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Autore: 1rebeccam    25/06/2012    13 recensioni
"Sarebbe tutto così semplice. Non ci vuole niente. Un secondo, un secondo soltanto per perdermi nei tuoi occhi e dirti che ti amo... Vorrei avere la forza di aprire la porta e stringerti tra le braccia, perché lo so che sei ancora qui. Ti sento, sento il tuo dolore e anche la tua rabbia."
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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...Ordinerò una nuova autopsia per questa sera, sotto la nostra supervisione,
voglio anche fare visionare il suo computer, forse i tecnici riescono a risalire alla mail scomparsa
e darò ordine al detective Nesbit di mettere la sua famiglia sotto sorveglianza e…
per il momento non la metterò in stato di fermo dottor Jensen,
sono certo che non ha nessuna intenzione di fare un viaggio fuori da New York!...



 

La Resa Dei Conti


*
Fiducia e... Giochi di Luce
*
24° Capitolo 


 

Il detective Nesbit chiude la telefonata ricevuta dal giudice Hemerson e raduna i suoi uomini.
-Voglio una squadra di guardia al nostro laboratorio di medicina legale. Ci andranno Anderson e Gibson.-
-Di che ha paura il giudice, che qualche cadavere voglia svignarsela?-
Chiede ridendo Anderson, ma Nesbit lo fulmina con lo sguardo.
-Proprio così! Soprattutto il cadavere di Alec Freeman. Vedi Anderson, se a quel cadavere dovesse succedere qualcosa, come sparire dal laboratorio, ti farò prendere il suo posto nella cella frigorifera.-
Anderson smette all’istante di ridere e Nesbit fa segno ad altri due agenti di seguirlo.
-Voi due con me a casa del dottor Mark Jensen.-

-Pensi che il giudice Hemerson accetterà la richiesta di Corbin?-
Chiede Ryan al collega, mentre sono ancora seduti in macchina davanti alla villetta del dottor Jensen.
-No lo so. Senza un motivo più che plausibile, credo di no e il fatto che Beckett sia fuggita, non aiuta di certo.-
-Però Stan è stato picchiato e minacciato di persona, questo potrebbe volgersi a nostro vantaggio?-
-Speriamo! Perché sarebbe l’unico modo di scagionarla. I documenti nelle nostre mani servirebbero solo ad incastrare il drago, nel caso decidessimo di consegnarli al giudice,  ma l’accusa di omicidio per Kate resterebbe comunque. Occhi aperti Ryan, l’auto che si è defilata appena siamo arrivati, potrebbe essere ancora nei dintorni.-
Il collega annuisce serio, continuando a guardare in direzione della casa.
-Manchiamo dal distretto da troppe ore. Johnston crede che siamo con Nesbit e lui pensa che stiamo lavorando ad un caso nel nostro dipartimento. Quanto credi possa durare tutto questo? Se ci scoprono, la cosa minore che ci può succedere è andare a dirigere il traffico, perché se ci becca il tuo amico detective, ci incenerisce!-
Ryan non riesce a preoccuparsi fino in fondo di quello che ha appena detto, che una voce tuona da fuori al finestrino della loro auto.
-Posso sapere cosa diavolo ci fate voi due qui?-
Nesbit si piazza davanti a loro, facendoli sussultare.
-Allora? Sto aspettando una spiegazione.-
I due colleghi si guardano scoraggiati, la faccia di Nesbit non promette niente di buono. Sconsolati, scendono dall’auto.
-Jason! Tu, invece, che ci fai qui?-
-Il giudice Hemerson ha dato ordine di proteggere la famiglia del dottor Jensen, io non so il perché, ma sono sicuro che voi due me lo spiegherete, visto che siete qui da… da quanto? Da quando siete spariti dal mio ufficio senza dire niente?-
-Lascia che ti spieghi.-
Cerca di giustificarsi Esposito, ma Nesbit lo zittisce.
-Ne ho le tasche piene Javier. Mi avete preso in giro da quando è cominciata questa storia. Dovevamo collaborare, ma voi fate di testa vostra, scoprite qualcosa d’importante, perché sennò non sareste qui e invece di mettermi al corrente, mi prendete in giro.-
-Non ti stiamo prendendo in giro!-
Cerca di ribattere Esposito, ma Nesbit continua ad interromperlo.
-Sei sicuro Javier? Io credo che sappiate più cose di quanto dovreste, sulla fuga di Beckett, sulla decisione di Hemerson di mettere sotto controllo la casa di Jensen, su chi c’è dietro a tutta questa storia, ma non me lo dite. Non mi raccontate niente. Questo voi come lo chiamate? Io direi che mi state prendendo per il culo!-
Esposito sospira, guarda l’amico e poi allarga le braccia.
-Posso parlare adesso? Nesbit annuisce sbuffando. L’avvocato Corbin aveva il sospetto che sotto minaccia, il dottor Jensen avesse omesso qualcosa sull’autopsia di Freeman, perciò ci ha chiesto di tenere la casa sotto controllo. Se il giudice ti ha dato l’ordine di proteggere la famiglia del medico legale, significa che Corbin aveva ragione e lo ha convinto a fare una nuova autopsia.-
Guarda Ryan che sospira di sollievo, ma Nesbit è ancora arrabbiato.
-Dimmi la verità Esposito. Corbin come ha scoperto delle minacce al dottor Jensen? Come mai lo hanno aggredito e io l’ho saputo dall’ufficio rapine? Come mai lo scrittore non si è più fatto vedere? Come mai  Beckett sembra sia stata inghiottita dalla faccia della terra? Voi due sapete dove si trova, non è vero?-
Prima che possano rispondere l’ennesima bugia, Nesbit solleva la mano.
-No, non raccontarmi altre cazzate Javier!-
-Jason, qui non si tratta di un semplice omicidio.-
-Questa storia è assurda dall’inizio alla fine, ve lo concedo. Vi concedo anche che si tratta di qualcosa di più importante del semplice omicidio di un killer, ma passare per uno stupido mi manda in bestia.-
-Non abbiamo mai pensato di farti passare per uno stupido. Stiamo parlando di gente pericolosa e senza scrupoli, che ha le mani in pasta ovunque. Si avvicina all’amico e sottovoce ribadisce ancora… E quando dico ovunque, intendo ovunque. Io mi fido di te Jason, ma non posso fidarmi di nessun altro. Tu invece? Ti puoi fidare dei tuoi uomini ciecamente? Di tutti i tuoi uomini?-
Nesbit non risponde, ma potrebbe esplodere da un momento all’altro. Si sente preso in giro e non gli piace. Non gli piace per niente non avere la situazione sotto controllo. La sola idea che Esposito possa avere ragione, che qualcuno della sua squadra possa essere coinvolto in questa storia assurda, lo fa uscire dai gangheri. Si rivolge ai due agenti rimasti in macchina.
-Restate qui davanti e tenete gli occhi aperti. Se dovesse succedere qualcosa a questa famiglia, anche solo ad una delle margherite qua fuori in giardino, vi sotterro con le mie mani.-
I due giovani deglutiscono annuendo e Nesbit si rivolge ad Esposito e Ryan.
-Noi andiamo in tribunale, venitemi dietro. Voglio che voi e Corbin mi raccontiate ogni cosa.-
-Ma non abbiamo niente da raccontarti, tranne quello che ti ho appena detto sul dottor Jensen e sull’autopsia.-
-Se scopro che Castle tiene nascosta Beckett, lo sbatto in galera e butto via la chiave.-
Ryan ed Esposito lo fermano prendendolo per entrambe le braccia.
-Che c’entra adesso Castle con la fuga di Beckett? Hai perfino perquisito il suo appartamento!-
-Ragazzi non me la raccontate giusta. Lui non la racconta giusta. Credevo che avrei penato per togliermelo dai piedi durante le indagini, invece è sparito dalla circolazione. Per tutti ha passato l’intera giornata di ieri e tutta la notte a casa con la figlia e la madre. Poi ieri viene al dodicesimo a parlare con voi, solo per sapere notizie di Beckett, dice le ultime parole apostrofandole con le dita, durante la perquisizione ha finto tranquillità, ma era teso come una corda di violino e diciamo che io ho voluto lasciar correre, perché sono tanto idiota da credere ancora nell’innocenza di Beckett. Ma a questo punto sono sicuro che non riusciamo a trovarla perché ce l’abbiamo proprio sotto al naso e qualunque cosa succeda, qualunque sia la verità, io devo comunque arrestarla.-
I due detective lo guardano impietriti. Non sanno che rispondere, qualunque cosa dicessero si tradirebbero, perché Nesbit ha ragione e cosa più importante sono preoccupati per tutto quello che hanno scoperto nelle ultime ore.
La situazione sta diventando insostenibile. Non solo Beckett rischia l’ergastolo, non solo ognuno di loro è spiato e in pericolo, ma adesso sanno anche chi si nasconde dietro tutto e nonostante questo non riescono a fermarlo. Sanno che Castle ha buoni motivi per essere provato dalla nuova situazione venutasi a creare e hanno paura che questo possa farlo crollare da un momento all’altro, specie se messo alle strette da Nesbit, che li riporta alla cruda realtà con il suo vocione.
-Avanti, salite in macchina. Da questo momento non vi perderò di vista nemmeno per un micro secondo!-
 
Nell’appartamento di Rick è sceso un silenzio surreale.
Dopo avere ricevuto la telefonata di Ryan, che le rassicurava sulla salute di Stan Corbin, senza precisare esattamente cosa gli fosse successo, Alexis è riuscita a convincere la nonna a mangiare qualcosa. La giornata è stata pesante per tutti e sono solo a metà pomeriggio. La notte precedente l’hanno passata praticamente in bianco e tra perquisizioni, documenti compromettenti e rivelazioni scottanti, sono veramente esauste, soprattutto Martha che, dopo aver mangiato di mala voglia un panino, ha espresso il bisogno di ritirarsi a riposare, cercando di convincere Kate a fare altrettanto, magari in camera di Rick. Lei però, ha preferito restare sdraiata sul divano. Non se l’è sentita di entrare per la prima volta in quella stanza senza di lui. Stendersi sul suo letto, osservare le sue cose, respirare il suo profumo, addormentarsi nel suo regno senza di lui… Si sarebbe sentita un’intrusa.
Sono passate un paio d’ore ormai dal pranzo tardivo e lei, avvolta in un caldo plaid, è distesa supina sul divano e guarda sopra di sé, affascinata dagli strani giochi di luce che la penombra pomeridiana, infrangendosi sul lampadario, disegna sul soffitto. Giochi di luce che cambiano di minuto in minuto, man mano che il tramonto prende il posto della luce del giorno. Le torna in mente sua madre e quel vecchio film che si ostinavano a guardare insieme ogni volta che veniva replicato in tv, nonostante lo avessero visto decine di volte. Solitamente lo davano in pieno inverno, stavano accucciate l’una all’altra con una calda coperta che le avvolgeva entrambe e seguivano ammirate quella strana e divertente bambina che, con dei prismi di cristallo appesi ad un filo accanto alla finestra, si divertiva a guardare, come fossero stati magici, i giochi di luce colorata e tremolante che il sole proiettava sul muro di fronte a lei.
Come si chiamava?
Ricorda tutto. La trama, la bambina che propinava a tutti il gioco della felicità, secondo cui, c’è sempre un motivo per vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto, la sua dolcezza e la dolcezza di Johanna, che le teneva la mano sotto la coperta, ma non riesce a ricordare il nome della bambina.
Una lacrima le solca il viso accompagnata da un tenero sorriso. Si ritrova a pensare che sa chi è l’assassino di sua madre, ma non sa come incastrarlo, perché al momento è una fuggitiva ricercata per omicidio, perché non può e non vuole sporcare il nome del suo capitano; sa che se non trova delle prove schiaccianti che la possano scagionare finirà in prigione per parecchi anni, eppure sua madre le sta sussurrando all’orecchio che deve vedere il bicchiere mezzo pieno, come sosteneva Pollyanna… Ecco come si chiamava la bambina del film… Pollyanna!
Ma che motivi ho di vedere il bicchiere mezzo pieno?
Ed ecco che i sussurri di Johanna diventano urla nelle sue orecchie.
‘Come che motivi hai? E Richard? E la sua famiglia? E tuo padre? E i tuoi amici? Riempiono il bicchiere fino all’orlo, altro che mezzo pieno!’
Sorride ancora, si mette seduta stringendosi di più alla coperta, come se si stesse accucciando a lei.
Hai ragione mamma, scusami. 
Si alza, ripiega con cura la coperta e la poggia sul divano, si dirige di sopra con l’intenzione di rileggere ancora una volta il registro, memorizzarlo e capire cosa farne. Una volta messe in piazza, le informazione scritte in esso avrebbero messo in ginocchio mezza città, non solo per lo scandalo, ma soprattutto perché sarebbe venuto meno l’equilibrio ai vertici del potere sia politico che economico. Ma volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, Montgomery le aveva lasciato quei documenti perché li usasse, come le aveva detto Castle poche ore prima; in un modo o nell’altro questa organizzazione doveva essere fermata, non solo per l’omicidio di sua madre, ma per fermare anni e anni di atrocità, omicidi e ricatti ai danni di onesti cittadini.
Però non è solo questo che la preoccupa.
Adesso è ancora più difficile, perché qualunque cosa decideranno di fare, qualunque finale avrà questa stramaledetta storia, avrà un peso enorme, non solo nella sua vita, ma anche in quella di Rick. Non può fare a meno di pensare alla sofferenza nei suoi occhi, alla colpa insensata che ha provato immediatamente nei suoi confronti per essere il figlio dell’uomo che le ha tolto la gioia di avere sua madre vicina. L’uomo che ama, è il figlio di quel mostro e nonostante il dolore e il peso che questo comporta sul suo cuore, lui continua a preoccuparsi per lei, solo per lei…
Si può non amarlo?
La porta della stanza di Martha è socchiusa, lei ed Alexis si sono addormentate, tenendosi per mano, sullo stesso letto. In mezzo a loro c’è una scatola rettangolare di latta smaltata di bianco, con dei motivi floreali multicolori dipinti sul coperchio. E’ piena di vecchie fotografie e altre sono sparse sul letto e perfino per terra. Le stavano sicuramente guardando, risucchiate in una spirale di nostalgia e di dolcezza, quando sono state sorprese dalla stanchezza. Una di quelle foto a terra vicino alla porta, ritrae un bambino.
Non riesce a trattenersi, entra piano e si china a raccoglierla.
Il piccolo Richard Alexander sorride all’obiettivo. Non è cambiato molto da allora, ha sempre quell’aria bambinesca e quel sorriso aperto che ti infonde sicurezza, ma soprattutto i suoi occhi non sono cambiati. In quella foto avrà avuto non più di 5 anni, da allora è passato non solo il tempo, ma attraverso questo, per lui, ci sono stati gioie, dolori, sogni, rifiuti, successo, fama, popolarità, due matrimoni falliti e una figlia, il tutto contornato da quel vuoto immenso che è sempre stato il suo passato. Eppure i suoi occhi sono sempre gli stessi, scintillanti e furbi, maliziosi e dolci, curiosi e innocenti. Passa le dita sul viso di quel bambino e non può fare a meno di pensare che il suo sguardo è rimasto uguale, perché sua madre lo ha allontanato da una vita che lo avrebbe segnato per sempre. Se Martha non avesse scoperto chi era realmente il padre di suo figlio, se non avesse finto di essere quella che non era, forse quel bambino, una volta cresciuto, sarebbe diventato l’artefice del suo dolore e complice dell’omicidio di sua madre… e paradossalmente, senza di lui al suo fianco, lei non ne sarebbe mai uscita! Chiude gli occhi, deglutisce e sospira. Posa la foto sul letto e si sofferma a guardare la madre e la figlia dell’uomo che ama e sorride. Sorride grata al coraggio e al dolore di quella donna, grata all’affetto di quella ragazzina nonostante tutto, grata della notte appena trascorsa che, improvvisamente, l’ha risvegliata da un sonno lungo 13 anni, grata al suo capitano per averle dato le risposte che cercava.
Esce nel più assoluto silenzio, si avvicina alla camera di Castle e mentre ruota la maniglia, appoggia l’orecchio alla porta, come se volesse essere sicura che sia vuota. Entra, ma solo di un paio di passi e si sofferma a osservarla. La si potrebbe immaginare sontuosa e piena di cose costose e vistose, come lui si fa vedere agli occhi del pubblico, invece è bella, elegante, arredata con gusto raffinato e soprattutto dai colori caldi.
Come lui è, realmente.
Tutto in quella camera riflette Rick, il suo profumo è ovunque. Chiude gli occhi e lo assapora.
Lo stesso profumo che la notte precedente l’ha cullata, facendola addormentare come inebriata e intontita da quella meravigliosa fragranza, che non è solo il contenuto di un flacone di cristallo, ma è l’essenza che si sprigiona a contatto della sua pelle. Quel profumo, su un altro uomo, non avrebbe avuto lo stesso odore e lo stesso effetto che ha su di lei.
E’ così persa in quella strana e piacevole sensazione, che sussulta quando le braccia di Rick le cingono la vita. Non lo ha sentito arrivare. Non ha sentito la porta d’entrata aprirsi e poi richiudersi. Non lo ha sentito salire le scale e adesso lui è lì, abbracciato a lei e l’ha scoperta a curiosare in camera sua. Si gira di colpo, come se fosse stata colta in flagrante a rubare. Lo guarda imbarazzata e cerca di dire qualcosa, ma si perde dentro ai suoi occhi.
-Ti ho spaventata?-
Le chiede lui, accarezzandole i capelli e anche se è quasi buio, si accorge che il suo viso è diventato color porpora.
-Che hai?-
Lei abbassa lo sguardo.
-Non vorrei pensassi che stavo curiosando in camera tua.-
Lui sorride e lei diventa ancora più rossa.
-Hai conservato i documenti qui dentro ed io volevo dargli un’altra occhiata, così…-
-Così sei venuta a curiosare in camera mia!-
Risponde lui serio, corrucciando la fronte e allontanandosi da lei, che resta immobile senza rispondere.
-Detective Beckett, non hai fatto una cosa molto carina! Questo da te non me lo sarei mai aspettato.-
Lei si sente avvampare, se avesse trovato lui nella sua camera da letto e senza il suo permesso, al solo pensiero che poteva curiosare tra le sue cose più intime, lo avrebbe strangolato.
-Beckett… Beckett!-
Lei si volta e lui sorride, le prende il viso tra le mani e la bacia sul naso.
-Come fa una detective della omicidi, coraggiosa e impavida, ad essere così teneramente stupidina in certi momenti?-
Lei si divincola, dandogli un pugno sul petto.
-Stupidina?-
-Ma teneramente… ho detto teneramente… stupidina!-
Ribadisce lui, sollevando le braccia in segno di difesa e lei non può fare a meno di ridere e abbracciarlo. Restano così un paio di secondi, poi Rick improvvisamente, la stringe più forte a sé, ma lei ha la sensazione che quella stretta, più che un abbraccio sia una richiesta di protezione. Lo guarda preoccupata.
-Stan sta bene?-
Gli chiede, pensando che fosse in ansia per l’amico. Lui fa cenno di si con la testa, ma non lascia la stretta.
-Che è successo davvero? Ryan ha detto solo che stava bene e che lo hanno rapinato, ma c’è di più, non è vero?-
Lui annuisce ancora.
-Mia madre e Alexis?-
-Si sono addormentate, erano sfinite!
Castle chiude la porta e la fa sedere sul letto.
-I sospetti di Lanie e Stan erano fondati. Il dottor Jensen ha ricevuto delle minacce. Gli hanno sgozzato il cane e gli hanno fatto capire che sarebbe successa la stessa cosa ai suoi bambini, se non avesse omesso la verità sull’autopsia di Freeman.-
Beckett stringe gli occhi e le labbra in segno di rabbia ed esasperazione e aspetta in silenzio che finisca di raccontare.
-Jensen non ha ammesso niente, ma Stan era deciso ad andare comunque dal giudice ad esporre la sua teoria. Mentre si recava al suo ufficio c’è stata l’aggressione, ma non è stata una rapina. Lo hanno minacciato. Hanno capito che non si sarebbe arreso e anche senza il permesso per una nuova autopsia, questo avrebbe potuto mettere una pulce nell’orecchio del giudice. Così hanno cercato di fermarlo.-
Si china davanti a lei e le stringe le mani, evitando accuratamente di accennare anche alle minacce a Lanie.
-Per fortuna non sta messo male, anzi si è arrabbiato così tanto, che è partito in quarta. L’ho lasciato in tribunale, mi chiamerà appena avrà la decisione del giudice. Forse riusciamo a fare ripetere l’autopsia.-
Si alza e si avvicina alla finestra. Guarda fuori le luci che cominciano ad illuminare la città, non ancora avvolta completamente dal buio e resta in silenzio.
Sente lo sguardo di Kate sulle spalle. Tra un attimo gli chiederà che altro c’è e lui non sa ancora cosa le risponderà. La chiacchierata con il suo amico a quattro zampe non gli ha dato nessuna soluzione. Non sa ancora se le dirà della discussione con il governatore. Non sa ancora se le dirà che ha fatto quattro chiacchiere con il drago. Non sa ancora se le dirà che suo padre, ha rapito Jim. Non sa ancora, se prenderà quei documenti e li porterà a Jordan, senza dirle niente.
-Che altro c’è Rick?-
Sospira quando sente la domanda. Ecco che la scena immaginata nella sua mente pochi secondi prima, si materializza in quel sussurro. Si volta e si siede accanto a lei sul letto. Le mani sulle ginocchia, dritto con lo sguardo a terra.
-Lo stai facendo ancora Castle! Non mi guardi.-
Certo che non ti guardo. Se lo facessi leggeresti tutto quanto, come se dentro ai miei occhi ci fossero un paio di pagine scritte da me.
Lei china il viso verso di lui e lo costringe a guardarla. Quella rughetta è lì, ferma e profonda al centro della sua fronte.
No, non ti dirò niente. Ora con una scusa qualsiasi esco, porto i documenti a Jordan e non ti dico niente.
La rughetta è ancora lì, accompagnata adesso da labbra strette e mandibole serrate.

No, non posso. E’ tuo padre e devi sapere la verità. Non posso prendermi una responsabilità così grande, hai il diritto di sapere… e di decidere!


Continua...




Angolo di Rebecca:

Uhhhhhh... Nesbit era propri************* arrabbiato!!!
Tanto torto non ha, ma in effetti di chi ci possiamo fidare?
(Comincio a chiedermelo anch'io! :p)

Kate, invece, è ancora ignara di tutto...
La calma che prova al momento, pensando alla sua vita e a Rick,
sparirà tra poco... 
Tempesta!!!

  
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