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Autore: Alaire94    26/06/2012    2 recensioni
E' una regola universale, da cui il mondo delle fate non è escluso: ad ogni sbaglio segue una punizione.
In particolar modo se si è rei di aver spezzato un patto millenario, rischiando di scatenare una guerra.
In tal caso la morte è troppo semplice, troppo veloce.
Quale migliore condanna dell'essere legato per sempre a un'inutile e indifesa zampettante?
(L'introduzione ha partecipato al contest "La trama di una storia" di Dear Juliet)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indissolubile

 

prologo

 

«Tutto, ma non questo!»

Il re lo squadrò con rimprovero, sul viso una maschera di furia e delusione.

Era raro che il sovrano si arrabbiasse in tal modo: era una persona gentile e generosa, che non esitava ad aiutare qualcuno quando ne aveva la possibilità.

Ciò, però, di cui pochi erano a conoscenza era che quando il limite veniva superato, non c'era più alcuna pietà, nessuno scampo. Diventava una bestia.

«Oh, sì, mio caro! Hai visto fin troppe volte il limite della mia pazienza e questa volta, senza nessun riguardo, l'hai superato! »

Il principe abbassò la testa, qualche capello ramato gli ricadde sulla fronte. Dentro di sé vi era un tumulto implacabile, una sensazione che lo attanagliava da giorni alla bocca dello stomaco.

Fin da quando aveva commesso l'errore, ancora prima di incontrare suo padre, sapeva che era giunta la fine.

Alcuni sostenevano che l'avrebbero giustiziato pubblicamente, davanti agli occhi della sua gente, nella peggiore delle umiliazioni ed era quello che credeva lui stesso, ma quando era giunto davanti al re, la sua sentenza l'aveva stupito. Era qualcosa peggiore della morte, che avrebbe reso la sua vita futura un inferno.

«Ma, padre...» cercò di obiettare, sollevando appena il capo.

Il sovrano lo fulminò ancora una volta.

«Io sono vostro figlio, non potete farmi questo»

La sua voce così profonda e solenne fece vibrare le pareti di legno della stanza. «Sì che posso e lo farò, certo che lo farò!»

«No, vi prego!» implorò il giovane, cadendo di peso in ginocchio. Sentì il dolore percorrergli le gambe, ma non se ne curò: era molto peggiore quello dell'anima. «Farò di tutto per rimediare!» le lacrime gli rigarono le guance; impossibile fu ogni tentativo di trattenerle.

«E' giunto il momento di crescere, figliolo! Ormai non sei più un cucciolo! Non c'è modo di rimediare a quello che hai fatto!»

Il principe prese un lungo respiro, cercando di calmare la propria pena. «Potevate giustiziarmi! Perché non lo avete fatto?»

Il re si alzò dal trono e si avvicinò a lui, per poi porgergli una mano e invitarlo ad alzarsi. Il giovane la afferrò, alzandosi in piedi.

«Guardami negli occhi, figliolo» disse il re, toccando il mento del principe e inducendolo ad alzare lo sguardo. Vi era dolcezza in quel gesto, segno che in quel momento era un padre prima che un re. Certe volte per lui non era facile svolgere entrambi i ruoli e quello era uno di quei momenti, forse il più complicato in assoluto.

Gli occhi del sovrano, del colore del legno più pregiato, scrutarono il volto del figlio, ancora segnato dal pianto.

«Non potrei sopportare di vederti morire. So che ora questa punizione ti sembra peggio della morte, ma non è come credi: la gente ha un'idea spesso distorta degli zampettanti. Proprio per questo ho scelto questa punizione: tutti penseranno che io abbia emesso una sentenza più che esemplare e allo stesso tempo avrò qualche possibilità in più di averti al mio fianco» lo prese per le spalle «Fidati di me: io non faccio che il tuo bene ».

Ci fu una breve pausa, in cui padre e figlio si fissarono l'un l'altro. Sebbene nel cuore del principe albergasse ancora la disperazione, la rabbia per la sentenza, l'affetto lo confortò leggermente.

«Da quando tua madre è scomparsa, tu sei l'unico che mi sia rimasto, l'unico con cui posso essere un uomo e non un sovrano. Sei mio figlio, il regalo più bello che la vita può fare e per questo cercherò sempre di fare sempre il tuo bene».

Il principe annuì: aveva compreso il punto di vista di suo padre e dovette ammettere che era più che giusto. Era ovvio che non poteva evitargli una punizione perché ciò che aveva fatto era a dir poco deplorevole, ma almeno voleva dargli la possibilità di ricostruirsi una vita.

Si strinsero in un abbraccio pieno d'affetto.

«E quindi questo legame sarà indissolubile?» domandò non appena si separarono: il peso della punizione era caduto nuovamente sulla sua schiena con violenza.

Il re annuì. «Indissolubile» sollevò le sopracciglia «salvo nelle condizioni che già sai». 

***

Angolo autrice: 

questo è un piccolo esperimento, una storia che fosse potrebbe diventare qualcosa di più. Ci tenevo quindi a sottoporlo a voi lettori, curiosa di sapere cosa ne pensate. Siate spietati! 

   
 
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