Trentacinque
«
Che cosa le hai detto? »
chiese Renji.
« Perché non sei arrabbiato? »
ripose l’altro, preoccupato del tono calmo
dell’altro.
« No »
sospirò lui, scrocchiando le dita delle mani «
Posso solo immaginare come stessi.
Se capitasse qualcosa del genere a Tsuki, non so come reagirei »
Shuhei lo fissò per qualche secondo, sorridendo
tra se e se.
« Le ho detto che secondo me tu la ami. Le ho
detto che da quando c’è lei, sei ritornato la
persona a cui tutti eravamo
affezionati, e non più ‘la copia a colori del
Capitano Kuchiki’. »
Renji, sorvolando sull’insulto sul suo capitano,
si alzò e si diresse verso la camera di Tsuki.
« Grazie Shuhei »
disse
prima di entrare e sparire dalla visuale dell’amico.
Questo ritrovatosi solo nel corridoio decise di
seguire l’esempio di Renji e si diresse nella stanza della
sua, di ragazza.
L’ultima cosa che si ricordava era Isane che
l’abbracciava e che le diceva che Rangiku stava meglio e
aveva risposto bene
alle cure.
A questo pensiero Tsuki si tirò su da letto in un
baleno, provocandosi così solo un grande giramento di testa
che per poco non
l’avrebbe fatta cadere, se non ci fossero state quelle ormai
familiari mani a
sorreggerla.
Eppure solo la loro pressione sulla pelle. Solo
la sua presenza le faceva tornare quella sensazione di terrore, di
paura.
« Tsuki non tremare »
le disse lui abbracciandola il più forte possibile, stando
in ginocchio davanti a letto, dove lei era seduta.
Ma Tsuki non diceva niente e continuava a fissarlo,
tremando mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
« Mi dici perché tremi? »
le chiese lui, poggiando la sua testa sulle ginocchia della
ragazza. Tsuki gli slegò i capelli e passò le sue
mani su tutti quei lunghi
fili rossi, e Renji se pur contrario, le lasciò fare.
« Ho paura »
ammise
infine, dopo aver ripreso il controllo di sé.
« E di cosa hai paura ? »
Tsuki non rispose. Aveva l’impressione che se lo
avesse detto, avrebbe solo ottenuto la conferma della sua immensa paura.
Renji non ottenendo una risposta si alzò in piedi
e si sedette di fianco a lei, sotto il suo sguardo preoccupato.
« Tsuki »
sospirò, accarezzandole il viso, umido dalle nuove lacrime
che cadevano come
cascate dai suoi occhi d’ambra liquida.
« Perché piangi? »
« Perché tu mi stai per lasciare »
disse convinta « Se no perché saresti qui? »
« Tsuki, ma come fai a pensare a questo? »
Ma lei non rispose, anzi girò la testa per
evitare di guardarlo negli occhi.
« Tsuki »
insistette lui « Mi puoi rifare quella solita domanda che mi
fai ? »
Tsuki si girò di scatto. La stava prendendo in
giro? Si divertiva a farle del male?
Eppure guardandolo negli occhi, non vide né
divertimento, né orgoglio né pietà, ma
solo determinazione.
« ‘Perché fai tutto questo?’
Era quello che
volevi no? »
gli rispose seccata.
Renji le prese il mento e le fece girare la
faccia verso la sua e la guardò negli occhi.
« Io faccio quel che faccio »
iniziò a dire mentre avvicinava sempre di più le
sue labbra
a quelle di Tsuki « Perché io non posso vivere
senza di te »
Lo spazio tra le loro bocche era quasi
impercettibile. Tsuki tratteneva il respiro mentre quello di lui le
aleggiava sulle
labbra.
« Io faccio quello che faccio perché ti amo »
le disse prima di baciarla.
Le lacrime di Tsuki rendevano il loro bacio
salato, ma per lei quello era il più dolce di tutti. I suoi
battiti, che erano
aumentati per l’agitazione, si erano sincronizzati con quelli
calmi e lenti del
ragazzo.
Quando si staccarono, Renji mise un dito sulle
labbra di Tsuki.
« Fammi finire »
disse
lui, che continuò solo dopo un cenno di assenso da parte
della ragazza.
« Faccio questo perché ti amo. Perché
non c’è una
persona più importante di te. Perché non
c’è nessuno con cui vorrei stare, se
non con te. Perché quando ridi tu, io rido con te e il mondo
diventa più
colorato. Sto con te per poterti far sorridere quando piangi, o
abbracciarti se
hai paura. Sono qui per essere la tua roccia, se vuoi un appoggio. Sono
qui per
darti il buongiorno e per darti la buonanotte. Sono qui per non avere
il
rimorso di averti lasciata andare. Son qui, con te, per te. Io ti amo e
se
questo non te l’ha fatto capire, spero che quello che ti ha
detto Shuhei possa
aiutarti »
si interruppe per riprendere fiato « Prima del
tuo arrivo, non avevo nessun legame o almeno non più. Quella
era la quarta
missione di fila. Non
mi fermavo mai.
Non guardavo la situazione e la sua pericolosità prima di
buttarmici dentro. In
fin dei conti a casa non avevo nessuno che mi aspettasse. Ero davvero
diventato
la copia del mio Capitano, solo che io andavo contro la morte di mia
volontà.
Ma ora ci sei tu che ti arrabbi se ti prendo in giro, che ridi per quel
che
dico. Ora ci sei tu che mi fai sentire vivo. Mi fai sentire la
necessità di
rimanere in vita. Tsuki io ti amo e non perché mi sento in
colpa per quello che
è successo. Non lo dico per tirarti su di morale. Questo non
è un gioco. La
tua, la mia vita non sono un gioco »
Renji si fermò incapace di andare avanti. Tsuki
si era alzata e si era portata davanti a lui. Gli si sedette in grembo
e lo
guardò negli occhi. « Giuramelo sul tuo onore di
Shinigami che non stai
mentendo »
« Lo giuro »
disse
l’altro senza interrompere il contatto visivo.
« Sai? Mi avevi già convinto con il bacio »
gli rispose lei prima di baciarlo con la stessa
dolcezza. «
Ti amo anche io Renji »
disse mentre il sole sbucava da una nuvola e riempiva la
stanza di luce e calore.
Tsuki guardò il cielo e chiese a lui « Quando sei
nato? »
« Il 31 Agosto. Ma perché? »
rispose Renji, smettendo di giocherellare con i capelli
castani di lei.
« Sei della Vergine, giusto? »
disse, guardando ancora il cielo
« Si, ma perché? »
chiese
divertito.
« La Vergine è la mia seconda costellazione
preferita »
ammise, rivolgendosi a Renji e sorridendogli.