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Autore: _Alyara    24/06/2012    2 recensioni
A Unima sta accadendo qualcosa di veramente strano, mai registrato negli archivi storici: ogni giorno si verificano sempre più aggressioni da parte dei Pokémon selvatici, che vengono denunciate alle autorità competenti.
Nessuno sembra capire cosa stia accadendo loro né il perché di questi assalti, nemmeno la sapiente professoressa Aralia riesce a spiegarsi questa faccenda. Sembra tutto perduto, o forse no.
Dal cap 1:
"Al notiziario avevano detto, su questo argomento, che nemmeno la professoressa Aralia sapeva cosa rispondere e che sarebbero stati chiesti soccorsi a un tipo che conosceva le caratteristiche di tali Pokémon. Touko era proprio curiosa di conoscere questo tipo e il suo modo di risolvere la faccenda, ma alla tv non avevano detto altro: né il nome né l'aspetto del misterioso individuo era stato divulgato, dicendo che il ragazzo - perché di un ragazzo si trattava - preferiva agire nell'anonimato perché i colpevoli non lo venissero a sapere"
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Capitolo 44

 


Si trovavano all'interno dell'immenso edificio che era la palestra di Libecciopoli.
Appena entrarono, rimasero scioccati: non sembrava una normale struttura umana, ma era una caverna.
Era come se il cemento avesse inglobato una grotta che, ampia, scendeva sempre di più fino a che non si vedeva più il fondo, dando la sensazione di essere più in alto di quanto sembrava.

-Bella, vero? Questa fu la mia prima miniera, che scavai quando aveva l'età tua. Ormai non ci sono più vene, è stata completamente ripulita; ma ha per me un valore affettivo, perciò lo straformata in palestra- disse Rafan, rivolto a Touko ma senza girare il capo.

-Ma... il campo di lotta...- chiese la brunetta, deglutendo a fatica.

-Sta in fondo- annuì lui, parlando come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Lei deglutì ancor più forte, immobilizzata dalla paura: nella sua mente riaffirò il ricordo della lunga discesa nell'afoso labirinto che era il Castello Sepolto.
Era stato un incubo per lei e l'idea di ritornare a scendere...
Ingoiò l'amaro boccone.

-Ehi, tutto bene?-

Touko voltò il capo verso Michael che aveva parlato. Annuì senza convinzione, risultando poco credibile persino a sé stessa.
Incrociò lo sguardo di Wes: anche lui aveva una faccia leggermente atterrita, memore come lei della fantastica attraversata che avevano fatto per trovare, seppur accidentalmente, la Scurolite di Zekrom.

-Sì, tutto a posto. E come si... scende? Non vedo scale alle pareti o ascensori- annuì di nuovo la brunetta, dopo un respiro profondo.

-Col classico metodo di discesa su campo, non ti pare? Ti calerai con la corda- rispose il burbero capopalestra.

-Ma non ne sono capace!-

-Beh, allora te ne torni dritta da dove sei venuta. Ti pare forse che quando sarai Campionessa non ti ritroverai problemi simili? Certo avrai i tuoi Pokémon con te, forse uno di tipo Erba potrebbe aiutarti con le sue liane, però ciò non toglie che ti si presentaranno tali ostacoli- spiegò lui.

-Ho un tipo Erba, non mi può aiutare?- chiese timidamente la ragazza.

-Dubito che le sue liane siano così lunghe da arrivare fino al fondo-

Lei annuì, rassegnata. Quindi non c'era modo di evitarselo.
Ma qual'era la qualità che Rafan intendeva mettere alla prova? Tutte le palestre, o almeno così le avevano detto, avevano delle prove che mettevano in difficoltà una certa qualità dello sfidante.

Che fosse la discesa la prova? Il coraggio di affrontare l'ignoto e di calarsi nel buio?
No, Camelia le aveva detto che provare l'audacia era compito di Artemisio, ad Austropoli.
Allora cosa poteva essere?

-Okay, prima è meglio è. E gli attrezzi? Non ho corde con me- disse Touko, cominciando ad arrendersi all'inevitabile.

-E' tutto lì. Io e i tuoi compagni ti aspetteremo in fondo, in bocca al lupo!- esordì Rafan, poi invitò i tre ragazzi al seguito dell'allenatrice a seguirlo verso un ascensore secondario.

-Se permette, vorrei accompagnarla-

Tutti si voltarono verso Wes, stupiti.
Rafan era completamente sgomento.
-Non è possibile, lei non avrà compagnia umana quando sarà in missione- rispose, burbero.

-Mi permetto di dissentire. Touko è molto agile e sa scendere da rami altissimi senza farsi un graffio, l'ho visto con i miei occhi, ma non è capace né di scalare né di ridiscendere un monte. In più noto che le pareti di questo "pozzo" di pietra sono perfettamente dritte, ci sono troppo pochi appigli: è un lavoro da professionisti, questo, non da principianti. Lei non è capace, ma io la posso aiutare- disse.

Vedendolo dubitare proseguì.
-Andiamo, Rafan! Vuoi metterla in pericolo di vita? Se cade da un'altezza simile, come minimo muore! Saresti responsabile della morte di una bambina, per di più possibile futura speranza di Unima. Vuoi condannarla?-

-Certo che no, sfacciato: non voglio vite sulla coscienza. Ma questa è la prova che i miei sfidanti devono superare per battersi con me, e non è concesso che ci sia un aiutante. Molti prima di lei sono riusciti nell'intento e non avevano tutta questa agilità. Non vedo perché lei non debba riuscirci, visto che salta giù da rami altissimi senza farsi un graffio- sbottò l'uomo.

Wes lo guardò con astio. Quell'uomo voleva davvero la morte della sua amica.
-Va bene. Allora scendo senza il suo permesso- esordì.

-COME?! Non mi hai sentito, ragazzo? Non si può fare, va contro il regolamento da me imposto tanto tempo prima, quando tu nemmeno eri nato!- sbottò Rafan, sgomento.

-Si ricordi, caro capopalestra, che sono un Campione. Sono di due gradini al di sopra di Lei. Non ha potere di obbligarmi a scendere in tutta comodità con l'ascensore, e dato che preferisco assistere la mia amica piuttosto che vederla rischiare la morte per il divertimento di un uomo che crede tutti capaci di destreggiarsi con gli attrezzi da scavo come lui... l'accompagno. E l'aiuterò ogni volta che si ritroverà necessario-

L'uomo digrignò i denti e la sa faccia divenne ancor più truce. Ma Wes non si lasciò intimidire e prese il necessario per scendere alla sua destra, dove erano stipati gli attrezzi (cortese concessione di Rafan).

Legò la sua cima ad un cappio metallico con un nodo stretto e sistemò anche la corda della ragazza, che era più che imbarazzata.
Non avrebbe mai creduto che il biondo sapeva fare anche quel tipo di cose – ma del resto lui era capace di fare ogni cosa.

-Okay, come volete. Ci vediamo giù. Ah, e signor Mokura: se scopro che l'ha aiutata più del necessario, la bandisco da questa palestra seduta stante, lei e questa bambina. Ci sono numerose telecamere a infrarossi in questo condotto: lo saprò per certo. E se vedete un ragazzino scuro di capelli, ditegli di smoversi che non ho tutto il giorno e nemmeno il giorno dopo per aspettare a lui. Ah, non aiutatelo- disse il capopalestra.

Dopodiché se ne andò con Rui e Michael al seguito.

Wes e Touko tirarono un sospiro di sollievo.
-Finalmente se n'è andato. Non lo sopporto, quell'uomo: lo conosco da oggi, ma proprio non riesco a digerirlo. E' uno stupido a far scendere gli sfidanti da soli in un tubo praticamente liscio. E magari la corda non è nemmeno abbastanza lunga- sbottò il primo, seccato.

-Non c'era bisogno che scendessi con me, Wes. In qualche modo me la sarei cavata, lo sai- disse la brunetta, sentendosi in colpa.

-Sì, invece, che ce n'era bisogno. Sono o non sono il tuo "maestro"? Che razza di persona sarei se ti lasciassi da sola contro una cosa troppo difficile per le tue competenze attuali?- rise lui, tranquillo.

Riuscì a strapparle un debole sorriso, che però sembrò rincuorarla un po'.
-Grazie, Wes, per tutto l'aiuto che continui a darmi- disse, guardandolo riconoscente.

-Non c'è di che. Allora, ti faccio vedere come si scende. Guardami attentamente: posso aiutarti solo quando starai rischiando di cadere, se faccio di più tu perdi per sempre la possibilità di accedere alla Lega di Unima legalmente. Certo ti correggerò alcune cose, però più di così non posso fare- rispose lui.

-Tranquillo, è anche troppo. Allora, andiamo?- sorrise la brunetta.
Lui annuì e piano si portò verso la bocca del tubo. Diede le spalle a questa e arretrò lentamente, guardandosi indietro.
E, poco a poco, mostrò e spiegò i passaggi alla ragazza, che lo seguì con non poca titubanza.

 

 

La discesa si rivelò più difficoltosa del previsto.
Il pozzo aveva le pareti perfettamente diritte e la quantità scarsa di appigli faceva credere che fosse stato scavato dall'acqua più che da mani umane.
In più le corde sembravano usurate: che ci fosse lo zampino di quel Rafan?

La posizione dei due giovani in quel momento era la seguente: Touko in cima che procedeva con lentezza esasperante, la cima legata in vita; Wes stava sotto di lei, esplorando il tubo in modo da poterla indirizzare al meglio.

Non vedeva nessuna delle telecamere infrarossi di cui aveva parlato Rafan, ma d'altronde era buio pesto. L'unica luce proveniva da sopra, e a stento riconosceva la figura dell'amica.
Era certo che lei invece non lo vedesse per niente.

Ed infatti, lo chiamò.
-Wes? Dove sei?- chiese, con voce tremante.

-Sono qua, Touko, tranquilla. Non ti lascio da sola- le rispose, troncando la sua discesa per aspettarla.

Purtroppo l'avanzata della ragazza era tremendamente lenta, e impiegò cinque minuti buoni per arrivare alla sua altezza. Appena furoni vicini, il biondo alzò una mano e la mise sulla sua schiena, per farle capire che le era accanto.
Non la vedeva praticamente più.

La vide voltarsi e riuscì a individuare i suoi occhi, lucenti anche al buio.
-Ti diverti?- le chiese, per allentare la tensione.

-Neanche un po'- rispose lei, aggrappandosi alla roccia con la presa ferrea di chi se la sta facendo sotto.

-Allora è meglio se da ora in poi procediamo vicini- disse il ragazzo.
E ricominciarono a scendere.
Più volte la brunetta perse la presa ma Wes la sorresse con un braccio.

Più il buio aumentava più spesso dovette tranquillizzarla e parlarle, distrarla.
La ragazza sembrava detestare il buio e cominciò a ansimare, in ansia. Certo non aiutava la sensazione di non finire mai: quel pozzo sembrava infinito, chissà quanti cavolo di piani aveva.

Ma la sorpresa peggiore arrivò quando, ad un certo punto, sentirono un ansimare leggero ma costante e veloce.
I due allenatori si bloccarono subito, raggelati: cos'era quella cosa?

-C'è qualcuno?- domandò ad alta voce Wes, come sempre al fianco della ragazza.

-Grazie al cielo... qualcuno è arrivato fin qui...- rispose una voce flebile, maschile.
Aveva un che di familiare per entrambi, ma non riuscivano ad attribuirla ad alcun volto che conoscevano.

-Chi sei?-

-Sono John... vi ricordate di me?- rispose la voce.

I due ragazzi voltarono il volto sgomento verso di essa: era più vicina di quanto sembrasse. Velocemente il mulatto cercò il telefonino e lo utilizzò per fare luce.
Portò il fascio sul volto del ragazzo che aveva parlato, e lo riconobbero entrambi: era John, l'allenatore di Zefiropoli con il Pignite.

Era parecchio malconcio: il viso era sporco di terra, la camicia bianca diventata di un orribile beije. Teneva gli occhi chiusi, un istintiva protezione contro il violento cambio di luminosità, e si aggrappava alla roccia in maniera spasmodica, ma era perfettamente riconoscibile.

-John? Mio Dio, ma che ci fai qui!- esclamò Touko, provando ad accostarsi a lui.
Riuscì a raggiungerlo con non poche difficoltà e a mettergli una mano sulla spalla.

Con orrore notò una cosa: gli mancava la corda.
Era appeso alla pietra con la pura forza di volontà!
-Mi pare chiaro, sono qui per battere Rafan- sussurrò il corvino, girandosi debolmente verso di lei.

-In effetti aveva accennato al fatto che avremmo potuto incontrare qualcuno, ma mai avrei pensato a te! Dov'è la tua corda? Non ci credo che ti sei calato senza di essa- disse la brunetta.

-Mi si è tagliata... Era troppo usurata, non è riuscita a reggermi. Sono appizzato a questa parete da due giorni e una notte, o almeno credo; mi sembra un miracolo essere ancora vivo- rispose lui.

-Maledizione. Possiamo aiutarti in qualche modo?- chiese Wes al ragazzo, preoccupato.

-Riportatemi su, ve ne prego. Non ho alcuna voglia di proseguire, e sono stremato: se cado per me è finita, ma se rinuncio posso ritentarci in seguito. Per favore, ditemi che avete un modo per tornare su- disse John, con tono quasi implorante.
I suoi occhi blu erano più che sinceri.

-Ho con me Altaria, potrà portarti lei. Un secondo che la cerco, al buio non vedo niente. Touko, puoi fare luce con lo schermo al posto mio?- disse il biondo, passandole l'apparecchio.

Lei lo prese rinunciando con timore alla presa della mano destra e tenne alto il cellulare, per illuminare tutti e tre.
Sapeva che Rafan avrebbe maltollerato l'intervento di Wes nella prova di John, ma in quel momento importava poco: la priorità era salvare l'allenatore, per il malcontento di quel dannato uomo ci sarebbe stato tempo dopo.

Con fatica il Campione riuscì ad estrarre la giusta ultraball al primo colpo. Da questa fece uscire Altaria, che subito sbattè le ali per non cadere di sotto.
La sua espressione era palesemente interrogativa, del tipo "ma che ci fate appesi con una corda alla vita?".

-Altaria, mi serve che riporti il ragazzo accanto a noi fino in cima a questo pozzo. Sarebbe anche meglio se lo portassi al Centro Pokémon, temo sia troppo stanco per fare alcunché- disse l'allenatore.

La Pokémon annuì e volò sotto il corvino, che con molta paura si lasciò andare. Atterrò sulla groppa dell'uccello senza subire danni evidenti.
-Non so come ringraziarvi- disse il ragazzo, poi Altaria si lanciò verso l'alto.

Proseguirono la discesa.
Anche dopo che John era stato tratto in salvo, i due ragazzi erano sconcertati da quell'incontro. Le condizioni del ragazzo mostravano in tutto e per tutto la sadicità di Rafan.

-Quell'uomo è un mostro- disse Touko, mentre poggiava il piede su una sporgenza.

-Ne convengo. Ma secondo me l'ha fatto apposta a dare ai sfidanti cordi usurate e a spedirli in un pozzo diritto per sfidarlo. Temo faccia parte della prova, ma non comprendo che tipo di dimostrazione voglia da voi ragazzi quel tipo- annuì il mulatto.

-Ci pensavo anch'io, prima. Pensavo fosse una prova di coraggio, l'audacia di scendere senza alcuna luce e al buio. Ma Camelia ha detto che doveva essere Artemisio a provare il coraggio dell'allenatore, quindi non lo capisco-

-Boh...- borbottò il giovane.
E continuarono a scendere.

 

 

Ci misero molto tempo per concludere l'attraversata discendente del tubo. Stando all'orologio di Wes, dovevano averci impiegato come minimo mezz'ora.
E pensare che John era rimasto appeso per forse due giorni!

Appena sbucarono i due giovani, Rui e Michael andarono subito a salutarli e a far loro i complimenti: come aveva detto Rafan, c'erano delle telecamere a infrarossi nel tubo e avevano osservato la loro discesa.
Il capopalestra non fu altrettanto felice di vederli. Anzi mandava lampi con gli occhi!

-Sbaglio o le avevo espressamente chiesto di non interferire?- disse burbero, assalendo il povero Campione.
Questo però non retrocedette e lo guardò con astio.

-Se intende nella prova di quel ragazzo corvino, che per inciso si chiama John ed è nostro conoscente, le chiedo "espressamente" di retrocedere prima che mi adiri ancora di più e faccia qualcosa di cui potrei pentirmi; e anche lei- sibilò Wes, con lo sguardo di gelo.

-Non dovevate aiutarlo, ve lo avevo detto chiaro e tondo!- sbottò Rafan, senza smuoversi.

-Voleva allora che lo lasciassi lì? Non si era forse accorto che la corda che lei gli aveva dato era usurata, come le nostre d'altronde, e che si era rotta?! Quel ragazzo era appeso con la sola forza di volontà! Non mangiava ne beveva da un sacco di tempo, e voleva lasciarlo lì a marcire?! Ma che razza di persona è lei? Potrei denunciarla per tentato omicidio di minore!- sbottò a voce ancor più alta della sua il mulatto, spingendolo indietro.

-Non usare quel tono con me, ragazzino! Sarai anche un Campione, ma non ti permetto di trattarmi così in casa mia! Ciò che metto io alla prova è la forza della volontà, la forza di andare avanti! Aiutando questi due ragazzi, non mi è stato possibile testare la loro volontà!!-

-Tsè, me ne frego! Può valutare la loro forza di volontà in un altro modo, questo metodo è troppo rischioso! Ancora un secondo, un minuto, un'ora o un giorno e John sarebbe caduto! E ad aspettarlo avrebbe trovato solo la morte! E per cosa avrebbe sacrificato la sua vita? Per il vostro divertimento di vedere le persone in difficoltà?!- urlò il ragazzo.

-La prova...-

-La prova un corno! Non è concesso ai capipalestra mettere in gioco la vita degli sfidanti, e non lo permetto nemmeno io. Se quando non sarò più qui verrò a sapere che un allenatore è morto nel tentativo di affrontare questa assurda prova, giuro che farò in modo di dimetterla dal suo ruolo, e non solo. La umilierò pubblicamente. Sono stato chiaro?- lo interrupe gelido il biondo.

Era così adirato che a Rafan parve sovrastarlo, per un momento.
Conosceva benissimo la ragione per la quale quel ragazzo era famoso: all'età di quindici anni aveva preso il titolo di Campione affrontando da solo l'intero Team Cripto e distruggendo il Team Clepto.
Si vociferava avesse addirittura quattro Leggendari nella sua squadra, tra cui il mitico e raro Ho-Oh.

Non ci teneva per niente ad inimicarselo, sapendo come e con che facilità lo avrebbe umiliato.

Grugnì e voltò loro le spalle, dicendo a Touko di seguirlo in modo non proprio cortese.
La brunetta, ancora scossa dalla sfuriata di Wes, annuì e lo seguì correndo. Gli altri la seguirono silenziosamente.

Rafan li portò in un'altra caverna, con un tetto molto più basso e un campo di lotta al centro. Era scolpito nella pietra.
L'uomo si mise al suo posto.
-Bene, sbrighiamoci con questa faccenda. Krokorok, vieni fuori!- esclamò lanciando una pokéball in campo.

Touko era snervata dal suo comportamento.
Aveva voglia di finirla il più velocemente possibile e di batterlo con largo vantaggio.
E se...
Prese la masterball in mano e la strinse con forza, cercando di mettersi in contatto con il Leggendario al suo interno.
"Kyurem, mi senti?"

"Cosa c'è, cucciola d'uomo?" disse insonnolito il Pokémon.
Almeno le aveva risposto.

"Scendendo il tunnel ho incontrato un ragazzo, John: non stava per niente bene, e sono preoccupata per la sua salute. Vorrei battere questa palestra velocemente per andare da lui, ma con Haku ci metterò troppo tempo. Volevo chiederti se potevo mandare te in campo, anche per testare la tua forza in previsione di una battaglia futura contro le organizazzioni criminali" spiegò la brunetta.

"Una lotta mi farà bene, per quanto scarsa sarà. Visto che non lo fai per te ma per altruismo, mandami pure in campo" acconsentì il Leggendario.
La brunetta sospirò di sollievo.

-Intendi estrarre il tuo Pokémon?!- sbuffò spazientito Rafan.

-Certo! Kyurem, vieni fuori!- esordì la ragazza, lanciando in campo la masterball che teneva in mano.

L'apparizione del maestoso Pokémon di tipo Drago Ghiaccio lasciò allibbito il capopalestra, che impallidì.
"Un tipo Ghiaccio, e per di più Leggendario! Come fa questa ragazzina a possederne uno?!" pensò, stupito.
-Adesso sei tu l'imbambolato?- rise Touko, prendendolo in giro.

Rafan sbuffò.
-Certo che no. Krokorok, vai con Battiterra!- ordinò.

-Kyurem, Gelamondo!- ordinò a sua volta Touko.

Il coccodrillo di tipo Terra partì all'attacco, ma non riuscì a muovere più di due passi.
Il Leggendario era stato avvolto da una luce azzurrina; la caverna cominciava a presentare sintomi di congelamento, finché non si formarono vere e proprie placche di spesso ghiaccio bluastro.

Anche Krokorok, inorridito, cominciò a congelare.
Fu una lenta agonia, e si concluse solo quando il Pokémon divenne una statua di ghiaccio impenetrabile.
-E con questo, uno è partito- ghignò Touko, più che entusiasta della forza del suo Leggendario.

Anche Kyurem era soddisfatto del suo lavoro.

Rafan digrignò i denti, esalando del respiro freddo, e richiamò il Pokémon nella sfera poké.
Il turno successivo toccò a Palpitoad, un Pokémon, a parere della brunetta, bruttissimo di colore blu. Era di tipo Acqua Terra.

Con un solo Dragopulsar il Leggendario lo mise K.O.
Invece, l'Excadrill che l'uomo mandò come ultimo Pokémon in campo finì congelato come Krokorok, ma in maniera peggiore.

Touko vinse così la sua quinta medaglia, la Medaglia Sisma, che andò subito a far compagnia alle altre.
Il burbero capopalestra mandava lampi dagli occhi mentre a malincuore cedeva una delle sue prezione medaglie a quella ragazzina.
Aveva perso su tutti i fronti.

-E con questa sono cinque- esordì la ragazza posizionando lo strano pezzo di ferro nel suo posto accanto alla Medaglia Volt.

-Come possiedi Kyurem?- domandò freddo Rafan, pieno di curiosità.

-Sbagli. Io non lo possiedo, noi due siamo soci. Ed ora ti saluto, sono stufa di tutto questo buio; non si respira nemmeno. Andiamo ragazzi, sono preoccupata per John- disse la ragazza, trattandolo con sufficienza.
E, una volta congedatasi con tutto l'astio che era riuscita a mettere, voltò le spalle all'uomo e si recò verso l'ascensore che i suoi amici avevano usato per scendere.


                                                                                         *
Chiedo scusa per il ritardo. Ho avuto problemi con la connessione, non funzionava più o_O
Sinceramente come capitolo questo non mi piace granché, ma d'altronde a me l'elemento Terra non piace e odio Rafan xD
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensione!
Il prossimo capitolo verrà postato Martedì, ciao!

  
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