Make it shine.
'Quindi
sono dell'opinione che, pur lasciando intatti i dialoghi per
mantenere integro il pensiero del poeta
drammaturgo, l'opera vada contestualizzata nella realtà
attuale in
modo da arrivare meglio allo spettatore moderno.'
Wes Montgomery pose quel punto con infinito sollievo: aveva passato, o, a suo dire, sprecato un intero pomeriggio della sua vita per scrivere un saggio talmente noioso che, con ogni probabilità, il professor Reid non avrebbe neanche aperto. Maledetto senso di colpa che lo assaliva ogni volta che c'era qualcosa di non fatto; perché non poteva semplicemente fregarsene come tutti gli altri? Forse perché era una brava persona.
Ora mancava solo la parte peggiore: consegnare il saggio e deprimersi per tutto il resto dell'anno. “Tanto cinque minuti non cambieranno la situazione” e bussò alla porta.
“Sì, chi è?” rispose una voce attenuata dalle spesse porte in mogano.
“Professor
Reid, sono Wes Montgomery. Devo consegnarle il tema.”
“Entra
pure.”
Il Warbler aprì con cautela la porta, prima uno spiraglio quasi inesistente, quasi spaventato da quello che poteva ritrovarsi davanti. La visione era stranamente normale: il professor Reid stava seduto alla sua scrivania scura, in linea con l'arredamento sobrio della stanza e con la giornata temporalesca, sul banco di lavoro c'era una tazza di caffè espresso, una di tè, un flacone di Aspirine e un libro.
Il
professore gli fece cenno di tacere, mentre il ragazzo si avvicinava
alla scrivania e sbirciava di cosa trattasse il libro. Precisamente
era a pagina 54 e esponeva in maniera orribilmente dettagliata tutte
le torture che Jack lo Squartatore infliggeva alle sue vittime;
accanto, sui margini, c'erano scritti a matita molti appunti, le
parole a malapena distinguibili fra loro tanto era minuta la
grafia.
“Sì, certo. A domani. Ti amo anche io,
Morgan.” e si
infilò il cellulare in tasca, borbottando fra i denti
qualcosa che
assomigliava molto a “Prima o poi si farà
ammazzare.”
“Morgan,
il mio compagno, agente dell'FBI, Unità Analisi
Comportamentale”
si sentì quasi in dovere di spiegare, “ma, si
sieda pure” disse
indicando la sedia di fronte a lui. Wes si sedette e gli tese il
saggio, cauto come se stesse cercando di arruffianarsi uno squalo con
un pesce morto. Il professor Reid prese il foglio fra le mani e si
sistemò più comodamente sulla sedia, mentre lo
studente osservava
le sue reazioni chiedendosi se non fosse stato meglio perderci
più
tempo e fare qualcosa di decente.
Spencer Reid notò per prima cosa la grafia: elegante, minuta, leggermente tendente verso sinistra, ma molto calcata, così tanto che toccando il retro della pagina si potevano sentire le lettere in sovrappressione. Anni e anni di studi, nonché la convivenza con Morgan, avevano sviluppato ulteriormente la sua capacità innata dell'osservare le piccole cose, traendone informazioni importanti. E la grafia di Wes Montgomery denunciava esattamente questo: una personalità forte, combattiva e sicura di sé, e incazzata, e neanche poco.
Era
tutto quello che aveva visto, e tutto quello di cui aveva bisogno;
del contenuto, fondamentalmente, non gliene fregava nulla. Avrebbe
anche potuto scrivere la lista della spesa. Quando trovò una
cancellatura inarcò un sopracciglio che poi si
spianò di nuovo,
facendo posto ad un sorriso: la parola era cancellata in maniera tale
da rendere visibile quella sottostante “poeta
drammaturgo”. Chiarezza di pensiero e trasparenza; ecco
qualcuno
che non aveva paura di accettare i suoi errori, una volta corretti.
Wes
a cui era venuto un breve ictus vedendo l'espressione stranita del
professore, si rilassò un poco, dopotutto magari quel saggio
non
faceva così schifo. Per ingannare il tempo iniziò
a giocherellare
nervosamente con la penna che aveva in mano, facendo apparire
sparire* la punta con un ticchettio pressante, finché
l'altro gli
rivolse un'occhiata di disapprovazione da sopra al foglio. Wes smise
immediatamente e ritornò a fissare il libro, iniziando ad
avvertire
ansia. Insomma, era con un uomo dagli strani interessi in una stanza
nell'ala degli insegnanti che aveva la densità di
popolazione più
bassa del deserto di Atacama.
“Lavoro ammirabile, signor
Mongomery. Mi congratulo con lei.”
“Grazie mille” rispose
con il tono più neutro che possedeva.
“L'ho convocata qui
perché ho bisogno che lei faccia qualcosa per me”
esordì il
professor Reid, mentre Wes continuava a recitare nel ruolo del
'ragazzo annoiato che sa di essere trattato ingiustamente, un po' sul
modello di Rachel' “ho bisogno che lei diriga lo
spettacolo.”
“Cosa?! Che sta dicendo?”
“E' l'unico in
grado di fare una cosa del genere.”
“Ma.. lei mi ha esonerato
dalla rappresentazione e, in più, vietato espressamente di
partecipare alle audizioni.”
“Questo solo perché sarai tu a
dirigerle” replicò con un sorriso.
“Ma io monopolizzo
l'attenzione...”
“Ecco perché ho bisogno del tuo entusiasmo,
ma non voglio che gli altri ne siano oscurati. Abbiamo così
tanti
talenti, sarebbe un peccato non lasciarli brillare. I Warblers
indossano un'uniforme proprio per ricordarci che siamo
uguali.”
“Warbler anche lei?” chiese sorpreso Wes.
“Molto
tempo fa...” disse con un sospiro, guardando di sfuggita una
foto
su uno scaffale della libreria scura. C'erano due ragazzi, uno, con
ogni probabilità il professore, l'altro di colore, che
stavano mano
nella mano, tenendo in quella libera il diploma; in testa avevano un
tocco blu notte con la nappina rossa.
“Spetterà a te scegliere
l'assegnazione delle parti, ovviamente.”
Wes indossò uno
sguardo combattivo “Sebastian non avrà mai il
ruolo di Romeo,
fosse anche l'ultima cosa che faccio.”
“Il ragazzo che ha
citato la Meyer? Potrei essere d'accordo con te, ma meglio lasciare
tempo al tempo. Chissà che non faccia lui l'audizione
migliore”
“Farò del mio meglio per essere
imparziale” disse
Wes alzandosi.
“Confido nelle sue capacità di
giudizio”,
bloccò il ragazzo “a proposito, penso sia meglio
che rimanga fra
noi questa conversazione. Ci vediamo sabato alle audizioni, allora.
Si ricordi di arrivare mezz'ora prima”.
Wes si precipitò fuori
dalla porta; aveva una missione: preparare Dave.
Era
arrivato il tanto temuto giorno delle audizioni e David Karofsky si
sentiva morire. Anche se Wes lo aveva 'allenato duramente' e lo aveva
rassicurato circa un migliaio di volte che tutto sarebbe andato nella
maniera migliore, non c'era verso che gli elicotteri che gli volavano
nello stomaco atterrassero. Qualcosa delle dimensioni di un sasso gli
pulsava nella gola ed era sul punto di vomitare i tre biscotti
integrali che Wes gli aveva prudentemente concesso di mangiare a
colazione. Cercava di fingere di star bene. Dopotutto era questo il
senso della recitazione: fare finta di essere qualcosa che non si
è.
Cerò di concentrarsi sui consigli confortanti dell'amico e
sul tono tranquillo con cui li aveva pronunciati, ma un ticchettio
nervoso di un tacco lo tormentava. Si rassegnò e
aprì gli occhi.
Era
seduto in uno dei camerini dietro l'auditorium assieme agli altri
Warblers. Ognuno gestiva l'ansia a suo modo: Nick e Jeff parlavano
fitto fra loro mentre si stringevano le mani, Thad ripeteva
mentalmente le battute mimando con le labbra le parole, Trent teneva
il tempo di chissà quale canzone con il piede, David
(l'altro) si
mangiava le unghie osservando di tanto in tanto il risultato e
Sebastian si guardava intorno annoiato.
Il primo a fare il
provino fu Trent, seguito a ruota da Jeff, David, Thad e Nick. Alla
fine erano rimasti solo lui e Sebastian che ora lo stava
fissando.
“Nervoso?” gli chiese con un sorriso.
“Potrei
mettermi a vomitare sangue” rispose Dave tetro.
“Su, andrà
benissimo. Durerà cinque minuti. Che sono cinque minuti
rispetto ad
una vita intera? Poi chi ti vedrà? Solo quello schizzato di
Reid”
“Ti pare facile? Tu ti esibisci da sempre. Per me
è la
prima volta!”
“Potrei fraintenderti” ghignò Sebastian,
poi
riprese il controllo della conversazione “Una volta che
l'avrai
provato non potrai più farne a meno. E' più
intossicante di una
droga.”
“Mi stai mettendo paura, Seb.”
“Chissà...
magari era proprio questo il mio intento”
“Beh, se era questo
ci sei riuscito benissimo. Oddio, cosa mi è venuto in mente
quando
ho deciso di fare questa cosa folle?” mormorò
passandosi le mani
fra i capelli e seppellendo il volto nei polsi.
Sebastian si alzò
dalla sua sedia e si sedette su quella accanto a Dave. Gli prese le
mani, intrecciandole con le sue, mentre l'altro lo guardava sorpreso,
in realtà praticamente scioccato.
“Passerà anche questa, vedrai.
Può essere peggio del coming-out forzato?”
“No.” sospirò
altro mentre accarezzava con i polpastrelli le infinite linee che ci
rendono unici.
“Ecco, infatti. La cosa peggiore che potrebbe
capitarti è vomitare davanti a Reid, inciampare nel tuo
vomito,
cadere giù dal palco e morire per trauma
celebrale.”
“Non mi
stai aiutando” mugugnò Dave.
“Ma non succederà.” Diede
un'occhiata al polso, tirando leggermente su il polsino della
camicia. Le ferite si stavano rimarginando, notò l'altro.
“Merda,
ti devo lasciare solo con la tua depressione: è finito il
tempo di
David.”
“Ti prego, non lasciarmi qui.” lo trattenne
Dave.
“Spiacente, il dovere chiama. Call of Duty. Ok, no, scusa.
Era pessima. May
the odds be ever in your favor.
Meglio?” disse
liberandosi dalla stretta
dell'altro
“Non sto andando a morire in un'arena”
protestò
Dave.
“Da come la fai tragica sembra di sì” e
si alzò. Diede
un ultimo sguardo al viso angosciato del compagno e si
abbassò
finché le sue labbra non gli sfiorarono l'orecchio. Con le
dite
scostò i capelli e disse “Mut”, poi si
allontanò e chiuse la
porta dietro di sé.
L'iperventilazione
di Dave era peggiorata sensibilmente, il cuore gli era schizzato in
gola, non riusciva a parlare e la sua lingua pareva foderata di carta
vetrata. Poi che gli significava mut? Era forse muto? Beh, comunque
la sensazione delle labbra di Sebastian che gli solleticavano
l'orecchio ce l'aveva ben chiara. Ma era meglio non pensarci. Non
voleva mandare a farsi fottere gli ultimi brandelli di
sanità
mentale che li rimanevano.
Passò il resto dei quattro minuti e 45
secondi a contare le pecore, 283, per la precisione, poi
inspirò
profondamente e aprì la porta dell'auditorium.
Fece
qualche passo alla cieca, brancolando senza meta, accecato dalla
potenza delle luci. Appena ebbe riacquistato la vista, si rivolse
verso lo scranno fra le file del pubblico. Ovviamente c'erano il
professor Reid, Wes e il preside Lewis. Ehi, un momento... cosa
diamine ci faceva Wes lì? Dave fece un'occhiata perplessa e
proprio
Wes iniziò a parlare con voce professionale:
“Allora, per che
parte ti presenti?” mentre gli faceva cenno di parlare da
sotto il
banco.
“Sono David Karosfky e mi presento per la parte di
Romeo”
disse con il suo tono più deciso. Si sentiva un emerito
demente, le
ginocchia tremolavano come la gelatina durante un terremoto.
“Può
iniziare” annunciò il Warbler, mentre da sotto
spuntava un pollice
alzato.
“Potrei avere un partner per la scena?”. Davanti a
lui
Wes faceva di tutto per farsi notare, ma il preside Lewis lo
ignorava. Liquidò la faccenda con un cenno “Andate
a prendere il
ragazzo di prima.”
Oh oh. Ops. Si stava mettendo nella merda da
solo. La scena del balcone con Seb. No, questo non ci voleva proprio.
Sperava solo che fosse ben chiaro al destinatario e non alla giuria
che era solo una recita e lui non intendeva davvero quello che stava
dicendo.
Sebastian
entrò nell'auditorium con passo baldanzoso, come se passasse
la vita
ad interpretare Giulietta senza preavviso. Rifiutò il
copione
offerto dal professore, affermando di sapere il testo a memoria.
Salì
le scalette e si affacciò al balcone, posando il mento sugli
avambracci con aria languida.
*aziona
la canzone del momento: Just
A Dream*
http://www.youtube.com/watch?v=a2RA0vsZXf8
“O
Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega il tuo nome,
rinnega tuo
padre e rifiuta il tuo nome. O, se non vuoi, legati in giuramento
solo all'amor mio, ed io non sarò più una
Capuleti.”
Dave, che
era rimasto un po' in disparte, si avvicinò per sentire
meglio.
“Starò ancora ad ascoltare o rispondo a questo che
ha detto? Io ti
piglio in parola: chiamami soltanto amore ed io sarò
ribattezzato.”
Si alzò sulle punte dei piedi cercando di incrociare lo
sguardo di
Sebastian che però si sottraeva al contatto.
Se
quel cretino avesse sabotato la sua audizione, non avrebbe mai potuto
perdonarlo.
“Chi sei tu che, così protetto dal manto della
notte, inciampi nei miei più segreti pensieri?”
“Il mio nome
mi è odioso, perché è odioso a
te.” Dave salì su un sgabello,
arrivando solo a sfiorare le punte delle dita del ragazzo. Sebastian
si sporse verso di lui, lasciandosi prendere per mano, Dave
salì un
altro gradino per ritrovarsi al livello delle sue spalle.
“Come
sei potuto venire qui? I muri del giardino sono alti e difficili da
scalare, e questo è per te un luogo di morte.”
Mentre Sebastian
pronunciava la battuta continuavano a fissarsi.
Dave scavalcò
con attenzione la ringhiera del balconcino e si avvicinò
ancora di
più a Sebastian, mantenendo il contatto visivo.
“Con leggere ali
d'amore ho superati questi muri perché non ci sono limiti di
pietra
al nostro amore. Ciò che amore può fare, amore
tenta. I tuoi
parenti non sono un ostacolo.”
“Va via. Se ti vedono, ti
uccideranno” disse, avvicinandosi ancora di più a
Dave.
Erano
vicinissimi; i loro nasi si sfioravano quasi, i corpi stretti uno
contro l'altro, lo sguardo di Dave perso in quell'oceano verde
davanti a lui in cui poteva navigare e vedersi riflesso.
“C'è
più pericolo negli occhi tuoi che in venti delle loro lance.
Basta
che tu mi guardi e farò tutto quello che vuoi.”
Beh, in realtà la
battuta non era esattamente così, ma, si sa,
l'improvvisazione.
Ancora qualche millimetro... Riusciva a sentire i loro respiri,
coordinati alla perfezione, e quelle labbra si facevano vicine, e
vicine, e sempre più vicine...
“Perfetto, benissimo,
davvero grandioso. Basta così” li interruppe il
preside Lewis.
Quella voce estranea li risucchiò fuori dalla Verona medioevale e li riportò all'America nel ventunesimo secolo, strappandoli dal loro sogno ad occhi aperti.
Wes li fissava con l'aria di chi ha appena visto un fantasma, invece Reid era entusiasta, si capiva da come non riuscisse a smettere di applaudire. Sebastian si staccò velocemente da Dave, quasi di fretta e uscì dall'auditorium con passi controllati. Dave rimase per qualche secondo fermo. Era tutto così reale, poi vide la sagoma di Seb che andava via e scese anche lui dal balcone. Si riappropriò dal palco e ringraziò.
Appena in platea si ritrovò soffocato dall'abbraccio stritolante di Wes.
“Sei
stato fantastico! Davvero non ho parole!! Stavo per mettermi a
fangirlizzare davanti a quei due.”
“Ma Reid non è stato così
discreto. Non riesco ancora a crederci.” sussurrò
Dave con un
sorriso.
“Passiamo alle cose serie. Non è che mi devi dire
qualcosa su te e Sebastian?”
“Non è che tu mi devi spiegare
perché stavi in quella giuria?”
“Prima tu, sono un
gentiluomo” e si allontanarono parlottando fra loro,
accompagnati
in sottofondo da versetti inconsulti di Wes e dai sospiri di Dave.
Wes richiamò all'ordine i Warblers con il suo inseparabile martelletto. “E' venuto il tempo di annunciare i ruoli dello spettacolo”
“Mercuzio
è Thad.” applausi
“Il principe di Mantova è David.”
applausi
“Benvolio è Trent.” applausi
“Il padre di
Giulietta è Nick.” applausi
“Il frate di cui non ricordo il
nome è Jeff” applausi
“Romeo è... rullo di tamburi, prego...
Dave!”
Dave si alzò accompagnato da un boato assordante: tutti
i Warblers erano in piedi. C'era chi lo abbracciava, chi gli dava
pacche sulle spalle, chi applaudiva, chi saliva sule sedie (Blaine
docet), chi gli urlava le sue congratulazioni. Solo una persona era
rimasta ferma, congelata con uno sguardo glaciale sul volto, quella
di cui desiderava di più l'approvazione e l'incoraggiamento:
Sebastian.
Nel
frastuono generale nessuno tranne loro due sentì l'ultimo
annuncio
di Wes: “Paride è Sebastian.”
Note
dell'autrice:
- Ovviamente
l'analisi grafologica è fatta molto alla cazzo, mica sono
una
grafologa, io :3
- Mi dicono che non shippo Morgan!Reid. Ma come
potrei fare altrimenti? Sono la cosa più
afjhdhfgshkjfsfkjasfadsfsh
di questo mondo *cuore*
*
dotta citazione di qualcuno (Pascoli, forse?)
- Il deserto di
Atacama sta in Cile ed è il luogo in cui piove meno nel
mondo, oltre
che quello in cui si registrano le temperature più alte e le
escursioni termiche maggiori*fine momento professoressa* per altre
informazioni → http://it.wikipedia.org/wiki/Deserto_di_Atacama
- #lol altri elicotteri. Contenta, Carlotta?
-
#battutetristiistheway
- Sto poco in fissa con Hunger Games, non
si nota, vero?
- Mut
significa Coraggio in tedesco. E' la mia personale versione di
Côuragè
-
Le canzoni di questo capitolo sono due, una per il senso generale,
un'altra per un momento preciso.
Senso
generale: Make it shine di Victoria Justice (aka la canzone
più bm
di questo mondo, ma tralasciamo questi particolari...)
http://www.youtube.com/watch?v=nFg0pz6eK34
Momento preciso: Just a Dream, cover di Sam Tsui e Christina
Grimmie (suggerita da quella santa di Siry)
http://www.youtube.com/watch?v=a2RA0vsZXf8
E'
tipo la canzone più belafkdfbkaskj che esista, quindi
sentitela
-
Wes che fangirlizza. Non potevo non mettercelo #lol.
Il
capitolo è dedicato ad Isabella, anche detta la donna
inutile che
shippa Seblaine D:
Neevvero, buuuuuuuurla, ti volio tanto bene :3
E TANTI AUGURI *tira coriandoli in giro per la casa* BUON COMPLEANNO
Ansiosa
di sapere il parere sul regalo (ognuno fa quello che può)
Una
new entry fra i ringraziamenti *w* Milvia!! #yayancheperte
Sei
dolce :3
Eccomi
ai miei soliti, ma non meno importanti ringraziamenti speciali :3
A Sofia, perché, baby, sei il Trent to my Wes, il Kurt to my Blaine, e il mio tutto, bà.
Ricordati
sempre che sei importantissima per me, e nulla potrà mai
cambiare
questo.
“Nothing's gonna change, listen me” recentemente ho
scoperto che dice “Nothing's gonna change destiny”,
ma la mia
versione continua a piacermi di più. #lol
“With you by my side,
I'll fight and defend.” e il tutto si riduce ad una cosa
#amoreperteeEragon Mi devi ancora ridare Eldest, BTW. Basta, sto
divagando.
A Siry, davvero, i tuoi tweet mi risollevano la giornata. Non hai neanche idea di quanto sorrido quando li vedo. Sei troppo dolce, e scrivi in una maniera a dir poco ajfshfhsfskfhasfhrsgfrwjfhhasfosehfywrgferugeru *cuore*
Ti
sottovaluti, e non va bene, perché sei una persona
fantastica.
*non
sa fino a che punto di sdolcinatezza si può spingere prima
di
oltrepassare il limite della decenza* *oltrepassa il limite*
A
Carlotta,
che mi trova canzoni super truzzose da mettere ai capitolo. No, burla
:3
#proudofyou Basta che ora mi porti Darren o Grant da LA *Q*
pago bene, io.
No, solo che sei tanto dolciosa e mi ascolti quando
faccio telefonate nel bel mezzo delle crisi di panico :3 ed era
davvero una cosa inquietante, devi ammetterlo.
Poi le 10
meravigliose persone che hanno messo questa misera ff fra le
preferite.
Io davvero non trovo davvero parole per ringraziarvi.
Magari sembra una cosa stupida, o prima di senso, ma mi dà
la forza
di andare avanti.
Anche alle 22 seguite e le 4 da ricordare.
Un rigraziamento djsajhfkdahfjahfja per le sette anime pie che mi hanno messo come autore preferito. Stavo per piangere, davvero. So di non essere all'altezza di molte altre fanwriter qui su EFP, e significa davvero moltissimo per me. Farò del mio meglio per non deludervi.
Ultimo
ringraziamento, lo giuro, anche perché durano più
i ringraziamenti
del capitolo, fra poco, a William
Shakespeare
(che so che leggerà e recensirà). Senza di lui
non avrei combinato
questo schifesssa :3 spero non ti sia offeso se ho ritagliato di qua,
modificato di qua, ma era troppo lungo il dialogo D:
Sono
malvagia e perversa (come la mente di Seb #lol) e non li ho ancora
fatti baciare.
Sì, 14 capitolo, e ancora niente bacio serio (non
conto quello dell'ospedale). #cosahonellamiamentebacata ma, non vi
preoccupate... prima o poi...
Firma anche tu la petizione per far licenziare il preside Lewis.
*slogan inventato sul momento*
PERCHE'
LA DALTON
HA
BISOGNO
DI
TE.