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Autore: Mue    25/06/2012    6 recensioni
Una Centrale Alchemica è esplosa e niente sembra contrastare i suoi effetti catastrofici: un'epidemia di Ghoul, i nuovi zombie, si allarga per tutto il Paese come un cancro incurabile.
Negli stessi anni la teconologia magica ha scoperto la Morfizzazione, una branca di Magichirurgia sperimentale che potrebbe dare ai Babbani una parte di magia.
L'organizzazione terroristica filo-babbana dell'Ira fa pressione affinché il nuovo Ministro della Magia, Percy Weasley, agisca in tal senso ma dopo i suoi continui rifiuti gli attentati dell'Ira culminano nella peggiore delle tragedie: l'attacco e la distruzione di Hogwarts.
James Sirius Potter muore lì, tra le fiamme della Sala Grande.
Albus, la pecora nera della famiglia Potter, fugge e di lui si perdono le tracce.
Un anno dopo tutto sembra cambiato. In peggio.
Rose ha un segreto crudele da custodire gelosamente e il rimpianto di un amore mai nato; Scorpius il desiderio di rivalsa della propria famiglia e la lotta interiore tra due parti del suo cuore; Lily un potere ingestibile e l'odio cieco verso un padre troppo integerrimo.
E poi ancora c'è la discendenza Purosangue dei figli di Percy, il libertinaggio di Hugo, la decadenza di George, la vita randagia di Teddy.
E le macerie di Hogwarts, un passato idilliaco spezzato che sembra destinato a non ritornare mai più.
Ecco a voi la nuova generazione, con le sue gioie e le sue fini violente.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Si ricomincia.
Come sempre, partiamo da qualche spiegazione doverosa:
- Questa storia non è ancora conclusa, ma la scriverò e pubblicherò man mano. Abbiate fede e pazienza.

- La vicenda tiene conto dell’epilogo del settimo libro. Solo dell’epilogo, e non delle informazioni aggiunte dalla Rowling in seguito nelle interviste o sul suo sito.

- Questa storia è ambientata nel 2023 circa, cioè in quello che sarebbe stato il settimo anno di scuola di Albus Potter e Rose Weasley. Diversamente dal libro, però, tra James e Albus c’è una differenza non di uno ma di tre anni d’età.
- Sono presenti accenni ad alcuni temi forti come droga, razzismo, omosessualità e omofobia, ecc.


-I commenti e le critiche sono ben accetti, perciò siatene prodighi senza timore.
- Quasi dimenticavo: buona lettura; e a voi vecchi lettori, bentornati *-*
Disclaimer: Harry Potter e tutti gli elementi da esso ripresi appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Tutto ciò che non è presente nelle opere, nelle interviste e nelle informazioni diffuse dalla Rowling, ove non dichiarato esplicitamente, è opera mia.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Black Lion Comes Back




 

Il Leone Nero era tornato.

La notizia bomba esplose in un’apparentemente tranquilla domenica d'inizio settembre, propagandosi per Londra rapida come se transitasse attraverso la caligine mattutina.

Dopo più di un anno dalla morte di James, l’ex-secondogenito dei Potter era riapparso in città.

Come, dove e quando, nessuno lo sapeva dire con certezza: i pettegolezzi troppo precisi non lasciavano abbastanza spazio per la fantasia perciò, se anche qualcuno sapeva di più, si guardò bene dal confidarlo.

La notizia arrivò persino alle orecchie discrete di Scorpius Malfoy, e prima ancora che mettesse piede fuori di casa.

A riferirgliela fu Florian Galbraithe, fattosi annunciare all’amico dall’elfo domestico di Malfoy Manor.
Florian era la creatura più pettegola della scuola sebbene l'indiscutibile classe nel carpire e diffondere informazioni lo facesse apparire come un modello di discrezione. Scorpius, però, la sapeva lunga.

«Signor Malfoy, il signor Galbraithe chiede di poterla vedere, padrone» dichiarò l'elfo domestico entrando nella biblioteca.

La stanza era ottagonale, altissima, metteva soggezione con tutti quei libri polverosi e il sole che si gettava dalle vetrate: una cattedrale pagana.
Era in quel tempio del sapere che risiedeva il credo di Scorpius Malfoy, che sedeva alla massiccia scrivania rinascimentale come la statua di un guardiano ancestrale.

Biondo, alto, un monumento all'aristocrazia.

Occhi grigi, espressione grave: viso di padre, cuore di madre, dicevano di lui. Non per niente era un Corvonero, la storica Casa dei Greengrass.

Scrollò nel posacenere la sigaretta all'aconito e alzò lo sguardo dalle carte impilate ordinatamente di fronte a sé proprio mentre entrava nello studio un ragazzo sui diciassette anni, il viso angoloso, gli occhi ambra e un’espressione di perenne autocompiacimento sul viso.

Scorpius lo squadrò da cima a fondo. «Devo farti le mie condoglianze? Era un parente stretto?»

Florian Galbraithe era completamente vestito di nero: rise con quel suo modo di fare da dandy tutto affettato.
«Magari lo fosse. Non hai letto l'ultimo numero di Charm Classic? No, immagino di no, sei troppo intellettuale per quel genere di letture.»
Si avvicinò alla scrivania di Scorpius e si appoggiò al bordo con una lunga mano da pianista.
Non era bello, Florian, con quel suo naso aquilino su un volto troppo magro, ma le sue mani alcune ragazze le sognavano. Se quei sogni si realizzavano, però, nessuno lo sapeva: Florian raccontava i segreti degli altri, non i propri.
Prese la sigaretta a Scorpius e se la portò alle labbra. «Nero, amico mio» disse solenne. «Permea il mondo. Si annida ovunque, anche dentro di noi. È la nuova moda, la nuova visione del fascino, come sapresti se avessi letto l'articolo di Vince Crossfair su Charm Classic
«Crossfair?» ripeté Scorpius sarcastico. «Immagino non sia il Crossfair che ha scritto il Trattato sulle Massime Trasformazioni delle Porte Dimensionali
«Secchione schifoso» commentò benevolmente Florian esalando una nuvoletta di fumo. Poi fece una smorfia. «Come fai a fumare questa robaccia amara?»
«Se non ti piace me la puoi anche restituire» ribatté Scorpius pigramente.
Florian, ignorandolo e portandosi dietro la sigaretta, andò ad accomodarsi elegantemente sulla poltrona a lato del caminetto. «Scommetto che oggi non sei uscito di casa.»
«Ho fatto un giro in giardino.»
«Sei schifosamente casalingo, Scorpius. Non c'è niente di più fuori moda di amare la propria casa.»
«Nessuna legge mi vieta di essere fuori moda.»
«La legge del senso estetico sì: non puoi sprecarti qui dentro marcendo con la polvere dei libri. Consumerai la tua virilità in questa muffa diventando gobbo, rachitico e solo.»
Scorpius, constatando che Florian gli aveva monopolizzato la sigaretta, ne tirò fuori un'altra e se l'accese. «L'uso che faccio del mio tempo non ti dovrebbe riguardare.»
«L'uso che fai di te stesso sì. Mi hanno detto che sei uscito con la Urquhart.»
Scorpius sbuffò. «Abbiamo bevuto una Burrobirra insieme dopo l'allenamento.»
Florian fece una smorfia esasperata. «Merlino, Scorpius, devo spiegartelo io che uscire con la Urquhart è peggio che essere beccati a chiacchierare con Mirtilla Malcontenta? Non potevi invitare la Du Gard a bere Whiskey Incendiario, invece?»
Scorpius alzò gli occhi al cielo. «E in che occasione? La Du Gard non si allena con me. E comunque non ho invitato a uscire nessuno» aggiunse. «Ho bevuto una Burrobirra, tutto qui. Vuoi farmi una ramanzina per questo?»
«Vorrei farti una ramanzina per un mucchio di cose, ma mi limiterò a dirti che sei un testone eccentrico. Passamene un'altra» ordinò, dando l'ultimo tiro e lasciando cadere il mozzicone in un portacenere di bronzo lì accanto.
Scorpius gli lanciò il pacchetto. «Sempre pronto ad accogliere i tuoi complimenti» commentò con un sorriso, del tutto impermeabile alle critiche dell'amico.
Florian si accese la sigaretta osservandolo con un misto di disapprovazione e compiacimento.
Erano amici dal primo anno, loro due, e fin da subito Florian aveva fatto di lui il suo ispiratore: Scorpius era sobrio, semplice e curato e di una classe che non era acqua ma sangue del suo sangue: aveva l'aristocrazia nelle vene. Era, insomma, tutto quello che Florian avrebbe voluto ed era riuscito a essere con molti sforzi e fatica. Nessuno stupore, dunque, che si risentisse quando Scorpius trascurava di sfruttare i doni che la natura gli aveva dato. O addirittura ci sputava sopra, uscendo con quel pesce lesso della Urquhart e ignorando un dono di Merlino come la loro compagna di Casa francese.
«Vorrei che tu accogliessi le confidenze della Du Gard, più che i miei complimenti» commentò aspirando la sigaretta. «È da quando è arrivata da Beauxbatons l'anno scorso che ti sbava dietro; e ha due gambe che parlano da sole.»
«Se ti sembrano così loquaci perché non ci fai tu una chiacchierata?» ribatté Scorpius. «E comunque la pianti di cambiare argomento? Che cosa vuoi, Florian? Non sarai venuto qui solo perché disapprovi la mia Burrobirra con la Urquhart, spero.»
«In effetti volevo parlare della tua crisi sentimentale...» ghignò Florian.
«Perché invece non discutiamo della tua crisi al cervello?» lo interruppe Scorpius infastidito: Florian poteva punzecchiarlo su tutto ma quell'argomento era vietato.
L'altro si guardò le unghie con indifferenza e proseguì come se nulla fosse. «... e del ritorno di Potter.»
La mano di Scorpius con la sigaretta che si alzava verso le labbra di bloccò. «Potter?»
Florian gongolava di soddisfazione tra sé: ah, il gusto del pettegolezzo! «Sì, Potter» rispose serafico «Ma cominciamo dalla tua crisi sentimentale, ti va?»
«Intendi Albus Potter?» insisté Scorpius.
«Conosci altri Potter scomparsi dalla circolazione?»
Scorpius rimase per un attimo immobile poi si alzò e prese a camminare nella stanza. «Ne sei sicuro?»

«E’ ciò che si dice in giro» rispose Florian seguendolo divertito con lo sguardo.

«Dov’è adesso? Quando è arrivato?»

«Non ci sono voci certe su questo.»

Scorpius si appoggiò con un gomito alla mensola del caminetto, fissando il fuoco intensamente.
«Ma dov’è stato?» chiese a denti stretti.

Florian sorrise compiaciuto. «Su questo invece in giro ci sono fin troppe voci, alcune davvero interessanti.»

Scorpius si massaggiò la fronte.

Albus Potter. Albus tornato da chissà dove; dall'aldilà, secondo alcuni.
Tra gli studenti sopravvissuti all’attacco dell’Ira a Hogwarts, un anno prima, quando Albus era sparito, serpeggiava la voce che fosse partito per l’inferno, per tirare fuori da lì James.

James.

Scorpius non aveva dimenticato la scena terribile a cui aveva assistito alla fine della battaglia.

Non poteva dimenticarla.

Nessuno dei presenti avrebbe potuto.

La Sala Grande con il soffitto squarciato, aperta sul vero cielo, circondata dalle macerie di quella che fino a poche ore prima era la prestigiosa Scuola di Stregoneria e di Magia di Hogwarts.

Dappertutto tracce dell’incendio e di maledizioni, gente che piangeva, studenti feriti o morti, Auror e insegnanti.

Dappertutto morte.

E lì, in mezzo al salone, lui.

Albus Potter, sedici anni; sporco, ferito, distrutto. Distrutto dentro e fuori.

Tra le sue braccia, un corpo nero, quasi carbonizzato.

James Potter.

Il brillante James Potter. Il promettente James Potter. Il bravo James Potter.

Capitano di Quidditch.
 Caposcuola.

E, dopo Hogwarts, Scomunicatore. Il più giovane che il Ministero avesse mai avuto.

James Potter il mito.

Uno che, dalla vita, aveva avuto tutto. Tutto.

Ma quel tutto non era servito a niente. Non lo aveva salvato.

Era svanito, lasciando dietro di sé solo un corpo incenerito.

E un fratello annientato.

Albus era sparito subito dopo.
L'avevano cercato dappertutto, Auror, investigatori, giornalisti -Rita Skeeter su tutti, ansiosa di mettere le grinfie sullo scoop del secolo: Intervista al figlio del Salvatore del Mondo Magico scappato di casa.
Ma niente.
Harry Potter era stato il primo a rinunciare alle ricerche.
«Conosco mio figlio. Tornerà. Lasciatelo in pace» aveva detto in una conferenza-stampa.

Lasciarlo in pace.

Nessuno di coloro che avevano visto il suo volto quel giorno, tra i morti, credeva davvero che Albus avrebbe ritrovato mai la pace.

Se Scorpius non fosse stato presente, non avrebbe mai creduto che quella morte avrebbe potuto toccare Albus così nel profondo, spezzarlo nell'anima.

James era suo fratello, vero.
Ma era anche il suo rivale. Il suo opposto.

James era Grifondoro, Albus Serpeverde.

James era circondato di ammiratori e di ragazze, Albus era solitario e i suoi amici si potevano contare sulle dita di una mano.

James era l'erede di Harry Potter, colui che aveva portato avanti tutte le tradizioni della sua famiglia.
Albus era la pecora nera. O il Leone Nero, come lo chiamavano a Hogwarts.
Il Grifondoro mancato. Il mito mancato.

Eppure un filo più forte di quanto chiunque pensasse legava Albus a James, o così pareva a Scorpius.

E quando quel filo si era spezzato, Albus aveva perso metà di se stesso.

I funerali di James erano stati celebrati tre giorni dopo, e in quel silenzio mortale l’assenza del fratello sopravvissuto era stata quasi più opprimente delle lacrime dei suoi familiari.

Delle lacrime di lei.

Scorpius si riscosse. «Devo andare.»

Florian, che era rimasto in silenzio a fissare i pensieri che scorrevano sul volto dell’amico, si accigliò. «Andare? Andare dove?»

«Da Rose.»
E uscì dalla biblioteca.
Florian sospirò, schiacciando la seconda sigaretta ormai consumata nel posacenere. «Eccola, la sua crisi sentimentale.»



Bless your soul, you’ve got you’re head in the clouds,
You made a fool out of you,
And, boy, she’s bringing you down,
She made your heart melt […]
Now rumour has it.

 


E’ tornato.

Rose si faceva girare la penna tra le dita, assente.
Le righe del libro che stava studiando –che stava cercando di studiare, ma senza successo- erano solchi di buio profondo in cui smarrirsi, abissi in cui cadere, oblio nero senza forme.

La stanza intorno a lei era svanita, estromessa dalla bolla ovattata in cui era sprofondata. Le tende ricamate alle finestre, il soffitto di legno pendente dell'abbaino, i quadri con gli acquerelli che tanto amava, tutto smarrito nella nebbia in cui era immersa. Un bianco abbacinante. Un nulla.

E’ tornato.

Così le aveva detto Lily attraverso il fuoco da cui le stava parlando solo qualche minuto prima. Rose le aveva chiesto se l’avesse visto, se gli avesse parlato, ma la ragazzina Tramutante aveva semplicemente scosso il capo.

«No, non mi ha fatto sapere nulla, ho solo sentito le voci in giro.»

«Non sai nemmeno come sta?» aveva chiesto quasi implorante Rose.

«No. Ma se è a Londra, sicuramente è da mio padre.» E aveva fatto una smorfia: Lily odiava suo padre. «Se vuoi vederlo, prova a Grimmauld Place.»

«Credi… che potrei andare? Che vorrebbe vedermi?» aveva allora chiesto Rose, incerta.

Era sempre incerta, Rose; dolce, remissiva, timida.

Incapace di odiare.

Incapace di prendersela persino con Al, che se n'era andato via in quel modo.

«Fai come vuoi» fu la risposta indifferente di sua cugina. «Io là non ci metto piede. Buona giornata, Rose.»

E si era ritirata dal fuoco, lasciandola sola.

Sola e vuota.

Al era tornato. Dopo un anno da quando era scomparso senza dire niente a nessuno… a nessuno tranne che a lei.

Sì, Rose era stata l’ultima a vederlo. L’unica che lui avesse cercato prima di partire, che avesse salutato. E Rose, per un anno, si era portata dietro quel saluto come un macigno. Quel saluto e il segreto di Albus.

Ed eccolo, ora, lì a Londra, finalmente a casa.

Ma non era venuto da lei.

Dopo il peso che le aveva gettato addosso per sentirsi meglio, quel peso che lei aveva tenuto nascosto per un anno intero, non si era più fatto sentire. Non le aveva scritto, non l’aveva contattata, nulla. E non l’aveva avvisata di stare per tornare.

Rose non era pronta al suo ritorno e a scoprire la ferita della propria anima; non era pronta a scioglierla dalle bende della routine quotidiana e dell’abitudine per vedere se era cicatrizzata o faceva male come prima.

Non era pronta.

Strinse la penna tra le dita, e l’inchiostro gocciolò sulla pergamena fitta fitta di appunti. Si accasciò su di essa, la mente sgombra di tutto tranne che di un volto.

Il suo volto. Il suo sorriso. I suoi occhi.

Se solo avesse potuto riaverlo. Ma era troppo tardi.
«Rose?»

Rose alzò la testa di scatto e si voltò, spaventata. Il viso di un giovane pallido dai capelli biondi spettinati la stava fissando da oltre la cortina di fuoco nel caminetto.

«Scorpius!» esclamò Rose.

Scorpius fece un sorriso cauto. «Posso venire?»

Rose esitò, poi annuì, colma di gratitudine.
Scorpius, in quell'ultimo anno, c'era sempre stato per lei, nonostante quello che erano. O meglio, quello che non erano. Per colpa di Rose.
Un attimo dopo il ragazzo apparve con uno schiocco nella mansarda di casa Weasley.
Guardò Rose e sorrise con quel suo sorriso gentile che la mandava sempre in confusione.
«Sono qui.»
Ecco perché Rose adorava Scorpius.
Sapeva cosa dire, sapeva quando esserci. E sapeva starsene in disparte ad aspettarla, attento e paziente, anche se lei quella pazienza non la meritava.
Rose restò immobile, combattuta.
Una parte di lei voleva lanciarsi tra le sue braccia e farsi consolare.
L'altra, quella che sapeva dei sentimenti di Scorpius e quanto sarebbe stato sbagliato usarli senza ricambiarli, la fermava.
E fu la seconda a vincere.
Sorrise a disagio, contorcendosi le mani davanti al petto. Un suo gesto di autodifesa, un messaggio che Scorpius conosceva bene.
Lo notò, infatti, e rispettò la muta distanza che Rose metteva tra loro limitandosi a sorridere ancora, confortante.
Lei mormorò: «Grazie» con la sua voce delicata e inaudibile, come il battito d'ali di una farfalla.
«Hai saputo?» le chiese Scorpius.
«Sì» pigolò Rose.
Scorpius trattenne un moto di tenerezza.
A volte si meravigliava di se stesso, chiedendosi come riuscisse a trattenersi dal prendere tra le braccia quella fragile, delicata creatura che Rose era e accarezzarle i corti capelli color rame: erano in parte bruciati nell'incendio di Hogwarts, quei bei capelli, e Rose li aveva tagliati a zero senza più farli ricrescere se non di pochi centimetri.
Sembravano il manto soffice di un pulcino. Un pulcino che aveva perso le ali.
«L'hai visto?» domandò ancora Scorpius.
Rose, senza parlare, scosse di qualche millimetro la testa.
Lui sospirò.
Avrebbe voluto consolarla ma non poteva fare altro che offrirle la sua presenza; lei restava sempre chiusa nel suo bozzolo di cortesia: morbido, ma freddo.
Poiché Scorpius taceva, Rose, a disagio, provò a dire in tono leggero: «Hai... hai studiato per il test di Pozioni?»
Scorpius si lasciò sfuggire un sorriso. «Puoi fare di meglio per cambiare argomento» la canzonò con dolcezza. «Sai che non ho bisogno di studiare per Pozioni.»
Rose riuscì a fare un piccolo sorriso, di quelli che aleggiavano in una giornata di Scorpius come aria di primavera. Ma c'era ancora tristezza nella sua espressione.
Scorpius si fece serio. «Posso solo chiederti una cosa, Rose?»
Lei lo guardò con gli occhi celesti spalancati, incerta.
«Sarebbe dovuto venire da te?»
Era una domanda che ne sottintendeva molte altre.
Scorpius non era sciocco: aveva capito che tra lei e Al c'era qualcosa in sospeso.
Un segreto che Rose custodiva fin troppo bene.
Lei abbassò lo sguardo. «No, no» si affrettò a dire. «Io… certo vorrei rivederlo ma... solo questo.»
Rose era una pessima bugiarda ma Scorpius sorvolò.
Le posò una mano sulla spalla, l'unico contatto che non la facesse sobbalzare e sentire a disagio.
«Coraggio. Io sono qui.» Era tutto quello che poteva fare per lei: esserci. «Sono qui con te. Anche se so che vorresti un altro…»
Non avrebbe dovuto dirlo, ma l'amarezza che provava a vedere Rose tenersi lontana da lui gli fece sfuggire quelle parole.

Lei incassò l'accusa con uno sguardo mortificato. «Oh, Scorpius...!»
Scorpius scosse la testa, pentito. «Scusa, non dovevo dirlo.»
Rose si torse le mani: «No, no! Scusami tu.»

Scorpius fece per ribattere ma la frase che si formò dentro di lui lo fermò.
Non è te che devo scusare.

Misero Catullo, smetti di impazzire,
e ciò che vedi esser perso consideralo perduto.

 


Harry James Potter tornò a casa alle sei di quella sera, direttamente dal Palazzo del Parlamento Babbano dove lavorava ormai stabilmente da quindici anni.

Era stata una giornata infernale per il Primo Ministro Babbano e il suo assistente –Harry per l’appunto.

Due focolai di epidemie di Ghoul a Liverpool e Manchester. Quattordici persone contagiate, tre morte.

Che poi non faceva tanta differenza: i Ghoul -zombie li chiamavano i Babbani- erano morti che camminavano; chi veniva contagiato diventava uno di loro: putrescente, senza senno e assetato di carne umana.

Erano servite due squadre di Obliviatori e un reparto di Scomunicatori per far tornare tutto quasi a posto -dove i Ghoul passavano, non si poteva mai tornare del tutto come prima.

E Harry aveva avuto un sussulto vedendo apparire il distintivo sulla divisa nera degli Scomunicatori, il diavolo bianco con la lingua rossa.

Lo stesso distintivo che solo un anno prima suo figlio portava con tanto orgoglio.

Prima della sua fine.
Harry aprì stancamente la porta del numero 12 di Grimmauld Place, inconsapevole di tutte le voci che quel giorno avevano fatto il giro di Londra.

Inconsapevole che, per una sera, non c’era solo il buio e il silenzio della sua casa ormai deserta ad attenderlo.

Non c’era solo il ricordo sofferto della morte di un figlio.

Per una volta, c’era la presenza stanca della vita di un altro.

«Ciao, papà.»




It's hand in your hand

A shadow over your

A beggar for soul in your face[...]


You just need to heal

Make good all your lies

Move on and don't look behind.


 


{Credits: I Ghoul sono creature leggendarie arabe, ma la loro connotazione a zombie è personale, in parte ispirata dal romanzo Il Serpente Ourobors di E.R. Eddison.
Adele, Rumor Has It; Gaio Valerio Catullo, Canti, VIII; Poets Of The Fall, Sleep}






Note di Mue:
Ci siamo.
Ave è ufficialmente ricominciata e non potrei esserne più contenta *-*
Confesso che scrivere e pubblicare questa storia mi dà un certo senso di esaltazione e strizza insieme perché la ritengo un po' il mio cavallo di battaglia -tutti gli autori hanno una storia di cui vanno un po' fieri, no?
Come i vecchi lettori possono notare, comunque, non ci sono troppi cambiamenti in questo primo capitolo. Le modifiche pesanti verranno probabilmente dal terzo in poi.
L'unico appunto che ho da fare su questo capitolo è su Corvonero come Casa storica dei Greengrass: mi sono permessa di modificare la Casa di Daphne e Astoria a Corvonero, una licenza poetica personale ^-^
Se siete interessati vi lascio il link a un piccolo spazio web dove ho raccolto le foto dei personaggi e qualche altra piccola cosa utile.
http://flavors.me/muescribbler/
Se avete suggerimenti, sono più che benvenuti.
Come le recensioni, ovviamente ;)
A presto dalla vostra scribacchina.

   
 
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