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Autore: Violet Tyrell    26/06/2012    4 recensioni
Chi era, Minos, prima di abbracciare la causa di Hades?
Lui stesso lo aveva dimenticato, e non si poneva più domande strane su cosa fosse meglio; da quando era giunto in Ade, Minos aveva trovato la propria dimensione e non sentiva la mancanza di quella vita terrena che aveva vissuto per tanti anni.
Minos- Giudici - Nuovo pg.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grifon Minos, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Der Puppenspieler Riciao a tutti, ecco con il nuovo capitolo :=) sempre grazie a chi legge e recensisce^^





Der Puppenspieler



Minos era una persona molto precisa e metodica: come non mancava l'ordine nel suo Tribunale in Ade, la stessa cosa accadde per quella cattedrale. Abitata da pochi skeletons e da alcuni spectre minori, divenne ben presto posta sotto il suo comando: nessuno si lamentò della presenza dei due ospiti, al contrario erano sempre pronti ad assecondarli.
Anzi, ad assecondare lui: si era sparsa la voce che il temibile Giudice pretendesse che Elise se la cavasse da sola il più possibile, pertanto tutti si adeguarono a quegli ordini. La ragazza veniva servita se si trattava di cibo e di tenerle in ordine la spartana stanza che le era stata assegnata, ma nessuno faceva nulla in più. Se cadeva a terra durante gli allenamenti doveva alzarsi da sola, lo stesso se si feriva o si azzardava a provocare Minos troppo spesso.
E la routine che il Giudice le aveva imposto era terribile; la prima mattina era stata letteralmente tirata giù dal letto dai suoi modi che la ragazza definì barbari e da selvaggi. Le urla della giovane apprendista erano state terribili, ma era rimasta colpita dall'evidente indifferenza dipinta sul volto di Minos: quell'essere disgustoso non si era neppure imbarazzato nel rendersi conto che indossava una veste semi trasparente che le arrivava a malapena alle ginocchia. Anzi, quando gliel'aveva fatto notare, si era limitato a ridacchiare, come se avesse ascoltato un divertente aneddoto; Elise era diventata tutta rossa in volto, ma l'imbarazzo era cessato dato che Minos si era limitato a dirle che aveva meno di cinque minuti per presentarsi all'addestramento. Si era chiuso la porta della stanza dietro le spalle, ed Elise non aveva potuto fare a meno di chiedersi se fosse un'abitudine per lui andare a trovare le ragazze a quell'ora.
Ma la lezione le era servita: Minos, che aveva temuto una replica di quel comportamento, il giorno dopo notò con piacere che Elise si era fatta trovare addirittura in anticipo pur di evitare un'altra sorpresa da parte sua. Il Giudice non era più stato costretto a tornare su quell'argomento, comprendendo che la ragazza aveva già capito da sola come comportarsi riguardo alla puntualità; tuttavia non era bastato a placare l'animo irruento della ragazza che, non appena le si presentava la possibilità, cercava di mettere i bastoni tra le ruote a Minos, complicandogli la vita.
Si trattava di gesti per lo più innocui - come quando gli aveva portato via di nascosto l'armatura, nascondendola in un tombino, oppure come quando aveva cercato di imbrogliarlo con il cibo, facendo finta di volergli servire una torta gustosa che si era premurata personalmente di riempire di sale. Non le piaceva cucinare anzi, era la cosa che detestava di più al mondo, però aveva voluto ugualmente fargli quei dispetti; Elise sapeva di non poter effettivamente competere con la forza del cosmo di Minos, perciò cercava di fregarlo con la sua diabolica astuzia. A cui inevitabilmente seguiva una punizione; Minos ci teneva a farle capire chi dei due era il sottoposto, pertanto non perdeva occasione per fare sfoggio della propria forza. Pur senza esagerare, non troppo per lo meno.
Di rado un allenamento terminava senza ossa rotte o altri tipi di ferite, ma i primi risultati cominciavano a esserci; Minos era ancora deluso perchè la volontà ferrea di Elise stava ritardando il lavoro psicologico della stella malefica, ma se non altro aveva cominciato a capire come sfruttare il proprio cosmo. La ragazza faceva progressi lenti, ma costanti, anche se non si poteva dire la stessa cosa riguardo al suo carattere: da parte sua sapeva di non facilitarle le cose, ma non provava alcun dispiacere nel ricordarle che era lui a comandare tra loro.
Il luogo d'allenamento era la famosa Foresta Nera, là dove sorgeva anche la cattedrale: per quanto avesse accettato quella missione  - che era spesso noiosa e particolarmente complicata a causa del temperamento di Elise -, sentiva la mancanza dell'Ade e del silenzio del Tribunale. Era sempre informato su ciò che accadeva nel suo mondo, ma non era la stessa cosa.




***




"Allora, come procede?" Minos non diede segno di volersi avvicinare, standosene seduto su quella roccia a osservare l'esercizio di Elise; quello che le aveva imposto di fare era l'ennesima punizione per espiare uno dei suoi tanti peccati. L'allieva si era permessa di schiaffeggiarlo dopo aver subito l'ennesimo rifiuto di lasciarla tornare a casa propria, a Londra; Minos aveva più volte spiegato a Elise che non poteva rivedere la sua famiglia, ma la ragazza continuava a ribellarsi. In un impeto di impulsività aveva alzato le mani su di lui, arrivando addirittura a colpirlo con violenza sul volto.
In pochi secondi però se ne era pentita; la punizione consisteva nell'arrampicarsi a mani nude - e senza l'ausilio del cosmo - sulla parete della cattedrale, per almeno seicentosessantasei volte. L'espressione di Elise gli aveva rivelato quanto profondo e radicato fosse il disgusto che provava nei suoi confronti, ma non aveva pensato di modificare ciò che le aveva detto; in un certo senso le poteva anche servire quel genere di allenamento, ed era rimasto pigramente seduto a osservarla. In particolare si era quindi assicurato che portasse davvero a termine l'esercizio, consapevole che la ragazza avrebbe cercato qualunque pretesto pur di non eseguirlo: Minos sapeva di averle chiesto uno sforzo immane, ma la parte vendicativa del suo essere non gli consentiva di avere pietà di lei.
"Piantala di provocarmi e fammi riposare! Guarda in che stato sono ridotta!" Elise perse la calma, ricadendo a terra per l'ennesima volta: non era mai stata portata per l'esercizio fisico, e trovava particolarmente gravosa quella punizione. Mostrò le mani sporche del proprio sangue, segno che tutti i tentativi di scalare la cattedrale cominciavano a essere  inutili. Soprattutto se pensava al numero spropositato che le aveva imposto; Minos osservò quasi divertito le mani della ragazza, come se trovasse divertenti le sue parole."A volte penso che se tu fossi un po' più gentile, potrei quasi sforzarmi di esserlo a mia volta".
A Minos in verità della gentilezza di Elise non importava nulla, tuttavia gli avrebbe fatto comodo un atteggiamento meno scostante: era consapevole di renderle difficile la vita, ma lui aveva un compito da portare a termine e lei lo stava deliberatamente ostacolando. La sua parte umana era ancora troppo attaccata alla vita mortale, e l'essenza della stella faticava a esprimersi liberamente: era come se Elise stesse sfidando una sè stessa che ancora non esisteva.
"Che brutta faccia tosta! Io, gentile?! Ma se quando lo sono non fai che accusarmi di essere disonesta!" Elise non strillò solo perchè non aveva più fiato nei polmoni: non avrebbe permesso a quel pazzo di capire quanto fosse esausta, aveva ancora un briciolo di orgoglio per cadere tanto in basso. Una risatina ironica ruppe il silenzio, ma per una volta decise di non provocare l'ira di Minos, che pareva più tranquillo del solito. All'improvviso tutto si fece buio, come se qualcuno avesse spento improvvisamente la poca luce che c'era; ormai l'inverno era definitivamente arrivato e le basse temperature di novembre non la aiutavano quando doveva allenarsi all'esterno. Mosse le braccia e disse qualcosa, ma senza capire che stava chiedendo un aiuto; il corpo della ragazza non toccò mai terra perchè le braccia di Minos la sorressero prima che accadesse.
Forse era meglio così, che lei non sapesse della sua intenzione di farle interrompere l'esercizio, non avrebbe ricordato che era stata appoggiata sul suo letto proprio da lui; aveva pensato di delegare uno skeleton, ma alla fine si era deciso a farlo di persona. Dopotutto non era un impegno gravoso e di certo Elise non lo avrebbe infastidito dato che il suo peso era nella norma; rimase a osservarla per alcuni minuti, sorprendendosi nel vedere quell'espressione tanto remissiva e pacata quando di solito non faceva che comportarsi come un piccolo demonio.
"Veglia tu su di lei, d'accordo? Almeno durante la mia assenza". Il Giudice si rivolse freddamente al gatto che era improvvisamente balzato sul letto, a fianco della sua padrona: quella sarebbe stata una sorpresa per la ragazza, che di certo non si aspettava di vedere il proprio Sugar lì a farle compagnia. Minos lo aveva recuperato di persona proprio quella mattina, quando si era recato a Londra per controllare la situazione: lo aveva riconosciuto subito, anche perchè stava miagolando con insistenza nell'esatto punto in cui lui aveva portato via Elise tante settimane prima.
Stranamente il gatto non aveva cercato di sfuggire, al contrario si era fidato della sua mano. Chissà che non potesse essere d'aiuto ad ammorbidire un po' la ragazza, gli avrebbe fatto comodo non dover costantemente discutere con lei. Si chiuse la porta alle spalle, dirigendosi verso l'ala della cattedrale che si era riservato per sè: aveva un sacco di lavoro a cui prestare attenzione, e preferiva approfittare del tempo che sarebbe servito a Elise per riprendersi.




***



Elise rimase molto sorpresa nel vedere il suo amico a quattro zampe che l'aveva svegliata leccandole il volto; la ragazza per un momento si era detta di essere nel bel mezzo di un sogno, ma il felino era così reale da farle dimenticare di non essere più una bimba. Strapazzò di coccole Sugar, ma fu solo in un secondo momento che cominciò a chiedersi come mai il gatto fosse arrivato lì. Aveva subito pensato che fosse stato Minos a portarglielo, ma lo spectre si era limitato a ignorare la domanda, dicendole che se avesse trascorso troppo tempo a oziare l'avrebbe costretta ad allenarsi durante la notte.
Elise evitò di ricordargli che era solo colpa dei suoi dolci modi se era stata costretta a letto per parecchie ore, preferendo tacere ed evitare quindi l'ennesima punizione; quella sera lo spectre le aveva concesso di rinviare l'allenamento dato che era costretto a rientrare in Ade per una convocazione urgente. Alla ragazza non importava nulla di ciò che il maestro faceva, ma era felice che si allontanasse anche solo per un po' di tempo: in quel modo Elise sperava di poter cercare un modo per evadere. Da ben due mesi aveva cercato di fuggire, ma non era riuscita a mettere in pratica nessuna delle idee che le erano venute in mente; i suoi piani erano incompleti ed Elise non aveva nessuna voglia di farsi scoprire da Minos. Il Giudice era sgradevole di suo, ma se l'avesse sorpresa di certo la sua ira sarebbe stata incalcolabile.
Il freddo era pungente quella sera, ma ancora non nevicava; Elise era abituata alla pioggia che solitamente cadeva su Londra, mentre il clima tedesco era molto differente. La ragazza si allontanò un po' dalla cattedrale - seguita da Sugar - con l'intento di esplorare meglio i confini: sapeva che la barriera di Hades era piazzata ad alcuni chilometri dall'imponente edificio, ma voleva capire fin dove poteva spingersi senza essere intercettata. Erano trascorsi almeno venti minuti quando la ragazza percepì una presenza e si avviò in direzione di un lago; non aveva la minima idea di cosa avrebbe potuto trovare, ma non aveva nessuna paura. Per quanto odiasse Minos, doveva riconoscere che almeno aveva imparato alcune tecniche difensive interessanti; Elise si nascose dietro ad alcuni alberi per non farsi vedere, intenta a osservare la figura che si stagliava nell'acqua alla luce della luna. Chiunque fosse doveva essere completamente fuori di testa per fare un bagno a quell'ora di notte e col freddo che sicuramente gli pungeva la pelle.
Elise rimase a osservare per un po', incurante del fatto che lo sconosciuto non fosse vestito; la ragazza non aveva mai visto così da vicino un uomo nudo e doveva riconoscere che la visuale soddisfava il suo sguardo, anche se i lunghi capelli dell'uomo impedivano di carpirne l'identità. La ragazza strinse gli occhi per un istante, e solo quando l'altro scostò i capelli dal volto lo riconobbe: per un momento si sentì vacillare, per poi rimanere basita. Quello di certo non poteva essere davvero Minos, era semplicemente assurdo; visto a quel modo sembrava tranquillo, e non aveva nulla in comune con l'essere diabolico che la torturava continuamente durante gli allenamenti.
Si sentì arrossire vistosamente. "Allora, ti piace quello che vedi?"
Elise per poco non urlò; si girò e vide qualcuno che la osservava con aria divertita, come se la stesse osservando già da un po'. "Se vuoi ti aiuto ad avvicinarti senza farti notare, a Minos piacciono le avances mentre fa il bagno, sai?" E una risata seguì queste parole, anche se lo sconosciuto aveva tenuto la voce bassa per non farsi scoprire; provvidenzialmente aveva provveduto anche a coprire la bocca della ragazza con la sua mano, intuendo che per la sorpresa avrebbe potuto mettersi a urlare.
La ragazza cercò di fare delle domande, ma dalle sue labbra uscirono solamente dei mugugni incomprensibili; Elise notò che l'altro sembrava preoccupato di essere scoperto visto che l'aveva facilmente trascinata verso l'interno della foresta, a considerevole distanza da Minos che pareva non essersi accorto di nulla. Solo quando furono lontani l'altro tolse la propria mano, pulendosela nel mantello dato che Elise non era rimasta ferma un istante nel tentativo di parlare e la bava non gli piaceva poi molto.
"Ma dico, sei fuori di testa?! Se ci scopriva non si faceva certo problemi ad ammazzarci entrambi" strepitò furiosa la ragazza, infastidita sia dal fatto di essere stata sorpresa a guardare il proprio maestro mentre si faceva il bagno - cosa che non aveva mai avuto intenzione di fare -, sia perchè l'altro sembrava estremamente divertito. "E poi chi saresti?"
L'altro proruppe in una risata divertita, come se non fosse riuscito a trattenersi. "Giusto, non mi sono presentato. Aiacos, Giudice di Garuda, e tu sei sicuramente la piccola peste che Minos ha la sfortuna di addestrare. Devo dire che quando mi ha raccontato del tuo caratterino impetuoso ho creduto che scherzasse, invece è tutto vero! Forse non avrei dovuto interromperti, avrei potuto assistere al tuo tentativo di sedurre Minos arrivandogli alle spalle".
Elise sentì che la propria ira toccava punte altissime, oltre alle avvisaglie della vergogna che l'avevano fatta arrossire quasi più di quando effettivamente osservava lo spectre nell'acqua; se Aiacos non avesse specificato di essere il Garuda, la ragazza di certo lo avrebbe insultato, ma anche se arrabbiata sentiva di non poter correre un rischio del genere. Bastava già essere nelle mire sadiche di un Giudice, due non era certa che sarebbe riuscita a sopravvivere. "Non stavo seducendo nessuno, ero lì per caso, non potevo sapere che quell'idiota ha l'abitudine di ostentare spettacoli osceni solo per lavarsi" disse rabbiosamente la ragazza, ma all'improvviso si trovò a terra, la guancia in fiamme. Il divertimento di Aiacos pareva solamente un ricordo, in quel momento il suo volto era estremamente teso e gli occhi mandavano lampi infuocati.
"Se ti sento appellare ancora a quel modo il tuo maestro - che dovresti venerare e rispettare dato che perde il suo tempo con una nullità come te -, questo schiaffo ti sembrerà la cosa più dolce che tu abbia mai ricevuto in vita tua". Elise non dubitò neppure per un istante di quelle parole: il colpo l'aveva colta alla sprovvista, ma non aveva immaginato che Aiacos arrivasse addirittura al punto di difendere Minos. Era quasi intollerabile, ma per il momento decise di sorvolare e lasciarsi per l'ennesima volta umiliare. "In ogni caso ti ho osservata, eri lì già da un po', tanto valeva che ti fossi fatta avanti. Lo dico da mesi a Minos che certe questioni si risolvono solamente sotto le coperte, ma a volte mi sembra di parlare con un sordo".
Aiacos aveva ripreso - almeno in parte - i modi maliziosi con cui aveva stuzzicato Elise, anche se la sua rabbia non era certo diminuita; avrebbe quasi voluto punire di persona l'apprendista, ma non era stata affidata a lui, pertanto avrebbe lasciato che fosse Minos a sorbirsi quei modi di fare irresponsabili. Anche se doveva ammettere che se non altro non si trattava di una qualunque fallita: nessuno in Ade si sarebbe mai permesso di rivolgersi a lui o a qualunque altro Giudice in quel modo, e in un certo senso chi lo faceva poteva essere destinato a elevarsi appena sopra la media generale. Ma più di tutto gli piaceva mettere in imbarazzo la ragazza, anche perchè era sinceramente convinto di aver scorto nelle sue iridi un lampo di vero interesse mentre osservava l'amico e compagno di battaglie immerso in acqua. Sghignazzò.
"Non mi interessa quel prete, grazie". Elise sbottò rabbiosa: il suo primo istinto era stato quello di prendere a ceffoni quel Giudice tanto strafottente - persino più di Minos, cosa che non aveva creduto possibile fino a quel momento -, ma la guancia ancora bruciava per il dolore e l'umiliazione. Rimase tuttavia sorpresa quando l'altro rise di nuovo, sembrava non essere in grado di trattenersi.
"La verità è, carissima Elise, che sei solo invidiosa: la tua posizione attuale e futura non ti consentirebbe neppure di parlare con uno di noi Giudici senza permesso... Al massimo potresti servire come concubina, ma non avresti ugualmente alcuna speranza di un rapporto alla pari". Aiacos sapeva di dire la verità: a parte la totale assenza di donne nelle schiere di Hades - escludendo Elise, che era comunque ancora una semplice apprendista -, c'era una gerarchia da rispettare. Nessuno avrebbe mai osato suggerire che un Giudice scegliesse di legare il proprio destino sentimentale con quello di qualche sottoposto, a meno che non fosse una sua scelta precisa; ma finora non era mai accaduto, neppure nelle altre ere da quello che la storia dell'Ade raccontava. Come aveva previsto la ragazza si indispettì a quelle parole, e prese un'aria infastidita. "Non è assolutamente vero, se volessi lo potrei avere anche a occhi chiusi. Sarebbe lui a implorare di avere il mio cuore, non il contrario".
Elise aveva detto esattamente ciò che Aiacos voleva sentire; la ragazza, per quanto caparbia, non si era resa conto di essere caduta nella sottile trappola che lo spectre le aveva teso. Lui infatti aveva contato di arrivare ad ascoltare proprio quelle parole, così le sorrise come se l'idea gli fosse venuta in quel momento. "Veramente? Allora perchè non me lo dimostri? Fino a questo momento nessuna è riuscita a conquistare totalmente Minos, neppure Rosaria..." Aiacos lasciò cadere un'allusione che, ne era convinto, avrebbe molto interessato Elise; infatti la vide subito più circospetta, diffidente, ma non aggiunse altre parole a riguardo della misteriosa Rosaria. Chi fosse spettava a lei scoprirlo, bastava lanciare l'esca. "... Se tu ci riuscissi, potrei persino convincere la nostra Sacerdotessa - Pandora - a riservarti un ruolo più importante di quello che avresti quando la guerra contro Athena inizierà. Direi che entro la fine dell'anno dovrebbe riuscirti, no?" Ormai era solo questione di tempo e in Ade lo sapevano tutti, ed era anche consapevole di imbarcarsi in un progetto di difficile realizzazione: Pandora detestava Elise, era invidiosa perchè un'altra donna avrebbe distolto l'attenzione delle truppe di Hades da ciò che dovevano fare. Aiacos sapeva che la Sacerdotessa aveva un'inconfessabile gelosia, convinta che Elise avrebbe potuto trasformarsi in una minaccia troppo grande per il suo status attuale; forse temeva che l'attenzione del suo divino e mitologico fratello venisse distolta da lei.
Elise osservò Aiacos, chiedendosi perchè non fosse mai in grado di tacere quando doveva: avrebbe voluto rifiutare, ma l'orgoglio le impediva di lasciarsi mettere i piedi in testa anche da lui. Inoltre era molto abile se si trattava di spezzare i cuori dei ragazzi, uno in più non avrebbe fatto molta differenza; sorrise, come se avesse già vinto. "D'accordo, ma ti consiglio allora di prepararti psicologicamente: quando avrò finito con Minos, probabilmente te lo manderò a piagnucolare per come è stato trattato. Non mi limiterò a soggiogare il suo cuore, ma glielo sbriciolerò per fargli pagare tutto il male che mi ha fatto da quando mi ha strappato la vita quel giorno venendo a Londra".
Aiacos avrebbe voluto ridere: l'audacia e la sicurezza non mancavano a Elise, ma di certo era sprovvista di senno. Sarebbe stata lei ad avere il cuore distrutto una volta che Minos avrebbe finito con lei; probabilmente l'avrebbe lasciata con le ossa rotte a strisciare, implorando di essere risparmiata oppure uccisa. Elise era tutto sommato un'illusa, ma lui si sarebbe divertito a osservare cosa la ragazza avrebbepotuto fare in circa sette settimane.




***





"Ho fatto una scommessa con la tua allieva" disse Aiacos all'improvviso, dopo aver riferito le notizie a Minos. Pandora voleva che si sbrigasse a completare l'addestramento di Elise e gli aveva assegnato la fine di febbraio come termine ultimo; il Giudice avrebbe voluto controbattere che non poteva prevedere quando la stella si sarebbe totalmente risvegliata nel corpo della ragazza, ma era anche convinto che non sarebbe mancato molto a quell'avvenimento. Così alzò uno sguardo quasi del tutto disinteressato su Aiacos, domandandosi di cosa stesse parlando. "Ha tempo fino alla fine dell'anno per dimostrarmi che è capace di convincerti a portarla a letto con te" disse con un ghigno, sorvolando su ciò che effettivamente la scommessa comportava.
Minos alzò gli occhi al cielo. "Per favore, Aiacos, perchè devi complicare sempre tutto? Elise è qui per addestrarsi, non per imparare a sedurre qualcuno. In ogni caso sappi che non ci riuscirà, a me preme solo di mandarla a Hades completamente pronta, e non penso proprio che le interessi quello che le hai proposto visto che non perde occasione per tentare di uccidermi in qualunque modo". Minos non sembrava particolarmente dispiaciuto, solamente infastidito da quel modo di fare che logorava continuamente i nervi: non era una novità il modo di fare di Aiacos, anche se avrebbe preferito che non si fosse intromesso.
Gli lanciò un'occhiata interrogativa quando lo vide sghignazzare e per poco non si sentì male quando lui parlò di nuovo. "Invece io penso che le interessi, e molto: ieri notte ti stava spiando mentre facevi il bagno nel lago. Avresti dovuto vedere che espressione aveva sul volto, inoltre quando gliel'ho chiesto mi ha confessato che lo fa per abitudine". Aiacos sapeva di mentire in maniera spudorata, ma la sfida era più bella con le carte mescolate a casaccio; Minos pareva diventato molto più sospettoso e anche vagamente infastidito a giudicare dall'espressione sul suo volto.
"Andiamo, su, non è male la ragazzina: probabilmente ripassartela aiuterà la stella malefica a liberarsi, non ci hai pensato?" Aiacos schivò abilmente il Cosmic Marionation del compagno, limitandosi a ridacchiare. "Certo, allora in questo caso è tutta tua se la vuoi: io non so che farmene di una persona del genere. Non fa che complicarmi la missione, se fosse più tranquilla avremmo già finito. Hai altro da riferirmi? Perchè in caso negativo avrei degli impegni a cui prestare la mia attenzione".
Minos era segretamente infuriato ed era pronto a dire a Elise cosa pensava della sua stupidità che l'aveva portata ad accettare una scommessa simile. Pochi minuti dopo, rimasto da solo, andò a cercarla, ma non la trovò: dopo aver saputo dagli skeletons che Elise si era recata da sola nella foresta per allenarsi, decise di lasciar perdere quelle preoccupazioni. Evidentemente aveva solo voluto assecondare Aiacos, ma l'argomento non la interessava davvero, perciò decise di seguire il suo esempio e dimenticarsene.




***



Erano trascorse alcuni giorni da quando Elise aveva avuto la conversazione con Aiacos; in un secondo momento aveva capito di aver commesso una follia accettando quella scommessa, ma l'istinto l'aveva fatta agire. Non aveva certo paura di perdere, tuttavia non ne vedeva l'utilità: certo, le poteva far comodo una raccomandazione verso i piani alti della gerarchia, ma il suo obiettivo primario era quello di riuscire a liberarsi dalla prigionia che Minos le aveva imposto.
Elise non immaginava neanche lontanamente quanto il mandante fosse un'altra persona, un Dio che lei avrebbe dovuto servire e venerare senza remore; la ragazza non aveva mai pensato a Hades come a qualcuno di reale, ma solo come un nome senza volto o forma. La stella malefica faticava a risvegliarsi e lei non aveva nessuna intenzione di permettere che accadesse: Minos aveva detto che tutto sarebbe stato più semplice se lei non si fosse mostrata testarda, ma Elise non desiderava rinunciare alla propria libertà. Era convinta che sarebbe divenuta solo un corpo comandato da altri, pertanto si ribellava sempre con maggiore intensità.
Scivolò alle spalle degli skeletons, usufruendo dei propri poteri: per quanto trovasse inutili le continue lezioni con Minos, qualcosa aveva cominciato a trapelare e la ragazza si era scoperta in grado di muoversi molto più velocemente di quanto credesse. Inoltre pareva riuscire a comandare il vento, anche se in maniera molto meno incisiva di come riuscisse a fare quell'essere diabolico del suo insegnante. Fino a quel momento era al massimo riuscita a muovere solo qualche foglia con una folata di vento - come Minos le aveva sgradevolmente fatto notare -, ma era pur sempre un inizio; Elise notò che gli skeletons non si erano neppure accorti del fatto che gli era sgusciata alle spalle, chiudendosi il portone alle spalle facendo attenzione a non fare umore per non insospettirli.  Non era mai stata in quella parte della cattedrale - e non c'entrava il categorico divieto di Minos, che l'aveva espressamente avvertita di non mettere piede li - ed era curiosa di sapere che cosa il suo maestro nascondesse; c'era il consueto odore di morte che lo accompagnava sempre, ma la stanza - che era di notevoli dimensioni - appariva quasi scialba.
Elise era a caccia di informazioni: non aveva dimenticato il criptico messaggio di Aiacos e voleva essere certa di iniziare nel modo più giusto per distruggere le certezze di Minos. Era certa che non fosse sufficiente solamente sbattere le palpebre alcune volte per attirare la sua attenzione, voleva essere sicura di riuscire a partire con il piede giusto; si mosse silenziosamente per alcuni minuti, senza trovare nulla di particolarmente interessante a parte mobili antichi che parevano del tutto estranei allo stile dello spectre. Non c'era nulla che le potesse rivelare il genere di personalità di Minos e cominciava già a indispettirsi, quando il suo sguardo cadde su alcuni libri ammucchiati in un angolo; dalla polvere che li ricopriva era evidente che non venivano toccati da molto tempo, forse da molti anni. La ragazza si guardò attorno per essere certa di essere davvero sola, per poi aprire il primo e rimanere senza parole: era chiaramente un testo universitario, e dalla data in prima pagina era palese che era stato usato almeno quattro anni prima.
Sfogliò alcune pagine senza riuscire a capire molto: era scritto in tedesco, indizio che le rivelava che probabilmente Minos aveva studiato in quei luoghi, in Germania. Elise si ritrovò a pensare di non avere neppure idea di che nazionalità fosse Minos, non si trattava di un'informazione che fino a quel momento l'aveva interessata; posò il libro che aveva in mano per afferrarne un altro, riuscendo a capire dalle immagini che si trattava di Medicina.
"Quel mostro era un medico?!" Elise non riusciva proprio a credere a ciò che vedeva: le sembrava difficile collegare l'immagine del diabolico maestro con quella di un comune studente universitario avviato a diventare medico. Era assurdo; probabilmente li aveva solo presi a qualcuno mettendoci per iscritto il proprio nome.
"Fuori. Che cosa ci fai qui?" La ragazza non si era accorta dell'arrivo di Minos e senza volere lasciò cadere il libro che teneva in mano: sentiva lo sguardo indagatore dell'altro e per la prima volta Elise si sentì fuori posto, inopportuna. Era una sensazione che non aveva mai provato prima d'ora. "Io... mi sono persa, e...", ma la ragazza fu la prima a essere consapevole di aver trovato una scusa banale, poco credibile.
Minos non disse nulla, limitandosi a osservare Elise che portava un'espressione colpevole sul volto; era evidente che non si trovava li per caso, ma a lui non importava più di tanto la risposta. Sapeva che non era mai stata li prima di quel momento e lui non l'aveva mandata a chiamare; osservò il libro a terra pur rimanendo in silenzio.
"Fuori. Se te lo devo ripetere, non potrai muoverti per almeno una settimana". All'improvviso Minos alzò la voce, senza rendersi conto di suonare addirittura demoniaco: non gli piaceva essere spiato, nè da lei nè da altre persone e non cercò di fermare la fuga della ragazza. Si limitò ad assicurarsi che la porta si chiudesse alle sue spalle, per poi percepire il silenzio tornare a essere padrone di quel luogo; raccolse il libro che era a terra e lo osservò con uno sguardo perso nel tempo. Poi, assieme agli altri, lo distrusse riducendone le pagine a coriandoli e lasciò la stanza: pulire era un compito che competeva agli skeletons, lui aveva altro da fare.

Note:


Oddio sono senza speranze XDDDD Va bene, come vedete si necessitava che uno dei due cominciasse a interessarsi all'altro: mi pareva banale che Elise si lasciasse conquistare solo dalla(bella u.u)visuale del maestrino che si fa il bagno*la Vio nega, ma c'era pure lei a spiarlo*, ci voleva un incentivo in più.
Aiacos è il Giudice che amo di meno, sarà che nei gdr è trattato come un Dio, ma si presta perfettamente(secondo me xd) a simpaticone/malizioso/bastardo u.u di certo molto più degli altri due. Ed Elise, testona com'è, non poteva certo permettergli di farla franca no?XDDD
Rosaria. Chi è, vi direte? E io vi dico, attendete u.u lo saprete u.u
C'è uno sprazzo del Minos pre-spectre: l'ho immaginato abbastanza intelligente da andare all'università, medico è... quasi un paradosso, direi. Avevo pensato a Giurisprudenza - essendo Giudice ci starebbe -, ma era banalissima la cosa. Spero vi piaccia. Ho immaginato anche un Minos tedesco. Non conosco la sua origine, ho rielaborato u.u volevo farlo inglese, ma ho cambiato idea.
Finale: Minos non ammazza Elise spiona u.u Beh dato che è un'allieva, sicuramente avrà pnsato che se per una volta non la uccide ci guadagna qualcosa no?XDDD
Attendo i vostri commenti!

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