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Autore: Eloise_Hawkins    25/06/2012    11 recensioni
Tra l’odio e l’amore c’è un confine sottile, che spesso si perde tra sguardi e sorrisi. Quello di Lily Evans nei confronti dei James Potter, più che avversione, è un disagio fisico, dovuto a sentimenti che lei cerca di reprimere, ma che quel particolare sorriso riporta sempre a galla. Ma quando c’è di mezzo l’orgoglio, persino le emozioni si fanno da parte.
Questa storia ha partecipato al contest "Choose a God, a Muse and write your story", indetto da Tea_Zeus e Luna Ginny Jackson, classificandosi prima.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nickname: Eloise_Hawkins
Titolo: Sorriso alla James Potter
Generi: Fluff, Romantico
Avvertimenti: One-Shot, Missing Moments
Pairing: Lily/James
Prompt: Cerotto, Orgoglio, Segreto
Introduzione: Tra l’odio e l’amore c’è un confine sottile, che spesso si perde tra sguardi e sorrisi. Quello di Lily Evans nei confronti dei James Potter, più che avversione, è un disagio fisico, dovuto a sentimenti che lei cerca di reprimere, ma che quel particolare sorriso riporta sempre a galla. Ma quando c’è di mezzo l’orgoglio, persino le emozioni si fanno da parte.
Note dell’autore: La One-shot è un tentativo di flashfic andata male. È suddivisa in tre momenti, ciascuno ambientato rispettivamente: durante il primo anno; durante il quinto anno, prima che Lily litighi con Piton; qualche mese prima della nascita di Harry.




 

Sorriso alla James Potter

 



«Potter, stai ridendo di me?!»
James Potter, capelli in disordine e occhiali scivolati sulla punta del naso sporco di terra, sogghignava. Aveva dipinto sulle labbra uno di quei sorrisi che Lily Evans avrebbe imparato ad amare, molti anni più tardi; solo che lei ancora non lo sapeva, e nella beata ignoranza dei suoi undici anni, si arrabbiò.
«Non mi permetterei mai, Evans» rispose lui, con l’arroganza tipica di chi invece intende tutto il contrario di ciò che ha appena detto.
Lily si alzò in piedi di scatto, le guance imporporate dalla vergogna, i battiti del cuore accelerati da un sentimento che lei chiamò rabbia, ma che anni dopo avrebbe generato un figlio destinato a salvare il Mondo Magico. A undici anni, però, era facile scambiare l’amore per l’avversione, e la via più semplice per liberarsi di quella dolorosa e irritante sensazione allo stomaco era riversare su quel ragazzetto viziato e superbo tutta la dignità di cui era capace.
James sobbalzò, e alzò lo sguardo su di lei. I suoi occhi scuri sondarono con attenzione quelli di Lily, e nelle sue iridi smeraldine quel ragazzo lesse qualcosa che nemmeno in futuro riuscì mai a definire. Le sorrise, perché non conosceva altro modo di ottenere ciò che voleva – e lui, persino a undici anni, si rese conto di volere Lily Evans. Anche se si era appena schiantata sugli spalti del campo da Quidditch, dimostrando, una volta per tutte, che una scopa non era in grado di usarla nemmeno se era lui a insegnarglielo – e lui era talento puro!
«Dai, metti questo. Continui a sanguinare…» James, con molta fatica, distolse lo sguardo da quel viso paffuto ma dai lineamenti delicati – bellissimi – e allungò una mano verso il ginocchio della ragazzina, sul quale spiccava una macchia rossastra: sulla pelle bianca e morbida cominciava ad espandersi un livido violaceo e turgido.
«Non voglio il tuo aiuto, Potter» esclamò Lily, facendo un passo indietro prima che lui potesse toccarla, come se pensasse che il solo contatto scottasse. E, forse, era davvero così. Ma in un poderoso moto d’orgoglio, lei si rese conto che non voleva aiuto da chi l’aveva appena derisa.
«Sei terribilmente cocciuta, Evans» James ridacchiò, e scosse la testa, ancora chino su quella ferita. «E sei anche una pessima… ahia!» Il Grifondoro alzò la testa verso la ragazzina, le sopracciglia aggrottate e un pulsante dolore alla testa. Lily aveva ancora la mano serrata in un piccolo pugno, e sul volto un’espressione tanto determinata quanto minacciosa.
«Prova a dirlo, e quel cerotto lo uso per chiuderti la bocca, Potter!» replicò lei in un sibilo basso, senza riuscire a spiegare nemmeno a se stessa la profonda avversione che avvertiva nei confronti di quel ragazzetto.
«Il cerotto me lo tengo, Evans, e lo uso per me. Le femmine non dovrebbero picchiare!» borbottò inviperito James, continuando a massaggiarsi la testa con la mano destra, mentre con la sinistra riponeva in tasca il cerotto che fino a pochi minuti prima tentava disperatamente di appiccicare sul ginocchio ferito di Lily.
Nel campo da Quidditch si era sparsa una luce aranciata: il tramonto cominciava a tingere di rosa l’erba, e le nuvole si stavano sporcando di un gradevole violetto.
Con un’ultima occhiataccia, James Potter voltò le spalle a Lily Evans, giurando a se stesso che l’avrebbe fatta pagare a quella sciocca ragazzina.
Mentre Lily lo guardava, invece, non poteva fare a meno di ripensare al sorriso che le aveva rivolto. Era un sorriso che esulava da qualsiasi definizione possibile. D’ora in avanti l’avrebbe chiamato semplicemente “sorriso alla James Potter”.
 

***

 
L’unica cosa che James Potter era riuscito ad ottenere da Lily Evans, più che una vendetta, era una cotta in piena regola. Se al primo anno l’immaturità aveva trasformato quel sentimento in odio, già dal secondo l’avversione si era trasformata in qualcosa di molto più dolce. Al terzo anno, James Potter aveva dovuto cominciare a fare i conti con sogni piuttosto imbarazzanti, e al quarto, quando ormai era ovvio che non poteva più negare ciò che provava nei confronti di Lily, il giovane Cercatore aveva cominciato a sfruttare la sua popolarità, la sua avvenenza e il suo talento a Quidditch per entrare nelle grazie di quella Grifondoro dai capelli rossi che, tuttavia, pareva continuare a preferire le attenzioni di viscidi Serpeverde dalla dubbia bellezza.
Al quinto anno, tutto ciò che James aveva avuto da Lily, erano stati un paio di Fatture piuttosto dolorose e un’innumerevole serie di parolacce che lui non avrebbe mai sospettato potessero abbandonare la bocca morbida e delicata di quella ragazza bellissima e orgogliosa.
 
James stava camminando lungo il corridoio del quinto piano con Sirius, quando la vide. Stava procedendo nella direzione opposta alla sua, da sola; ma dietro di lei, al giovane Cercatore parve di vedere la chioma untuosa di Piton svanire al di là di una porta.
«Evans!» la chiamò con tono gioviale, agitando le mani e sbracciandosi per farsi vedere da lei oltre la folla di studenti che si dirigeva verso la Sala Grande per il pranzo.
Lily non tentò nemmeno di ignorarlo, né poté far finta di non averlo visto: gli alunni che affollavano il corridoio lanciavano sguardi perplessi e divertiti a lei e Potter, e un gruppetto di Tassorosso poco più in là aveva cominciato a ridacchiare rumorosamente.
James e Sirius la raggiunsero e lei, suo malgrado, fu costretta a rispondere.
«Potter» rispose la Grifondoro con una cordialità palesemente ostentata e falsa, sibilando quel nome tra i denti.
«Hai da fare il prossimo weekend?» domandò James, rivolgendole un sorriso smagliante. Lily inarcò le sopracciglia.
«Dipende» disse lentamente, guardandolo negli occhi con intensità, come se volesse capirne le intenzioni con la sola forza dello sguardo.
«Da cosa?» domandò il ragazzo perplesso, corrugando la fronte.
«Da chi lo vuole sapere» rispose Lily, arcuando la bocca in un sorriso sarcastico. James scoppiò a ridere nell’udire quella replica, mentre Sirius si chinava verso il suo orecchio e bisbigliava: «Doveva finire a Serpeverde».
Lily non riuscì a sentire quel commento sprezzante e beffardo, ma mentre il suono della risata di James Potter si spandeva nell’aria fresca di Aprile, strinse al petto il libro di Trasfigurazione, cercando di placare – o forse di nascondere – il battito del suo cuore. Nulla, sul suo volto, lasciava trasparire il suo pensiero; ma forse un osservatore attento avrebbe potuto notare una luce di disagio – desiderio – in fondo agli occhi verde chiaro della giovane Grifondoro.
«Il mio amico Sirius, qui» riprese James, che non si era accorto della leggera titubanza di Lily. Indicò il compagno alla sua destra che, per tutta risposta, gli scoccò un’occhiata indignata, ma non aprì bocca per puro spirito d’amicizia.
«Il tuo amico Sirius non ha la lingua?» commentò con pacatezza Lily, facendo scivolare lo sguardo su Sirius per un attimo, prima di riportarlo sul Cercatore, che continuava a fissarla con un sorriso, a dirla tutta, piuttosto affascinante.
«Sì, e sa anche usarla molto bene. Mi ha insegnato lui. Posso darti una dimostrazione?» James parlò così velocemente che Lily riuscì a stento a comprendere le sue parole. Prima che la ragazza potesse capire cosa stesse succedendo, prima ancora che avesse il tempo di aprire la bocca per replicare, le labbra di James Potter erano calate implacabilmente sulle sue, imprigionandole in un bacio morbidissimo e inaspettato.
Mentre intorno si sollevavano fischi e risatine, Lily avvertì distrattamente, da qualche parte in fondo allo stomaco, una curiosa sensazione di benessere. Molti secondi più tardi il suo cuore accelerò i battiti e, mentre la testa cominciava a girarle, la razionalità e l’orgoglio presero il sopravvento, e lei si ricordò che non aveva nessuna intenzione di frequentare quell’arrogante di James Potter.
Lily lo spinse via con forza, arrossendo tanto violentemente che le sembrò che il suo viso stesse prendendo fuoco. Era sicura che la sua carnagione, di solito molto chiara, fosse diventata dello stesso, intenso colore dei suoi capelli. Il fatto, poi, che James stesse sorridendo in quel modo – era semplicemente un sorriso alla James, non c’era aggettivo per descriverlo – le faceva distintamente avvertire la gravità di quella mancanza appena dimostrata – prima regola: mai, e dicasi mai, arrossire davanti a James Potter. Così, tanto per rimarcare il concetto che lei mai e poi mai sarebbe uscita con lui, gli lanciò una Fattura Pungente coi fiocchi, per poi voltargli le spalle, soddisfatta.
Però, mentre si allontanava, Lily non poté fare a meno di pensare che chiudergli la bocca in quel modo era decisamente più piacevole che farlo con un cerotto.
 

***

 
Pennellate d’argento tingevano le lenzuola, macchiate dagli ultimi raggi di una timida luna piena. Una lieve brezza soffiava, placida, all’interno della stanza, trascinando con sé i primi freddi di un inverno ormai incipiente.
Tra i sospiri e le carezze di due corpi caldi, però, quel gelo non attecchiva. Le pelli strettamente a contatto tra loro, imperlate di sudore e lucide di piacere, Lily e James erano stesi sul letto, il fiato corto, gli occhi chiusi, le espressioni serene. Lei aveva la testa poggiata sul suo petto, lui teneva il braccio mollemente adagiato sul suo fianco, ad avvolgerla, a proteggerla.
Il tenue silenzio che riempiva la stanza, rischiarato soltanto dai loro respiri, fu spezzato, dopo innumerevoli minuti, da una voce.
«Posso confessarti una cosa?» James aveva affondato la bocca tra i capelli disordinati della ragazza, sparpagliati sul suo petto florido e sulle coperte candide che li avvolgevano, e aveva sussurrato quelle parole con calma, con dolcezza.
«Sì» rispose Lily e, senza un motivo particolare, la sua bocca si arcuò in un sorriso.
«Non è vero che sono innamorato di te dal quinto anno» disse piano il giovane. Dalla sua posizione, Lily non poteva vederlo, ma era certa che lui stesse sorridendo, perché nella sua voce c’era una traccia di quell’antica arroganza che lei tanto aveva odiato quando erano a scuola.
«No?» balbettò a bassa voce, tanto incredula quanto spaventata.
James vide una traccia della delusione che le aveva infiammato il cuore quando lei alzò il capo e piantò gli occhi chiari dritti nei suoi. Prima di rispondere, accentuò il suo sorriso, quasi volesse rassicurarla con lo sguardo, prima che con le parole.
«No. Sono innamorato di te da molto prima» ammise, una nota di divertimento a colorargli la voce. Sentì Lily rilassarsi appena, tra le sue braccia. La ragazza poggiò di nuovo il capo sul suo petto, ma c’era ancora un leggero, doloroso sospetto nel suo tono, quando parlò.
«Quanto prima?» domandò con tono neutro, modulando la voce di modo che le sue emozioni non trasparissero dalle sue parole.
Il suo atteggiamento fece sorridere ancora di più James: la adorava anche per quell’orgoglio così acceso, a tratti fastidioso; per quella fierezza indomita che, in fondo, era anche il motivo per cui si era innamorato di lei.
«Ricordi quando ti davo lezioni di volo?» disse lui, le labbra ancora tra i capelli rosso scuro della ragazza e il naso affondato tra le onde disordinate della chioma, ad aspirarne l’odore. Lily annuì piano, quasi con prudenza.
«E quella volta che ti sei schiantata contro gli spalti?» continuò James. A quelle parole, la ragazza scattò a sedere sul materasso, e lo guardò con espressione scocciata.
«La scopa mi ha fatto schiantare contro gli spalti» precisò con tono autoritario, fissandolo con una punta di esasperazione nello sguardo chiaro.
«Certo. La scopa» ripeté il giovane, annuendo e ridacchiando tra una parola e l’altra.
«Ero a brava a volare» protestò Lily, mentre il sorriso di James contagiava il suo volto e si estendeva dalle sue labbra ai suoi occhi.
«No, eri pessima» replicò lui, allungando un braccio e imprigionandole il fianco. Alzò il busto quel tanto che bastava per darle un bacio delicato a fior di labbra, poi tornò in posizione supina, trascinando con sé il corpo di Lily. «Almeno quanto sei pessima a dire le bugie. Però in una cosa sei brava» la informò, mentre passava distrattamente una mano tra i suoi capelli.
«In cosa?» domandò lei, curiosa.
«A fare l’amore con me» disse piano, in un sussurro smaliziato e divertito. Lily sbuffò piano; ma stava sorridendo anche lei.
«Tu invece sei pessimo a fare l’amore con me. Però sei bravo a volare. Vedi, ci compensiamo?» replicò con tono fortemente sarcastico.
James scosse il capo, poi contrasse brevemente gli addominali e, dando un colpo di reni, si capovolse, trascinando il corpo di Lily sotto di sé. Gli occhi verdi della ragazza si spalancarono appena dalla sorpresa, per poi addolcirsi nell’avvertire la carezza promettente del corpo di James sopra di sé.
«Ti ho già detto che non sai dire le bugie, vero?» sussurrò lui sulle sue labbra. Il bacio che avrebbe voluto darle si infranse sull’orlo di quelle risate che nessuno dei due seppe trattenere. Abbracciati l’uno all’altra, lasciarono che la leggerezza di quel momento sovrastasse paure e timori, incertezze e dubbi. Ascoltarono il suono delle loro risate morire, ed accolsero quel nuovo silenzio con dolcezza, come se fosse un ospite gradito, per nulla scomodo.
Dopo qualche minuto, James scivolò giù dal letto, e cominciò a vestirsi. Lily tirò il lenzuolo sul suo corpo, piantò il gomito nel materasso morbido e infine poggiò la testa sul palmo della mano. Poi, osservando la schiena di James illuminata dolcemente dalla luna, parlò.
«James, posso dirti un segreto anche io?» disse piano, in un sussurro colmo di timore e speranza al tempo stesso. Lui si voltò appena verso di lei, la guardò e sorrise in quel modo che era solo suo – era semplicemente un sorriso alla James Potter, non c’era altro modo di definirlo.
«Puoi dirmi tutti i segreti che vuoi» rispose, mentre inforcava gli occhiali e camminava a tentoni, nella penombra della stanza.
Lily trasse un profondo respiro, e quando parlò, la sua voce era ferma e sicura, senza alcuna traccia di paura o ansia.
«Sono incinta».
Un tonfo sordo e un ululato di dolore le annunciarono che James aveva appena sbattuto contro il comodino. Mentre la sua risata riempiva la stanza, Lily pensò che questa volta sarebbe stato lui ad aver bisogno di un cerotto.

   
 
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