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Autore: BeautifulMessInside    25/06/2012    3 recensioni
"Eden Spencer rapinava banche. E non solo. O almeno è quello che faceva prima di essere presa. Oggi collabora con l'FBI. Ma c'è stato un tempo in cui Eden era solo una ragazzina di buona famiglia, figlia di una ricca imprenditrice dell'Upper West Side di Manhattan... Poi un giorno si era innamorata. Della persona sbagliata. Che era anche la persona giusta." Per tutti gli altri Eden è morta quel giorno. Oggi, quasi cinque anni dopo, è costretta a tornare allo scoperto per aiutare l'FBI ad arrestare quelli che una volta erano i suoi amici. Tra verità, bugie e segreti nascosti... In un continuo conflitto tra amore ed odio... Al confine tra la redenzione e la dannazione... Eden scoprirà che non è così semplice spezzare un patto stretto col proprio diavolo personale. - trama, wallpaper e spiegazioni nel capitolo -
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21
CAPITOLO 20

“UN PATTO o UNA PUNIZIONE”



“...Close your eyes,
sometimes it helps
And then I get a scary thought,
that he's here means he's never lost.
You can see my heart beating,
you can see it through my chest...
And I'm terrified but I'm not leaving,
Know that I must pass this test...”





“Chi sei tu?”

Chiese di nuovo scandendo le parole come lame perché fosse chiaro che non avrebbe accettato di nuovo il silenzio come risposta.

Dair affilò lo sguardo puntando gli occhi in quelli del suo nemico.

Si leccò le labbra prolungando oltremodo la provocazione.

Quasi sperava di poter passare direttamente alle mani saltando tutte le presentazioni.

Davis strinse i pugni.

Voleva una risposta.

Risposta che purtroppo o per fortuna non tardò ad arrivare.

Sophia si avvicinò tagliando la tensione tra i due con la sua ingenuità.

Guardò Davis sfoggiando un nuovo sorriso inopportuno


“Lui è Daniel. Il fidanzato di mamma!”



Davis serrò le labbra spostando lentamente lo sguardo verso Eden.

Lei era immobile, pallida come un fantasma.

Aveva sperato di vederla negare in tutta fretta, ma il suo viso non lasciava possibilità ai dubbi.

Lui la guardò con una rabbia che non aveva ancora mai visto.

Eden provò a parlare, ma la sua lingua non si mosse di un millimetro.

Davis spostò lo sguardo con un rapido scatto come se d'improvviso non reggesse più la sua vista. I suoi occhi tornarono sullo sconosciuto.

Dair manteneva un'impeccabile aplomb.

“Daniel Dair.”

Finalmente rispose. Sembrava non avere alcuna paura benché si trovasse nella tana del nemico.

Davis schiuse le labbra passando lentamente la lingua sui denti. Tentava disperatamente di sedare il suo istinto, dato che la bambina era ancora nella stanza.

Il suo sguardo furente non risparmiò né Tyler né Payne.

Lei sembrava genuinamente preoccupata, lui non nascondeva una certa sicurezza, come se fosse effettivamente convinto di aver fatto la cosa giusta.

Davis mandò giù.

“Daniel Dair...”

Ripeté mentre quel nome gli graffiava la gola

“...E saresti...”

Si mosse appena verso di lui, ma fu bloccato dalla voce di André.

“Un poliziotto.”

Completò lui girando lo schermo del suo pc verso gli altri. Gli erano bastati pochi secondi per tirare fuori la scheda personale di Dair.

Si mossero tutti in un istante, di colpo in perfetto assetto da combattimento.

Davis strinse i pugni, adesso era davvero pronto a gettarsi su di lui.

André estrasse la pistola nascosta nel mobile bar.

Alla vista dell'arma Eden riuscì finalmente a muoversi.

Stando dritta in piedi davanti alla sua bambina, di modo che non vedesse le armi, alzò le mani.

“Fermatevi!”

André abbassò la pistola con un sospiro nervoso, ma Davis non la degnò nemmeno di uno sguardo.

“Portala via.”

Rispose senza guardarla, la sua voce dura e fredda come una lama.

Eden guardò il viso confuso di sua figlia. Chiaramente iniziava ad essere spaventata, ma se avesse lasciato quella stanza non riusciva nemmeno ad immaginare cosa sarebbe successo.

Payne si morse un labbro lasciando il suo angolo accanto alla porta.

Si avvicinò ad Eden e le poggiò una mano sul braccio, con una tale delicatezza che lei nemmeno la sentì.

Capiva perfettamente perché Eden non riuscisse a muoversi.

Dopotutto Daniel aveva detto loro la verità, ma lei già iniziava a pentirsi della sua scelta di portarlo lì.

“La porto di sopra.”

Disse rivolgendo gli occhi ad Eden. Il suo sguardo sembrava dire “Mi dispiace, ma era necessario.” o forse era solamente lei a voler sentire quelle parole.

Annuì abbassandosi al livello della sua bambina. Le accarezzò i capelli sforzandosi di sorridere

“Va tutto bene amore mio. Va' di sopra con la zia Payne, io arrivo subito.”

Era la prima volta che Sophia vedeva Payne, Eden sperò con tutto il cuore che definirla “zia” bastasse a conquistare la sua fiducia.

Payne sorrise a sua volta allungando una mano

“Andiamo.”

Eden sorrise di nuovo incoraggiando sua figlia finché non fu sicura che avesse salito l'ultimo gradino, poi chiuse gli occhi col cuore in gola.

Di nuovo sentì scattare la sicura delle pistole.

“Fermatevi!”

Urlò di nuovo mettendo tra Daniel e Davis, così che non potesse fargli del male senza farne anche a lei.

Lui arricciò le labbra come se fosse inorridito da quella visione.

André si fece avanti senza abbassare l'arma, ma si rivolse direttamente a Tyler.

“Hai portato qui un poliziotto?”

Non riusciva a capire. Tyler scosse il capo e basta.

“Ma fai sul serio?!”

André era davvero incredulo. Nella sua mente trovavano posto le peggiori e le migliori spiegazioni. Forse Tyler l'aveva fatto sotto minaccia. O forse sia lui che Eden stavano collaborando con l'FBI.

Ma allora perché la casa non era circondata? Perché c'era un solo poliziotto a far bella mostra di sé nel loro soggiorno?

“Non sono un poliziotto.”

Precisò Dair nonostante la sua scomoda posizione.

André gli rivolse la canna della pistola

“Già, scusami, federale giusto?”

L'altro sembrò per un'istante voler scoppiare a ridere.

Eden rabbrividì riuscendo già a sentire lo sparo.

Dair sembrava impazzito. Quello non era un comportamento da lui.

“Nemmeno.”

Ribatté sfoggiando solo un sorrisino sarcastico.

Sia Eden che Davis gli rivolsero uno sguardo confuso.

“Lo ero...”

Dair scosse le spalle

“...ma ho perso il mio lavoro grazie a voi.”

Spiegò poggiando un pesantissimo sguardo su Eden. Quel voi era in realtà un te.

Fu come ricevere un colpo allo stomaco. Sapeva che molto probabilmente sarebbe successo, ma avrebbe davvero preferito non vederlo con i suoi occhi.

Eden si sentì un mostro. Un'altra vittima della sua stupidità che cadeva a pezzi davanti ai suoi occhi.

Il viso di Dair non aveva più la sua costante calma, ma solo una maschera di rabbia e delusione. I suoi occhi erano stanchi, i suoi modi come quelli di un uomo disperato che non ha più nulla da perdere.

Eden si chiese se non fosse lì solo per farsi sparare, solo per morire davanti ai suoi occhi così che potesse sentirsi un'assassina per il resto della vita.

Dair allargò le braccia

“Non sono qui per arrestare nessuno. Sono innocuo e totalmente disarmato.”

Si udì finalmente la voce di Tyler

“E' pulito. Ho già controllato.”

André sembrò non fidarsi. Anzi, chiaramente non si fidava.

“Niente armi? Niente microfoni?”

Sventolò la pistola davanti a Dair senza troppo delicatezza.

“Niente.”

Rispose Tyler per lui.

“Allora che diavolo vuoi?”

La voce di Davis suonò come la più profonda e solenne.

Sorpassò Eden senza degnarla di uno sguardo e di nuovo tese i muscoli dritto davanti a Dair.

Lui abbassò le braccia.

“Credevo che Sophia avesse già chiarito il punto.”

Non so se fosse per le parole o per il tono ironico, ma gli occhi di Davis si iniettarono di sangue.

Afferrò Dair per il collo e lo sbatté dritto contro il muro.

Non importa chi fosse o cosa volesse. Voleva comunque ammazzarlo.

Daniel riuscì a schivare un colpo prima che gli arrivasse in piena faccia, ma un altro gli piombò dritto e pesante sulla bocca. Riuscì a sentire il labbro che si spaccava. E forse anche la mascella.

Approfittò del dolore per scagliarsi contro Davis senza pensare, ma ben presto sentì altre mani su di sé.

“Basta! Davis fermati!”

Eden cercava con tutte le sue forze di separarli, ma Davis sembrava non sentirla nemmeno. Aveva il viso arrossato dalla rabbia e ogni particella del suo corpo concentrata su Dair. L'avrebbe ammazzato, se non fosse riuscita a fermarlo l'avrebbe ammazzato.

Per fortuna Tyler si mosse in suo aiuto e riuscì con grande sforzo a trascinare Davis un metro più in là.

Dair sospirò sputando il sangue che continuava a versarglisi in bocca.

Davis continuava a contorcersi nella presa di Tyler.

Eden rimase incerta per un secondo poi si rivolse a Davis cercando di essere il più convincente possibile.

“Calmati! Lui non è il mio fidanzato ok? Non lo è!”

Riuscì ad incontrare i suoi occhi. Sembrò che le sue parole funzionassero. Davis smise di combattere la morsa di Tyler.

“E chi è allora?”

Ribatté costringendo Tyler a mollare del tutto la presa.

“Lui è...”

Tutta la sua determinazione sparì di colpo. Tabula rasa.

“Lui è...”

Dair si pulì di nuovo il viso con la manica della camicia.

“Già Eden... Chi sono io?”

In quel momento suonarono alla porta.

Il suono del campanello sembrò assordante.

Sembrò apparire chiara nella mente di tutti l'immagine dei federali schierati intorno alla casa e del capitano che si sarebbe affacciato alla porta dichiarando educatamente “Vi dichiaro tutti in arresto”.

André, ancora armato, si avvicinò alla porta senza far rumore.

Era già pronto a scaricare le sue pallottole.

Davis, dall'altro lato, giurava a sé stesso che in qualsiasi circostanza, prima di finire in cella, avrebbe ucciso Daniel Dair.

André appoggiò lentamente l'occhio destro allo spioncino. Ogni muscolo teso.

“Crétin.”

Mugugnò nella sua lingua madre prima di infilare l'arma nel retro dei jeans ed aprire la porta.

Il ragazzo sulla soglia sfoggiò un sorriso di circostanza

“Avete ordinato una pizza al formaggio e... ventiquattro bottiglie di birra?”

Domandò indicando incerto lo scatolone ai suoi piedi.

“Oui.”

Rispose velocemente allungandogli una banconota da cento dollari.

“Tieniti il resto...”

Concluse spingendo la birra dentro ed il ragazzo fuori.

“...E anche la pizza.”

Gli sbatté la porta in faccia restando impalato mentre si grattava un sopracciglio.


“Qualcuno vuole una birra?”


-----------



Eden mosse qualche passo incerto nella stanza.

L'acqua scorreva mentre Dair si sciacquava il viso.

Ci era voluto parecchio perché l'atmosfera si calmasse e chiaramente Dair non era il benvenuto, ma almeno aveva ottenuto il permesso di andare in bagno.

“Così alla fine l'hai fatto davvero, eh?”

Dair parlò cercando un asciugamano.

Eden si avvicinò velocemente. Aveva pochi secondi per parlare prima che André tornasse.

“Vattene da qui.”

Disse decisa.

Dair non poté non notare una certa apprensione.

“Sembri quasi davvero preoccupata. Devo dire che le tue doti di attrice migliorano ogni giorno.”

Quel sarcasmo non gli si addiceva affatto.

Eden gli piombò addosso con una spinta cercando di riportarlo in sé.

“Dico sul serio!”

Lui barcollò, ma non si tolse dalla faccia quell'insopportabile ghigno.

“Ma che ti è successo?!”

Eden cercò i suoi occhi e finalmente li trovò.

Fu certa in un istante che in fondo la sua era solo una maschera.

“E me lo chiedi anche?”

Dair rispose con un'altra domanda. Eden scosse la testa mordendosi le labbra.

“Devi andare via subito. Non voglio che ti facciano del male.”

Stavolta il suo mezzo sorriso fu solamente amaro.

“A quello hai già pensato tu.”

Eden avrebbe voluto ribattere, ma sentendo altri passi si tirò indietro.

“Muoviti.”

Davis fece un cenno a Dair senza alcuna delicatezza. Gli indicò una sedia perché vi prendesse posto. Per Eden non ci fu nemmeno la minima attenzione. Lei se ne stette in piedi accanto alla porta.

“Dammi una buona ragione per non ucciderti.”

Fu la prima frase.

Dair lanciò un'occhiata proprio ad Eden. Non era intimorito ma sembrava solamente voler dire “Incredibile che tu voglia davvero stare con quest'uomo”.

“A dire la verità ho una proposta da farti.”

Dair ribatté con un concetto del tutto inaspettato.

Davis sollevò le sopracciglia

“Una proposta?”

“Esatto...”

Dair affilò lo sguardo raddrizzando la schiena sulla sedia

“...Lascia libere Eden e Sophia ed io farò in modo che non vi arrestino.”

Concluse più serio che poteva.

Davis rispose con un sorriso.

“Spero davvero che tu stia scherzando.”

“Niente affatto.”

Il sorriso sparì. Davis si leccò le labbra.

“Ok...”

Fece una lunga pausa

“...Cosa c'è esattamente tra te e mia moglie?”

Davis cercò di restare razionale sottolineando l'ultimo concetto, ma una fitta gli squarciò comunque lo stomaco.

Dair sollevò le spalle

“Credo che dovresti chiederlo a lei. Sicuramente la sua versione sarà diversa.”

Eden tremò per un istante sperando di non dover davvero intervenire, ma Davis non si voltò verso di lei.

Ad ogni secondo cresceva la sua voglia di spaccare la faccia a Dair.

“Inutile dire che la tua proposta è ridicola.”

“Tu dici?”

Quell'uomo si stava davvero impegnando per fargli saltare i nervi.

Davis lo affrontò di nuovo mettendosi alla sua altezza affinché la minaccia fosse chiara.

“Sta lontano dalla mia famiglia.”

Eden decise finalmente di intervenire.

“Ok, ti dico io come stanno le cose.”

Davis si rialzò piano rivolto verso di lei

“Lui è uno dei miei agenti di controllo. Avrebbe dovuto arrestarti, ma io ho mandato all'aria tutto.”

Davis non sembrava soddisfatto da quelle poche parole.

Eden inspirò profondamente

“Siamo amici, Sophia lo conosce bene ed io... Io credo che... Tu  dovresti lasciarlo andare.”

Azzardò. Lui affilò lo sguardo cercando i suoi occhi. Sperava di poter leggere nelle sue iridi quello che le sue parole non stavano dicendo, ma Eden continuava a sfuggirgli.

Dair si inserì nella conversazione

“Non credo sia questo che vuole sapere Eden.”

Lei inspirò di nuovo cercando di reggere il contatto con gli occhi di Davis.

Era arrabbiato, ma non era per questo che trovava tanto difficile affrontare quello sguardo.

In quel momento sentì anche lei di odiare Dair. Sembrava che le cose stessero finalmente trovando un senso, perché voleva a tutti i costi far esplodere quella bomba?

Davis rimase immobile con gli occhi appiccicati addosso a lei. Talmente intenso che sembrava volerle passare attraverso.

“Ci vai a letto?”

La domanda uscì dalle sue labbra in un sussurro. La sua bocca rifiutava di pronunciare quelle parole. La sua mente rigettava il solo pensiero con tutta la sua forza.

Le ciglia di Eden tremarono. Non c'era una risposta a quella domanda che potesse essere allo stesso tempo sincera e giusta. Non c'era.

Gli occhi di tutti e due le scottavano addosso. Dair avrebbe smentito la sua bugia e Davis non avrebbe mai sopportato la verità.

Alla fine abbassò il viso.

Dire che era successo una sola volta o mille non avrebbe fatto alcuna differenza. Quel poco della sua vita che aveva riconquistato stava per andare di nuovo in cenere.

Davis spostò lo sguardo verso il muro chiudendo gli occhi per un momento.

Eden non dovette aggiungere altro. Trattenne le lacrime sicura che di lì a poco la sua furia si sarebbe scatenata, ma sorprendentemente non successe.

Per una volta il dolore fu più forte della rabbia.

Tutto ciò che Davis riuscì a fare fu fuggire da quella stanza.

Eden liberò le sue lacrime lasciandole scendere in silenzio.

Dair non si mosse dalla sua posizione, dopo tutto sembrava non voler gioire di quel momento. Veder piangere la donna che amava non gli dava alcuna soddisfazione.

“E' davvero questo quello che vuoi?”

Domandò rompendo quel pesante silenzio.

Eden tirò su col naso.

“E' il padre di mia figlia.”

Fu la sua più razionale spiegazione.

Dair si alzò finalmente in piedi e le si avvicinò cercando di guardarla in faccia.

“L'hai visto anche tu...”

Iniziò. Eden riconobbe il tono della sua voce, quello a cui era abituata. Il tono che riusciva sempre a tranquillizzarla. Ma non stavolta.

“...E' violento, fuori controllo... E' davvero lui il padre che vuoi dare a tua figlia?”

Eden contrasse la mandibola incontrando i suoi occhi verdi.

“Tu non lo conosci.”

“Mi basta quello che ho visto.”

Dair poggiò le mani sulle sue braccia e le accarezzò delicatamente.

“Non dovreste essere qui.”

Eden inspirò sentendo nuove lacrime affacciarsi ai suoi occhi.

Non voleva farlo di nuovo, non voleva ripiombare nella confusione più totale, non ora che si era quasi convinta.

Eppure una parte di sé, seppur piccola, sapeva che Dair non stava sbagliando.

Se lo era chiesto anche lei... Che tipo di vita avrebbe dato a sua figlia una volta fuggiti dagli Stati Uniti? L'avrebbe costretta a cambiare nome e nascondersi per sempre? Le avrebbe fatto cambiare una scuola ogni sei mesi? Le avrebbe mentito tutto il tempo su suo padre e sul suo passato?

“Non farlo ti prego.”

“Fare cosa?”

“Dire queste cose.”

Lui le sollevò il mento

“Sai che ho ragione.”

Eden chiuse gli occhi. Non voleva sentire, davvero non voleva sentire.

“Lasciami andare.”

Chiese a mezza voce cercando di fuggire quel contatto. Lui non le permise di allontanarsi.

“Davvero non capisci perché sono qui?”

Lui scosse la testa prendendole il viso tra le mani perché non potesse sfuggire i suoi occhi.

“Perché io ti amo.”

Eden cercò con decisione di liberarsi, ma lui non lasciò la presa.

“E non mi importa di cosa possono farmi i tuoi amici...”

Lei chiuse gli occhi per un momento

“...Io continuerò a combattere finché non l'avrai capito.”

Eden riaprì gli occhi sospirando. Cosa c'era da capire? Sapeva da tanto tempo che lui la amava, che provava per lui un sentimento puro, pulito e del tutto immeritato. Mille e più volte si era maledetta per la sua incapacità a ricambiare, per il terrore che la paralizzava, per la stupida sicurezza che provava vivendo nel passato. Non aveva mai avuto il coraggio di provarci davvero, di dare a Dair una vera possibilità. Le bastava che lui fosse lì, ogni giorno, a darle la sicurezza di cui aveva bisogno.

“Mi dispiace.”

Disse a voce bassa. Era l'unica risposta possibile a tutti quei pensieri. Dopo aver rovinato ogni cosa, cos'altro poteva dire?

 
Sfuggendo al suo tocco attraversò la porta a passi veloci.

André, che stava raggiungendo la stanza, si scostò per lasciarla passare poi si piantò sulla soglia.

Dair bloccò sul nascere il desiderio di seguirla.

André lo paralizzò con lo sguardo, chiuse lentamente la porta e girò la chiave nella serratura. Due volte.

Dair poggiò la fronte contro il freddo legno della porta. La rabbia lo aveva spinto fino a lì senza dargli tempo di pensare, ma chiuso tra quattro mura, iniziava finalmente a chiedersi come ne sarebbe uscito.

Forse lo attendeva il peggiore dei finali, ma era ancora certo che lottare per Eden fosse la cosa giusta. Avrebbe continuato a lottare per lei, finché lei non avesse capito.


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Tyler aspettava seduto nel salotto. Tamburellando con le dita sul tavolo sapeva che ben presto sarebbe arrivato anche per lui il turno delle spiegazioni.

Vide Davis scendere le scale a denti stretti, da solo.

Lo seguì con lo sguardo finché non gli fu davanti. Attendeva la sua solita reazione fatta di pugni ed insulti, ma lui se ne stava lì, come preda di altri  e più pesanti pensieri.

Tyler si schiarì la voce

“Tutto qui? Niente risse, niente insulti? Non mi stai cacciando?”

Domandò rivolgendogli gli occhi ostentando una certa sicurezza. Il suo era un tradimento, di certo lo era, ma era anche la cosa più giusta da fare. Non aveva nulla a che fare con la polizia e con l'FBI, era solo per Eden. Solo per dare alla sua amica la possibilità di avere qualcosa di meglio di quella vita. Era certo che Davis non avrebbe mai capito, ma sperava che almeno Eden lo facesse.

Davis rimase in piedi a fissarlo.

“E' per questo che l'hai portato qui? Solo per vedere la mia reazione?”

Tyler contrasse la mandibola. Non era certo se si trattasse di una domanda.

“Non l'ho fatto per te.”

Davis si sbloccò di colpo, sembrando più confuso che arrabbiato.

“Credevo fossimo amici.”

Disse abbassando gli occhi. Una mossa piuttosto insolita per uno come lui.

“Lo siamo... Ma anche Eden è mia amica.”

Davis sembrava un po' troppo sconvolto per il poco tempo che aveva passato di sopra. C'era qualcosa nei suoi occhi che Tyler non si sarebbe mai aspettato.

“Io la amo.”

Ammise, ad alta voce, senza che Tyler l'avesse chiesto.

Tyler annuì guardando le sue stesse mani. Non l'aveva mai messo in dubbio, ecco perché combatteva il senso di colpa.

Davis se ne stava lì, immobile, spogliato del suo orgoglio e della sua freddezza.

“Lo so.”

Tyler rimase a fissare la superficie lucida del tavolo. Riusciva quasi a vedere il suo riflesso.

“Lei merita qualcosa di meglio di questo.”

Aggiunse. Dall'altra parte non arrivò risposta.

Davis non riusciva a pensare lucidamente, era ancora troppo annebbiato dall'immagine di sua moglie tra le braccia di quel tizio.

Era stato forse troppo presuntuoso nel credere che lei gli fosse rimasta fedele?

Troppo ingenuo. Troppo stupido.

Probabilmente Eden aveva ragione a dire che le cose era cambiate, lei non era morta dopo tutto e il tempo non si era fermato.

Cinque anni. Cinque anni e lei era andata avanti.

Si era rifatta una vita. Con un altro uomo.

Con sua figlia e un altro uomo.

L'ennesima fitta gli rivoltò lo stomaco. Perfino il pensiero dell'alcool era nauseante in quel momento.

"Lei merita qualcosa di meglio di questo."

Una sorta di eco delle parole di Tyler risuonò nelle sue orecchie.

Tu dici?  Pensò.

Lei ha ripreso in mano la sua vita, è passata all'altro lato, ha fatto di un altro uomo il padre di mia figlia e tu credi che meriti di meglio di questo?

Qualcosa meglio del mio disprezzo?

Qualcosa meglio di una punizione?

Tyler lo guardò nella sua immobilità

"Non l'avrei portato qui se non avessi avuto delle valide ragioni."

"Valide ragioni?!"

Finalmente il tono tagliente di Davis rispose alle sue parole.

Tyler prese a gesticolare

"Ascolta Davis..."

Una piccola pausa

"...Io non conosco l'uomo che avete rinchiuso al piano di sopra, non so se gli piaccia il sushi, se gioca a golf tutte le domeniche o se sia un emerito coglione come tutti i federali..."

Di nuovo una piccola pausa

"...Ma so di per certo che ha la fedina penale pulita, un lavoro onesto ed un conto in banca non criptato..."

Stavolta dovette fermarsi per più di un paio di secondi e prendere fiato

"...So che è innamorato di Eden, che si è preso cura di lei per tutto questo tempo e che è la cosa più vicina ad un padre che tua figlia abbia mai avuto."

Il vuoto sembrò piombare giù in un attimo.

Stava sfidando Davis Miller, cercando di andare contro tutti i suoi principi.

"Sono io il padre di mia figlia."

Sentenziò lui scandendo ogni sillaba.

Tyler annuì

"Lo so...  Ma cosa puoi dargli tu invece? Vuoi davvero che tua figlia viva come noi? Che si nasconda e che cominci a rubare?"

"No."

Lo interruppe quasi Davis

"Non succederà questo."

"Succederà invece..."

Tyler non sapeva ancora se stesse insistendo troppo, lui e Davis non erano quel tipo di amici, non lo erano mai stati ed era quasi completamente certo che Davis non lo avrebbe mai ascoltato.

Anzi, forse avrebbe rinchiuso anche lui al piano di sopra.

Tuttavia decise di non tacere

"...Succederà... La nostra vita è questa, per quanto ci sforziamo di pensare che dopo l'ultimo colpo tutto cambierà, la realtà è che resteremo sempre dei criminali...  Va bene per noi, ma... E' quello che vuoi per lei?"

Davis strinse forte le palpebre, delle rughe nervose gli riempirono la fronte

"Basta, non voglio più ascoltarti!"

Esclamò cercando di allontanarsi. Aveva la testa nel pallone. Completamente piena di pensieri.

Che cosa avrebbe dovuto fare?

Ascoltare Tyler?

Rinunciare alla sua famiglia? Alla prima reale possibilità di cambiare la sua esistenza?

Di nuovo i nervi si impossessarono di lui. Strinse i pugni.

Eden e quel tizio.

Eden a letto con quel tizio.

Eden felice con quel tizio.

Eden, quel tizio e la sua bambina.

Che ne avrebbe fatto di lui?

No. No.  Non gli avrebbe mai ceduto la sua famiglia.

Non gli avrebbe mai dato sua figlia.

Ma Eden? A lei poteva rinunciare invece?

Il pensiero di vederla rotolare tra le lenzuola insieme a lui, le sue mani su di lei, i suoi gemiti, i suoi sospiri...

Forse aveva goduto ancor più che con lui.

Le fiamme della gelosia gli infuocarono il petto.

Lei poteva tenersela se voleva.

Sì. Lei poteva tenersela.

Sì.

Blake comparve alla porta appena in tempo per salvarlo da quella spirale distruttiva.

"Che facciamo adesso?"


-----------


Eden si asciugò gli occhi col retro della mano prima di entrare nella sua stanza. Avrebbe più volentieri continuato a piangere, ma non voleva che Sophia vedesse qualche altra scena spiacevole.

Aprì piano la porta.

Sedute sul letto, Payne e Sophia ridacchiavano. Payne aveva la faccia impiastrata di rossetto rosso mentre le labbra della sua bambina luccicavano di lucidalabbra alla frutta. Anche Eden sorrise.

“Eccoti.”

Payne si tirò su perdendo all'istante quell'espressione serena.

“Tutto ok?”

Chiese a voce bassa facendosi vicina. Eden annuì, ma i suoi occhi rossi non davano giustizia al suo sorriso.

“Cosa state combinando qui?”

Era così abile a cambiare argomento quando voleva.

Raggiunse Sophia sul copriletto a quadri e le accarezzò il viso.

“Tu e Payne vi stavate facendo belle?”

Sophia annuì felice di mostrare l'improbabile impiastro di ombretti sulle sue palpebre.

“Payne mi ha fatto usare i suoi trucchi!”

“Spero non sia un problema.”

Si inserì l'amica, ma Eden scosse la testa.

“Grazie.”

Quella parola suonò paradossale. Payne era colpevole della situazione quasi quanto Tyler. Forse non conosceva la situazione nei dettagli come lui, ma avrebbe potuto fermarlo.

Se lei e Tyler non avessero preso quell'insana decisione forse, a questo punto, ogni cosa sarebbe già risolta.

Invece Davis, al piano di sotto, stava di certo meditando un piano per sbarazzarsi anche di lei.

E poco più in là, chiuso tra quattro mura, Dair era pronto a combattere per lei.

Combattere per lei.

Per la donna che gli aveva distrutto la carriera.

Per la donna che non aveva il coraggio di ricambiare il suo amore.

Non riusciva a pensarlo in quelle condizioni, spogliato della sua uniforme e delle sue convinzioni.

Aveva distrutto anche lui.

Il pensiero la strinse alla gola, in quel momento era molto più preoccupata per Dair che per Davis.

Certo, Davis l'avrebbe odiata davvero adesso, ma in fin dei conti il suo orgoglio passava in secondo piano se paragonato a quello che Dair sembrava pronto a fare.

Non se ne sarebbe andato.

Non senza di lei.

O non sulle sue gambe.

L'idea la pietrificò. E se Davis gli avesse fatto del male? Se fosse intenzionato ad ucciderlo? Se lui e André avessero preso una pistola e...

"No."

Le uscì dalle labbra senza controllo.

Payne e Sophia si voltarono dalla sua parte.

Eden scosse il capo

"Scusatemi."

Biascicò alzandosi dal letto e muovendosi di colpo come un leone in gabbia.

Era riuscita a calmare la situazione, ma come poteva esser certa che Davis non avrebbe optato per la scelta peggiore?

Poteva uccidere Dair.

Poteva liberarsi anche di lei.

E poi...

Poi avrebbe potuto prendersi Sophia.

Oh Dio. Perchè tutt'a un tratto questi orribili pensieri le affollavano la mente?

Payne la raggiunse tenendo la bimba distratta con l'ultima palette di Dior.

"Che succede?"

"Non dovevate portarlo qui... Non dovevate portarlo qui."

Sussurrò decisa

"E se lo uccidono?"

Payne corrugò appena le sopracciglia.  Per la prima volta fu sicura che tutto l'amore proclamato da quel coraggioso quanto disperato federale dopo tutto era ricambiato... In qualche modo era ricambiato.

"Sei innamorata di lui?"

Chiese a conferma. Una parte di lei ne sarebbe stata sollevata data la scelta che aveva compiuto, ma l'altra parte ne sarebbe stata profondamente delusa.  Eden e Davis si amavano.  Davis, nei suoi modi bruschi e nonostante l'oscurità in cui era piombato, la amava davvero.

Loro erano anime gemelle.

Una coppia indivisibile.

Eden abbassò gli occhi cercando di scuotere lentamente la testa.  Avrebbe voluto sputare un no deciso.

D'altra parte non sentiva le farfalle nello stomaco, non le sudavano le mani e non arrossiva come una bambina ogni volta che lo vedeva.

Con lui non si sentiva mai in imbarazzo o fuori posto, era sempre certa di poter essere come voleva essere.

Terrorizzata... Come al loro primo incontro.

Arrabbiata.

Indecisa.

Scostante.

Codarda... Come quando era scappata dal suo appartamento.

Si era perfino potuta permettere di essere una traditrice.

E nonostante tutto lui era lì a rischiare la vita.

Non sono innamorata di lui.

Sono innamorata di Davis.

Ancora tremo come una foglia quando lui mi sta vicino.

Lo stomaco borbotta e divento goffa.

Ma ho paura che uccida Dair.

Ho paura che si prenda mia figlia.

Ho paura.

Con lui ho paura.

Forse era proprio quella la differenza.

Di Davis era ancora innamorata.

Ma Dair?

Il bello, gentile, perfetto Dair?

Forse di lui non era innamorata.

Forse lui lo amava e basta.

Come amano le persone adulte.

Quelle che dividono un modesto appartamento in periferia.

E pagano la spesa in contanti.

Quelle che hanno figli,

e preparano per loro il migliore dei futuri.


Payne smise di aspettare una risposta, mentre Sophia era rapidamente passata dall'impiastricciarsi il viso al dipingere i muri.

"Forse ho fatto bene a portarlo qui..."

Sospirò.

"Non so niente di lui, ma ho visto i suoi occhi mentre parlava di te e tua figlia... Mi ha spezzato il cuore."

Eden riuscì solo ad annuire.

Payne invece riprese a parlare

"Non so cosa voglia fare Davis adesso, ma tu cerca di prendere una decisione."

"Non so che fare."

Payne sospirò

"Non sai quanto sia grata che tu non sia morta... Non sai quanto sia felice di averti qui... Te e Tyler... E' stato come tornare indietro nel tempo..."

Accompagnò la pausa con un gesto rivolto a Sophia

"Ma la verità è che le cose sono cambiate... E nemmeno poco."

I suoi occhi azzurri incontrarono quelli scuri di Eden

"Credimi, io ho sempre fatto il tifo per te e per Davis... L'ho visto diventare una persona diversa dopo la tua scomparsa e pensavo davvero che riaverti qui gli avrebbe ridato un po' di pace..."

Inspirò

"...Ma non sapevo di tua figlia... Non sapevo quanto la tua vita fosse cambiata..."

Buttò fuori l'aria

"So che ami Davis... Ma ho capito subito che anche tra te e quel poliziotto c'è qualcosa... Qualcosa di profondo, di profondamente diverso."

Eden immaginò di fretta qualche momento passato con lui.

"Devi prendere una decisione Eden... Prima che succeda davvero qualcosa di brutto."







 



 


 



 

 


  
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