“E la sera nelle zone artigianali per tradirsi
e per brillare come le mine e le stelle polari”
Si buttò sul letto, la ragazza.
Si buttò di peso, senza pensarci, con quella felpa e quei pantaloni che aveva la prima volta che era andata sulle montagne russe, indossava ancora i brividi e la nausea di quel giorno assieme a quei vestiti.
Si sentiva inconsolabile, si sentiva vuota, si sentiva incazzata a morte. Si sentiva così sè stessa, si sentiva sicura nei suoi panni ma avrebbe anche voluto scappare dal suo corpo, dividersi in due, prendere un treno per chissà dove e perdersi in una città a lei sconosciuta.
Solo che con la sua anima non voleva starci.
Solo che era troppo scossa, troppo nervosa, troppo frustrata e troppo tutto, odiava quando si accaldava così tanto e non andava d’accordo con la sua testa, si scindeva in due e non ci stava bene in sè.
Gocce salate scendevano, si posavano sui suoi capelli-tramonto e si impigliavano là, lavando via il suo disappunto interiore.
E si addormentò così, incompleta e incompresa; avrebbe riaperto gli occhi dopo aver cancellato tutto, calmato il suo cuore.
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Note dell’autrice.
Io... mh, boh. Non so nemmeno come mi è uscita questa “cosa”.
Diciamo che sono appena tornata da una serata che mi ha procurato un mal di fianchi dal nervosismo e una tristezza assurda, poi metteteci Vasco Brondi ed è finita, adieu.
Ecco, tutta questa “cosa”, che non è altro che un piccolo sfogo sottoforma di storia, è stata completamente ispirata da “Quando tornerai dall’estero” (http://www.youtube.com/watch?v=1BM2Cjn-Ld4) di Brondi.
Niente, non spero ci abbiate capito qualcosa, ma non so, mi farebbe piacere sapere che qualcuno ha provato mai quella sensazione di stomaco stritolato dalla frustrazione e dalla rassegnazione, sentimenti che assieme sono micidiali. Chissà che non nasca una bella storia, se la mia mente vorrà collaborare.