La pioggia. Non l'avevo mai amata. Mi aveva sempre dato l'impressione di qualcosa di triste e malinconico. Come se fossero una marea di lacrime che cadono dal cielo. Erano le cinque del pomeriggio, del diciotto giugno, guardavo fuori dalla finestra, guardavo la pioggia. Stavo attendendo una chiamata. Vedere Londra completamente bagnata mi deprimeva, ma il mio cellulare era scarico e la sua unica fonte di vita era il carica batterie, che era accanto a quella finestra. Dopo circa tre quarti d'ora d'attesa sentii vibrare il telefono, Grace mi aveva inviato un messaggio:"Per sta sera tutto confermato! VIeni verso le 8:00 pm...ti aspetto! ;)". Perfetto. Ora potevo lasciare quella triste postazione ed andare a prepararmi per quella sera. Le sette. Mi allacciai il vestito, era verde limone e arrivava fino a metà coscia; raccolsi i capelli in una coda lenta, lasciando alcuni dei miei biondi boccoli cadere sul viso. Mi truccai con molta cura. Dopo dieci minuti ero pronta, presi le chiavi di casa, la borsa ed uscì. La pioggia era cessata, ma le nuvole persistevano. Mi incamminai verso la stazione, dovevo arrivare in un posto a cinquanta minuti minuti da casa mia e non avevo ancora preso la patente. Pochi minuti ed ero già in viaggio, non c'erano altre fermate. Dopo un emzz'ora di viaggio il treno si fermò in un piccolo paese di nome Watton at Stone, pensai a qualche problema tecnico, ma poi arrivò il controllore ad avvisare tutti del fatto che il treno non avrebbe potuto continuare fino a destinazione e che dopo dieci minuti sarebbe stato possibile tornare indietro, non ero affatto entusiasta della cosa, ma non potevo farci niente, quello era l'ultimo treno che andava a Royston. Intanto ne approfittai per prendere una boccata d'aria mentre scrivevo a Grace che non sarei potuta venire. Dopo qualche minuto tornai in stazione, mi accorsi che mancava poco alla partenza del treno, iniziai a correre, il rumore dei miei passi risuonava in tutto l'ambiente, arrivai al binario, ma vidi solo il treno che si allontanava. Rimasi immobile. Non sapevo che fare. Uscii dalla stazione. Mi sedetti su un marciapiede. Chiaramente non sarebbero passati altri treni per quella minuscola stazioncina. Avrei dovuto dormire fuori, con quel tempo così precario, con un vestito per niente comodo. Ad un certo punto iniziai a piangere. Ero piuttosto disperata. Finchè non sentii alle mie spalle una voce: "Che succede? Perché piangi?", era una voce calda, il solo sentirla mi aveva fatta stare un po' meglio. Mi asciugai le lacrime e dissi:"Nulla di interessante.." lui insistette:"A me interessa" e si sedette di fianco a me, io sorrisi, ancora mi trattenevo dal guardarlo in viso: "Ho perso il treno e non posso più tornare a casa.." Ci fu un attimo di silenzio, poi chise:"Come di chiami?" A quel punto alzai lo sguardo e lo guardai, aveva una massa di capelli ricci e castani, al buio il colore delgi occhi riuscivo a distinguerlo a malapena, ma sono abbastanza sicura che fossero verdi e poi un sorriso a dir poco ammaliante. Nonostante fossi affascinata da quell'immagine riuscii a rispondere:"Abigail, Abigail Powell" Lui disse:"E' un bellissimo nome, io invece sono Harry Styles." Gli sorrisi, poi continuò:"Senti..se vuoi io abito qui e, premettendo che non sono un pazzo pervertito, potresti venire a dormire da me per questa notte, ho anche quattro coinquilini..sono simpatici! Che ne pensi?" Senza pensarci troppo dissi:" Penso che sia fantastico! Non voglio dormire su una panchina..!!" Si alzò e mi offrì una mano dicendo:"Allora vieni" Mi diede una mano ad alzarmi. E così lo seguì verso casa sua.