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Autore: Valerie Clark    24/06/2012    0 recensioni
Questa è la mia storia,o meglio la storia di cosa sono diventata.Forse scriverla qui è l'unica cosa che mi resta.Chiedo già scusa se ci sono errori;non ho avuto le palle di rileggere cosa avevo scritto.
'E ci sono questi occhi e ci sono io.
Sono brutta, poi bella e poi niente.
Niente è un aggettivo: io sono niente. Io valgo niente.
Quello che ero mi è stato portato via.'(capitolo5)
-Ogni capitolo ha il titolo di una strofa di 'Shake it out' dei Florence&the machine-
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Regrets collect like old friends, here to relive your darkest moments.
 GUERRA
 
Una volta lessi in un libro ‘perchè tengo un diario?semplice,perché sono in guerra e ritengo quindi opportuno ricordare bene ogni mossa.’.
Anch’io sono in guerra;non combatto per un ideale o per la patria,combatto per me e contro di me.
Sono il nemico che più temo,la mia più grande insicurezza,il mio unico punto debole.
Unico,mica tanto;ho due braccia e due gambe,dieci dita,due occhi,un naso,una bocca,due orecchie..non sono abbastanza come punti deboli?
Ho sempre odiato i rimpianti però. Sempre convinta di non averne,sicura che non ne avrei mai avuti, e invece eccoli qui pronti a ricordarmi cosa ho perso e vinto. Fanno un punto debole anche loro. Anzi direi che giocano un ruolo fondamentale nella guerra contro di me che sta mettendo in discussione tutto ciò di cui ero certa.
Non dirò cosa è successo.
Non dirò quella parola.
Non dirò che in principio ho sbagliato, perché non è colpa mia.
Non dirò che non sapevo potesse capitare, perché i segnali erano arrivati da un pezzo.
Non dirò che quando sei una persona buona non ti viene mai in mente che possa succedere a te.
Bene,è successo a te. E ora che ne facciamo? Non è uno schizzo venuto male di cui ti puoi liberare, sei te venuta male e di te non potrai mai liberarti.
Qualsiasi cosa io faccia, per quanto mi allontani e per quanto mi ci sforzi finisco sempre coll’inciampare in me.
Ma questa non sono io; non sono io che lascio perdere, non sono io che mi abbandono. Ho la mia faccia e la mia voce ma le mani che mi graffiano la pelle e mi mettono in bocca i calmanti non sono più le mie.
Per mesi nessuno si è accorto di niente;ho affondato il dolore che mi portavo dentro e soffocato il mio grido d’aiuto prima che potesse uscire.
Sempre in tempo, sempre precisa. Questo è un rimpianto, per esempio.
Rimpiango di aver abusato di mesi di corsi di teatro per evitare che qualcuno entrasse dentro di me? Sì.
Sempre sola, sempre zitta. È un rimpianto anche questo.
Rimpiango di non aver detto nulla e aver sempre risposto come una macchinetta sì-sto-bene-sono-solo-stanca? Sì.
Non ho mai avuto la forza di tirare tutto fuori, metterlo davanti a me e affrontarlo davvero.
Probabilmente non lo farò neanche adesso.
Probabilmente non lo farò mai, perdio.
   
 
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