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Autore: LaniePaciock    27/06/2012    8 recensioni
Rick e Kate finalmente c’è l’hanno fatta, ma a che prezzo? Le dimissioni, la rottura tra Esposito e Ryan… Kate pensava di smettere, di essere in salvo, ma se venisse assassinato Smith? Se fosse di nuovo in pericolo? Ma soprattutto, cosa succederebbe se l’uomo misterioso di nome Smith non fosse stato l’unico a ricevere i fascicoli sul caso Beckett da Montgomery?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick's dad'
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Cap.9 Chi sei davvero?

Io so chi è il drago Kate… ma tu sei pronta a scoprirlo?
Quelle parole continuavano a rimbombare nella testa della detective. Dopo quella frase, Kastor si era rimesso di nuovo a suo agio sulla sedia, in attesa. Beckett aveva aperto la bocca per rispondere, ma non ne era uscito suono. Come le era successo solo un’altra volta, si era ritrovata senza saper dare una risposta certa. Come quando Rick le aveva chiesto se lasciare il distretto era davvero quello che voleva. Anche stavolta avrebbe voluto dare una risposta affermativa sicura, ma, come con lo scrittore, non era riuscita a pronunciarla. Voleva chiudere il caso di sua madre e sbattere in cella per il resto dei suoi giorni il drago. Ma Kastor aveva ragione. Sarebbe stata in grado di aspettare se le avesse detto il nome? Ora non era più sola. Aveva Castle, aveva Esposito e Ryan. E ora anche la Gates e lo stesso Kastor. Per quanto ancora non avessero ben appurato chi fosse, sentiva che potevano fidarsi di lui. Non avrebbe più lottato da sola. Temeva  però per la vita di quelli che amava. Non avrebbe neanche più rischiato che morissero a causa della sua impazienza. Non lo avrebbe più permesso. Il drago aveva preso già abbastanza. Si morse il labbro inferiore.
“Posso… posso pensarci?”domandò incerta. Castle sgranò gli occhi e si girò a guardarla, stupito. Kastor invece le sorrise comprensivo.
“Io non ho fretta detective Beckett” rispose l’uomo. “Decida pure con calma. Ma non lasci passare troppo tempo. Abbiamo notato entrambi che ora il drago è diventato molto più impaziente di prima.” Kate annuì con un sospiro. Quindi si alzò e si diresse fuori dalla sala interrogatori senza dire più una parola, seguita dallo sguardo inquieto di Castle. Si diresse alla sua scrivania con passo lento. Girò la sua sedia in modo da avere di fronte a sé la lavagna con le foto e le scritte del caso. Si sedette, stese le gambe in avanti e portò le mani dietro la testa. I suoi occhi erano puntati sulla lavagna, ma non vedeva alcuna immagine, né scritta. I suoi pensieri erano altrove, sulle parole dell’uomo, sul caso di sua madre, sulla possibilità di prendere il drago, sulla paura di perdere i suoi amici e il suo scrittore…
Castle uscì dalla sala interrogatori, mentre Ryan, Esposito e la Gates vennero fuori dalla saletta accanto. Lo scrittore lanciò uno sguardo alla detective, immobile, pensierosa, alla sua scrivania, ma non si avvicinò. Anche questa volta, come già per la sua decisione sul distretto, la scelta era sua. Potevano parlarne, poteva consigliare, ma solo lei poteva sapere se era pronta o meno. Il solo fatto che non avesse risposto subito affermativamente, aveva dato allo scrittore una ulteriore prova che Kate stava facendo realmente pace con il caso di sua madre. La Kate di anche solo tre settimane prima non avrebbe esitato. Avrebbe fatto fuoco e fiamme più del drago per avere quel nome. Ora invece no. E Rick ne fu fiero. Sapeva che non avrebbe rischiato ancora. Sapeva che quel caso non l’avrebbe fatta affogare. Mai più. Aveva trovato il suo scoglio di salvezza. E vi sarebbe rimasta aggrappata fino alla fine.
I quattro rimasero fermi davanti alla sala interrogatori chiusa, immobili, mentre cercavano di assimilare le informazioni apprese. Castle aveva lo sguardo fisso su Beckett. Ryan era pensieroso, gli occhi puntati alla porta della sala interrogatori. Esposito invece guardava il pavimento, aveva le mani strette a pugno e la mascella contratta, chiaramente infastidito per quello che aveva sentito. Dopo qualche minuto il capitano Gates fece un cenno ai tre uomini e si avviò alla lavagna. I due detective la seguirono subito. Castle fece un sospiro e gli andò dietro. Si fermarono intorno alla lavagna e alla scrivania di Beckett, senza però interromperla dalle sue riflessioni. Perfino la Gates sembrava volerle lasciare il tempo che le serviva questa volta.
“Cavolo…” riuscì solo a mormorare Esposito, stupito e nervoso, alla fine di quel lungo silenzio.
“Già…” concordò il suo partner ancora pensoso. Poi Ryan scosse la testa e guardò la detective. “Chissà da quanto la tenevano d’occhio…” mormorò impressionato.
“Questo Kastor ha molte più informazioni di quello che ci aspettavamo. Ma non sembra intenzionato a parlarne” disse dura e scocciata la Gates guardando anche lei come Kate la lavagna, forse nella speranza che spuntasse una nuova informazione all’improvviso.
“Cosa sappiamo quindi?” domandò alla fine Esposito passandosi una mano sui corti capelli. Era un modo per cercare di dare un ordine e un senso a quello che avevano sentito, sperando poi di trovare il modo migliore per agire.
“Montgomery ha fatto due copie dei documenti contro il drago e li ha spediti a due suoi fidati amici, Smith e Kastor” cominciò Ryan. “Gli ha chiesto quindi di conservare i documenti e proteggere in qualsiasi modo la sua famiglia e Beckett. Vista la situazione, Smith ha pensato di barattare la loro vita in cambio della segretezza sui documenti”
“Questo a una condizione però. Beckett non doveva più indagare” specificò Castle. Era rivolto ai tre, ma il suo sguardo non si era mai mosso dalla detective. Kate era ancora immobile, ma Rick era quasi certo che li stesse ascoltando. Ryan annuì.
“Giusto” replicò. “Quindi per un anno si può dire che vada più o meno tutto bene. A questo punto però il drago decide che non vuole più sottostare a questo ‘ricatto’, se vogliamo chiamarlo così”
“Manda allora il suo cane da caccia a recuperare il computer di Montgomery” si inserì il capitano. “A quel punto Maddox sfrutta la situazione per tendere una trappola alla detective Beckett. Non avendo i documenti però non può ancora completare l’opera”
“Maddox però approfitta della chiamata che Smith mi ha fatto per rintracciarlo” continuò Castle con un tono colpevole. Sa che non c’entra nulla, ma non può fare a meno di pensare che se non fosse stato per quella chiamata, forse non l’avrebbe mai trovato. “A questo punto lo rapisce e lo tortura”
“Probabilmente riesce a fargli dire dove sono i documenti, perché lo uccide e tenta ancora di assassinare Beckett” proseguì  Esposito. “Ora la domanda è: se ha trovato i documenti, che ne ha fatto? Li ha già distrutti? Li ha consegnati al drago? O pensava prima di finire il suo lavoro e poi farli sparire e allora sono ancora al loro luogo sicuro?”
“Chiami la moglie di Smith, Esposito. Le chieda se conosceva qualche posto particolare in cui il marito avrebbe potuto nascondere documenti importanti” ordinò la Gates. Quello annuì. Si era già voltato verso la sua scrivania, quando la voce di Beckett lo bloccò.
“Non troverà niente” disse con tono distaccato. Era ancora intenta ad osservare la lavagna. I quattro la guardarono stupiti.
“Prego?” domandò la Gates irritata e curiosa insieme per quell’affermazione. Dopo qualche secondo Kate fece un sospiro, riportò le mani in avanti e si alzò in piedi girandosi finalmente verso di loro. Rick vide che i suoi occhi erano ancora agitati. Non aveva ancora preso una decisione. Aveva ancora bisogno di tempo. L’occhio nero e i tagli sul suo viso sembravano più evidenti sulla sua pelle tirata per l’ansia.
“Questi documenti sono ben più di qualcosa di importante” rispose la detective. “Sono un segreto da custodire a tutti, persino a chi ti è più vicino. Ho dei seri dubbi che la moglie o chiunque altro a parte lo stesso Smith conoscessero il luogo in cui erano nascosti.” La Gates la osservò per qualche secondo, squadrandola. Si rivolse poi di nuovo a Esposito, che attendeva immobile nuovi ordini.
“La chiami comunque. Tentar non nuoce in questo frangente” ordinò. Esposito lanciò un’occhiata alla detective, quindi annuì e si avviò alla sua scrivania.
Passarono un’ora così. Pensarono a quali luoghi avrebbero potuto considerarsi sicuri per Smith cercando altre informazioni sul suo passato (come predetto da Beckett, la moglie non sapeva nulla dei posti in cui il marito teneva i documenti). Tentarono di scoprire qualcosa di più anche del passato di Kastor e tentarono di capire le sue parole. Non ricavarono molto, se non il fatto che l’uomo li seguiva probabilmente da ben più di un anno. La cosa che lasciava più perplesso Castle, è che fosse stato proprio Kastor a dire a Smith di contattarlo per fermare Beckett. Che detective e scrittore fossero in sintonia, quello l’aveva capito chiunque fosse entrato in contatto con loro anche solo per venti minuti negli ultimi quattro anni. Ma arrivare a dire di sapere che lui era l’unico in grado fermarla… beh, c’era una bella differenza! Implicava una conoscenza molto più profonda e approfondita di loro.
Erano ormai quasi le due quando lo stomaco di Rick brontolò sonoramente, facendo scoppiare a ridere Ryan ed Esposito. In fondo quella mattina aveva fatto colazione con un caffè appena prima di correre al distretto e la sera prima ovviamente non aveva mangiato nulla. Non era abituato a certi salti di pasto. Castle mormorò qualche scusa imbarazzata, mentre Kate lo guardava con un sorriso dolce e divertito insieme e la Gates lo osservava con un sopracciglio alzato. Lo scrittore si offrì quindi di andare a prendere il pranzo per tutti.
Tornò venti minuti dopo con diversi pacchetti di cinese che posizionò sul tavolo di una sala riunioni vuota. Ryan ed Esposito lo seguirono subito, tanto che lo scrittore sembrava un novello il pifferaio magico. Stava posizionando le varie scatole con il cibo fuori dai sacchetti quando li raggiunsero anche la Gates e Beckett. Il capitano però, osservando con occhio critico la quantità industriale di cibo che l’uomo aveva comprato, augurò loro buon pranzo e tornò nel suo ufficio. Esposito e Ryan intanto si erano già appropriati di un contenitore e di un paio di bacchette a testa. Rick quindi passò una scatola alla detective, con quella che sapeva essere la sua pietanza preferita. Nella stanchezza per la notte passata e per il peso le informazioni del giorno, Kate gli sorrise e gli lasciò un piccolo bacio sulla guancia. Le era diventato abituale a casa. Ma li non erano a casa. Rick rimase talmente stupito da quel gesto in mezzo al distretto, che per poco non gli cadde il contenitore che aveva appena preso per sé. Kate si accorse di quel che aveva fatto solo quando sentì dei fischi arrivare dai due detective davanti a loro. Subito arrossì.
“Beh? Ho solo ringraziato…” mormorò la donna come scusa con tono meno acido di quello che avrebbe voluto. I due infatti iniziarono subito a ridacchiare.
“Certo, come no!” esclamò Esposito. “Ecco fratello, vedi! C’era un punto che prima non abbiamo elencato tra le cose che abbiamo scoperto da Kastor” disse poi fintamente serio al suo partner. “Papà e mamma finalmente stanno insieme!”
“Hai ragione Javi, avremmo dovuto metterlo in risalto come uno dei punti fondamentali” commentò Ryan ghignando. “A proposito quando intendevate dircelo? Alle nozze? Uno di noi sarà testimone dello sposo, quindi sarebbe il caso di saperlo un po’ prima…” Kate gli lanciò uno sguardo omicida, mentre il detective continuava a ridacchiare con Esposito, incuranti del pericolo che stavano correndo. Rick invece non disse niente. Il sorriso gigantesco che aveva stampato in faccia parlava per lui. Era felice che non dovessero più nascondersi dai due amici. Avrebbero dovuto sopportare un po’ di battutine, ma in fondo già le ricevevano prima… Non era poi un grande cambiamento. Inoltre ormai solo loro, tra i ‘familiari’, non sapevano nulla della loro relazione. Mentre i due continuavano a sghignazzare con i nasi nei loro contenitori e Kate li guardava in cagnesco, lo scrittore si ricordò che aveva preso qualche scatola in più anche per un’altra persona. Prese due contenitori, un paio di bacchette e si girò verso la porta della stanza.
“Dove vai?” sentì chiedere Kate curiosa. Si voltò di nuovo verso di lei, poi indicò con la testa la sala interrogatori che si intravedeva dalle persiane aperte.
“In fondo è qui da ieri sera…” disse a mo’ di scusa, alzando appena le spalle e facendo il suo sguardo da cucciolo come per paura di essere rimproverato. Kate però gli sorrise dolcemente in risposta e annuì.
“Ok. Torna presto però prima che questi due pozzi finiscano tutto” replicò facendo un cenno a Ryan ed Esposito. Rick annuì e le lasciò un veloce bacio sulla guancia che la face arrossire. Uscì quindi ridacchiando, mentre versi di protesta si levavano dai due detective, ancora immersi nelle loro scatole. Castle si fermò un secondo in sala relax a prendere una bottiglietta d’acqua e si avviò infine alla sala interrogatori. Fece un sospiro e bussò prima di entrare. Lo sguardo sorpreso di Kastor lo accolse all’interno. Subito però gli sorrise.
“Signor Castle, mi fa piacere rivederla” lo salutò cordiale. Rick rimase per un momento sulla porta, imbarazzato neanche lui sapeva per quale motivo. Si schiarì la gola e appoggiò scatole, bacchette e acqua sul tavolo di fronte a lui.
“Le ho portato qualcosa da mangiare. La cucina del distretto sono le macchinette quindi… Spero le piaccia il cinese” disse insicuro.
“Ne vado pazzo” replicò Kastor allegro, sbirciando dentro una delle scatole. Annusò l’aroma e sorrise. “Grazie mille davvero. È da ieri sera che non tocco cibo in effetti. Non mi fraintenda, non ne faccio una colpa del distretto, ma sa com’è, iniziavo a pensare di aver dato l’impressione di nutrirmi di sola aria…” Un angolo della bocca di Rick si alzò per la prima volta davanti all’uomo.
“Deve scusarli, ma hanno orari un po’ anormali. Mangiano quando possono o quando qualcuno li rifornisce di un po’ di cibo…” affermò ridacchiando. Ricordava bene i primi tempi al distretto in cui doveva elemosinare da Kate mezz’ora in un bar per un panino. Poi aveva iniziato a portare lui qualcosa. Era più veloce e non rischiavano di morire di fame a causa del loro stacanovismo. Per fortuna ora era una cosa che succedeva raramente. Alzò gli occhi su Kastor e vide che aveva uno sguardo strano. Felice, orgoglioso e triste insieme. Oltre ad altro. Qualcosa di estremamente familiare. Ma forse lo immaginò solo perché durò meno di un secondo. A quel punto si schiarì la gola, di nuovo imbarazzato. “Io… Io devo andare ora. Buon appetito” disse velocemente e si dileguò dalla stanza.
 
I quattro avevano appena finito di mangiare e stavano tornando davanti alla lavagna per decidere le prossime mosse, quando Castle e Beckett si sentirono chiamare.
“Papà! Kate!” Alexis era appena uscita dall’ascensore, seguita a ruota da Martha.
“Ehi, tesoro!” esclamò Rick vedendo la figlia e andandole incontro per abbracciarla. “Che ci fate qui?” chiese poi rivolto a entrambe le donne. “Non dovevate essere negli Hamptons? Perché non mi avete detto che rientravate? Quando siete tornate?” domandò a raffica lo scrittore.
“Ehi, Rick falle respirare!” disse divertita la detective, arrivando dietro l’uomo insieme a Ryan ed Esposito, che salutarono con un sorriso nonna e nipote.
“Kate!” chiamò euforica Martha, andando incontro alla detective. “Mia cara ragazza, fatti abbracciare! Finalmente c’è l’avete fatta, eh? Iniziavamo a disperare ormai.” Kate arrossì, mentre l’attrice la stringeva a sé. Aveva dimenticato che aveva saputo tutto della loro relazione da Alexis. Ringraziò che Ryan ed Esposito l’avessero scoperto prima. Sarebbero svenuti ad una notizia del genere data così improvvisamente. Quando Martha la lasciò andare, subito Alexis ne prese il posto e abbracciò anche lei la detective. Quando si staccarono però la guardò ansiosa.
“Papà ci ha detto che ieri sera hanno tentato di nuovo di ucciderti…” Kate fulminò lo scrittore, che mise su il suo miglior sguardo da cucciolo per farsi perdonare. Si allontanò però di un passo dalla donna. Giusto per sicurezza. Sapeva che Kate non voleva far stare in pensiero nessuno, ma quando Alexis l’aveva chiamato quella mattina non era stato capace di mentire. Era troppo sconvolto. Inoltre ora faceva parte anche lei della famiglia. “Così siamo venute a vedere come stavi” continuò la ragazza. “Abbiamo preso la prima corriera e siamo tornate. In ospedale ci hanno detto che ti avevano già dimessa. Non trovandovi a casa, abbiamo pensato che potevate essere solo qui.” La detective sorrise dolcemente a quella dimostrazione di affetto. Erano preoccupate per lei. Avevano lasciato tutto e semplicemente erano venute a vedere come stava, anche se sapevano che era fuori pericolo.
“Grazie. Sto bene comunque, non preoccupatevi” replicò Kate sinceramente. Vide però nonna e nipote che scrutavano i suoi tagli e il livido sulla sua faccia, poco convinte delle sue parole.
“Cara, sei sicura che ti faccia bene tornare subito al lavoro?” disse dopo qualche secondo Martha lanciando uno sguardo apprensivo alla lavagna poco più in là di loro. Il tono allegro con cui l’aveva accolta, ora era sparito, nascosto dalla preoccupazione. “In fondo quell’uomo è morto. Non era il caso di prendersi almeno un giorno di riposo?” Kate fece un sospiro. Si aspettava un’obiezione del genere. Scelse accuratamente le parole per non farle preoccupare, né domandare, sugli ultimi sviluppi.
“Diciamo che non potevo proprio lasciare questo caso a metà… Non si tratta più di me comunque. Beh, non strettamente parlando...” rispose lanciando un’occhiata alle foto di Smith e Kastor alla lavagna. Non era più lei. Era il drago. “Prometto però che quando anche questo caso sarà concluso mi prenderò almeno una settimana di vacanza. Anzi magari anche un mese visto che qualcuno me l’ha proposto…” aggiunse poi arrossendo leggermente e guardando in direzione dello scrittore. Rick non riuscì a nascondere un sorriso furbo, ma al contempo tenero a quelle parole. Un mese negli Hamptons con la sua musa. Non vedo l’ora Kate… pensò internamente, mentre altri pensieri ben poco casti gli attraversavano la mente. “Quindi non preoccupatevi” continuò Kate. “Presto, spero, ci sarà un lungo periodo di riposo e… Martha tutto bene?” Il tono della detective passò da sereno a preoccupato in un secondo quando vide il cambiamento del volto dell’attrice. Alle sue parole, tutti i presenti si girarono a guardare Martha. La donna era immobile, gli occhi sgranati inchiodati alla lavagna dietro di loro. Aveva la bocca semiaperta e il labbro inferiore le tremava leggermente.
“Mamma??” la chiamò Castle angosciato per quel cambiamento così repentino e inaspettato. Le poggiò una mano sulla spalla, ma sembrò che la donna non avesse neanche idea della loro presenza lì. Kate aggrottò le sopracciglia, perplessa, quindi seguì lo sguardo dell’attrice fino alla lavagna. Come lei, anche Rick, Alexis e i due detective fecero la stessa cosa, cercando la causa di quella trasformazione. Solo in quel momento venne in mente a Beckett che forse non era stata una buona idea lasciare le due donne così vicine alle foto delle torture subite da Smith. Loro erano, si può dire, abituati a certe immagini, ma Martha e Alexis no. Passando lo sguardo dall’attrice alla lavagna però, si accorse che gli occhi della donna non erano concentrati sulle foto di Smith, ma su un’unica immagine in alto a destra. Una foto di Max Kastor.
“…Alex?...” mormorò la donna con un filo di voce. Il tono era confuso e stupito. Se non fosse stato per il silenzio teso che si era venuto a creare, non l’avrebbero mai sentita. Tutti la guardarono sorpresi. Rick continuava a guardare alternativamente la foto di Kastor e sua madre con occhi sgranati. Ryan ed Esposito erano a bocca aperta. Alexis era invece confusa. Non capiva perché tanta agitazione riguardo la conoscenza di sua nonna. Passava lo sguardo da un detective all’altro fino a suo padre, sperando che qualcuno spiegasse qualcosa.
“Martha… lo conosci? Conosci quest’uomo?” chiese cauta Beckett dopo qualche secondo staccando l’immagine e portandola più vicino alla donna. Martha prese la fotografia con mani tremanti. Socchiuse appena gli occhi nello studiarla. Dopo quasi un minuto di silenzio, la donna fece un respiro profondo per calmarsi e scosse la testa.
“Io… Io non lo so… è passato così tanto tempo… era così giovane quando lo conobbi… ma d’altronde lo ero anch’io…” sussurrò l’attrice, quasi dimentica delle persone intorno a lei. Passò una mano sulla foto, come a voler accarezzare l’uomo ritratto nell’immagine. Kate la studiò per qualche secondo, indecisa.
“Ascolta Martha…” disse infine la detective. La donna alzò lentamente la testa verso di lei, ma i suoi occhi rimasero sulla foto fino all’ultimo, quando dovette per forza sollevarli su Kate. Il suo sguardo sembrava quasi vuoto, perso nei pensieri, ben diverso da quello pieno di vita che aveva solitamente. Rick lanciò una veloce occhiata alla sua musa, preoccupato, ma non disse niente. Deglutì solo. Beckett prese un respiro profondo prima di continuare. “Martha, credi che saresti in grado di riconoscere quest’uomo se lo vedessi fisicamente?” Era un tentativo. Forse si sbagliava. Forse non lo conosceva davvero. Ma un tentativo era quello che avevano al momento. Gli occhi di Martha si illuminarono per un attimo quando recepì quelle parole.
“È qui?” domandò con voce tremula. Kate si morse per un secondo il labbro inferiore. Poi le fece un gesto con la mano verso la sala interrogatori. L’attrice annuì e si ricompose un poco. “Beh, andiamo a vedere se la mia memoria funziona ancora allora!” esclamò con falso tono allegro. La più preoccupata per quell’incontro infatti sembrava proprio lei. Beckett scortò Martha e gli altri fino alla saletta adiacente alla sala interrogatori. Non serviva un incontro diretto. Bastava un riconoscimento. Kate non conosceva l’età di Martha, ma calcolò a occhio che in effetti lei e Kastor dovevano avere all’incirca la stessa età. Non bastava ovviamente per dire di conoscere una persona, New York era grande, ma poteva essere un punto in più. Kate entrò e Martha la seguì, facendo qualche passo incerto all’interno della stanzetta. Teneva gli occhi bassi, quasi con paura di alzarli e cadere preda di un’allucinazione. Poi l’attrice fece un sospiro e si girò a guardare al di là del vetro. Rimase immobile per qualche secondo osservando la figura di Kastor. L’uomo era tranquillo e comodamente seduto come al solito, ignaro delle sei persone che ora lo stavano guardando al di là dello specchio. I due cartoni di cinese che prima aveva portato Castle erano appoggiati uno dentro l’altro a un lato del tavolo, vicino alla bottiglietta d’acqua ormai vuota.
“Alex…” ripeté Martha, questa volta più convinta di quello che diceva, ma anche più stupita. Fece un passo in avanti verso il vetro, una mano alzata e allungata verso l’uomo. Dopo un secondo però si fermò e la ritrasse. “Kate devo vederlo. Di persona” aggiunse poi sicura rivolta alla detective. La donna scambiò uno sguardo esitante con Ryan ed Esposito. Di solito non era permesso interagire con le persone all’interno della sala interrogatori, ma Kastor non era un sospettato. Era un amico di Montgomery e in più li stava aiutando. “Kate” chiamò di nuovo l’attrice. Con fatica, riportò gli occhi su Martha. “Per favore” disse, questa volta c’era una nota di supplica nella voce. La detective si prese ancora qualche secondo, poi fece un sospiro e annuì.
“Vieni” disse solo. Uscirono dalla stanza e si posizionarono davanti alla porta della sala interrogatori. Prima di aprirla, Kate lanciò uno sguardo dietro di sé. Esposito e Ryan capirono subito la sua silenziosa richiesta e si defilarono di nuovo all’interno della stanzetta appena lasciata. Non era solo il fatto che non entravano tutti nella stanza. Voleva lasciare Martha il più libera possibile, meno a disagio. Sentiva che ne avrebbe avuto bisogno. I due detective dovevano solo prendere il nome, se davvero l’attrice lo conosceva. Kate quindi girò la maniglia e fece strada all’interno della stanza.
Quando sentì la porta aprirsi e vide la detective, subito l’uomo all’interno sorrise.
“Detective Beckett! Allora ha preso la sua decis…” Non finì mai la frase. Come i suoi occhi blu videro Martha, appena dietro Kate, si immobilizzò. Sgranò gli occhi e la bocca gli si aprì. E la detective seppe che l’attrice aveva fatto centro. Quella famiglia non avrebbe mai smesso di sorprenderla. Prima Rick si ricordava di Smith, ora Martha riconosceva l’amico di Montgomery. Quasi quasi si aspettava che Alexis da un momento all’altro le confidasse chi era il drago…
Lo sbalordimento dell’uomo durò meno di un attimo, ma abbastanza per essere notato. Poi si ricompose. Cercò di far finta di nulla, ma era impossibile. Il suo sguardo inoltre non riusciva ad abbandonare Martha. Era curioso, stupito e allarmato insieme. L’attrice si era immobilizzata anche lei dopo un passo all’interno della stanza e lo guardava con la stessa meraviglia.
“Alex…” mormorò ancora una volta la donna facendo un passo in avanti. L’uomo deglutì. Rick, Alexis e Kate osservavano la scena immobili accanto alla parete. “Alex sei davvero tu?” Non avevano mai sentito nell’attrice un tono così esitante. L’uomo riuscì con evidente fatica ad abbassare lo sguardo sul tavolo. Aveva le mani strette davanti a sé e il respiro gli si era fatto veloce. Aggrottò le sopracciglia, chiaramente indeciso su cosa dire.
“Non so chi crede che io sia, ma…” rispose incerto dopo qualche secondo, gli occhi ancora puntati sul tavolo. Martha però lo bloccò subito.
“Non mentirmi Alex. Non hai mai saputo farlo” replicò con voce appena tremula. Aveva un tono strano. Sembrava stesse reprimendo felicità, orgoglio e tristezza tutto insieme. C’era anche una nota di dolcezza. “La tua voce e i tuoi occhi ti tradiscono mio caro. Non sei cambiato molto, se non per qualche ruga” continuò la donna cercando di spezzare il momento di tensione. Ma sembrava sull’orlo delle lacrime. L’uomo fece un mezzo sorriso al mobile di fronte a sé. Finalmente, dopo quella che parve un’eternità, prese un respiro profondo. Alzò la testa e puntò i suoi occhi blu in quelli dell’attrice.
“Tu non sei cambiata di una virgola Martha. Sei sempre la bellissima donna che ho conosciuto anni fa” rispose. Il tono era quello di una richiesta di scuse. Poi, prima che qualcuno potesse dire altro, l’uomo si alzò in piedi. Contemporaneamente Martha si avvicinò velocemente a lui e lo abbracciò. Rick, Kate e Alexis rimasero a bocca aperta, gli occhi sgranati. L’uomo teneva saldamente l’attrice fra le braccia e aveva affondato la sua faccia nei capelli di lei. Martha invece gli aveva stretto le mani dietro la nuca e piangeva silenziosamente con il viso nascosto nel suo collo. Sentirono appena l’uomo e l’attrice che si chiamavano, mormorando i loro nomi. Alex le sussurrava insieme dei deboli ‘Mi dispiace’ e le lasciava dei piccoli baci sul capo. Rimasero in quella posizione per quasi due minuti, incapaci, sembrava, di staccarsi. La prima a riprendersi dalla sorpresa, tra Rick, Alexis e Kate, fu la detective. Lanciò uno sguardo al suo scrittore, che però aveva ancora gli occhi fissi sulla scena davanti a lui, confuso da quello che vedeva. Si schiarì la voce e finalmente l’amico di Montgomery sembrò riprendere contatto con la realtà e con il luogo in cui erano. Staccò gentilmente da sé Martha e le asciugò le ultime lacrime con i pollici. Si sorrisero. Un sorriso tenero e dolce. Un sorriso di scuse e di felicità. Poi l’uomo passò un braccio intorno alla vita dell’attrice e la mantenne vicino a sé, come se quello fosse sempre stato il suo posto, voltandosi poi verso gli altri tre presenti. Martha gli si accoccolò più vicino e si girò anche lei verso di loro. Era un po’ rossa in viso.
“Mamma…? Che… che significa? Insomma… Chi…?” riuscì solo a dire Rick confuso. Non aveva mai visto quel lato così tenero e affezionato di sua madre. Non era solita a queste effusioni. Era molto più concreta e lo era sempre stata. Ma ora…
Kate all’improvviso socchiuse gli occhi e iniziò a passare lo sguardo tra Martha, il così detto Alex e Rick. Alexis, accanto a lei, iniziò a fare la stessa cosa. Dopo qualche secondo, un dubbio si fece strada nella mente della detective. Trattenne il respiro. Rick, sentendola inspirare velocemente, si voltò preoccupato verso di lei. “Kate…?” Ma la donna non lo sentiva. Stava ripensando alla conversazione che avevano avuto con l’uomo, ai suoi toni, a tratti dolci e protettivi, ai suoi occhi… Beckett rialzò la testa verso quello che pensava chiamarsi Kastor, la bocca spalancata. Non può essere… pensò internamente stupefatta. Ma dallo sguardo dell’uomo capì che aveva ragione. Alexis era immobile accanto a lei, confusa, e squadrava l’uomo di fronte a loro. Lo stesso dubbio della detective stava raggiungendo anche lei. Rick invece continuava a osservare alternativamente l’uomo abbracciato a sua madre e Kate. “Kate? Tutto bene? Che succede?” domandò ancora, agitato per quella mancanza di risposte. Ma la donna sembrava non ascoltarlo. Aveva ancora gli occhi inchiodati in quelli blu scuro dell’uomo di fronte a sé. “Kate?”
“Chi sei davvero?” chiese di punto in bianco la detective. Voleva una conferma definitiva ai suoi dubbi. Per sé, ma soprattutto per il suo scrittore e sua figlia. L’uomo guardò per un momento Rick e Alexis. Poi abbassò ancora una volta gli occhi sull’attrice accanto a sé. Sospirò.
“Ha ragione a chiedermi chi sono detective. Ebbene, il mio vero nome è Alex Tully. Sono un ex-agente della CIA e…” Si fermò un secondo, le parole bloccate in gola. Strinse un po’ di più a sé Martha e alzò lo sguardo su Rick, che lo fissava ancora con la bocca semiaperta. Prese un respiro profondo e chiuse per un momento gli occhi.
“Da quanto tempo vi conoscete?” chiese questa volta Alexis con voce bassa e incerta. L’uomo riaprì gli occhi e li puntò sulla ragazza. Le sorrise appena.
“Da poco più di quarant’anni. Per la precisione quarantadue” rispose. Si girò quindi verso Rick. C’era decisione questa volta nel suo sguardo. Inchiodò i suoi occhi blu scuro in quelli blu brillante dello scrittore. “Io… Io sono tuo padre, Richard.”

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Xiao!! :D
Allora ecco le verità che tutti stavate aspettando!! Il nostro caro Max Kastor non si chiama così, ma Alex Tully ed è un ex agente CIA!! XD
Ok quante di voi, che avevano già letto qualcosa di mio, pensavano l'avrei chiamato Malcolm Reynolds?? nvece ho scelto il nome di un altro personaggio dell'universo Fillion... XD
Ma veniamo alla seconda cosa più importante... probabilmente praticamente tutte avete capito l'identità di Alex Tully raccogliendo le briciole che ho lasciato e che Kate ha colto solo alla fine di fronte ai fatti... ebbene ora posso confermarvelo: Kastor alias Alex Tully è il padre di Castle!! :D:D
Coooomunque, ok al solito questo riconoscimento doveva avvenire almeno un capitolo fa, ma ovviamente scrivendo è venuta fuori un sacco di roba in più... spero vi piaccia lo stesso!! :)
Nel prossimo ci saranno ulteriori sviluppi su Tully... in fondi immagino vogliate sapere che ha fatto tutto sto tempo e perché ha lasciato il povero Rick solo no??
Boh, ho scritto anche troppo (sia come cap, sia ora) quindi vi lascio!
Ah, un'ultima cosa: IO VI ADORO SEMPRE DI PIU'!!! Non solo mi recensite con pazienza, ma addirittura ogni capitolo ha superato le 300 visualizzazioni!! *.* non era mai successo nelle mie altre long... :D
Vado davvero ora... Continuate a lasciarmi un commentino!!!! :D:D:D
Notte!
Lanie
  
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