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Autore: Black Fullmoon    26/06/2012    7 recensioni
Rufy era sempre stato una frana con le date. I numeri non erano mai stati il suo forte, e la memoria men che meno. Chissà quante volte si era dimenticato che giorno era oggi, o la ricorrenza di un determinato giorno. Quella volta che Sanji lo aveva preso a calci perchè non ricordava l'anniversario da quando avevano incontrato Nami, o quando non si era ricordato che era il compleanno di Lovoon e Brook aveva messo il muso per una settimana, o persino quando si era svegliato una mattina senza ricordarsi che era il proprio di compleanno. Ormai con le date i suoi amici avevano capito che Rufy era un disastro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rufy era sempre stato una frana con le date. I numeri non erano mai stati il suo forte, e la memoria men che meno. Chissà quante volte si era dimenticato che giorno era oggi, o la ricorrenza di un determinato giorno. Quella volta che Sanji lo aveva preso a calci perchè non ricordava l'anniversario da quando avevano incontrato Nami, o quando non si era ricordato che era il compleanno di Lovoon e Brook aveva messo il muso per una settimana, o persino quando si era svegliato una mattina senza ricordarsi che era il proprio di compleanno. Ormai con le date i suoi amici avevano capito che Rufy era un disastro.

C'erano però quattro date che il ragazzo non scordava mai: nascita e morte di Ace e Sabo, quelle Rufy sapeva sempre con precisione quali dei 365 giorni dell'anno erano. Il compleanno di Sabo non aveva mai potuto festeggiarlo con suo fratello ancora vivo, ma ogni anno lui ed Ace accendevano una candelina per ricordarlo. Il compleanno di Ace invece l'avevano festeggiato tante di quelle volte insieme. Le loro date di morte invece erano un altro discorso.

Rufy si ricordava che all'anniversario della morte di Sabo Ace diventava sempre triste e scontroso con tutti. Una volta però Ace aveva detto a Rufy che Sabo avrebbe voluto che loro fossero felici, così Rufy aveva preso l'abitudine, ogni anno, di cercare di far ridere il fratellone e farlo sentire felice. In genere ci riusciva. L'anniversario della morte di Sabo Rufy diventava un po' più triste e silenzioso, ma si ricordava sempre che Sabo lo voleva felice e allora cercava di esserlo.

La data di morte di Ace invece non era così. Nessuno gli aveva mai detto “Ace ti vorrebbe felice”, e comunque Rufy non ci avrebbe fatto caso. È diverso sentir parlare di cosa vorrebbe tuo fratello morto da un amico rispetto che sentirlo da un altro fratello. Ogni anno, quel giorno Rufy era quasi irriconoscibile tanta tristezza aveva addosso. Più i sensi di colpa.

Ogni anno gli tornavano in mente tutti i bei momenti trascorsi con il suo fratellone, più di sette anni di ricordi felici e spensierati. E lui si sentiva quasi a posto. Poi però arrivavano i ricordi di quei pochi giorni da quando aveva sentito della cattura di Ace a Marineford, e iniziava a sentirsi male. Infine, quell'ultimo minutino scarso da quando aveva visto un pugno di lava nel petto di suo fratello a quando l'aveva visto a terra davanti a sè. E allora tutta la sua felicità e allegria che gli erano sempre naturali di colpo si volatilizzavano, e per un giorno gli rimanevano solo tristezza e sconforto. Anche i suoi ricordi felici non lo tiravano su.

Il peggio forse erano i sensi di colpa. Rufy ogni volta si insultava per non essere stato abbastanza forte, abbastanza bravo e abbastanza veloce per salvare Ace. Avrebbe voluto esserselo preso lui quel pugno attraverso il petto, se ciò fosse servito a salvare suo fratello.

I suoi compagni non sapevano di questa distruzione psicologica - e fisica, anche - che Rufy aveva ogni anno quel giorno. Uno, il loro capitano era sempre così spensierato che non credevano possibile il semplice fatto che si deprimesse per un ricordo. Due, di certo non pensavano si ricordasse quella data. Si sbagliavano in entrambi i casi. Anche Rufy poteva deprimersi, e per un qualche motivo nonostante fosse in grado di dimenticare anche il giorno del suo compleanno ricordava ogni singola cosa che potesse riguardare i suoi fratelloni.

Ad ogni modo, la morte di Sabo era così poco diverso rispetto al solito che quasi non si notava, tant'è vero che nessuno dei suoi compagni sapeva che aveva avuto un altro fratello. Rufy non aveva mai raccontato loro di Sabo. Prima che lo incontrassero, non sapevano nulla di Ace del resto. Rufy non era mai stato un tipo che amava parlare molto di se stesso o del suo passato. Non ci trovava nulla che valesse la pena di essere raccontato in fondo.

Il giorno del terzo anniversario dalla morte di Ace, Rufy uscì sul ponte con il muso lungo e nessuna risata sul volto. Mangiò tutto voracemente come sempre, ma in silenzio. E poi andò a sedersi in un angolo, guardando in alto, senza ridere o dire una singola parola.

Cosa gli è successo? – chiese Nami.

Non ne ho idea – rispose Franky a nome di tutti.

Chopper, controlla che non sia malato – suggerì Usopp.

Quello sarebbe allegro anche in punto di morte – disse Chopper. Nessuno aveva una risposta plausibile per lo strano comportamento di Rufy, che ogni tanto sospirava piano, ma senza degnare nessuno di uno sguardo.

Ehi, Rufy, hai fame? –

Non molta Sanji – borbottò il moro. Sanji si preoccupò seriamente. A quella domanda in genere Rufy saltava in aria con la bava alla bocca e chiedeva montagne di carne e chissà quanta roba, anche se aveva mangiato da non più di cinque minuti.

Rufy dal canto suo non aveva nemmeno sentito bene quello che il cuoco gli aveva chiesto. Gli anni precedenti, durante l'allenamento con Rayleigh, il vecchio quella ricorrenza lo lasciava in pace senza chiedergli nulla. Del resto, anche se gli avesse chiesto qualcosa lui difficilmente l'avrebbe fatto.

Robin aveva un sospetto riguardo al motivo della depressione di Rufy, anche se preferì stare zitta. Dopo tanti anni lei ancora stava male l'anniversario della morte di sua madre, anche se l'aveva conosciuta per pochissimo tempo. Non pensava nemmeno a quanto potesse star male il capitano che si era visto un fratello morire tra le braccia.

Ehi c'è un'isola! – esclamò allegra Nami verso metà pomeriggio – Scendiamo? –

Uh-uh – rispose Rufy alzandosi e scendendo dalla Sunny. Tutta la ciurma lo fissò molto preoccupata mentre si trascinava a terra. Appena sull'isola, iniziò a girare senza meta precisa.

Era un'isola piena di boschi, e Rufy si sarebbe perso facilmente. In quel momento però non ci fece quasi caso. Quel giorno le piante gli facevano un effetto strano. Una tigre sbucata dal nulla lo attaccò ruggendo. Rufy la stese con un solo pugno. Guardandola, assomigliava molto ad un'altra tigre che aveva visto molti anni prima. Chiuse gli occhi, e per un attimo gli sembrò di sentire delle risate di bambini dietro di sè. Per un attimo credette che dietro di lui ci fossero due bambini di dieci anni, uno biondo e con un dente rotto e l'altro moro e lentigginoso, che scherzavano e ridevano per la tigre appena stesa. Rufy aprì gli occhi e si voltò. Non c'era nessuno.

Il ragazzo non riuscì a trattenere una lacrima. Ace. Avrebbe voluto che lui fosse ancora lì, e che non fosse sotto qualche metro di terra. Sabo. Avrebbe voluto che non fosse morto così presto, e che lo avesse aiutato a salvare Ace o che almeno fosse stato lì con lui a piangere. I suoi fratelloni gli mancavano da morire. Si sentiva così triste che non aveva nemmeno fame. Si sdraiò a terra e si addormentò poco dopo.

 

Dove si è cacciato quello scemo? –

Andiamo di qua –

Marimo, se seguiamo le tue indicazioni come minimo invecchiamo qua in giro –

E perchè dovrei fare come vuoi tu? –

Perchè io ho un senso dell'orientamento superiore a quello di Rufy, al contrario di te che non sei nemmeno lontanamente la suo livello! –

Cuoco, hai intenzione di venire affettato? –

E tu... Eccolo l'idiota! – Sanji e Zoro trovarono il loro capitano addormentato vicino ad una pianta. Aveva ancora la faccia piena di lacrime, però sorrideva nel sonno.

Ehi! Sveglia! – lo scrollò Zoro. Rufy si rigirò.

Non ora, Ace. Sveglia Sabo prima – mormorò ancora addormentato. Zoro e Sanji si fissarono perplessi.

Ti sembro Ace per caso? –

Purtroppo no. E chi Sabo? –

E che ne so io. Rufy, svegliati! – ordinò secco lo spadaccino tirandogli una guancia e lasciandola di modo che si colpisse da solo. Rufy aprì gli occhi.

Eh? –

Alzati – Sanji tirò su il ragazzo di peso – Invece di sognare cammina, che è tardi –

Sì – disse Rufy seguendolo. Per un attimo aveva davvero creduto che fosse stato Ace a scuoterlo come faceva spesso, e quel giallo che aveva visto di striscio i capelli di Sabo. Invece erano solo Zoro e Sanji. I due non litigavano nemmeno tanto erano impegnati a fissare il comportamento di Rufy. Decisamente qualcosa non andava con quel suo trascinare i piedi e guardare per terra mollemente. Arrivati alla Sunny, Rufy diede la buonanotte a tutti e si infilò subito in cabina a dormire.

Ma che cos'ha? – chiese Brook per l'ennesima volta.

Boh –

Quando l'abbiamo trovato, dormiva e aveva la faccia sporca come se avesse pianto. Però sorrideva – spiegò Sanji.

Sì, e ha borbottato qualcosa su Ace e un certo Sobo – disse Zoro.

Era Sabo, ritardato mentale –

Come mi hai chiamato biondo? – Nami dovette intervenire a sedare la rissa che si stava profilando.

Forse lo so – disse Robin.

Ora ce lo dici? – ringhiarono gli altri.

Esattamente tre anni fa a Marineford è morto Portuguese D. Ace – disse Robin semplicemente. Gli altri rimasero a bocca aperta. Era vero. Erano passati tre anni esatti dalla battaglia di Marineford. Si girarono verso la porta della cabina.

Rufy si girava nel letto. Ora non riusciva a dormire. Guardò fuori. Mare e cielo. In alto c'erano tutte le stelle. Chissà dov'erano Sabo ed Ace. Da piccolo gli avevano detto che quando si muore il corpo rimane qui e tu vai nel cielo. Lui non aveva mai capito bene cosa volesse dire, però aveva la sensazione che i suoi fratelloni fossero davvero là da qualche parte nel cielo. E se lo guardavano davvero... Rufy abbozzò un sorriso. Da piccoli, quando uno stava male anche gli altri stavano male. Crescendo, quando Ace aveva un problema Rufy anche, e viceversa. Ora era ancora così forse.

Scusate se vi ho fatto stare in pensiero – disse chiudendo gli occhi. Zoro, Sanji e Usopp, che entravano in quel momento, sorrisero. A Rufy sembrò per un attimo che due voci conosciute dicessero in contemporanea “Figurati fratellino”. Di sicuro erano nella sua testa, però Rufy non potè fare a meno di addormentarsi con un sorriso sulle labbra e la sensazione che i suoi fratelloni fossero lì vicino come lo erano quasi tredici anni prima e la sera si mettevano a dormire senza una preoccupazione nella mente.









Salve a tutti! Bene, vi informo che come avrete capito ieri sera ero depressa e non avevo niene da fare, così ho scritto questa one-shot deprimente sul'anniversario della morte di Ace. Spero che a qualcuno piaccia. Bye!

  
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