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Autore: redhales    24/06/2012    0 recensioni
Breve song fiction basata su una fantastica storia raccontata dagli altrettanto fantastici Negramaro nella loro canzone, "Londra brucia".
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuvole. Il cielo ne è pieno. Hanno un colore grigio scuro. Hanno un aspetto talmente pesante che a momenti sembra vogliano venir giù per invadere questa enorme città piena di vita ma allo stesso tempo così spenta. Mi ritrovo ad Abbey Road, passo davanti al tratto della famosa copertina dei Beatles. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrei passeggiato con tale disinvoltura per le vie di Londra! Fino a pochi mesi fa per me era solo un sogno, e adesso quasi la odio a causa dei tanti dolori che mi ha provocato, se non fosse che è diventata l’unico rimedio a questa inguaribile tristezza. Anche le interminabili passeggiate sono diventate per me un coltello che va ad allargare sempre più questa insopportabile piaga. Come ora. Sono quasi due ore che cammino senza sosta, ma non sto seguendo una mia traiettoria: seguo lui. Così come l’ho seguito sei mesi fa su quell’aereo per cercare di ricucire la ferita che mi aveva inflitto.

Lui era bello, capelli e occhi neri come la notte, ed era provvisto di quel fascino che faceva cadere ai suoi piedi tutte le ragazze. Ma io no. Io non sono caduta ai suoi piedi come una stupida ragazzina. Io mi sono innamorata, come una ragazzina ancora più stupida. Ho vissuto la mia storia d’amore donando tutta me stessa, e quando lui ha deciso di chiuderla non ho retto al dolore. E adesso mi ritrovo a passeggiare per le strade di Londra, alla ricerca di un solo sguardo, di una sola parola…alla ricerca del mio amore perduto.

Si ferma un po’, si guarda intorno col suo solito sguardo perso, ma non mi vede..o forse fa finta di non vedermi. Poi riprende a camminare. E io a seguirlo. Quasi non mi rendo conto di quanto tempo è passato, di quante volte uscendo la mattina ho chiuso a chiave la porta, di quante volte ho calpestato questo suolo. Londra è così. E’ come un paraorecchi , attutisce tutto. Anche il tempo, che scorre inesorabilmente per queste vie. Ma il dolore no. Quello c’è sempre, non lo si può ammortizzare. E’ sempre forte e fa male, e bisogna trovare il giusto antidolorifico. Io l’ho trovato, ma mi manca ancora l’ago per iniettarlo. E nell’attesa di trovarlo, mi consolo così, saziando almeno la vista con quel medicinale che un giorno potrà guarire il mio dolore. Lo seguo ancora per un po’ finchè non lo vedo entrare nel portone di casa sua. Mi siedo un po’ su una panchina e realizzo che è già notte. Londra di notte è uno spettacolo. E non solo di notte. Il mio sogno è andato a casa, ma mi consolo perché lo sto ancora pensando quindi in un certo senso è ancora qui con me. Il mio sogno me lo tengo stretto, non lo farò mai scappare via. Londra brucia di dolore. Ma questo è anche un fuoco di speranza.

   
 
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