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Autore: il muffin di tomlinson    25/06/2012    8 recensioni
‘Mia signora, per quella sacra luna che inargenta le cime degli alberi di questo giardino, ti giuro…’ disse guardando il panorama davanti a sé, fissando la gente che passava
‘Oh, Romeo, non giurare per la luna incostante che muta ogni mese sul suo rotondo andare: - non sia altrettanto mutevole il tuo amore’ continuò una voce femminile soave, che fece dimenticare al ragazzo come si respirava
‘Dirtelo con un nome, non saprei; il mio nome, cara santa, mi è odioso, perché è nemico a te. Lo straccerei, se lo portassi scritto’ disse di nuovo, volendo sentire quella voce di una sconosciuta, ma perfetta
‘L’orecchio mio non ha bevuto ancora cento parole della tua voce, che ne conosco il suono: non sei Romeo tu, ed un Montecchi?’ continuò la voce della ragazza, la quale era stupita, qualcuno conosceva come a lei le parti di quel libro perfetto,colui poteva essere il suo Romeo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza entrò lentamente nella lussuosa hall del lussuoso hotel, uno dei tanti di quella città che tutti chiamavano Grande Mela o semplicemente New York.
Si sedette sul primo divano che trovò, tirando fuori dalla borsa il libro che stava leggendo. Incrociò le gambe, fregandosene dell’educazione e portò gli occhiali da sole sulla testa, lasciando vedere il suo viso perfetto, che tutti i presenti della sala stavano fissando e lei ne era consapevole.
Sapeva di essere bella, non se ne vantava, ma faceva vedere sempre la sua bellezza.
Portava sempre magliette scollate che lasciavano vedere i suoi reggiseni sempre di pizzo, dello stesso colore della maglia che indossava ed in estate portava sempre pantaloncini corti o gonne corte, abbastanza per far vedere le sue gambe dritte e perfette.
I suoi capelli biondi e lunghi le ricadevano lungo il petto, sul seno e le sue mani esili e lunghe, sfogliavano lentamente le pagine di quel libro per lei importante che aveva letto e riletto, Romeo e Giulietta.
Per tutti quel libro era una delle tante opere di William Shakespeare, ma per lei quello era il vero amore, quell’amore disposto a tutto, pronto a fare passi lunghi, così lunghi che c’è il rischio di inciampare, ma per lei quello era il vero amore.
Si perdeva in quelle parole ricche di amore, tristezza e paura ed intanto immagina lei, in versione Giulietta ed un Romeo sconosciuto, una persona che ancora doveva conoscere, ma che senz’altro l’avrebbe fatta sognare.
Ogni volta che arrivava al momento della loro morte, la pelle le si raffreddava, le venivano i brividi, la dolcezza di quelle parole così forti, ma anche semplici che lasciavano vedere la scena come se la si vivesse, le faceva mancare il respiro.
Il suo telefono iniziò imperterrito a suonare, la fece tornare coi piedi per terra, facendola sentire strana, si era così catapultata in quel mondo magico, che ogni volta che tornava nella realtà, si sentiva vuota.
‘Pronto?’ disse con la sua voce soave
‘Amy, devi venire in camera, ho bisogno di te’ disse la voce metallica di suo padre dall’altro capo della linea.
Sbuffò e dopo aver messo a posto il suo libro nella borsa, si alzò, andando lentamente verso l’ascensore, seguita dagli sguardi degli uomini presenti e dalle donne gelose di tale bellezza.
Schiacciò il tasto 22, rimase lì ferma, appoggiata contro il muro a pensare come potrebbe essere il suo Romeo, ma in realtà quello a cui pensava era il fatto che di sicuro avrebbe avuto una voce fantastica, soave, unica e che le avrebbe cantato canzoni di amore per farla innamorare.
Quando arrivò al suo piano, uscì dall’ascensore e percorse il corridoio, lasciando passare una mano su tutto il muro, toccando le pareti di quel lussuoso posto.
Ad un certo punto sentì una voce, dire voce non avrebbe mai reso l’idea, non poteva far capire la bellezza di quella voce così semplice, ma così anche perfetta e strana.
Si avvicinò alla porta da cui proveniva il suono e chiuse gli occhi, beandosi di quella voce perfetta.


Juliet the dice were loaded from the start
And I bet and you exploded in my heart
And I forget the movie song
When you wanna realise it was just that the time was wrong juliet?

 

Il suo telefono iniziò a suonare, sovrastando il suono della voce, facendole perdere un battito per la paura di essere scoperta, anche se poi avrebbe voluto sapere chi era l’uomo che cantava, la persona che poteva avere la voce del suo Romeo.
Vide sullo schermo il nome di suo padre e capì che era ora di andare via, iniziò a correre e si fiondò nella sua suite, la 354, lasciando cadere senza accorgersene il suo braccialetto con sopra scritto Romeo, che aveva da quando aveva cinque anni, ma di cui non ricordava il perché lo avesse e chi glielo avesse dato
 
Il ragazzo dopo aver cantato debolmente, si asciugò quella lacrima ribelle che gli aveva rigato quel viso secco e triste, era così assorto nei suoi pensieri che non si era accorto della presenza di qualcuno nel corridoio, infatti dopo poco iniziò a sentire le note di ‘Marry you’ dall’altra parte del muro. Incuriosito si alzò ed aprì la porta, ma non trovò nessuno, l’individuo o l’individua se ne era andato.
Uscì dalla stanza delle scale e camminando calpestò qualcosa, si fermò e fissò il braccialetto rosso con la scritta di quel personaggio che adorava, Romeo.
Senza accorgersene portò lo sguardo al suo braccialetto, quello con scritto Giulietta, che portava da anni, ma che non si ricordava di chi fosse, ma di sicuro chi aveva perso il bracciale, era una persona che conosceva, ma chi poteva essere?
Lo mise in tasca e dopo aver spento il telefono, andò nella sua suite, la 353 e si buttò tutt’altro che delicatamente, sul letto matrimoniale, pensando a quanto gli mancasse casa sua, ma per via del tour, l’unica cosa che poteva fare, era attendere di tornare ad abbracciare la sua famiglia.
Dopo un po’, quando sentì il bisogno di prendere una boccata d’aria, aprì la finestra ed andò a sedersi sulla sedia che c’era sul balcone.
‘Mia signora, per quella sacra luna che inargenta le cime degli alberi di questo giardino, ti giuro…’ disse guardando il panorama davanti a sé, fissando la gente che passava
‘Oh, Romeo, non giurare per la luna incostante che muta ogni mese sul suo rotondo andare: - non sia altrettanto mutevole il tuo amore’ continuò una voce femminile soave, che fece dimenticare al ragazzo come si respirava
‘Dirtelo con un nome, non saprei; il mio nome, cara santa, mi è odioso, perché è nemico a te. Lo straccerei, se lo portassi scritto’ disse di nuovo, volendo sentire quella voce di una sconosciuta, ma perfetta
‘L’orecchio mio non  ha bevuto ancora cento parole della tua voce, che ne conosco il suono: non sei Romeo tu, ed un Montecchi?’ continuò la voce della ragazza, la quale era stupita, qualcuno conosceva come a lei le parti di quel libro perfetto,colui poteva essere il suo Romeo
‘No, nessuno dei due, bella fanciulla, se nessuno dei due ti piace’ continuò, scavalcando il muro ed arrivando nel balcone della bellissima sconosciuta
‘Ma come hai fatto ad arrivare qui? Dimmi come, e perché. Sono difficili i muri dell’orto da scalare, e se qualcuno dei miei ti sorprendesse, sapendo chi sei, ti ucciderebbe’ continuò la ragazza sorpresa a vedere così tanta bellezza in un solo uomo, avvicinandosi vicino a quel ragazzo sconosciuto, ma che le sembrava di aver già conosciuto
‘Ho scavalcato il muro sopra le ali leggere dell’amore; l’amore non teme ostacoli di pietra, e tutto quello che l’amore può fare trova sempre il coraggio di tentarlo. Perciò i parenti tuoi non rappresentano per me un ostacoli’ continuò il ventenne rendendosi conto, come in parte, quelle parole forse azzeccate per quella situazione.
I ragazzi si stavano avvicinandosi sempre di più, senza paura, volendo sapere solamente chi fosse l’altro che appariva davanti a sé, volendo capire chi fosse il creatore di tale bellezza e perfezione.
‘Ma se ti trovano qui, ti uccideranno’ sussurrò Amy, ricordandosi che suo padre dopo l’ultima sua scappatella fuori di casa, le aveva proibito di vedere ogni persona dell’altro sesso, l’avrebbe rispettato, ma quell’uomo davanti a lei, le faceva dimenticare quell’ordine, quel castigo.
‘Ahimè, c’è più pericolo per me negli occhi tuoi che in cento loro spade: basta che tu mi guardi con dolcezza, perché io mi senta come corazzato contro l’odio di tutti i tuoi parenti’continuò facendo avvicinare i loro petti e combaciare le loro mani che si cercarono per poi trovarsi subito, per poi fissarsi negli occhi e trovare libertà, sicurezza, amore e sentire gli stessi sentimenti che dovevano aver sentito Romeo e Giulietta la prima volta che si erano visti.
La perfezione di quel momento sembrava volesse indicare la fine o l’inizio di un evento, erano due persone che non si conoscevano, almeno credevano, eppure fecero combaciare le loro labbra subito, facendo aderire ogni loro parte del corpo con l’altro, sentendosi completi con solamente un bacio che sapeva di amore, di felicità, di novità.
Rimasero lì, a baciarsi, sotto il sole di quel giorno caldo d’estate, sentendosi amati, solamente con quel contatto, perfettamente a loro agio.
Lentamente si staccarono e si fissarono negli occhi, si scrutarono per poi capire che loro si erano conosciuti da piccoli
‘Louis’ sussurrò debolmente la bionda, rendendosi conto di aver ritrovato l’amore della sua infanzia
‘Amy’ sussurrò il ragazzo ricordandosi di quella bellezza infinita di quella bambina coi boccoli che le aveva rapito il cuore.
Si ricordò del braccialetto, lo tirò fuori e lo porse alla diciottenne, la quale delicatamente lo prese e lo rimise sul suo posto sinistro.
‘Pensavo non ti avrei mai più rivista’ sussurrò il ragazzo, sentendo il suo cuore battere forte, come se volesse uscire dal suo petto
‘Te l’avevo detto che Romeo e Giulietta si sarebbero sempre ritrovati, nella buona e nella cattiva sorte’ disse accennando un sorriso per poi riposare le labbra su quelle del moro, facendole combaciare alla perfezione.
Quelle labbra si era trovate per la prima volta, ma era come se si conoscessero da una vita.
Loro due erano i contemporanei Romeo e Giulietta, ma il loro amore sarebbe continuato, non sarebbe mai finito.

*Eccomi qui dopo aver finito di leggere e fare greco*
Come va punzelle? Eccomi qui con una nuova oneshot. La dedico a Misery non deve morire, non so perchè, ma la volevo ringraziare perchè è sempre troppo gentile con me ed aspettati fra poco una sorpresa. Spero che vi possa piacere, ho messo Romeo e Giulietta, dovevo metterlo essendo uno dei miei libri preferiti e spero che l'idea vi piaccia. In realtà tutto questo sarebbe un mio sogno (che strano ilfatto che io sogni Louis*fischietta innocentemente*), quindi abbiate pietà di me, alla fine scrivo solamente i miei sogni e non sono per niente una scrittrice, ne sono consapevoleUn bacio, i am superwoman

   
 
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