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Autore: Clover GD    27/06/2012    9 recensioni
Storia cancellata e riscritta quasi completamente. Non vi piaceva com'era prima? Beh, non piaceva nemmeno a me, per cui l'ho riscritta e -si spera :)- migliorata.
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Seconda metà del 1800, un viaggio in Canada per Duncan ed una triste sorpresa per Courtney. Una convivenza forzata con Trent ed una nuova amicizia con Gwen.
Un'AU sui miei OTP, non cercate tracce di reality qui dentro.
Speranze -vane?- di non essere caduta nell'OOC.
Mi auguro che recensiate, sebbene conosciate già la trama, a grandi linee. Vi ricordo comunque che qualcosa è cambiato. Che sia tanto o poco, poi, dovete deciderlo voi :)
Mi riservo di poter aggiungere l'avvertimento Slash. Forse, ovviamente.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Un ringraziamento speciale alla mia supermegafoxyawesomehot beta, la

meravigliosissima Faithfully, senza la quale sarei probabilmente

persa Sperando, ovviamente, che la mia armigera non se la prenda.



REVIEWS MAKE CLOVER HAPPY :)



Ti ritroverò.


Duncan trascorse la giornata a maledire ogni cosa che si trovò davanti.

Si passò ripetutamente una mano fra i capelli, per poi prendere a torturarsele entrambe.

«Duncan?»

Trent aveva parlato.

Se c'era qualcosa che Duncan non aveva mai detto a Courtney, beh, quella era che lui non sopportava Trent. O meglio, riusciva a stare nella sua stessa stanza senza aggredirlo, ma a lungo andare non sarebbe riuscito a coesistergli, lo sapevano tutti e due.

«Cazzo vuoi?»

Duncan e Trent.

Tra di loro non avrebbe mai funzionato: il primo reputava il secondo uno sfigato, il secondo reputava il primo uno spaccone.

Nonostante ciò, Trent aveva provato, qualche volta, ad essere carino con Duncan, specialmente in vista di una convivenza dolorosamente forzata per un intero anno. Duncan, invece, era rimasto sempre distaccato dal ragazzo dagli occhi verdi, rivolgendogli la parola sì e no due volte durante tutto il viaggio: la prima volta l'aveva solo chiamato sfigato perché si era rovesciato addosso l'acqua che stava bevendo, la seconda volta gli aveva chiesto l'ora, pur sapendo benissimo che, a meno che non si fosse portato appresso un orologio portatile, non ne avrebbe potuto avere la benché minima idea.

«Sei triste anche tu, vero?»

Se c'era una qualità positiva di Trent, ecco, quella era il fatto che lui non desistesse mai dai suoi obiettivi.

Avrebbe dovuto convivere con Duncan, e per questo si era imposto di andarci d'accordo.

«Saranno cazzi miei?»

Duncan era duro, come sempre.

«Non puoi tentare di essere un po' più... Carino, con me?»

Trent aveva parlato con la voce venata di frustrazione. Non si capacitava del fatto che Duncan non gli volesse rivolger parola e ne soffriva anche, ma non l'avrebbe ammesso mai.

«Perché dovrei essere carino con uno sfigato?»

La già fragile situazione mentale di Trent lo portò a spezzarsi.

«Posso sapere cosa diavolo hai contro di me? Non ti ho fatto assolutamente niente, eppure mi detesti profondamente!»

Duncan si girò verso di lui.

«Ti sei mai guardato, Trent? Oh, Dio, sembri uno di quegli squallidissimi contadini che non riescono a starsene per sé per più di dieci minuti. Hai continuamente bisogno di relazionarti con qualcuno? Benissimo, parla coi cavalli. Parla con il cocchiere. Parla con te stesso, dannazione, ma non starmi fra le scatole!»

Trent tirò un pugno sul lato della carrozza.

Era frustrato, ma ciò che non sapeva era che quella era solo la situazione d'inizio.





Dopo ben dieci ore di treno, arrivarono a Vancouver.

Dalla stazione, non ci volle molto perché raggiungessero la postazione di lavoro di McLean. Avrebbero lavorato ad un progetto importate, qualcosa come la costruzione di un intero complesso di case in un nuovo quartiere residenziale della città.

McLean li accolse con il suo classico sorrisino bastardo.

«A cosa devo la visita?» scandì ammiccando.

Duncan represse uno stronzo fra i denti, Trent fu più saggio e ricordò a McLean chi fossero i due uomini che si trovava davanti.

«McCord e Nelson, quindi? Non avevo la minima idea di chi foste voi, come non avevo la minima idea che lavoraste con me. Ma, dopotutto, non posso star qui a ricordarmi anche dell'ultimo segretario che lavora per me, sono un uomo importate, io!»

Duncan strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche.

«Siamo i due architetti che aspettava.» proferì Trent.

«Non me ne frega un piffero. Siete comunque più in basso di me, nella scala del successo.»

Se gli sguardi avessero potuto bucare, in quel momento Chris McLean sarebbe stato ridotto ad uno scolapasta.

Ma così non è; uno sguardo non perfora, nessuno sarebbe in grado di uccidere con un colpo d'occhi, così McLean rimase illeso.

Arrivò un assistente con gli occhi bassi ed annunciò ai due che li avrebbe condotti verso le loro abitazioni.

I due sbuffarono, poi si decisero a seguire il ragazzo.

Per chissà quale scherzo del destino, una volta che i due si ritrovarono davanti ad una casetta piccola e vi entrarono, si accorsero che c'era un letto solo. Matrimoniale.

«Io con te non ci dormo.» proferì Duncan.

«Andiamo, Duncan!»

Trent lo aveva detto con tono annoiato, come se fosse una baby-sitter stufa dei lamenti di un marmocchio spocchioso.

«Beh? Tu con me ci dormiresti?» chiese l'altro, roteando gli occhi.

Trent prese a contorcersi le mani nervosamente.

No, lui non avrebbe dormito volentieri con Duncan.

«Bene» disse il ragazzo dale iridi azzurre, con una nota di soddisfazione nella voce.

«Vorrà dire che tu dormirai sul divano»

Il suo interlocutore spalancò gli occhi verdi.

«Stai scherzando? Io non dormo su nessun divano!» asserì.

Duncan si limitò ad inarcare le sopracciglia, risultando assai antipatico al nuovo coinquilino.

«Allora dormi per terra. A te la scelta.»





La mattina dopo, si risvegliarono abbracciati.

«Cazzo, Trent!» esclamò Duncan, staccandosi furiosamente dall'altro ed alzandosi velocemente dal letto.

«Non ti avevo detto di dormire sul divano?» continuò.

«Si dà il caso che sul divano si sta scomodi, quindi ho preferito mettermi sul letto accanto a te. - Trent si passò una mano fra i capelli corvini - Certo, mi sarei dovuto alzare prima di te e tornare sul divano, ma...»

Fece il punto della situazione, rendendosi conto della posizione in cui stavano fino a pochi secondi prima.

«Perché mi stavi abbracciando?» chiese, sbattendo un paio di volte le palpebre.

«Oh, sei tu che stavi abbracciando me.» ribatté Duncan.

Trent alzò gli occhi al cielo.

«Non direi proprio!» esclamò, ributtandosi poi all'indietro sul letto, affondando la testa nei cuscini.

Duncan, intenzionato com'era ad avere ragione, risalì rapidamente sul letto, vi si mise in ginocchio e, facendo perno sulle rotule, si sporse verso Trent. Appoggiò le mani ai lati del corpo del chitarrista, stando ben attento a non toccarlo nemmeno con la più insignificante parte del proprio corpo, poi puntò i suoi occhi in quelli dell'altro.

«Senti un po', so bene di essere irresistibile, ma qui serve che tu tenga a bada gli ormoni, se non vuoi finire a dormire nel portico.»

Trent provò a ribattere, ma Duncan gli si avvicinò ancora di più, fin quando i nasi quasi si sfiorarono.

«Io ho una ragazza, a chissà quanti chilometri da qui. Una ragazza, Trent, e non è una ragazza di copertura. Se tu e Gwen vi siete messi d'accordo per stare insieme per finta, non sono problemi miei, ma stammi lontano.»

Inaspettatamente e contro ogni tipo di reazione che Duncan avesse mai potuto immaginare, Trent scoppiò in lacrime.

«Sono etero, stupido, ma lei mi ha lasciato quando le ho detto che sarei partito.» Arrancò fra i singhiozzi che andavano sempre di più verso la disperazione estrema. «Spero che tu sia contento di saperlo, adesso.»

Duncan ghignò.

«Non è male come situazione, McCord, ma non ho voglia di scoparti. Né ora, né mai.»

Si alzò e si diresse verso il bagno, fingendosi sordo al suono smorto del vaffanculo che veniva dalle labbra di Trent.





Courtney non riusciva a credere che se ne fosse andato. Semplicemente, non riusciva ad accettarlo.

Erano passate meno di settantadue ore e già sentiva la mancanza di qualcuno da sminuire per sentirsi migliore.

Una delle tante cose che legava Courtney a Duncan era il fatto che si sarebbero potuti insultare quanto avessero voluto, ma non si sarebbero mai offesi veramente per questo.

Si davano dell'inetto o della perfettina, del coglione e della rompiscatole, addirittura una volta Courtney lo aveva definito un orco chiodato quando, una sera, era rientrato a casa esibendo il suo orecchino nuovo.
Orecchino fatto senza il permesso di lei, come era ovvio che fosse.

Courtney Barlow, però, non era il tipo da tirarsi indietro e disperarsi sciogliendosi in lacrime, qualora avesse sentito la mancanza di Duncan.

Iperattiva com'era, iniziò a fare qualsiasi cosa le si presentasse l'occasione di fare.

Arrivò anche a pulire il sottoscala, che era un ricettacolo di ragni, topi e sporcizia, pur di occupare la sua giornata.

Per quanto riguardasse gli insulti, poi, sfogava la sua frustrazione su gli oggetti inanimati.

Cadeva una pentola? Veniva insultata.

Si scuciva l'orlo di una gonna? Veniva insultato anch'esso.

Cadeva da un paio di scarpe col tacco? Venivano rimproverate aspramente.

E, tutto sommato, andava bene così.

Forse.





Dopo la terza settimana, arrivò una lettera.

La prima di tante.


Ehi, principessa!

Io sono a Vancouver, e quel cretino del chitarrista è con me.

Il viaggio è stato una noia mortale, se fossi stata anche tu su quel treno, beh, avrei passato più tempo in bagno. Magari tirandomiti appresso.

Il nuovo posto di lavoro non è niente male: abbiamo delle scrivanie gigantesche e tonnellate di matite. Me ne sono già rubate sette, non è eccitante? (In effetti, con cosa credi che ti stia scrivendo?)


Courtney sorrise, riconoscendo il tratto della mano di Duncan: preciso e senza la pressoché minima sbavatura, ma dopotutto se lo sarebbe potuto aspettare. Lui era pur sempre un architetto.


Mi manchi.

Non volevo dirtelo, ma ormai l'ho scritto e non mi sono ancora fottuto nessuna gomma da cancellare, per cui eccotelo scritto su questo pezzo di carta.

Divido una casa con Trent, ed abbiamo un solo letto, che è matrimoniale.

Suona male, ma il letto grande mi fa pensare a noi.

Ho provato a costringere Trent a dormire a terra o sul divanetto all'ingresso (o addirittura nel portico), ma il cretino si infila nel mio letto ogni notte.

O almeno l'ha fatto ieri ed oggi, perché è solo la seconda notte che passiamo qui.

Devo dire che mi fa piuttosto ribrezzo dormire insieme a lui come due fidanzati, ma me ne sto facendo una ragione. L'importante è che non mi tocchi, da lì in poi la strada è spianata. La mattina dopo il primo giorno ci siamo ritrovati abbracciati nel lettone, e sono convinto che, se non mi fossi alzato di scatto io, lui sarebbe rimasto volentieri lì a stritolarmi.


Sorrise: quasi quasi si immaginava la scena.

Duncan lo aveva sicuramente irriso, così lei si concesse di provare un minimo di commiserazione per il chitarrista.


Come va laggiù? Sei ancora triste per la mia partenza?

Manchi.

Ciao, principessa.


Duncan


Non si accorse di quando aveva iniziato a piangere, fatto sta che riconobbe il bagnato delle prime lacrime che le sfioravano la guancia.

Decise di uscire per prendere un po' d'aria: le avrebbe fatto bene.

Prese il parasole per ripararsi dai bollenti raggi di Giugno e cominciò a camminare per la strada. Immersa com'era nei suoi pensieri, non si rese conto della voce che la chiamava ripetutamente.

Si avvide di chi fosse la ragazza che la stava chiamando quando questa le posò una mano sulla spalla, ansimando per la corsa.

«Gwen!» esclamò, sorpresa. «Che ci fai qui?»

Gwen rimase ferma, boccheggiando.

Già, cosa ci faceva lì?

Lei non era forte come Courtney e, poiché aveva lasciato Trent, si era resa conto di aver bisogno di qualcuno con cui parlare. Non era una ragazza allegra e solare, no, ma pur essendo silenziosa e taciturna, aveva bisogno di qualcuno con cui relazionarsi, Lei e Courtney erano abbastanza amiche da poterle permettere di cercarla e stare con lei. Almeno per un po' di tempo.

«Sola. Mi sento parecchio sola.»

Courtney non sapeva se ghignare o abbracciarla. Si volevano bene, nonostante i litigi e le frecciatine che ogni tanto si tiravano.

A disagio, le poggiò una mano sulla spalla e strinse.

«Trent è lontano, ma sarà sempre con te, no?»

No.

Courtney non era così, lei non era il tipo da rassicurare le persone. D'altra parte, però, nemmeno Gwen era il tipo da pentirsi delle proprie azioni. Era come se fossero state catapultate in una strana dimensione dove la lontananza da chi amavano cambiava loro il carattere.

«No, Court. L'ho lasciato.»

Fredda e lapidaria, Gwen aveva lasciato trapelare dalle proprie labbra quell'informazione.

Courtney rimase scioccata.

«Sei un'idiota o che altro? Io non avrei mai-

Fu interrotta da un gesto eloquente di Gwen.

«Non ho bisogno di una ramanzina.»

Una lacrima le scese placidamente lungo la guancia, contro la sua volontà.

«Va bene, va bene.» asserì Courtney. «Facciamo che vieni a stare da me, almeno per un po'. Così analizziamo bene la situazione e ti facciamo tornare con lui senza che ti sembri che sia successo mai nulla!»

Gwen sgranò gli occhi di ossidiana: la castana aveva parlato con un'esaltazione che la faceva inorridire.

«Va bene» disse svogliatamente. Non aveva voglia di litigare con l'amica un'altra volta.

Si separarono perché la mora aveva bisogno di andare a casa a prendere qualche vestito per trasferirsi momentaneamente dall'altra.

Courtney tornò a casa lentamente, e prese a svuotare un cassetto del mobile accanto al letto per lasciare un po' di spazio alla sua nuova coinquilina.

Mentre spostava le cose, lo sguardo le cadde sulla pila di pezze spesse bianche che utilizzava nel periodo del ciclo. La realtà la colpì come una martellata: aveva un ritardo di due settimane.

Oddio.

Si accasciò lentamente al suolo, non sapendo se piangere o urlare.


***



A/N Eccoci di nuovo nelle note a fine pagina :)

Otto recensioni al capitolo precedente? Siete una favola, ragazzi **

Devo ammettere di essermene aspettate di meno (ma questo non è un invito a recensire di meno ò.ò), mi avete piacevolmente sorpresa :)


Beh, qui qualcosa è cambiata, dal punto di vista della trama. Duncan e Trent si odiano, non sono amiconi (ewww x.x) come avevo narrato nella versione precedente C.C

Solo io vedo taaaanta tensione.. particolare fra quei due? E con 'particolare' intendo 'sessuale'. Già.

Uhuh, no, ok. Sono sì una slasher senza speranze di ripresa, ma i rating è arancione e tale resterà. Al massimo *SPOILER SPOILER SPOILER* li faccio baciare. Ripetutamente.


Ho deciso anche di inserire una sottospecie di rubrica in ogni angolo autrice: gli spoilers.

Avvertirò prima di iniziare a scriverne e lo farò in grigio chiaro, così chi non vuole rovinarsi la sorpresa li può comodamente saltare. Ma tanto so che non li salterete 3:D

Indipercui..

SPOILERS

Vi ricordate cosa succede a Courtney, sì? Un fastidioso ritardo.

Per quanto riguarda Trent e Duncan, la tensione salirà fino alle stelle per poi sfociare in qualcosa di concreto, ma non penso di parlare di angst (la mia beta Faith sa bene quanto io lo odi xD), bensì di continue frecciatine. Anche perché in questa storia, Duncan e Trent non sono innamorati l'uno dell'altro. Per niente.

Ho anche un'altra cosa da chiedervi: ho pensato di introdurre un paio di altri personaggi.

Qui entrate in gioco voi: vi piacerebbe se fossero Brick e Jo? Come figura stupida preferite Linsday o Lightning? C'è qualcun altro che vorreste facesse parte della storia?

Sarò contenta di trattare il personaggio che sceglierete; come unico favore, però, vi chiedo di non chiedermi di introdurre né la Dott né Scott con qualsiasi altro personaggio. Ormai, Scott io lo concepisco come uno spirito libero e Dawn mi sta un po' antipatica. Già.

Aspetto le vostre richieste!

E fin qui con i tempi di aggiornamento va tutto ok, no? È Mercoledì ed io ho aggiornato.

Mi sento infinitamente potente *O*

A Mercoledì prossimo!

CloClo :)

   
 
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