INIZIO DELLA MAGIA NERA
16
Gennaio 1986 - Casa
<<
E’ solo un ’illusione ottica… le spade,
una volta inserite nella Scatola
Trafitta, dalla posizione del pubblico, sembrano riempire tutto lo
spazio
all’interno della Scatola, ma… proprio qui avviene
il trucco del gioco. In
realtà di spazio ce n’è eccome: la
giovane assistente all’interno della cassa
risulta essere comodamente agiata su un fianco >>.
<<
Come?! Vuoi dirmi che in realtà l’assistente non
è trafitta dalle spade ma…
semplicemente sdraiata dentro la cassa?! >>.
<<
Certo figliuolo. Tutta la magia, con i suoi numeri e le sue ambigue
metamorfosi, avviene grazie alla disillusione della realtà
>>.
<<
Cioè?! >>.
<<
Cioè, grazie al semplice utilizzo della geometria e delle
sue più basilari
formule, un mago, con la sua abilità, può far
credere qualunque cosa egli
voglia al pubblico… nessuno oltre a lui ed i suoi assistenti
capirebbe mai il
trucco perché la loro
percezione
della realtà è deviata dalla capacità
del mago stesso… >>.
<<
Quindi essere mago è come… essere un truffatore?
>>.
<<
No, Eros… un mago è un prestigiatore. Un mago
è una persona di grande
genialità, perché riesce a creare una
realtà illusoria ed ambigua grazie al
semplice uso dei suoi gesti, una realtà che sostituisce,
nella mente di chi sta
a guardare, quella reale >>.
<<
Ma… non capisco… quindi la magia non è
altro che un insieme di semplici… trucchi
del mestiere? >>.
<<
In un certo senso, si, figlio mio >>.
<<
Ma quindi… la vera magia,
quella
delle streghe e dei potenti maghi neri medievali… non
esiste? >>.
<<
E’… è… >>.
<<
Cosa, papà? >>.
<<
E’ tardi… ficcati sotto le coperte: domani ci
aspetta un grande giorno!
>>.
<<
Ma d… >>.
<<
Niente repliche, avanti… buona notte >>.
<<
Buona notte papà >>.
18
Gennaio 1986 – Incontro con Merlino
Bussò
alla marcia porta di legno rossa.
Dei
passi dietro di essa.
Vari
lucchetti che venivano aperti.
Cigolando
brevemente la porta si aprì di scatto ed un uomo enorme, con
due gambe grosse
come due pilastri, ringhiò come un cane verso di lui.
<<
Allora, qual è la nostra
parola?
>> chiese con la bava alla bocca. L’altro
sorrise.
<<
Ciao Nick >> disse con un tono semplice.
L’energumeno lo squadrò per un
secondo e poi si fece da parte per lasciarlo passare. Si richiuse
dietro la
porta.
<<
‘Sta fermo li >> gli intimò ancora.
Chiuse vari lucchetti e catene, si
assicurò che la porta fosse ben chiusa, poi si
voltò verso l’altro.
<<
Tu devi essere uno nuovo, o sbaglio? >> chiese.
<<
Si, mi chiamo Ghoro Averna, ed il mio nome
da Fratello è ancora da decidere >>
affermò guardandosi velocemente
intorno. Vide una stretta scala che scendeva verso il basso,
oscurandosi ad
ogni gradino sempre di più. L’uomo mastodontico
gli sorrise di rimando e gli
porse una mano in segno di benvenuto.
<<
Bene! Io sono Oppugno…
noto con
piacere che hai recitato correttamente la formula… chi ti ha
iniziato?
>>.
<<
Merlino >> rispose
Ghoro.
Si
dipinse sul volto di Oppugno un’espressione stupita. Sorrise
ancora di più
verso il nuovo arrivato.
<<
Bene, se è stato veramente il Vecchio Uomo in persona ad
iniziarti allora vuol
dire che dovremo aspettarci grandi cose da te! >> gli
disse
confidenzialmente. << Giù per le scale
>> aggiunse poi con
semplicità, sedendosi su di una sedia traballante. Ghoro lo
salutò e scese
lentamente le scale, impaurito ad un tratto dall’atmosfera
cupa e maligna che
quel luogo emanava. Toccò una parete e sentì il
braccio indurirsi, come se li
fosse in atto l’opera stessa del demonio.
“Forse
avrei dovuto fare a meno di fidarmi di quel merlino
li…” pensò “forse sto solo
facendo qualcosa di palesemente sbagliato… forse…
dovrei tornare a casa…”. Ma i
suoi piedi non lo ascoltavano più.
In
fondo alle scale c’era soltanto una porta, questa volta
interamente nera, che
aspettava di essere aperta. Bussò.
Niente.
Nessuna
risposta, nessun rumore dietro di essa.
Bussò
ancora.
Bussò
una terza volta: la porta fu aperta. Un uomo vestito di nero, con al
guinzaglio
un cane, lo accolse con un sorriso.
<<
Salve Ghoro >> gli disse. Ghoro lo riconobbe: gli venne
spontaneo inchinarsi
brevemente, con il capo, in tono reverenziale.
<<
Salve a te Merlino >> rispose. L’altro rise
compiaciuto sistemandosi la
nera e lunga chioma di capelli.
<<
Parlami pure come parleresti con tuo figlio >> gli disse
Merlino
posandogli una mano sulla spalla destra << non sono un
Re! >>
concluse.
Lo
condusse attraverso un altro corridoio buio fino ad un’altra
porta. Dietro,
rumori, scricchiolii sinistri, cupi borbottii si udivano, attutiti
lievemente
dalle pareti e dalla stessa porta. Sopra di essa ci stava
un’incisione.
Apprendi,
Stregone
Merlino
sorrise quando vide che l’aveva letta.
<<
Bene Ghoro… sei veramente pronto per questo? Te ne ho
parlato solo vagamente
nel nostro primo incontro, e di più non avrei potuto
dirti… questa è una cosa
da provare e vedere con i propri occhi… sentire e gustare
con le proprie mani e
la propria bocca… soffrire e patire con la nostra
mente… >> disse. Ghoro si sentì
morire dentro. “Cosa sto facendo?”.
<<
Allora? >> disse ancora Merlino << Vuoi
entrare? >> chiese.
“No
“ pensava disperatamente Ghoro. “Non lo farei per
tutto l’oro di questo
mondo!”. Non si era accorto però che mentre
pensava quelle cose, la sua bocca,
sfruttando forse il momento di distrazione, aveva gia risposto.
<<
Si >>.
Venne
aperta la porta. Entrò.
Si
richiuse con un tonfo sordo.
19
Gennaio 1986 - Casa
<<
Ehi Eros, sai dov’è papà?
>> gli chiese la mamma.
<<
No, non lo vedo da ieri, mamma… Perché, non
riesci a trovarlo? Pensavo che tu
sapessi dove si trovasse! Per questo non mi sono posto il
problema!>>
rispose il figlio. La giovane donna deglutì affranta,
fermandosi per qualche
secondo dal pulire le stoviglie.
<<
No… >> rispose ad Eros.
<<
Non ti preoccupare, mi aveva detto che oggi pomeriggio sarebbe stato
impegnato
in qualcosa di
particolare… Non c’è
nulla da temere: rientrerà per cena >>
concluse in tono evasivo.
<<
Ma… cosa deve fare papà? Anche ieri è
stato fuori per molte ore… cosa sta
combinando? >> chiese ancora Eros. Sua madre attese
qualche secondo prima
di rispondere.
<<
Ecco…cose di lavoro… >> rispose con
lo stesso tono di prima. Eros si
convinse che i suoi genitori gli stavano nascondendo qualcosa.
<<
Deve preparare un nuovo numero? >> le chiese ancora,
squadrandola dubbioso.
Lei lo guardò con una strana espressione.
<<
Si… >> mentì. <<
Aveva detto che desiderava ideare qualcosa di
nuovo assieme a Robert… un numero sensazionale di assoluta
illusione… >>
disse usando al momento le parole che suo marito Ghoro le aveva detto
più o
meno sette anni fa, prima che Eros nascesse.
<<
Ma allora… torna a casa per l’ora di cena?
>>.
<<
Si, Eros… mangeremo tutti insieme questa sera
>>.
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No.
Ghoro non tornò a casa per la cena, ne tornò mai
più a casa loro.
Sparì
semplicemente come sparivano le sue assistenti, durante i suoi numeri
di magia.
Dov’era
andato?
Non
si poteva saperlo.
Cosa
aveva fatto?
Non
si poteva immaginarlo.
Eros
rimase a casa da solo, e per un mese non si rassegnò al
fatto che il papà,
alfine, se n’era andato. Ogni mattina si alzò dal
letto andando a controllare
che accanto a sua madre ci fosse anche il padre…
No.
Non
c’era ovviamente.
Pianse
il giorno dopo che fu trascorso quel mese di false speranze, e pianse
veramente
tutto. Per una settimana rimase piegato su se stesso, nel suo dolore,
inconsolabile. La madre provò a consolarlo, ma non ci
sarebbe mai riuscita da
sola: era anche lei affranta per la “fuga” del
marito così improvvisa e fredda…
come avrebbe potuto aiutare suo figlio? Innanzitutto sarebbe stato
necessario
fosse riuscita ad aiutare se stessa… non sarebbe stato
possibile.
Perché
Ghoro Averna era stato un vero padre di famiglia. Aveva sempre posto la
moglie
ed Eros in primo piano, sempre stampati nella sua mente, ed ogni giorno
cercava
di rendere la loro vita migliore e più felice. Era un ottimo
mago, e le sue illusioni, come era
solito chiamarle
lui, erano semplicemente stupefacenti molti dicevano che un giorno,
quel
piccolo mago di provincia, sarebbe diventato di fama internazionale. Lo
stesso
Eros era convinto che dentro suo padre ci fosse una luce particole che
agli altri
maghi mancava, che rendeva i suoi numeri ancora più speciali
ed ancora più
coinvolgenti. Ancora più follemente meravigliosi.
L’unica cosa che ad Eros
dispiaceva era che non gli avesse mai voluto insegnare qualcosa di
magia.
Strano,
vero?
Strano
che un mago affermato come non lui non volesse che il figlio seguisse
le sue
orme. Strano che non avesse mai voluto che egli imparasse la sua arte.
Eppure
Eros avrebbe sempre voluto imparare… ma quante volte gli era
stato negato!
Ghoro diceva che lo faceva per il suo bene, di non insegnargli nulla,
che così
si sarebbe tenuto fuori dai guai del mestiere. Così diceva
sempre, scherzando
quando pronunciava noncurante “guai del mestiere”,
come per distrarre il
figlio.
Lui
voleva proteggerlo. Voleva che Eros crescesse come tutti i normali
bambini,
immuni dalle ombre indecifrabili della magia.
Strano,
vero?
Perché
allora andarsene così improvvisamente senza motivo?
Magia.
18
Gennaio 1986 – Incontro con Merlino
Non
appena varcò la soglia, e la figura di Merlino si
levò dal suo campo visivo,
Ghoro Averna rimase allibito.
Si
trovava in una stanza nera, dall’atmosfera cupa e diabolica.
Quasi non si
notava la differenza tra pavimento e pareti… come se fosse
entrato in una
realtà infinita. Una realtà maledetta.
Sopra
sporche mensole di legno sulle pareti, teschi, crani in decomposizione,
arti
umani, barattoli di sostanze orripilanti, occhi in putrefazione e
piccoli
statuette in legno o ferro, raffiguranti momenti di puro dolore.
Pendenti dal
soffitto tramite robusti catenacci, stavano delle piccole gabbie, e
dentro
mostri sanguinolenti e uomini mutilati davano libero sfogo alla loro
voce, che
nel mezzo del roco brusio incontenibile che c’era in quel
luogo era come un
lieve sussurro…
Cadaveri
di bambini seminudi mostravano ancora nel loro volto
l’espressione morente del
sacrificio.
Cani
abbaiavano…
…
stregoni urlavano …
Vedeva
tutto questo, incapace di muovere un solo muscolo, sentendosi addosso
lo
sguardo compiaciuto di Merlino. Questi gli posò entrambe le
mani sulle spalle.
<<
Allora? >> chiese semplicemente, con un guizzo malvagio
nello sguardo.
Ghoro distolse a fatica lo sguardo dalla stanza…
l’osservò con gli occhi
spalancati di chi ha veduto un fantasma. Merlino sorrise ancora di
più,
stringendo la sua presa sulle spalle dell’uomo.
<<
Come ti sembra la nostra umile dimora? >> chiese ancora.
Ghoro scosse il
capo lentamente.
<<
Cos’è…? >> chiese con un
sussurro.
<<
Beh… >> rispose Merlino facendolo avanzare
contro la sua voglia
attraverso il luogo di sangue.
<<
Ti spiegherò tutto fra una ventina di metri…
>>. Proseguirono oltre e
tutti gli uomini incappucciati che incrociarono il suo sguardo lo
salutarono
con uno strano segno delle mani, prima di continuare le loro
occupazioni.
Merlino rispondeva come un padre magnanimo e gentile che controlla gli
hobby
del figlio. Passarono
un’altra porta.
--------------------------------
<<
Quella che abbiamo appena passato è
<<
E’ il luogo dove immoliamo al nostro Dio i nostri sacrifici e
chiediamo
clemenza… o dove castighiamo coloro che in un modo o
nell’altro si sono resi
dei nostri nemici >> concluse con un sorriso strano.
Ghoro
comprese.
Comprese
che gli era stato fatto vedere quello che capitava ai nemici, proprio
perché
non diventasse anche lui un nemico… che non scappasse
lontano a raccontare ciò
che aveva appena visto e sentito… che avesse saputo fin da
subito che
altrimenti sarebbe stato anch’esso catturato ed ucciso
brutalmente, come i
bambini che aveva visto poco prima, vittima scarificale di
chissà quale demone
dell’Inferno.
“Non
posso restare ancora qui…” pensò.
“Potrei morire da un giorno all’altro! Io non
sono un assassino od un folle! Io sono solo un prestigiatore e sto
entrando in
un mondo troppo pericoloso e grande per me…”.
Lanciò
un rapido sguardo al volto di Merlino e capì che era stato
letto nel pensiero.
Il suo sguardo era ora
più serio ed i
suoi occhi più aperti.
<<
Imparerai con il tempo ad oscurarmi i tuoi pensieri >>
affermò
semplicemente.
<<
Ma non sperare che per ora, ed i prossimi due anni di permanenza tra di
Noi
>> disse calcando quest’ultimo concetto
<< tu possa solo
lontanamente riuscirci >> concluse.
Era
in trappola.
Fregato
dalla sua stessa curiosità, dal suo stesso sogno: scoprire
la vera magia di cui
suo padre aveva sempre parlato. Ma ora che l’aveva scoperta,
ed aveva capito
quanto subdola e terribile poteva essere, non riusciva più a
capacitarsi del
suo enorme errore. Non riusciva a capire perché non avesse
semplicemente
ignorato le parole che Merlino, durante il loro primo incontro, gli
aveva
detto.
“La
magia esiste!” era solito dire suo padre.
“E’ in ognuno di noi… bisogna solo
trovare il proprio slancio verso l’ignoto e
l’oscurità… e
volare…”. Quelle
erano le parole che sin da piccolo lo avevano affascinato. Il motivo
perché
aveva deciso di diventare un mago.
<<
N-non… ? >> cominciò Ghoro. Fu
interrotto immediatamente da Merlino.
<<
No >> disse semplicemente.
<<
Da qui non te ne vai più, se non quando te lo dico io, come
te lo dico io
>> concluse. La disperazione entrò in Ghoro. E
la disperazione spesso
porta a fare azioni molto stupide.
Colpire
uno stregone nero in pieno petto con un semplice pugno E’ una
di queste.
Il
pugno attraversò il corpo del mago, proprio un attimo prima
che svanisse.
Ghoro, con grande costernazione, rimase da solo nella stanza. Qualche
secondo
più tardi una mano lo chiamò da dietro
poggiandosi sulla sua spalla.
<<
Credo proprio che ora tocchi a me colpire, no? >> disse
la voce calma di
Merlino, il suo volto era segnato da pura collera. Socchiuse gli occhi
e Ghoro
fu scaraventato con una fiammata ed un fulmine fino all’altra
parete del
corridoio dove si trovavano, andando a sbattere contro una porta di
legno
massiccio.
<<
Ouch… >> mugolò con un filo di voce
incapace di muoversi. Sentì che gli
mancava il respiro ed un senso di vuoto alla testa lo percuoteva come
la
peggiore delle torture. Fu rimesso in piedi da una mano violenta.
<<
Tentativo idiota… ma avrai modo di imparare >>
disse Merlino. Poi scoppiò
a ridere e lo rigettò a terra.
Cadde
rovinosamente.
Svenne.