta sopra il naso per nascondere le garze, decisamente notabili. Bra diede un bacio sulla guancia di Vegeta. -Mi dispiace… dopo mi racconterai come hai fatto, ora è meglio che ti lasci dormire-. La piccola Saiyan uscì dalla stanza dei genitori e si chiuse nella propria. Si era completamente dimenticata di Goten e Valese ma ora quel ricordo era tornato a tormentarla, si era defilata dalla camera in cui si trovava suo padre Vegeta proprio per evitare di crollare davanti a lui e evitare di ricadere in un’ imbarazzante situazione come quella che era successa la notte prima. Si sdraiò sul letto di fianco, afferrò uno dei cuscini e se lo strinse al petto. La piccola Saiyan era chiusa nella propria stanza, ora poteva smettere di trattenersi e scogliere le briglie del proprio dolore. Pianse per la tristezza, pianse per lo sconforto e pianse per la rabbia. Volle a tutti i costi liberarsi del peso che le gravava sul cuore, lo schiacciava impedendole di respirare. Un masso enorme, un insieme di emozioni orribili e dolorose che la facevano soffrire e stare male. Si era illusa che Goten provasse… interesse?... nei suoi confronti. No, non si era illusa lei, era stato lui ad illuderla. Goten aveva alimentato, se pur inconsciamente, le fantasie di Bra con il suo comportamento. E ora lei stava male.
Cominciò a prendere a pugni il cuscino mentre le lacrime cadevano come macigni sulle sue guance. Ogni lacrima caduta era un dolore sfogato. Si lasciò andare ai singhiozzi e si coprì il viso con il guanciale ormai inumidito.
-Bra?... tesoro?-. Una voce. La piccola Saiyan si ridestò, si era addormentata. -Mamma… sei tornata- si strofinò gli occhi lanciando uno sguardo al di fuori della finestra. Era sera inoltrata.
-Ti sei addormentata, tesoro… se vuoi scendere la cena è pronta-.
-Va bene-. Madre e figlia si avviarono al piano inferiore. Trunks era già seduto a tavola, impaziente di potersi sfamare per saziare il suo incolmabile appetito. Bra si accomodò su una sedia, le braccia a penzoloni e la guancia sinistra appoggiata contro il tavolo, a pochi centimetri dal piatto. -Non ti senti bene, Bra?- le chiese Trunks accarezzandole il braccio. Nessuna reazione. Nessuna emozione. Nessun pensiero. Nessun appetito. Per la prima voglia, Bra non aveva fame. Bulma servì la cena. -Bra, tesoro, devi mangiare qualcosa anche se sei stanca… poi potrai andare a dormire- le diede un buffetto sul naso sorridendole. Per sorpresa di tutti Vegeta comparve in cucina, si sedette a capo tavola con la sua solita aria impaziente. -Donna, dov’è la mia cena?… ho fame, muoviti!- reclamò. Bulma mise un piatto ricolmo di cibo sotto il naso del capofamiglia.
-Pensavo che non ti sentissi di mangiare- disse l’ azzurra. -Beh, io sì e quindi mangio… se aspetto voi muoio di fame- disse Trunks e dettò ciò cominciò ad addentare la sua bistecca. Bra giocherellò con il cibo che aveva nel piatto, rimase sempre in silenzio. Bulma capì, ovviamente, che qualcosa non andava. Quando vide che gli occhi dell’ adorata figlia cominciavano a farsi lucidi oltre che assenti, le accarezzò i capelli e le disse di andare in camera sua a riposare se voleva. Vegeta e Trunks erano, fortunatamente, troppo concentrati su quello che riempiva i loro piatti e quindi non si accorsero di niente. Bulma prese una bottiglia di champagne, non che ci fosse qualcosa da festeggiare, e prima che potesse stapparla, Vegeta gliela prese dalle mani. Eliminò la sigillatura e cominciò con cautela a far scivolare il tappo. Quando vide che il tappo non ne voleva sapere di saltare, stufo ed impaziente, il bel principe diede un colpo secco al fondo della bottiglia e il tappo saltò andando a catapultarsi contro il suo naso. Lo stesso effetto di una palla di cannone. Bulma e Trunks rimasero in silenzio. Il giovane Saiyan provava l’ innata voglia di mettersi a ridere ma sapeva che per il suo bene era meglio evitare quel genere di reazione. Vegeta non disse nulla ne si mosse ma la bottiglia si frantumò tra le sue mani improvvisamente e lo champagne imbrattò la tavola. -Vegeta?... amore, ti sei fatto male?- disse Bulma. Nessuna risposta. Vegeta si alzò da  tavola e si diresse verso la porta della cucina per poi risalire le scale che portavano al primo piano. -Ci penso io- disse Bulma alzandosi da tavola. Salì nella propria stanza ed entrò in bagno. Trovò Vegeta con la testa indietro e della carta igienica per fermare il sangue che gli usciva dal naso e una vena pulsare violentemente sulle sue tempie. -Vuoi una mano?-.
-No-. La scienziata ignorò la risposta secca, posta come uno sputo, del marito e gli prese la carta igienica di mano. -Fammi vedere- tolse la garza dal naso del Saiyan e notò che non era più livido. Era tornato normale. -L’ ematoma è sparito- disse sorpresa. E anche il naso aveva smesso di sanguinare. -Toccati il naso e dimmi se ti fa male-. Vegeta si sfiorò il naso -Non mi fa più male- disse in tono freddo. -Un grazie ci starebbe bene, ora-.
Le sorrise -Ho promesso che avrei fatto quello che mi dicevi tu, non che sarei stato educato… e poi non ho più la febbre, ora sono apposto-. Che bastardo. Le fu a pochi centimetri e afferrò Bulma per i fianchi stringendola contro di sé. Il seno della scienziata premeva contro il petto del principe insistentemente.
-Io ho mantenuto la promessa, ti ho aiutata ieri notte con Bra… e tu mi hai promesso una cosa che però io non ho ancora avuto…- disse con voce profonda e calda.
-Pensavo che fossi malato… poche ore fa eri sdraiato a letto con la febbre… e ora  pretendi di fare l’ amore-.
-Noi Saiyan guariamo molto più in fretta di voi, deboli terrestri, e poi Bra mi ha inculcato uno sciroppo miracoloso-.
-Non era uno sciroppo, era una medicina- disse Bulma. Vegeta le afferrò la coscia destra portandosela all’ altezza dell’ anca con veemenza. -Sta di fatto che ora io sto bene… e tu manterrai la tua promessa- le sussurrò a meno di un centimetro dalle lebbra. Cominciò a succhiarle il collo con irruenza, Bulma intrecciò le dita tra i capelli neri di Vegeta, spinta anche lei dal desiderio, e lui la sollevò per le cosce. Lei gli cinse la vita incrociando le gambe. La lasciò andare sul letto quasi scaraventandola, si tolse gli indumenti che gli coprivano il petto, le fu sopra e le strappò di dosso il vestito scoprendo un completino reggiseno e perizoma di pizzo rosso. Bulma aveva avuto un’ ottima idea. Lei gli appoggiò le mani al petto e si baciarono avidamente. “Se pensi che ti lascerò evitare la mia vendetta, ti sbagli, mio Saiyan… vuoi giocare? Allora giochiamo” lo allontanò con una spinta decisa dopo avergli morso il labbro inferiore. Vegeta sorrise, compiaciuto per il modo di fare a letto di Bulma. Lo ritirò verso di sé e gli morse il lobo dell’ orecchio destro avvinghiandosi al suo corpo. Rotolarono e lei finì sopra. Vegeta non voleva che Bulma pensasse di avere il diritto di dirigere il gioco e quindi le slacciò il reggiseno e prima di scoprirle il seno, Bulma gli diede uno schiaffo in pieno volto. Irruente e sensuale, fintamente offesa. Fu lei a liberarsi del reggiseno, Vegeta sorrise ancora una volta. Lei si alzò in piedi sul letto e si liberò del perizoma scoprendo la sua natura. Vegeta ringraziò cielo, terra, paradiso e inferno per quella splendida donna che era sua moglie, compiaciuto fino al profondo dell’ anima propria. Bulma lo bloccò contro il letto poggiando la punta del piede sinistro contro l’ ampio e muscoloso petto del Saiyan. Lui le prese la caviglia spostandole il piede, lei si chinò a baciarlo e Vegeta la fece finire sotto di sé in un unico gesto. Si liberò dei pantaloni in meno di un secondo e bloccò Bulma contro il letto afferrandole i polsi, tenendoli contro le lenzuola. Scese a succhiarle un seno e la donna gemette. -Mi darai ciò che mi hai promesso- disse Vegeta con innegabile sensualità e Bulma capì che lui la avrebbe fatta sua. Il desiderio ardente nei confronti del marito le stava facendo perdere di vista quale fosse il suo vero obbiettivo e per un secondo pensò di rimandare. Solo per un secondo.
-Manterrò la mia promessa- gli sfiorò le labbra con le proprie e Vegeta avvicinò il suo possente sesso eccitato a Bulma per penetrarla -… ma solo quando non sarò più arrabbiata con te- e detto ciò la scienziata sfuggì alla presa del marito. Sebbene lo desiderasse con tutta sé stessa.
Visto che Vegeta era guarito la loro tregua era finita.
 
L’ illusione, una delle punizioni peggiori: illudere Vegeta fino all’ ultimo secondo che gli si sarebbe concessa. Lui non scherzava mai su quello… era uno dei suoi due punti deboli, tra loro strettamente legati.
Se vuoi farla pagare a qualcuno: pungilo nel vivo. Se vuoi farla pagare a qualcuno impara dai migliori. Se vuoi farla pagare a qualcuno impara da Vegeta. Chi meglio del principe dei Saiyan, poteva sapere come vendicarsi? Lui la vendetta ce la aveva nel sangue, era parte del suo essere, discendeva da una razza guerriera che sicuramente non dimenticava i torti subiti e trovava sempre, in una maniera o nell’ altra, il modo migliore di riscattarsi. Riscattare il proprio onore infangato da un’ umiliazione attraverso la vendetta… in amore e in guerra tutto è lecito, andare a letto con il nemico anche. Se Bulma aveva imparato qualcosa da Vegeta era sicuramente come vendicarsi al meglio, pungendolo nel vivo. Se pur lui non lo sapesse,lei era il suovero punto debole. Era come un drogato che se non si fa la propria dose va in astinenza e crepa. Stare troppo lontano da quella terrestre irrazionalmente bella e saggia avrebbe significato patire le pene dell’ inferno… e lui all’ inferno c’ era stato. Un posto da essere definito insopportabile persino da Vegeta. Mai più avrebbe provato quelle sensazioni orribili legate alla punizione per le nefande azioni di tutta una vita. Bulma aveva centrato l’ obbiettivo: Vegeta credeva, si era illuso, di poterla sottomettere facendola sua, ma quando stava per ‘marchiare il territorio’ per l’ ennesima, infinita, volta lei gli era sfuggita. Come una goccia di rugiada che scivola lungo una foglia dopo un colpo di vento. Come un sussurro che sfugge all’ udito. Lui non poteva certo immaginare che il suo pessimo caratteraccio gli si sarebbe ammutinato contro, non poteva certo immaginare che dopo aver tanto disprezzato quel modo di essere, Bulma sarebbe finita per apprenderne tutte le sfumature per sfruttarle e rivoltargliele contro. Bella come una angelo, furba come il diavolo. Aveva imparato dal migliore. La sua stessa bastardaggine gli si era rivoltata contro, era rimasto vittima di sé stesso. Umiliazione pura, ego marchiato e imbrattato. La sua già decisamente limitata pazienza era terminata da un pezzo ormai, si era ammalato, si era rotto il naso e ora per cause di forza maggiore non era riuscito ad andare fino in fondo. Se pur gli costasse ammetterlo, la terrestre che aveva sposato aveva un certo ascendente su di lui. Vegeta avvertiva la mancanza di Bulma: essenziale come l’ ossigeno, si era pure dimostrata inafferrabile come il vento.
Manterrò la mia promessa… ma solo quando non sarò più arrabbiata con te.
Illusione e certezza: l’ illusione di poterla possedere e la certezza di non esserci riuscito, per una volta.
E cosa segue a  queste emozioni?
La rabbia.
 
 
 
Spero sempre di non essere risultata OOC, so che sono ripetitiva ma è una delle mie paure.
Questo è stato un capitolo un po’ diverso perciò mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Spero di non essermi scavata la fossa -.-
A presto =)
 
Ila

 
  
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