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Autore: LaLaura    25/06/2012    3 recensioni
La vita dei nostri carabinieri preferiti resterà sempre la stessa?
*E' la mia prima storia che scrivo, spero vi piaccia, siate sinceri vi prego! Per favore scrivete dei commenti! :)
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Laura]
Era sabato e l’adrenalina nel mio corpo cresceva sempre di più, non avevo paura avevo solo adrenalina, era solo quella che scorreva nelle mie vene, era ormai arrivato il momento, Bart e Orlando mi aspettavano giù, io ero pronta.
 
[Bart]
Laura uscì dalla porta dell’ingresso del R.I.S. era andata prima la perché doveva vedere una cosa mi aveva detto, aveva un vestitino rosa antico che arrivava più sopra, molto più sopra del ginocchio, era tagliato a ruota, lo scollo a barca e le maniche a trequarti, dei tacchi quattordici neri, aveva i capelli legati in un morbido chignon, e una pochette dello stesso colore delle scarpe, quest’ultima scivolò dalle mani di Laura, lei si girò e per un memento a me e ad Orlando, almeno a me, ci fece perdere nella sua bianca pelle, aveva la schiena nuda, incorniciata in uno scollo a vù, si vedevano pure quelle deliziose fossette di venere. Quel momento duro una manciata di secondi, ma per me erano un’eternità, aveva la stessa schiena che aveva nove anni prima.
Si avvicinò a noi.
“Sera signori.”- disse sorridendoci
“Ciao”- dissi un po’ imbarazzato da quello che avevo pensato pochi secondi prima, Orlando non rispose gli aprì solo la portiera
“Grazie”- rispose lei
 
 
[Laura]
C’era tensione in quella macchina, finalmente Orlando ruppe il ghiaccio
“Sei pronta?”- mi chiese con fare premuroso
“Si, certo!”- dissi sorridendo, mi vedevo nello specchietto, mi piacevo, anche se non stavo andando a divertirmi
“Quando inizi il turno?”- chiese Bart mettendosi a ridere
“Per il lavoro più antico del mondo o per carabiniere?”-dissi sorridendo
“Non devi fare tutto insieme?” – chiese Orlando
“Si!”- eravamo arrivati al pub ancora non era aperto, il furgone bianco dove si trovavano gli altri era già parcheggiato, ormai era il momento di entrare
Bart stava posteggiando la macchina e io ero rimasta con Orlando.
“Laura, stai attenta…”- mi disse Orlando accarezzandomi una guancia
“Si lo faro, ma nessuno qui si deve preoccupare, sarà una cosa velocissima.”- gli dissi allontanandomi da lui – “Somiglio alle altre ragazze?” – gli chiesi estraendo il cellulare dove avevo caricato le foto
“Si, ci somigli, ora vai!” – in quel momento arrivò Bart
“Laura, noi entriamo più tardi!” – disse Bart
Io salutai con la mano loro e coloro che erano nel furgone
 
Entrai e c’erano ragazze che scorrazzavano per il locale, un uomo mi di avvicinò: “ Sei quella nuova?”
“Si, sono quella nuova!”- gli dissi adagiando la mia pochette in un divanetto
“Ora ti sceglieranno, se ti mettono le mani addosso fai finta di niente, le puttane come te devono tacere, sai cantare?” – mi chiese passandomi un drink
“Si, perché devo pure cantare?”- gli chiesi portandomi il bicchiere alla bocca senza bere, solo fare un po’ di scena
“Si dovete cantare, quando lo dico io e poi sei l’unica quindi canterai tutto il tempo tu!”
“Ok, in base a cosa ci scelgono?”- dicendo questo mi accomodai nel  divanetto dove c’erano i microfoni per provarli
“Bellezza, nudità, più siete disponibili si è, più guadagno io.”- mi disse posandomi una mano sulla gamba
“Ancora il mio orario di lavoro non è cominciato.”- dicendo questo mi alzai
“Fra dieci minuti apriamo e devi cantare”
“Va bene!”
Non volevo cantare, era una cosa che non facevo da troppo tempo, perché mi faceva male, mi faceva ricordare cose che era meglio mettere da parte, ma lo dovevo fare, per il mio lavoro per le altre ragazze.
“Tu!”- mi disse il signore di prima- “Sali sul palco e canta qualcosa!”
Salii sul palco e vidi Orlando e Bart seduti al bancone, mi diedero il microfono in mano e mi dissero che dovevo cantare “Oggi sono io” di Mina, cantai come facevo quando ero più giovane, non ricordavo più l’adrenalina e l’emozione che si provavano sul palco, tutti applaudivano, presi confidenza con il  palco continuavo a cantare, avrò cantato nove canzoni di seguito di Mina, sembrava che piaceva la mia voce, poi l’uomo di prima si avvicinò a me e mi disse: “Scendi, c’è un nostro cliente molto affezionato che ti vuole!”
 
Eravamo seduti, era un uomo sulla cinquantina, pelato, occhi azzurri e ben mantenuto, lui cominciò a parlare: “Ciao Sonia, sto facendo portare il nostro vino preferito, hai cantato veramente bene.”
“Ciao, grazie… “- gli dissi prendendo il calice, mi aveva chiamato Sonia, gli ricordavo qualcuno, qualcuno di intimo per conoscere anche il vino che mi piaceva
Abbiamo parlato di musica, libri poi ad un certo punto mi mise una mano sotto la gonna.
 
[Orlando]
Vedevo Laura che diventava sempre più rigida, aveva paura forse. “Bart, che dobbiamo fare?”
“E’ il suo lavoro, se vuole una mano griderà, non possiamo fare saltare l’operazione, forse non è neanche lui!”
Vedevo Laura che cercava di allontanare quell’uomo, cercava di parlarci, ma non riusciva a fare nulla, poi l’uomo si alzò prese la mano di Laura e se ne andò, noi però, a causa della confusione, non riuscivamo a vederla
 
[Laura]
Mi parlava freneticamente, mi chiedeva di fare l’amore, mi diceva che ero sua, non riuscivo a parlagli ogni volta che mi azzardavo a dire una parola stringeva la presa, mi toccava con sdegno, avidità, mi diede pure uno schiaffo, mi faceva male più l’orgoglio che la guancia però. Mi chiese dopo poco di seguirlo mi afferrò il polso e mi trascinò fuori.
 “Tu mi appartieni, tu non puoi fare la sgualdrina con tutti, avevi accettato di stare con me e poi te ne vai a sbatterti chi ti capita prima.”- mi teneva stretta nelle sue mani, mi teneva il polso e la coscia sotto la gonna.
“Cosa ti ho fatto?”- gli chiesi mantenendo la calma
“Sonia, come puoi fare finta di niente..”- in quel momento arrivarono tutti e gridarono, Salvatore, almeno credo che si chiamava così gridò-“ allontanatevi o l’ammazzo! “ – così usci il coltello e me lo mise vicino la gola
“Salvatore, lasciami, questo non risolverà nulla, altre vittime, altro sangue?”- gli chiesi cercando lo sguardo di qualcuno, ma non lo trovai
“Non capisci un cazzo Sonia! Io avevo fatto progetti, ma per te sono troppo vecchio, non mi hai voluto e ora non ho nulla da perdere!”- mi faceva male la gamba mi teneva troppo stretta, avevo male, non paura
“Per favore lasciami..”- gli chiesi, una lacrima mi rigò il viso
“Buttate quelle pistole, per lei non c’è scampo, è inutile salvare queste donne che vendono il loro corpo per qualche spicciolo.”
“Ragazzi, buttate quelle pistole, per favore…”- gli dissi
 
[Orlando]
Sentivo parlare, contrattare ero dietro Salvatore e Laura, forse ancora non mi avevano visto, Laura ancora non aveva perso la calma, cercava di parlare con Salvatore, Bart si accorse della mia presenza e mi fece segno di fare qualcosa, la situazione stava degenerando, mi buttai su Salvatore, tutti si avvicinarono e lo ammanettarono.
Laura era a terra, ancora non si era rialzata, era accovacciata su se stessa.
“Laura…”- gli dissi avvicinandomi a lei e porgendogli la mano- “Laura, dai su…”
Laura afferrò la mia mano, si alzò e si mise a piangere, si fece abbracciare da me, continuava  a piangere.
Dopo poco si allontanò da me e io mi accorsi che era ferita.
“Laura, tu devi andare in ospedale! Sei ferita.”- aveva il volto chinato
“Laura guardami, per favore, dobbiamo andare.”- lei alzò il viso mi guardò e perse i sensi
“Bart! Cavolo aiutami! Chiama l’ambulanza!” – gli disse prendendo in braccio a Laura
“No! Andiamo in macchina!”
Arrivammo in ospedale dopo dieci minuti, Laura ancora non aveva ripreso conoscenza, aveva l’abito macchiato nel colletto e tutto il viso, aveva una ferita nella guancia sinistra, sembrava poco profonda, ma la sfigurava
“Dottore!!” – gridò Bart
“Mettetela nella barella”- disse il medico – “Cos’è successo, oltre la ferita sul volto ha qualche altra ferita?”
“No…”- gli dissi io adagiando Laura sulla barella
“Orlando…”- mi sentii chiamare da una voce debole era Laura che si era risvegliata
“Laura, ascolta, non ti è successo nulla!”
“Lo so! Se mi fate sedere starò meglio!”
“Scusate, ma chi siete?” – chiese il dottore
“Carabinieri!” – disse Laura mettendosi seduta sulla barella
“Bella tosta il vostro collega!”- ci disse il dottore con un mezzo sorrisetto
“Il loro superiore, per favore mi può medicare e dare un antidolorifico, devo andare a lavorare!”- disse Laura, aveva ripreso la sua  vitalità e il suo vigore, che fece sorridere me e Bart
“Si, facciamo in un momento.”- così dicendo fece alzare Laura dalla barella e si chiusero dentro una stanza
 
Dopo mezz’ora uscirono c’era Laura che parlava con il dottore e il dottore gli spiegava come doveva mettere tutte le creme.
“Allora signori lo dico a voi, il maggiore deve stare a riposo e non deve prendere freddo e sole, gli ho dato trentacinque punti, si deve prendere tre volte al giorno questo antidolorifico per due settimane e deve mettere queste creme e oli per un mese, se no la cicatrice rimane e per un volto così carino non ne vale assolutamente la pena.” – disse il medico sorridendo a Laura- “ Per togliere i punti ci sentiamo!”
Laura sorrise – “ Grazie mille Fabio!”
“Ciao Laura”
 
 
Eravamo in macchina
“Ragazzi voglio andare al R.I.S.”- disse affacciandosi
“No tu vai a casa!” – disse Bart
“Ok, però domani venite a casa mia a pranzare che è domenica e poi io devo stare qualche giorno a casa!” – disse sbuffando
“Ok, per me va bene ora lo diciamo agli altri io devo andare per forza al R.I.S. l’accompagni tu a casa?”- mi chiese Bart
“Si ho la macchina li al R.I.S.”

 
Eravamo nel piazzale del R.I.S. e Bart se n’era andato
“Orlando prendi la mia macchina!”- mi disse Laura passandomi le chiavi
“No, poi io devo tornare a casa..”- gli disse io afferrando le chiavi
“La benzina c’è e puoi portartela poi me la ridai!”
“Ook!” – gli dissi aprendo lo sportello
 
Il viaggio fu silenzioso, Laura era persa nei suoi pensieri, era assente
“Laura, siamo arrivati!
“Si, vieni…”- mi disse estraendo le chiavi dalla pochette
 
[Laura]
Mi faceva male il viso, ero stanca, mi sentivo senza forze, Orlando era stato così gentile da prendere anche la cena.
 
“Prego…”- gli dissi ad Orlando facendo strada dentro l’appartamento
“E’ molto carino l’appartamento.” – disse sorridendo e poggiando le buste sul tavolo della cucina
“Grazie…ma non è tutto questo, te lo farò vedere domani insieme agli altri”
“Ook, è bellissima anche la vista…”- disse avvicinandosi alla vetrata
“Si ho comprato questa casa per questo….”- gli dissi avvicinandomi a lui, faceva uno strano effetto, strare vicino a lui, mi attraeva come una calamita, era premuroso e gentile, nessuno era mai stato così, con  me.
“L’arredamento mi piace…” - disse guardandosi in torno
“Hai fame?”- gli chiesi andando in cucina
“No, veramente no tu?”
“Neanche io…”- gli dissi aprendo la pattumiera e gettando dentro quei due pezzi di tavola calda che aveva comprato
“Non posso replicare vero?”- mi chiese sorridendomi
“No… non c’è nulla da mangiare!”-gli dissi buttandomi sul divano
“Vieni che ti metto tutte ste creme!”- mi disse lui con estrema dolcezza
“Ok…”
Cominciò a mettermi tutte quelle creme, aveva un tocco leggero e gentile, aveva le mani calde, poi mi chiese: “Ne vuoi parlare?”
“No…”- non avevo nulla da dire, non c’è nulla da dire, ero stanca, ferita al volto, ma felice di aver salvato altre ragazze
“Laura, guardami..”
“Non ho nulla da guardarti….”- gli dissi con acidità
“Almeno fatti mettere bene la crema e se non vuoi parlare non ci fa niente…”- mi disse togliendo le mani dal mio viso
Dopo dieci minuti mi aveva messo tutte le creme, non avevamo detto una parola, sentivo il suo sguardo dentro di me, mi perforava, non riuscivo a tenere il suo sguardo, mi sentivo sporca, indecente, inguardabile.
Ero rimasta seduta sul tavolo, gli veniva meglio per medicarmi. In quel momento si avvicinò troppo a me,  quella distanza era pericolosa, avevo paura di non riuscirmi a trattenere e lo fece lui, colmò la distanza che ci separava, fu un bacio rubato, fuggiasco, voluto, desiderato, fu breve  e a fior di labbra, lui si stacco troppo velocemente.
“Forse è meglio che  vado.”- disse lui allontanandosi da me
“Si, forse è meglio.”- così dicendo scesi dal tavolo e lo accompagnai alla porta
 
Sentii chiudere il portone e scoppiai a piangere, non so il motivo, se era per quel bacio o per quello che era successo prima, mi sentivo la persona più spregevole del mondo, se ci fosse ora Lucia mi prenderebbe a pugni forse o forse non è neanche colpa mia, ma mi è piaciuto, ci sono stata, mi sono rincuorata da una parte, ma dall’altra sono caduta. Ero confusa, decisi di andare a fare una doccia e di andare a dormire subito dopo, forse avrei schiarito le idee.
[Orlando]
Ero in macchina senza una meta precisa, era tardi, erano le due meno un quarto, non riuscivo a capire cosa era successo, è passato così poco dalla morte di Lucia e io vado a cadere nella voglia, nella tentazione, mi era piaciuto quel bacio, non avevo assaporato fino in fondo, le sue labbra erano fredde, sottili e timorose, non mi ero imbattuto in fondo, non lo trovavo giusto, c’era qualcosa che mi teneva. Ero confuso, forse troppo per tornare a casa, domani l’avrei rivista, forse la voglia sarebbe cresciuta, ma ancora non so realmente cosa voglio.
Dopo un’ora di girare e di farmi e rifarmi le stesse domande tornai a casa, Ghiro anche lui era tornato da poco.
“Orlando! Come sta Laura?”- mi chiese facendomi spazio nel divano
“Come vuoi che stia, l’ho lasciata che gli avevo appena medicato la ferita.”
“Cos’è successo? Lo so che eravate soli!” – mi disse Ghiro posando il computer sul tavolo
“Nulla..” – gli dissi
 
[Ghiro]
Era poco convincente, come un bambino che ha rubato la cioccolata e dice di non averlo fatto ridendo
“Orlà, qui non ti giudica nessuno…”
“L’ho baciata.”- mi disse in un filo di voce
“Ti è piaciuto?”
“Si, lo rifarei, ma non è giusto!”
“Lucia la devi ricordare, ma non puoi rovinarti l’esistenza!”
“E’ da poco che è morta! Non posso farlo, non so neanche cosa nutro verso Laura, non può essere amore è troppo presto, sarei superficiale…”- mi disse portandosi la mano destra ai capelli, sembrava confuso dispiaciuto
“Orlando, anche a me manca Lucia e poi Laura non la devi mica sposare, conoscila meglio…”
“Ghiro come puoi parlare così? Non siamo mica ragazzi del liceo, non mi ha mica lasciata la mia ragazza, mi è morta la mia futura moglie, la mamma di mio figlio! E anche stesso perché devo soffrire ancora?”
“Parlava così anche Lucia, aveva deciso di morire insieme ad Alex, ma ha ricominciato a vivere, la sua vita si chiamava Orlando e ora la tua vita si potrebbe chiama Laura.”
“Ci siamo solo baciati, non significa nulla e poi è diverso, è tutto diverso!”- mi disse alzandosi dal divano
“Solo io ho visto come la guardi, non te ne accorgi neanche tu, non ti sai capire Orlando! Pensaci, fai passare un po’ di tempo così capirai veramente cosa vuoi.”
Orlando chiuse la porta della sua camera, io ero rimasto solo, Orlando si sentiva in colpa, lo capivo, ma credo che deve passare avanti, certo senza correre, ma credo che le persone importanti si devono portare nel cuore e la vita deve andare avanti, perché rimanere dentro una palla di vetro non farà ritornare nessuno e non eviterà di soffrire perché ad un certo punto la palla cadrà e si spaccherà in mille pezzi, ho capito questo vedendo la storia di Lucia e quella che ho vissuto io, quando se n’è andata Flavia, è stato proprio Orlando a farci andare avanti e ora lo aiuterò io, questa è la mia missione.




Spazio autrice:
Sono in un ritardo infernale, voglio farmi perdonare con un capitolo bello lungo e pieno di colpi di scena! Spero vi piaccia e per favore commentate se no non capisco cosa volete veramente! Criticatemi e fatemi complimenti! Per me è la stessa identica cosa, le critiche fanno crescere! Al prossimo capitolo.

  
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