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Autore: oh_darling    26/06/2012    0 recensioni
Jean Pierre è un ragazzo francese con la mania di gesticolare e scandire le parole; François uno squattrinato giornalista che sogna di diventare un regista e Claude una frizzante ragazza della Parigi bene. Nessuno dei tre ancora lo sa, ma il destino ha in serbo per loro una stravagante sorpresa.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Porte Chiuse



1962. L'anno dei Beatles, della morte di Marilyn Monroe e del primo film su James Bond. Ma la nostra storia si svolge in Francia, a Parigi, per la precisione. Due ragazzi stanno passeggiando per la strada: entrambi alti nella media, uno riccio e castano, l’altro moro con i capelli lisci. Il primo con le mani in tasca e aria un po’ annoiata, l’altro a dir poco furioso.

-Questo tua madre non lo doveva proprio fare, Robert. Mi ha causato un sacco di problemi! Pro-ble-mi! Capito? Quella brutta zitella acida-
Jean Pierre gesticolò con le braccia: era arrabiato, ma ad uno spettatore esterno la cosa poteva sembrare alquanto buffa.
-Eddai Jean Pierre, non farla così lunga. Lo sai che tipo è mia madre… manco lo fa apposta secondo me. È solo che non ci arriva. E poi la separazione da papà l’ha distrutta.-
-Eh no Robert! Stavolta proprio non la passi liscia! Sono cinque anni che mi rifili la scusa della separazione…-
-Ma cosa ha scritto nella lettera?- Chiese Robert avvicinandosi di più verso l‘amico.
-In parole povere ci accusa di pederastia. Entrambi! E ovviamente mia nonna ci ha creduto… poveretta ha pianto per un’ora prima di capire che era tutto un malinteso, un maledetto ma-lin-teso!-
-Ahahaha! Noi? Omosessuali? Ahahaha, questa è davvero bella. Con tutto il rispetto, mio caro amico, ma non sei proprio il mio tipo. E poi cos’altro ha aggiunto?- Esclamò il ragazzo castano, trattenendo a stento le risate.
-C’è poco da ridere, uff. E poi niente, ha detto le solite cose! Che ho una brutta influenza su di te, che ti trascino nei guai, che sono un fallito…-
-Ma dài, lasciala stare. Lo fa apposta perché è una borghesotta stanca e senza niente da fare.- Robert riprese a camminare per gli Champs Elisées con le mani sulla nuca. Jean Pierre lo seguiva mentre borbottava ancora qualcosa e stringeva forte la mano che teneva la lettera. Era la terza o quarta missiva che sua nonna riceveva dalla madre di Robert: i due ragazzi erano amici dalle elementari, e mentre Jean Pierre aveva origini operaie, quelle del suo amico erano quasi di sangue blu. E la madre di quest’ultimo ovviamente aveva sempre disapprovato questo tipo di amicizie: le avevate provate quasi tutte pur di rovinare la loro fratellanza, ovviamente senza ancora esserci riuscita.

-Senti invece…- disse Robert voltandosi indietro verso l’amico. –Mercoledì sera papà terrà una festa. Sei dei nostri, vero?-
-Dì un po’, tu e la tua famiglia state cercando di uccidermi per caso?!-
-Dài, è da mio padre, lui lo sai com’è, è diverso… e poi senza di te sarà una palla assurda. Saranno tutti vecchiacci con le loro attempate signore o giovani mignotte al seguito. Ci facciamo due belle risate e magari cerchiamo di rimorchiarne qualcuna carina. Ci stai?-
-Non so, ci devo pensare. Mi dovrai prestare un vestito, quello vecchio ormai non va più bene, mi si vedono le caviglie ora. Altrimenti sarà più imbarazzante di quanto non lo sia già per uno come me.-
-Ma và! Uno come te! Siamo fratelli noi! E poi che hai scritto in fronte che non sei ricco? Cosa ne sanno quelli. Anzi, ci inventiamo qualche balla sulla tua purissima discendenza. Un purosangue! Dài, non lasciarmi solooooo- Robert prese il braccio destro dell’amico e cominciò a scuoterlo.
-E va bene, verrò! Ma tua madre deve solo provare a mandare un’altra lettera del genere e…- disse Jean Pierre mentre tagliava la strada e si metteva faccia a faccia con il suo compare.
-Guarda che stai per perdere il tram- fece Robert indicando con il dito il mezzo appena dietro le spalle dell’amico.
-MMMM! E va bene, per questa volta te la scampi! Ferma! FERMA! EHI AUTISTA! FERMATI!- urlò il ragazzo mentre correva alla volta del tram.
 
Jean Pierre scese alla fermata prevista, passò la mano tra i capelli ed entrò nel bar di fronte. L’uomo che aspettava non era ancora arrivato, perciò decise di passare prima in bagno. Fece la pipì e si lavò le mani sul lavello, sorrise allo specchio di fronte a lui e si guardò i capelli. Neri e lisci, li portava a caschetto: ma in verità erano già un po’ più lunghi del normale, la frangetta spesso gli andava sugli occhi. Per questo qualche volta la spostava leggermente più di lato.
Quando rientrò nel bar, l’uomo lo attendeva seduto davanti il bancone. Lo chiamò, si avvicinò e gli strinse la mano: quello lo invitò a sedersi affianco a lui, e così Jean Pierre fece.
 

 
François si stropicciò gli occhi. Quel film era una vera e propria piaga. La stanza adibita per la proiezione puzzava di fumo di sigaretta, e dietro di lui sentiva un uomo russare beatamente. Cercando di non far rumore per attirare l’attenzione, François provò a muoversi per svegliare la gamba intorpidita, ma lo schienale in legno della panca su cui era seduto aveva tutta l’intenzione di non voler collaborare: scricchiolò sonoramente e un vecchietto davanti a lui lo guardò con sguardo accusatore.
Sbuffò  e riprese a vedere la pellicola. Ma inutile, il suo animo era turbato dalla gelosia, dall’invidia e dalla rabbia per la gamba addormentata. Perché un uomo che ha girato un film del genere ha avuto la sua occasione e lui no? Perché non riusciva a trovare i finanziamenti necessari? “Ahhh, che mal di testa” pensò mentre con le punta delle dita toccava le tempie.

Quando un’ora dopo il lungometraggio finì, François uscì dalla saletta, si accese una sigaretta e, valigetta in pelle consunta al braccio, decise di avviarsi verso casa. “Ma almeno ora avrò la mia vendetta” rifletté, pensando alla recensione da scrivere che già prendeva vita nella sua mente.
Ma la sua attenzione venne distolta da una forte luce al neon dall’altra parte della strada: proveniva da un negozio di dischi. –Perché no?- disse tra sé e sé: attraversò Rue Halle mentre buttava via il fumo di nicotina dalla bocca, ed entrò.




I nomi, come forse alcuni di voi avranno capito, fanno riferimento ad alcuni artisti della Nouvelle Vague: è solamente un omaggio che ho voluto fargli, è l’unica cosa che li accomuna ^^
  
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