Questa è una storia vera. Ma come dice Melinda Gordon, per crederci, che sia vera, dovete avere una mente aperta, anzi spalancata. E fare un atto di fede. Fede che non significa credere in Dio o in qualsiasi altra forma di religione, ma avere fiducia. Fiducia in qualcuno, ma soprattutto in qualcosa. Qualcosa che esiste, appunto, oltre il confine. Oltre il confine di cosa, vi chiederete. Non c'è una risposta o una definizione esatta, quindi vi darò la mia, anzi la nostra: oltre il confine dello spazio e del tempo.

Marco G. è uno Spirito dal 26 novembre 1999. Un giorno forse vi racconterò la sua storia, ma per ora vi basti sapere che è molto simile alla trama del film Ghost. Molto simile, ma non uguale: perché il finale è diverso. Anzi, in realtà, non c'è finale alla storia.

Lui è passato oltre dopo due anni, grazie al mio aiuto, un aiuto molto particolare e diverso da quello che dà la mia amata Melinda, ma che ha comportato ugualmente delle conseguenze, per me e per lui, un aiuto che sfortunatamente non ha coinvolto la sua famiglia e quindi ha lasciato legami e strascichi.

In questi lunghi, lunghissimi anni (per me... per lui non lo so) lui ha comunque trovato in molti modi il sistema per comunicare al di là del velo. Con i suoi cari, da quello che ho saputo, ma soprattutto con me (direttamente e tramite medium). Inoltre ha conosciuto, se così si può dire per uno Spirito, tramite me, una ragazza che è come Melinda. Una ragazza che può vedere gli Spiriti e può comunicare con loro. Io non sono come Melinda: io scrivo e sento, e ricevo messaggi in sogno o in forma telepatica. Naturalmente, se ci credete, se non ci credete non fa nulla, a me non cambia la vita. Ma io non vedo gli Spiriti, li sento soltanto, e quando mi descrivono le cose o mi parlano, devo fare un atto di fede, come il professor Eli James che è solo chiarudiente (così si chiama il suo dono). Tuttavia, io ho fede in lui. Io mi fido di lui. E credo che le cose che mi racconta siano vere.

Ma non voglio dilungarmi troppo, e quindi vi racconterò un altro fatto necessario alla comprensione del racconto vero e proprio. Racconto che è stato scritto con la mia mano, con la mia penna e un foglio di carta, ma che in realtà non è mio. Racconto da cui insieme, io e lui, abbiamo tratto il testo di una canzone, che un compositore mi ha poi aiutato a musicare.