[Cit. WIKIPEDIA]
Quattro racconti, rigorosamente inventati, sugli anni di piombo.
Spero vi piacciano :)
Un bacio
;Sunny
RAGAZZI DI PIOMBO
Fumo nero.
Cazzo di caldo.
Mancano tre giorni all'esame orale, fottuta maturità, poi sarò libero.
Mancano tre giorni e non so un cazzo.
Sono quasi le dieci del mattino.
Sabato due agosto 1980 segna il calendario.
Cazzo di caldo.
Bologna scotta.
I Dire Straits mi rimbombano nelle orecchie, altrnati al Kobra della Rettore.
Io lo avevo detto ieri a Simona e Fabrizio che non ci conveniva fare tardi, ma ovviamente non mi hanno ascoltato.
Apro il libro di letteratura greca.
Il prof di greco e latino è esterno, almeno lì voglio fare bella figura.
Non ho la più pallida idea di come siano andati gli scritti, ma alla fine non è che me ne interessi troppo.
Mi basta il minimo, voglio sono passare.
Tornano i Dire Straits, tornano a bombardarmi il cervello. Boom boom boom. Non sono forti come musica, era forte il volume dello stereo della macchina.
Mi preparo un caffè, ne sento il bisogno.
Torno alla mia amata letteratura greca.
Meno tre. Meno tre e poi il greco non mi servirà più a un cazzo. Niente versioni, niente pianti in classe, niente di niente.
Tre giorni e poi sarà già tanto se parlerò un italiano corretto.
Ma questi tre giorni devono passare, in un modo o nell'altro.
Alzo la testa dal libro.
Le dieci e un quarto.
Praticamente non ho studiato un cazzo, praticamente anche se gli scritti sono andati bene l'orale andrà di merda e me la prenderò in culo, come al solito.
Sento il fischiare di un treno.
Vivo vicino alla stazione da quando sono nato, dovrei farci l'abitudine, e invece ogni volta che passano mi vengono certi nervi...
Odio i treni, odio la stazione, odio partire.
Mio padre è partito che avevo cinque anni, ora ne ho quasi venti e non è ancora tornato.
Sono indietro di un anno, lo scorso anno non mi hanno ammesso alla maturità.
L'occhio mi ricade sul calendario, e poi sull'orologio. 2 agosto, dieci e venti.
A quest'ora dovrebbero star interrogando la Di Michele, la secchiona della classe.
Credo non ci sia ragazza più secchiona in tutta Bologna.
I miei compagni sono lì a sentire il suo orale, dicono che potrebbe aiutarli.
Io preferisco stare a casa a studiare.
Boom boom boom. I Dire Straits tornano nella mia testa, la bombardano di nuovo.
Chiudo il libro e mi alzo in piedi.
Oggi sembra proprio che non riesco a fare un cazzo, forse dovevo andare anche io a sentire la mia compagna.
Mi faccio un altro caffè, in cucina.
- Ma che succede? Che è successo? - sento delle urla provenire da fuori, dai balconi vicini al mio.
Vado sul terrazzo, la gente è tutta con lo sguardo rivolto verso la stazione.
Si alza da lì una cortina di fumo nero, come quello che ho visto durante il conclave qualche anno fa, quando dopo una seduta non veniva ancora eletto il papa nuovo.
Ma il papa è vivo e vegeto, e comunque noi non siamo a Roma.
D'istinto rientro in casa e accendo la radio. “Ancora incerte le cause della bomba esplosa qualche minuto fa alla stazione centrale di Bologna. Si pensa ad una fuga di gas. Probabilmente decine le persone coinvolte tra morti e feriti.”
Prendo il libro e li scaravento a terra.
Fanculo la maturità, fanculo gli esami, fanculo tutto!
Io mi preoccupo di 'ste cazzate e qualcuno uccide la mia città.
Ma, forse, è il dramma dei vent'anni in una guerra senza fronti.
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Sabato due agosto 1980, alle dieci e venticinque, una bomba è esplosa alla stazione centrale di Bologna, causando 80 vittime e oltre 200 feriti.
Si sono trovati i responsabili nel gruppo terroristico di estrema destra denominato NAR (Nucleo Armato Rivoluzionario), ma vi sono, come sempre in questi casi, altre ipotesi, più o meno fantasiose, più o meno complottiste.
Non è stati citati nel testo il simbolo della strage, l'orologio fermo sulle 10:25.
Non è una storia chiusa, come tutte quelle degli anni di piombo nasconde in se segreti mai svelati.