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Autore: SkyDragon    25/06/2012    1 recensioni
Mi chiamo Eliuca e vivo nella Roma dell'anno 1500. Mi trovo davanti al Colosseo e la mia non è una visita turistica infatti i Borgia hanno scelto questo luogo per farmi morire, ma io non ho paura del cupo mietitore. Io sono un assassino, la morte è nostra compagna, ma non mi capacito di come sia arrivato fin qui... Dove ho sbagliato?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11 - Dalla padella alla brace parte 4 -La brace

 
Giungiamo in fretta e furia alla base, nel centro di Roma e veniamo a sapere felici che seppur avendo perso molti compagni, gli assassini hanno vinto la battaglia.  Congedati molti assassini e messine a guardia della base altri Ezio mi chiede di seguirlo in privato.  Ci dirigiamo nella sala più lussuosa della base, che si è mantenuta piuttosto intatta, come se non vi fosse avvenuto alcuno scontro. Un lungo tappeto rosso è steso a terra e porta dalla porta sino a un piccolo rialzamento là infondo. Ai lati i focolai ardono illuminando il posto.  L’arredamento consiste oltre a ciò in solo delle pezze sul soffitto e sui muri che raffigurano lo stemma degli assassini.  Mentre mi chiedo perché Ezio mi abbia condotto fin qui, il mentore inizia a recitare una strana frase in una lingua a me ignota.
- In queste parole- riprende nella lingua del nostro tempo – è racchiusa la saggezza del nostro credo. Agiamo nell’ombra, per servire la luce –
Accompagnati da tali parole, saliamo tre gradini e ci fermiamo entrambi dinnanzi ad un altro braciere che rimane sempre acceso come a voler significare che la setta vive in eterno.
- Un tempo anche tuo padre sedeva attorno a questo fuoco contrastando le tenebre, proteggendo la libertà degli uomini. E ora, cosa che avrei dovuto fare tempo fa, voglio dare a te la stessa opportunità-
Dopo un attimo di esitazione, intento più a osservare il crepitio del fuoco che non a riflettere, mi volgo verso il mentore e gli rispondo:
- Mi hai salvato la vita, mi hai accolto, addestrato. E io vi ho deluso. Ho infranto i vostri insegnamenti, messere-
- Non so cosa sia accaduto esattamente a Napoli, ma so per certo che ti sei riscattato. Hai salvato noi, e l’intera confraternita. Hai salvato tutti dall’uso sconsiderato che Cesare faceva della mela. Sono io che ti ho deluso. Ci siamo lasciati abbindolare da Saskia, nonostante ci fossero le prove effettive che non fosse una buona maestra e… -
- Non vi dovete scusare. Eravate convinto tramite la mela della sua bontà, poco si può fare per contrastarla-
- Hai comunque deciso di venire in nostro soccorso, nonostante il grande svantaggio numerico-
- Lo avreste fatto anche voi-
- Solo in quanto assassino. Qual è la tua risposta?-
- Voi la sapete già la risposta, Maestro-

 
Salite le scale varco la soglia della porta che conduce sul tetto della base degli assassini. all’orizzonte un timido sole sta nascendo irradiando ogni cosa con la sua tenue luce. So che ci sono altre persone alle mie spalle, ma è come se non ci fossero: non le sento né parlare né tantomeno respirare. Il momento delle parole è finito poco fa. È il momento dei fatti ora. Mi avvicino lentamente sulla pedana da cui si esegue il salto della fede. Stringo nervosamente i pugni tanto da farmi quasi male; ma perché sono così teso? Ah già. È da quando sono entrato nella gilda la prima volta che sogno questo momento. Ora non lo sogno più. Ora lo vivo e il marchio a fuoco sull’anulare sinistro ne è la prova.  Una strana sensazione mi fa voltare leggermente, e mi fa alzare gli occhi al cielo: opposto al sole nascente vi è ancora l’oscurità della notte punteggiata qua e là da stelle. Tante stelle… soprattutto una in particolare. La stella Eltanin, la testa del dragone, la stella di mio padre. Gli mostro con orgoglio il marchio a fuoco, come se lo potesse vedere. 
- Lui sarebbe fiero di te – sussurra Ezio rompendo il religioso silenzio.
- Lo so -
Osservo ora dinnanzi a me, poi guardo in basso, verso il fiume. Eseguo il salto rituale senza pensarci. Mi lascio andare nel vuoto.  E così il drago diviene aquila, protettore del libero arbitrio.

Mi chiamo Eliuca e Sono un assassino.

   

Ultimissimi commenti dell’autore

Eccoci qua. È ora di scrivere una parola che a volte ha un significato meraviglioso, a volte è bruttissima. In ogni caso arriverà sempre prima o poi. 

Eliuca, passare questo periodo a vivere le tue avventure è stato a volte divertente, altre tragico. Tu sei cresciuto, maturato. Sei diventato quello che volevi essere: un assassino.  Mi chiedo cosa farai ora, ma in realtà preferisco lasciarti vivere la tua vita. Chissà se camperai cent’anni o morirai in battaglia. Non voglio saperlo. Grazie per i bei momenti che mi hai fatto passare, e per i brutti che hai fatto svanire. Ma è ora di dirsi addio. Salute e pace Eliuca.

A tutti voi, che avete seguito questa storia dall’inizio fino alla fine, spero che la storia vi sia piaciuta e spero che concordiate con me che ora il mio pg deve vivere la sua vita. Non credo di tornare mai più a parlare di lui, se non  in qualche spin off.  Chiedo venia della brevità di questo capitolo, ma non ci sono altre cose da dire. Potrei inondarlo di descrizioni arrivando alle consuete tre pagine di word, ma non sarebbe più un mio scritto. Mi spiace, ma questo è IL capitolo “la brace”.

Grazie mille dei commenti che mi avete lasciato, mi hanno aiutato a scrivere meglio in molti punti. Grazie del supporto che mi avete dato. In una parola: Grazie. 

Salute e pace anche a voi.

 

Fine

   
 
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