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Autore: SusanTheGentle    25/06/2012    1 recensioni
Bill, Tom, Georg, Gustav e Maddy sono cinque ragazzi normalissimi, Vivono a Magdeburg, una città ordinaria sotto ogni aspetto. Hanno i loro amici, i piccoli problemi quotidiani quali la scuola, l'amore. Hanno i loro sogni...E se questi sogni si trasformassero in un incubo? Se loro, così come potremmo essere tutti noi, un giorno venissimo a conoscenza di strani e spaventosi avvenimenti che minacciano la nostra vita, la nostra casa e le persone che amiamo di più? Che cosa faresti per salvarli, sapendo che solo tu hai il potere di farlo?
Dalla scleta di una persona può dipendere il destino del mondo. E loro decisero di cambiare il destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10:
La mostra di antiquariato

 
Simone Kaulitz parcheggiò di fronte al Municipio e attese con il motore acceso che Maddy, Bill e Tom scendessero e adesso la donna si sporgeva dal finestrino facendo loro le solite raccomandazioni ‘da mamma’.
“Mi raccomando, state vicini. E voi due cercate di non perdervi di nuovo”
“Sì, mamma. Ma non siamo più bambini!” disse Tom seccato.
“Non preoccuparti, ci penso io a questi due” disse Maddy, assestando una lieve pacca sul braccio del rasta, il quale non gradì.
“Passerò a riprendervi tra un paio d’ore. Fatevi trovare qui fuori, d’accordo?”
“Ok” risposero in coro i tre ragazzi.
Un’ultima occhiata e Simone ripartì verso casa.
Madeline e i gemelli si diressero verso il portone spalancato in chiaro segno di benvenuto ai visitatori.
Man mano che si avvicinavano, Maddy sentiva l’eccitazione crescere alle stelle. Sapeva che là dentro avrebbe trovato qualcosa di straordinario. Non sapeva come spiegare, e in effetti non lo disse mai ad alta voce, ma l’espressione del suo viso bastò a soddisfare le aspettative che avevano i due fratelli per lei.
Maddy era completamente vittima dell’incantesimo che Solquest aveva gettato sulla mostra.
La coda di persone scorreva velocemente, presto furono all’interno, e qui la ragazza notò subito la presenza di un uomo alto e corpulento seduto da solo ad un tavolo. Distribuiva i biglietti e regalava a tutti un gran sorriso. Di tanto in tanto scambiava qualche parola con alcuni ragazzi e bambini, come se li conoscesse bene.
Bill intercettò lo sguardo della giovane e sorrise in modo strano
“Quello è il signor Herman. L’ha organizzata lui la mostra”
“E’ un tipo strano” commentò Maddy voltandosi verso il suo amico.
Lo sguardo di Bill era fisso su Herman.
“Non sta bene fissare la gente in qual modo, Bill” sussurrò lei, ma il ragazzo non l’ascoltò.
“Vieni” disse prendendola per un gomito e sospingendola delicatamente ma con fermezza verso il tavolo.
Maddy sentì che Tom le si avvicinava. Se anche avesse voluto voltarsi e lasciare l’edificio non avrebbe potuto farlo, tanto era stretta tra i due fratelli. Era come se non intendessero lasciarla scappare.
Aveva appena finito di formulare questi pensieri che si ritrovò davanti all’uomo e a fissarne il viso paffuto. Sembrava non avere età.
“Buongiorno, bella signorina” Herman salutò Maddy.
Una mano enorme sfiorò la guancia della ragazza dandole un buffetto amichevole, ma lei a quel tocco si ritrasse con un brivido. Subito però si affretto a sorridergli, credendo di essere stata maleducata. Ma il signor Herman non sembrava offeso.
“Sì, davvero perfetta” commentò l’uomo con un sorriso freddo e un accenno di assenso verso i gemelli.
Per la prima volta da quando erano tornati a casa dopo il loro smarrimento, Maddy vide i due amici concedersi un sorriso spontaneo.
“Siete solo voi?”
“Sì, signore” disse subito Tom. “Per adesso. I nostri amici ci stanno per raggiungere”
“Aahh…bene, sì, molto bene”
Bill e Tom erano più soddisfatti che mai.
Maddy non poté fare a meno di pensare che i suoi amici e quell’uomo si conoscessero bene. Guardò un paio di volte dagli uni all’altro, ma poco dopo, Herman le porse i biglietti sorridendole di nuovo.
 “G-grazie” disse Maddy, notando un’altra cosa da aggiungere alle altre stranezze del giorno.
Tom aveva pagato estraendo i soldi dal portafoglio senza quasi guardarli, e il signor Herman li aveva riposti in una scatola di latta senza nemmeno contarli.
“A voi. Benvenuti alla mia mostra”
 
“Io dico di entrare adesso”
“No”
“Perché?!”
“Perché no”
“Che cacchio di risposta è?”
“Piantala, Bill, non rompere! Avevamo detto di aspettare il momento giusto, no? Bene, questo non è il momento giusto”
Bill si mise le mani nei capelli, letteralmente, e sospirò di frustrazione.
“Madobbiamo entrare! Dobbiamo!”
Erano rimasti dietro la siepe del parco davanti al Municipio attendendo per ore che Gustav, Maddy o Georg si facesse vivo in mattinata. Nulla.
Avevano dovuto attendere ancora e ancora, guardando sfilare dentro il portone dell’edificio, dal momento della sua apertura fino ad ora, decine di ragazzi come loro, alcuni un po’ più grandi, altri erano solo bambini, alcuni davvero piccoli.
Forse erano già stati trasformati in bambole di porcellana, pronti per essere portati a Isealina per il grande sacrificio.
Starno come accetti una cosa dal momento in cui scopri che sei l’unica persona a poterla affrontare e risolvere.
In realtà avrebbero solo voluto tornare a casa, ma non potevano. Non dopo aver scoperto cosa stava per accadere nella loro città. Anzi, cosa stava già accadendo.
“Fa un freddo cane” si lamentò Bill stringendosi nel giubbotto di pelle nera.
“Lo so, ho freddo anch’io. Ma che altro possiamo fare?”
Bill non rispose a Tom, si limitò a tenere lo sguardo fisso sulla strada, dove le macchine passavano e alcune di queste si fermavano. Da esse scendevano a volte solo figli, a volte intere famiglie.
Fu allora che i fratelli Kaulitz videro la cosa più strana che fosse mai capitata loro di vedere.
“Tom! Guarda!”
Il rasta si voltò in fretta e sgranò gli occhi dallo stupore, poi trascinò con sé il fratello costringendolo ad abbassarsi dietro la siepe. Un’altra macchia si era fermata di fronte all’edificio, l’ennesima, se non fosse che riconobbero in quella l’auto di loro madre. E dalla stessa stavano scendendo Maddy…e le loro copie.
I falsi Bill e Tom erano perfetti in tutto. Niente avrebbe potuto far sospettare che quelli non fossero loro, anche se c’era qualcosa di strano…il comportamento era quasi identico, ma mancava qualcosa. I gesti erano meccanici, e i visi…da quella distanza non poterono scorgerli bene, ma da quello che intravidero attraverso il fogliame, furono certi che i loro occhi tradivano qualcosa.
Non c’era calore. Non c’era umanità.
Rimasero immobili, nascosti, respirando appena, sperando che gli Zaninoni non fiutassero la loro presenza.
Un dubbio atroce salì alla mente di Tom.
“Bill” disse in quello che fu un sussurro appena udibile. “Quei cosi pelosi come avvertono se qualcosa non va? Voglio dire, come fiutano il pericolo?”
“Ti sei già risposto da solo” disse Bill con la voce ancora più bassa. “Annusano l’aria circostante, in continuazione, per capire se qualcosa può turbare la sicurezza del loro padrone…Davvero, Tom, dovresti leggere più libri”
Tom fece una smorfia. “Mmm…ha parlato Einstein!”
“Sssst! Vuoi che ci sentano?”
In quel momento il falso Tom stava dicendo: “Sì, mamma. Ma non siamo più bambini” e il vero Tom rabbrividì al suono della sua voce- anche quella identica all’originale, come tutto il resto- emessa da quell’essere che aveva preso le sua sembianze.
Poi i tre entrarono nel Municipio e l’auto della mamma ripartì.
“Sai” disse Bill con voce piatta, “ho come l’impressione che nessuno si sia accorto di niente. Non sospettano, non possono. Neanche mamma”
Gli occhi del ragazzo si inumidirono all’improvviso, ma Bill si affrettò a passarsi una manica sul viso e ricacciare le lacrime indietro.
Tom fece finta di nulla e non si voltò.
“Ritrova lo spirito d’avventura, fratellino. Ritrova il tuo ottimismo. Non volevi diventare l’eroe di Magdeburg?”
Allora si voltò e i due fratelli si sorrisero.
“E poi” aggiunse il rasta, “devi salvare la tua damigella in pericolo. Vedi? Non tutti i mali vengono per nuocere. Tu la salverai e lei ti dichiarerà il suo amore, poi tu farai lo stesso e vivrete per sempre felici e contenti”
“Da quando sei un esperto di queste cose?”
“Ehm…ho solo ripetuto quello che dice sempre Maddy. Lei sogna il principe azzurro, no? Che aspetti?”
Bill abbassò lo sguardo e sorrise ancora, ma più amaramente.
“Già…e se non riuscissi a salvarla? Se non fossi in grado di fare niente contro Solquest?”
“E io chi sono? L’ultima ruota del carro? Guarda che ci sono io con te. I fratelli maggiori servono a questo: a consolare i più piccoli e a dargli coraggio”
Bill guardò Tom contrariato. “Maggiore di che cosa? Sei nato dieci minuti prima di me!”
“Va bene, va bene…piuttosto, ora che facciamo?”
“Non lo so”
I due ragazzi diventarono molto seri.
Si alzò un vento gelido e il cielo si era fatto bianco promettendo neve prima di sera.
“Dobbiamo aiutare Maddy!” disse Tom preoccupato.
“Non siamo riusciti ad avvertirla” disse Bill stringendo i pugni e ritrovando tutto il suo coraggio.
“Georg e Gustav!” esclamò Tom a un tratto.
“Sì, aspetteremo che arrivino loro e proveremo…”
“No, non hai capito, Bill! Là! Guarda! Eccoli!”
I gemelli schizzarono in piedi abbandonando il nascondiglio.
“Ragazzi, siamo…!” gridò Tom per farsi sentire al di sopra della folla davanti al Municipio, ma si sentì strattonare all’indietro da Bill che lo aveva afferrato per il cappuccio della felpa che fuoriusciva dal giaccone.
Tom emise una specie di rantolo e si massaggiò il collo quando suo fratello lo lasciò andare, ma non prima di averlo trascinato di nuovo al sicuro.
“Mi vuoi strangolare?!” sibilò il rasta scoccando un’occhiataccia al gemello.
“Scusa, ma non puoi metterti a urlare così! Vuoi che gli Zaninoni, o peggio, Solquest ti vedano?! Sul serio, a volte mi chiedo dove ti dimentichi il cervello, perché sembra che tu non ce l’abbia!”
Tom sbuffò. Suo fratello però aveva ragione.
“Va bene, non dovevo urlare, ma dobbiamo avvertirli! Stiamo sprecando un’altra occasione, Bill, e non ce ne saranno altre!”
“Lo so” ribatté il fratello abbassando il capo. “Ma credo non ti sentirebbero comunque. L’incantesimo ipnotico di Solquest fa in modo che le menti delle persone si concentrino solo ed esclusivamente sulla mostra”
“E allora?”
“Come allora? Sul serio non hai capito?”
Tom guardò Bill con espressione vacua, ma poi capì.
“Non vorrai entrare?!”
“Ovvio. Te l’avevo detto fin dall’inizio che era l’unica possibilità. Cosa credevi, che sarebbe stato facile? Chiamarli, avvertirli, unirci per sconfiggere Solquest e poi tornarcene a casa vittoriosi?”
“B-bè no…certo che no. Ma se entriamo là dentro sarà come fargli un favore. E scusa se te lo dico, ma non credo usciremo di nuovo da lì, almeno non da esseri umani. E…” Tom fece una pausa ma si costrinse a continuare “E nemmeno i nostri amici”
Una grande tristezza invase i cuori dei due ragazzi. Rischiavano davvero di non vederli mai più.
“Lo so, Tom” sospirò Bill “Ma è l’unico piano che abbiamo”
 
La sala in cui Maddy entrò conteneva la collezione più incredibile e meravigliosa di oggetti antichi che avesse mai visto.
La ragazza trattenne il fiato davanti alle cento meravigliose bambole dai visi perfetti e dagli abiti multicolori, situate in una stanza a parte, quasi un ambiente più intimo e meno rumoroso. Dava l’idea che le piccole creature di porcellana non dovessero essere disturbate.
Anche lei aveva avuto dei giocattoli così, quando era più piccola. Ma queste…queste non erano come quelle che ora facevano bella posa di sé sulla mensola più alta della sua camera. Piccole bamboline abbigliate in modo molto semplice, che non potevano assolutamente essere messe a confronto con quelle della mostra.
Le bambole erano poste su piedistalli e illuminate da piccoli riflettori. In quella luce tenue e un po’ suggestiva, sembravano doversi muovere da un momento all’altro. Sembravano vive.
Bill e Tom gironzolavano lì intorno. Maddy si allontanò un poco da loro per osservare meglio due bambole in particolare.
Una aveva i capelli più neri della notte, l’altra, accanto alla prima, di un bel biondo scuro.
A differenza di tutte le altre, queste due si somigliavano moltissimo. Anzi, erano a dir poco identiche, solo il colore dei capelli traeva in inganno.
Madeline notò però una cosa alquanto strana…
Se le altre sembravano fin troppo vive, quelle a cui era di fronte lei ora avevano i visi spenti, come i faretti che avrebbero dovuto illuminarle.
Sì, erano diverse…E Maddy non provò la strana sensazione che aveva avuto nell’osservare tutte le altre. Quelle due erano solo bambole, non avevano nulla di strano o di particolarmente reale nell’aspetto.
“Maddy!”
Maddy sussultò spaventata.
Si guardò rapidamente attorno per vedere chi l’aveva chiamata, voltando le spalle alle due bambole gemelle. Ma non c’era nessuno. Bill e Tom non si vedevano più, forse erano tornati nel salone principale. La sala delle bambole era quasi vuota e le persone sembravano essere tutte prese dall’esposizione. Nessuno faceva caso a lei.
“Maddy! Vieni!”
Di nuovo. Qualcuno la chiamava, ma la fonte del richiamo non era lì intorno. Era una voce di ragazza, anche se strana e di un ottava decisamente più alta e acuta del normale.
“Ma chi…?”
“Proprio davanti a te, Madeline” disse la voce, stavolta più suadente e persuasiva.
E Maddy, ancora con le spalle rivolte alle bambole gemelle, vide dal capo opposto della sala qualcosa di straordinario.
Piano piano, con passo lento ma deciso, la ragazza attraversò la stanza diretta ad un nuovo piedistallo dove sopra era adagiata una magnifica bambola, la più bella che avesse mai visto.
Indossava un abito lungo da sera, azzurro, tempestato da mille lustrini che parevano danzare come piccole stelle. Guanti bianchi lunghi fin oltre il gomito, coprivano le esili braccia bianche. Ma la cosa più straordinaria erano i capelli. Lunghissimi, toccavano la base del piedistallo cadendo lungo la schiena della bambola in dolci onde del biondo platino più lucente che si possa immaginare. Sembravano fili d’oro chiarissimo.
I fissi occhi castani, grandi ed espressivi, si specchiavano in quelli della ragazza che erano dello stesso colore.
Per un breve istate, a Maddy parve che le piccole dita le facessero un cenno per indurla ad avvicinarsi di più. E Maddy obbedì. Doveva. Voleva. Sentiva l’assoluto bisogno di andare lì e toccarla, accarezzare i lunghi capelli setosi e l’abito soffice.
Era bellissima, una vera opera d’arte.
“Vieni, Maddy”
Vieni, continuava a ripetere nella sua testa. Vieni, la pregava.
Come resistere a una voce così dolce e fine, quasi cristallina? Come poteva ignorare il richiamo di una cosa tanto bella e perfetta? Voleva solo avvicinarsi ancora un po’, nessuno avrebbe detto nulla. In fondo, chi l’avrebbe vista? La sala era praticamente deserta. Nessuno avrebbe mai saputo…nessuno.
“Prendi la mia mano. Non aver paura”
No, non voglio. Non voglio toccarla! No!  gridava la mente della giovane, perché in fondo sentiva che era male, che c’era qualcosa di strano. In realtà aveva una gran paura, solo che il comando della voce era più forte di qualsiasi altra cosa.
“Sto sognando…” mormorò la ragazza incredula ma già con il braccio teso in avanti.
“Si, Maddy. Stai sognando”
 
Bill e Tom fecero con circospezione il giro dell’intero edificio almeno due volte, finché non trovarono via libera attraverso il portone sul retro.
“Finalmente la sicurezza se né andata” disse Tom a bassa voce, chiudendo piano la porta alle loro spalle.
Ora che erano all’interno del Municipio l’intera situazione pareva più semplice. Non c’era praticamente nessuno in giro, tutta la concentrazione era catalizzata sulla mostra.
Avanzarono attraverso un corridoio, poi in un altro più breve, fino a una porta di legno. Quando l’aprirono, si ritrovarono ad osservare decine di persone ammassate attorno a quadri antichi di varie dimensioni.
“Ci siamo” sentenziò Bill. “Questo dev’essere il reparto dedicato ai dipinti”
“Come ci orientiamo? Noi due non siamo mai stati in questa ala del Municipio, prima d’ora” chiese Tom facendo vagare lo sguardo qua e là.
“Vediamo” pensò Bill ad alta voce. “L’entrata principale è a sud, noi abbiamo fatto il giro attorno al palazzo, quindi ora dovremmo trovarci a nord. Le bambole sono quasi all’inizio”
“Ala nord, quindi, giusto?”
“Esatto. Ma dovremo stare attenti agli zaninoni, specie a quelli già tramutati in ragazzi umani”
“Pensi che siano molti?” chiese Tom a mezza voce.  
“Non ne ho idea. Però ricordati che ha solo cinque giorni prima del plenilunio, e uno è già andato”
Tom imprecò qualcosa di piuttosto incomprensibile e diede un calcio al muro.
“Ecco, questo è esattamente ciò che non devi fare” lo redarguì Bill con un tono un po’ troppo da saputello.
“Che cosa, scusa?”
“Attirare l’attenzione. Piantala, per piacere e fatti venire in mente qualcosa anche tu invece di far pensare tutto a me”
“Mi sati dicendo che sono inutile?” fece Tom alzando un sopracciglio.
“Più o meno”
“Ma che razza di…”
“Comunque bisogna sbrigarsi. I ragazzi potrebbero essere in pericolo”
“Già, Maddy poi è arrivata con quei due…”
“Ah, non farmici pensare!” sbottò Bill innervosito.
“Però, scusa, come facciamo ad avvertire lei e gli altri se non possiamo avvicinarci alle bambole? Perché abbiamo detto che non dobbiamo assolutamente farci vedere”
Bill sospirò. “Sì, lo so, è un problema, ma dobbiamo lo stesso rischiare. Dovremo stare attenti e trovarli prima che Solquest trovi loro”
“Ah…facilissimo” commentò sarcastico Tom.
“Dai, vieni” disse Bill afferrandolo per un braccio e attraversando la sala dei dipinti.
Capire dov’erano le bambole non fu difficile. Il più era riuscire a vedere Georg, Maddy e Gustav in mezzo a tutta quella confusione, e ancor più scorgere i falsi sé stessi.
Non entrarono nella stanza delle bambole, il ricordo della sera prima era ancora troppo chiaro e li faceva rabbrividire.
In quel punto esatto del Municipio, la notte precedente, erano stati quasi catturati dallo stregone. Ora era così diverso e pieno di voci...
Rimasero attorno alla porta scrutando i volti che passavano loro davanti. Al di là della folla si scorgevano in parte gli splendidi giocattoli in porcellana ritte sui loro piedistalli.
“Guarda le bambole” sussurrò Tom, che non aveva potuto fare a meno che guardare da quella parte, perché l’incantesimo era ancora molto forte e se non stavano più che attenti potevano caderci ancora.
“Sì, sembrano vigili” aggiunse Bill, il cui cervello lavorava frenetico in cerca di una soluzione.
“Dobbiamo dividerci” disse infine con tono deciso.
“Cosa?! No!”
“Sssttt! Non così forte. Sì, è l’unico modo. Così non li troveremo mai”
“Ma, Bill…”
“Hai paura, per caso?”
Tom assunse un’espressione alquanto offesa. “Certo che no! Per chi mi prendi?!”
Bill sorrise, soddisfatto dell’effetto che le sue parole avevano avuto sul fratello. Sapeva che se avesse toccato quel tasto, Tom si sarebbe infuriato e avrebbe fatto di tutto per non passare come un fifone. Non che lo fosse, ma Tom faceva più fatica di lui ad ammettere di avere un problema o di avere paura. Faceva un po’ il finto duro e in quel momento gli serviva che il lato spavaldo di suo fratello saltasse fuori.
“Molto bene, allora, ascolta: non possiamo restare qui e aspettare, ma non possiamo nemmeno girare a vuoto per il Municipio. Dovremo appostarci ad entrambi i lati della sala delle bambole. Vedi? Ci sono due porte, questa e quella laggiù in fondo, davanti a noi”
Tom guardò attentamente la direzione che gli indicava Bill. Dietro gli ultimi piedistalli, effettivamente, c’era una porta che il rasta non aveva notato.
Bill aveva sempre avuto un buon spirito di osservazione.
“D’accordo e poi?”
“E appena vedi qualcuno lo acchiappi e gli racconti tutto, anche se non vorranno ascoltarti”
“Che piano schifoso”
Bill si piantò le mani sui fianchi- sua tipica posa di quando si arrabbiava- e guardò Tom con occhi fiammeggianti.
“Hai in mente di meglio?”
“Mmm…no”
“Appunto! E poi è questo che dobbiamo fare, l’ha detto anche Calien, te ne sei già scordato? Avvertire più gente possibile, e noi cominceremo dai nostri amici”
“E se non fossero già più loro stessi? Se fossero già bambole e incontrassimo gli Zaninoni con il loro aspetto?”
“Un rischio che dobbiamo correre. Allora, sei pronto?”
Il rasta non rispose, ma afferrò velocemente il fratello nascondendosi dietro un’alta colonna. “Attento! E’ lui!” sibilò.
Bill rabbrividì e si irrigidì dalla paura. Non voleva voltarsi per controllare, ma fu più forte di lui.
Proprio in quel momento, il signor Hermann passò davanti a loro ed entrò nella stanza delle bambole, reggendone tra le mani grassocce una bionda vestita di rosa e pizzi bianchi.
“Non sono le bambole più meravigliose che abbiate mai visto?” chiese a un gruppetto di bambini e ragazzi che stavano tutti attorno a lui. In mezzo alla piccola folla c’erano anche i falsi Bill e Tom che sorridevano compiaciuti.
Una bambina dai riccioli biondi- proprio come quelli della bambola- batté le mani e saltellò felice. Ma il suo sorriso era strano, e il suo atteggiamento anche. Guardava il signor Hermann con ossequiosità e adorazione.
I veri gemelli Kaulitz seguirono la scena fino al momento in cui Hermann entrò nella stanza e pose la bambola su un piedistallo vuoto.
Poi una donna sovrastò il chiacchiericcio della folla con la sua voce assai preoccupata.
“Maria? Maria, dove sei?”
“Bill, guarda!” esclamò Tom agitato. “Quella non è…?”
“Sì, è l’amica di mamma. La signora Ferman”
Come se l’avessero chiamata ad alta voce, Noreen Ferman si voltò e li vide, camminando rapida verso di loro. Sul volto aveva un’espressione preoccupatissima.
“Ragazzi, che piacere vedervi” disse con voce tremante.
“Buon pomeriggio, signora”
“Avete per caso visto mia nipote?”
“E’ successo qualcosa?” si informò subito Bill.
“Non riesco più a trovarla. Io…io non capisco come sia potuto succedere. Avevo detto a Ella di badare a lei e a Adam, sono ancora piccoli e non possono girare da soli”
“Anche i suoi figli sono qui?” chiese Tom.
“Sì. Abbiamo accompagnato qui Maria, la cuginetta preferita di Ella e Adam. Ci ha tanto parlato di questa mostra e sembrava così felice…”
“Maria?” fece Bill e improvvisamente qualcosa gli venne in mente. “Non è per caso una bambina bionda e riccia?”
“Sì! Oh mio Dio, l’hai vista?” chiese la donna tra l’angoscia e il sollievo.
“Sì, credo sia nella stanza delle bambole, signora” rispose il moro con una voce piatta e stentata, ma la signora Ferman non se ne accorse da quanto era felice.
“Oh, grazie ragazzi, grazie!” e si precipitò nella direzione indicata da Bill.
I due fratelli tennero lo sguardo fermo su un punto imprecisato del pavimento.
“Sai cosa significa, vero?” disse Bill dopo un po’, ritrovando la voce.
“Sì. Che quella bambina che stava dietro a Solquest…era la cugina dei Ferman”
“No” scosse il capo Bill. “No, non la bambina, Tom. Ma la bambola. La bambola bionda con il vestito rosa che Solquest teneva in mano era Maria”
Tom sbiancò al pensiero che la piccola che avevano visto battere le mani felice fosse uno Zaninone travestito da umana.
“Dobbiamo muoverci!” esclamò il rasta afferrando la spalla del fratello e stringendo tanto da fargli male. “Anche Ella e Adam potrebbero essere sulla lista dello Zentyre!”
Bill ricambiò il suo sguardo con occhi pieni di determinazione e rinnovato coraggio.
Pochi secondi dopo, il gruppetto di ragazzi che prima circondavano Herman uscì dalla sala delle bambole e si sparpagliò qua e là.
I fratelli Kaulitz scorsero la signora Ferman che teneva per mano la bambina bionda e riccia, Maria, sgridandola e ammonendola a non farla mai più preoccupare in quel modo.
“Oh, se tua madre lo sapesse!” esclamò adirata.
Dietro di lei uscirono anche i figli, Ella e Adam. Lui aveva una faccia imbronciata, e cercava di ritrarsi dalla presa della sorella, esattamente come faceva Maria.
“Ma che vi è preso a voi due, oggi?” disse la ragazza scuotendo il capo.
“Dio mio, anche Adam è una bambola, ora” mormorò Tom incredulo.
“Spostiamoci” disse Bill. “Non voglio che la signora Ferman ci veda ancora. Se viene a ringraziarci gli Zaninoni sapranno dove siamo e in poco tempo lo scoprirà anche Solquest”
“Pensi che lui non sappia già che siamo qui?”
“No, penso di no. O ci avrebbe già sguinzagliato dietro i suoi pelosi servitori”
“Non è uscito con gli altri” fece notare Tom con aria sospettosa.
“Già. Chissà dov’è andato?”
Fu allora che, mentre cercava di sbirciare ancora dentro la sala delle bambole, Bill notò una chioma bionda familiare. Anche se voltata di spalle non poté non riconoscerla.
“Maddy!” esclamò a voce troppo alta.
“Cosa?”
“Tom è Maddy! E’ là dentro!”
Anche il rasta la vide e guardò suo fratello come per comunicargli qualcosa mentalmente. Ma non ce n’era bisogno, perché si erano già capiti.
“Ti aspetto qui”
“No” Bill scosse il capo. “Facciamo come ho detto prima. Cerca Gustav e Georg, in fretta. I nostri doppioni se ne sono andati appresso a Solquest, a quanto pare, sicuramente a rimirare la nuova preda. Per il momento abbiamo via libera. Non sprechiamo quest’occasione, Tom!”
“Va bene. Ma appena convinci Blondie, fammi uno squillo sul cellulare. Ti indicherò la mia posizione”
“Ok. E se non avrai ancora trovato Gus e Georg ti aiuteremo”
Tom annuì.
“Fai attenzione” disse Bill.
“Anche tu, fratellino”
Bill gli sorrise, alzò la mano in alto e Tom fece lo stesso nel classico gesto di darsi 'il cinque'.
Dopodiché, il moro corse come un razzo da dietro la colonna diretto verso l’esposizione di bambole.
La folla lo ghermiva, sembrava non volerlo far passare. Chiamò più volte Maddy, infischiandosene se qualcuno potesse sentirlo, ma doveva attirare la sua attenzione, avvisarla che correva un enorme pericolo.
Finalmente fu all’interno della stanza. Stranamente era vuota ad eccezione di lui e Maddy…e un centinaio di bambole, il trenta per cento delle quali erano già probabilmente ragazzi umani tramutati.
E c’era anche qualcos’altro in quella stanza che destabilizzò Bill per qualche secondo.
La sua testa si riempì all’improvviso di decine di voci e lui fu costretto a chiudere gli occhi e a prendersi la testa tra le mani per scacciarle.
Non capiva bene cosa dicessero, ma tutte urlavano. Non distinse le amiche dalle nemiche. Alcune sembravano volerlo avvertire, mandarlo via, altre attirarlo.
Infine si costrinse ad aprire gli occhi, perché doveva occuparsi di Maddy, mettere in salvo lei prima.
E l’angoscia e il panico lo invasero all’improvviso quando vide la sua migliore amica, la ragazza di cui era così innamorato, allungare un braccio verso una bambola biondissima avvolta in abiti azzurri. Un’espressione orribile si era dipinta sul volto di porcellana.
Non voleva sapere cosa sarebbe accaduto se Maddy l’avesse toccata, non doveva e basta.
E gli ritornò chiaro, come se stesse accadendo di nuovo, il ricordo del giorno precedente, quando lui e Maddy erano di fronte alla vetrina della libreria degli Alle- Center. Di come una strana figura mostruosa riflessa nel vetro avesse tentato di afferrare la ragazza.
Ora capiva che quella creatura spaventosa era uno Zaninone, cioè la bambola dai capelli biondi e l’abito azzurro che Maddy stava per toccare.
 “MADDY, NO!”
“Oh!” la ragazza sbatté le palpebre più volte mentre qualcuno la prendeva con forza per la vita e la trascinava indietro.
L’incantesimo si spezzò e lei tornò alla realtà. Ma nell’ultimo istante, prima di svegliarsi del tutto da quella specie di trance, le parve che un grido soffocato giungesse dal profondo della gola della bambola. Un suono raccapricciante, gutturale, che non aveva nulla a che fare con la vocetta di prima.
“Stai lontano! Non toccarla!”
“Bill! Che stai facendo?”
Maddy guardò il suo amico e notò subito che qualcosa era diverso dal Bill di quella mattina. Non aveva più lo sguardo freddo e distaccato, i suoi occhi erano di nuovo dolci e pieni di calore…anche se in quel momento sembravano guardarla preoccupati.
Anche l’atteggiamento era cambiato. Se nelle ultime ore aveva mantenuto le distanze da lei, ora la teneva ben stretta per i fianchi, vicino a sé, come per proteggerla.
“Stai bene?”
“S-si. Credo di si…no” ammise poi. Si strinse di più al ragazzo, appoggiando la fronte contro la sua spalla. Aveva la nausea e sentiva le gambe cederle.
Si sentiva scombussolata, quasi febbricitante. Era una sensazione stranissima e tremendamente orribile. Ma stretta tra le braccia di Bill provò immediatamente un grade sollievo. Si sentì a casa. E poi…bè, doveva ammetterlo, le piaceva stare così vicino a lui.
“Scusa. Ora mi passa”
“Ok…ehm…s-sediamoci da qualche parte” fece lui imbarazzato.
“Portami via di qui, Bill. Per favore”
Lui la guardò e vide che era pallida e agitata.
La condusse fuori dalla stanza delle bambole per una porta secondaria, sempre con una mano intorno al fianco.
Si ritrovarono nella sezione dedicata agli oggetti antichi e Bill trovò una sedia che faceva al caso loro. Era di legno riccamente intagliato e sembrava alquanto fragile.
“Oh, no” disse Maddy. “Non posso sedermi qui, questa è della mostra”
“Chi se ne frega! Tu non stai bene e ti siedi”
Bill si inginocchiò di fronte a lei e le prese le mani.
Quando l’aveva scorta là, davanti a quella bambola con il braccio teso, aveva avuto davvero paura come mai in vita sua. Aveva temuto di perderla.
“Dimmi che cos’hai visto” chiese Maddy tenendo gli occhi chiusi e tremando un poco.
“Niente. Solo…bè tu e quella bambola”
“Oh, Bill, io lo so che ti sembrerò pazza, ma…”
“Cosa ha fatto?” chiese lui.
Mady riaprì gli occhi. Bill sembrava assolutamente serio e lei sentì che poteva dire ciò che era accaduto. Lui non avrebbe riso.
“Mi ha chiamata. Sì, lei mi ha parlato nella mente e io…Oh, è assurdo!”
“Maddy, ascoltami…”
“Ragazzi, non potete stare qui” disse qualcuno alle loro spalle.
Bill trasalì e si voltò, pronto a fronteggiare chiunque fosse. Ma si trattava solo di un addetto alla sicurezza.
“Ci scusi, ma la mia amica non sta bene” si giustificò Bill
“Potete andare nella stanzetta là dietro” disse la guardia indicando una porta alle sue spalle. “Andate in fondo al corridoio, a sinistra c’è una sala d’aspetto. Se volete c’è anche un distributore automatico, così può bere qualcosa di caldo”
“Grazie” disse Bill.
L’addetto alla sicurezza li fissava un po’ sospettoso. “Sicuri che non serva una mano?”
“No, ho già chiamato mia madre. Sta venendo a prenderci” si affrettò a mentire Bill.
“Va bene. Comunque, chiamate pure qualcuno della mostra se non sta davvero bene”
“Certo. Grazie ancora” disse di nuovo Bill, ma in realtà avrebbe voluto dire tutt’altro…
Col cavolo che chiamo qualcuno! pensò, per poi rivolgere un sorriso rassicurante alla guardia che, senza fare altre domande, si allontanò.
“Sarà meglio cercare Tom” mormorò il ragazzo a mezza voce. “Vieni, dai” fece a Maddy porgendole la mano.
“Ce la faccio da sola” disse la ragazza alzandosi, ma dovette ugualmente appoggiarsi a Bill perché la stanza cominciò a girare.
“Guarda che non vi ho ancora perdonato a voi due”
“Come?”
“Oh non fare il finto tonto. Prima mi eviti e mi guardi come se fossi un insetto schifoso e ora fai il gentile per fati perdonare. Ma non attacca, Bill Kaulitz. E non approfittartene perché non sto bene!”
Con queste parole, Maddy lo precedette verso la porta indicata dalla guardia e poi lungo il corridoio fino alla sala d’aspetto.
“Maddy, mi dispiace. Qualsiasi cosa io abbia fatto, mi dispiace. Davvero. Ma vedi non…non ero io”
Lei si voltò a guardarlo perplessa. “Come sarebbe?”
Bill scosse il capo un paio di volte cercando di spiegare, ma non sapeva come fare.
“Siediti, ti prendo qualcosa dal distributore”
“Non mi va niente”
“Maddy, sei pallida” disse Bill, che aveva già inserito una moneta e schiacciato uno bottoncino.
La ragazza accettò il bicchiere di tè fumante facendo un debole sorriso.
“Ti ringrazio”
Bill sedette accanto a lei, vicino al termosifone sotto la finestra.
“Un buon tè è quello che ci vuole quando si è agitati o non si sta bene. Lo dice sempre mia madre”
Maddy sorrise ancora, stavolta più apertamente, mentre beveva un sorso. La bevanda la scaldò e le ridonò la completa lucidità.
Ci fu un attimo di silenzio poi Maddy parlò.
“Mi credi una sciocca, vero?”
“No, perché dovrei”
Lei si voltò verso di lui un pò stupita. “Bè, insomma ti ho detto che una bambola mi ha parlato!”
“Blondie, credimi, se ti raccontassi la verità, oltre a non credermi, mi giudicheresti più pazzo ancora”
“Oh, più del normale?”
Bill sorrise. “Sì”
“Ma mi credi? Bill, dimmi che mi credi”
“Certo che ti credo”
“Non dirmelo solo perché siamo amici” esclamò Maddy agitata. “Non sono pazza! La bambola mi ha parlato veramente!”
“Lo so che non sei pazza, Maddy. Io so cosa è successo in quella sala, prima”
“Lo sai?” chiese Maddy con gli occhi spalancati.
“Sì. So che hai sentito la voce di qualcuno, una voce alla quale non hai potuto resistere. So anche che avrai provato paura, ma che quel richiamo ipnotico era più forte di qualsiasi cosa”
“E’ esatto” la ragazza strinse lievemente tra le mani il bicchiere di carta ancora mezzo pieno della bevanda calda. Scottava, ma non le importava e quasi non lo avvertì da quanto era incredula per le parole dell’amico.
“E’ così che è andata. E’ così che mi sono sentita. Ma Bill, come…?”
“Maddy, ascoltami bene e non interrompermi, perché abbiamo già perso troppo tempo”.
Bill si mosse sulla sedia per guardarla dritta negli occhi. Maddy annuì in silenzio.
“Ti devo raccontare una storia assurda. Ieri notte è successo qualcosa di terribile”



Eccoci al decimo capitolo! Che ve ne pare? Che casino, eh? D'ora in poi abituatevi perchè comicnia l'azione! Yaaaahhhh!!!!! XD
Ci ho messo poco a scriverlo e anzi, non risucvo più a smettere.
Che posso dirvi? Teneri Bill e Maddy, no trovate? Oh, io li adoro insieme, secondo me sono perfettissimi <3
Che cosa succederà nel prossimo capitolo? Riuscirà Bill a raccontare alla'mica tutta la storia senza venire interrotto? Oppure sopraggiungeranno i nemici?
E Tom? Avrà trovato Gustav e Georg o i due ragazzi sono già stati sopraffatti dall'incantesimo di Solquest?
Seguitemi ancora e lo vedrete!

Ringrazio come sempre le mie affezionate lettrici
Alien__, DollyDiamondTK, Evangeline143, IwillN3v3rbEam3moRy moon queen
Fatemi pubblicità!!!!!! Non si dice lo so, ma ormai l'ho scritto... XD

Un bacio e vi auguro buone vacanze a voi che avete finito la scuola.
La sottoscritta invece lavora e le ferie non se le becca fino in agosto...sigh...
Susan

   
 
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