Sono tornata dopo moltissimo tempo, e mi
scuso sinceramente con tutti coloro che avrebbero voluto leggere questa fanfic… mi sento in dovere di dare delle spiegazioni.
Tanti casini col lavoro, cambiato varie volte, ora –forse- sono riuscita a trovarne uno normale (web master e grafico), è quello che ho studiato… Ma, soprattutto, il motivo che mi ha portata via da questo sito e soprattutto da questa fanfic è il fatto che io ora sto vivendo il sogno che tempo fa avevo scritto e che avete cominciato a leggere… non con il soggetto al quale è ispirata questa storia, ma con un ragazzo di Göteborg, in Svezia… anche lui musicista, cantante, ci siamo conosciuti a Torino, nel backstage (guarda a caso è il titolo del capitolo) di un festival… sono andata a Göteborg due volte, settembre e dicembre… dal 28 dicembre al 5 gennaio… sono tornata da nemmeno una settimana. Sto parecchio male, mi manca… ma ora vi lascio questo capitolo che, non so come, ho postato con coraggio ritrovato dopo aver rivisto questo “Allen” svedese…
Ps. Se ne avete voglia forse vi conviene darvi una breve letta ai precedenti… non lo so, fate come volete, e scusate ancora…
Capitolo quattro: Il backstage
Tutti
si stavano facendo la doccia, tranne Allen che l’aveva fatta per primo, ed ora aveva i capelli
completamente bagnati. Aveva indosso solo un paio di jeans strettissimi, perché
i capelli gli sgocciolavano e non voleva bagnare una maglietta. Così a bagnarsi
era direttamente il suo corpo…
Bussarono
alla porta. Essendo lui l’unico disponibile ad aprire, oltre a suo cugino, andò
ad aprire la porta. Come al suo solito la aprì di scatto e con una velocità
assurda. Davanti a lui c’era Kagome.
Non
appena la vide, il respiro si fece pesante, gli sembrava che tutta l’aria che
aveva intorno non gli bastasse. Rimase alcuni istanti
a fissarla imbambolato. Si spiegava sempre meno quella sua reazione, non
riusciva proprio a capire perché una ragazza che non conosceva nemmeno gli
faceva quell’effetto.
Anche Kagome rimase pietrificata per alcuni istanti. Allen le si parò davanti, le sembrò
ancora più bello del solito… aveva i capelli completamente bagnati, che
lasciavano cadere alcune gocce che andavano a percorrere i lineamenti del suo
corpo. Un paio di jeans strettissimi non facevano
altro che evidenziare maggiormente le lunghe e snelle gambe.
Era meraviglioso, non c’era nulla da dire.
Dopo
alcuni attimi, Allen la salutò e la fece accomodare. Non appena entrò vide
Steve e Ery. Sgranò gli occhi.
-
Ragazzi! Cosa ci fate voi qui? – chiese Kagome. Ery guardò Steve.
-
Io… Io… Io
ed Allen siamo cugini… - disse timidamente Steve.
-
Lo sapevo
io! Era troppo sospetta la vostra somiglianza! – disse Kagome. Ora che i due
ragazzi erano vicini uno all’altro si poteva vedere
come le uniche differenze tra i due erano il colore degli occhi e dei capelli.
Inoltre, i capelli di Steve erano poco poco
più mossi di quelli di Allen. Ma solo un occhio
particolarmente attento se ne sarebbe accorto.
Tutto
il discorso era stato fatto in giapponese, non pensando che Allen non capiva nulla di giapponese. Infatti
li guardava non capendo assolutamente niente, ma intuendo dai loro gesti che
stavano parlando di lui.
Ci
pensò Steve a tradurre tutto al cugino, che sorrise. Poi guardò Kagome e la
fece sedere accanto a lui. Ma erano su una poltrona,
che per quanto fosse larga era sempre da un posto, quindi erano seduti
vicinissimi.
Nel
frattempo gli altri musicisti uscirono dalla doccia. Il camerino era molto
grande, così non disturbarono assolutamente le due “coppiette”, come già i
musicisti li definivano.
Steve
non sembrava molto contento delle attenzioni che Allen prestava a Kagome.
-
Steve… C’è
qualcosa che non va? Mi sembri strano… - chiese Ery.
-
No… È che…
Vieni con me! – Steve si alzò e prese per mano Ery,
andando fuori dal camerino, nel corridoio.
-
Che hai? Da quando è arrivata Kagome mi
sembri strano… -
-
Si… È
proprio lei il motivo… Tu saprai benissimo che Allen è perennemente circondato
da ragazze che perdono la testa per lui… -
-
Lo so –
-
E proprio
per questo mi preoccupo… Lui è abituato a passare la notte con una ragazza,
sapendo che non la rivedrà mai più e che il giorno dopo ne avrà
un’altra… -
-
Steve, so
dove vuoi arrivare. Kagome non è una stupida, e Allen non mi pare che sia uno
che forza una ragazza a fare qualcosa che non le va… Se questa notte la
passeranno insieme, sarà perché lo vogliono entrambi, coscienti del fatto che
domani mattina ognuno andrà per la sua strada. Se
invece tra loro non succederà niente, sarà sempre una loro scelta. Non devi
preoccuparti –
Lui
annuì solamente, e insieme rientrarono nel camerino. Trovarono Allen e Kagome
seduti sulla poltrona, dove li avevano lasciati, che stavano parlando sorseggiando
una birra.
Ridevano
e scherzavano. Kagome era al settimo cielo, lo si
vedeva lontano un miglio. E anche Allen sembrava
contento, Steve, che lo conosceva abbastanza bene, lo confermò.
-
Non ho mai
visto mio cugino così… Sereno. Non sembra nemmeno lui. È
strano… - disse ad Ery, in un sussurro.
-
Beh… Meglio,
no? Evidentemente sarà contento della compagnia di Kagome… Per tutto il
concerto non ha fatto che guardarla, hai visto? –
-
Si, e mi è
sembrato strano… Aveva una luce particolare negli
occhi –
-
Cioè? –
-
Non lo so,
ma la guardava come io non l’ho mai visto guardare
nessun altra ragazza –
-
Gli piacerà…
-
-
Questo è
sicuro – Steve le sorrise, e si appartarono su un
divanetto all’angolo opposto a dove si trovavano Allen e Kagome.
Allen
e Kagome stavano tranquillamente parlando. Lui le raccontava vari episodi
vissuti nella sua vita “on the road”, e lei ascoltava
interessata. Quel ragazzo aveva conosciuto praticamente
tutti i musicisti preferiti da Kagome…
-
…e poi,
molto bello è stato il concerto che abbiamo fatto per
beneficenza a Mosca, dove oltre noi c’erano anche gli Scorpions,
i Cinderella, i Motley Crüe, e i Bon Jovi… - raccontò il
cantante.
-
I Bon Jovi? – chiese Kagome, emozionata. I Bon Jovi erano un’altro dei suoi
gruppi preferiti.
-
Si… Siamo molto amici con loro… Ti piacciono? –
-
Tantissimo…
Li adoro! –
-
Allora se
capiterà l’occasione te li farò conoscere –
Kagome
non disse nulla, gli fece solo un sorriso pieno di
gratitudine. Nonostante tutto il successo, e la sua notevole
bellezza, Allen appariva un ragazzo semplice, normale. Non era affatto un esaltato, anzi, era un ragazzo molto
umile, al punto che non riconosceva nemmeno totalmente le sue capacità
artistiche.
-
Sai perché
ti ho chiesto subito di venire qui? – chiese ad un
tratto Allen, rivolgendosi a Kagome.
-
Beh… Me lo
chiedo io stessa! Quello che mi hai scritto mi ha lasciata
perplessa, perché non mi sembrava di averti detto nulla di particolare… -
rispose la ragazza, che voleva capire cosa l’avesse colpito tanto delle sue
semplici parole.
-
Vedi… Io
quotidianamente ricevo molte e-mail, lettere, messaggi sul sito… Tutti messaggi di ragazze che non fanno altro che elogiarmi per la
mia bellezza. Quello che ti dico non fraintenderlo,
perché a me non piace esaltarmi con la gente solo perché ho delle ammiratrici. Ma il punto è che tu sei stata l’unica ragazza che mi ha
fatto dei complimenti sulle mie doti artistiche, e non sul mio aspetto.
Sinceramente tutte le ragazze che mi scrivono “sei bellissimo” e cose molto più spinte le lascio perdere dal principio. A me piace
essere rispettato e, perché no, elogiato, ma per quello che faccio, non per
quello che sono. Se sono così il merito
è della natura, non mio! E nessuna mai mi fa uno
straccio di complimento per quello che faccio – spiegò Allen. Poi continuò: -
Sai quante ragazze, tra il pubblico di stasera, erano lì solo
per vedere me, o Dave? Le riconosco subito: sono quelle che non ti scollano un
attimo gli occhi d’addosso e che non cantano nemmeno due parole della tua
canzone più famosa… -
-
Ora capisco…
Beh, io onestamente non ho pensato molto su cosa scriverti, ti ho scritto e basta! Ti ho scritto quello che mi è venuto
naturale scriverti… -
-
È proprio
questo il bello: tu non mi hai scritto niente di particolare, solo quello che
pensi… E questo mi ha reso felice, te lo giuro… -
-
Sono
contenta… -
-
Tu sei una
persona semplice e sincera, lo si vede subito… -
Kagome
stava davvero bene. Allen era davvero una bella persona. Una persona per nulla
raffinata (basti pensare che stava semi sdraiato sulla
poltrona, con i piedi sul tavolino di fronte, a sorseggiare una birra) ma allo
stesso tempo gentile e simpatica.
Solo ora, lentamente, lei stava realizzando quello
che le stava succedendo. Era seduta attaccata a quel magnifico ragazzo che la
prima volta aveva visto in un poster nella camera della sua amica.
Dave
si avvicinò a Steve. Il ragazzo si voltò, ed istintivamente si voltò anche Ery.
-
Scusate se vi interrompo, ma… Steve, vorrei parlarti un attimo – i due
ragazzi si allontanarono, lasciando Ery da sola.
-
Dimmi pure…
-
-
Uno dei
ragazzi dello staff, quelli che montano e smontano la
strumentazione, deve tornare a casa e non continuerà la tournèe con noi.
Verresti tu a sostituirlo? Ovviamente saresti spesato e pagato… -
-
Dici
davvero? –
-
Certo… È
stato Allen il primo a pensare a te, come valido sostituto –
-
Beh, allora…
Accetto volentieri! – una stretta di mano, e Steve tornò da Ery.
Quella
ragazza gli piaceva molto, ma aveva appena accettato un lavoro dove avrebbe
guadagnato bene, ma che l’avrebbe portato in giro per il mondo. E lui non voleva allontanarsi da lei.
Semplicemente,
quando Dave gli aveva offerto il lavoro, lui non ci aveva pensato. Non aveva
pensato che così facendo sarebbe stato lontano dal Giappone, e quindi da Ery.
La
ragazza notò subito un velo di tristezza nello sguardo di Steve. Era stato via
appena due minuti ed era cambiato. Cosa poteva avergli
detto Dave, per farlo intristire così?
-
Ehi, tutto
bene? – chiese timidamente Ery a Steve.
-
Si, si…
Tutto bene… - il tono della voce di Steve era in evidente contrasto con le sue
parole. Ery se ne accorse immediatamente.
-
Sei sicuro…?
–
-
Beh, ecco…
In effetti… Dave mi ha offerto di lavorare per loro… -
-
Ma è fantastico! Dovresti
essere contento, no? –
-
Si, lo sono, ma… Da una parte non voglio
lasciare il Giappone. Ho da poco conosciuto una persona che vorrei conoscere meglio, e allontanandomi dal Giappone… La perderò…
- Ery a quelle parole sentì qualcosa spezzarsi nel suo cuore. Aveva conosciuto
una persona? Sicuramente si trattava di una ragazza… Era troppo bello per essere vero, un ragazzo così bello, dolce e simpatico
che non aveva una ragazza… Ma cercò di non far notare il suo sconforto.
-
Non
preoccuparti… Se questa persona tiene a te, non ti dimenticherà di certo! –
rispose Ery, con un sorriso tirato.
-
Si, ma… Io
non voglio abbandonarla. Voglio stare con lei, ma voglio anche questo lavoro… -
-
Steve,
entrambe le cose non puoi farle… Soprattutto se si tratta di una ragazza che
hai conosciuto da poco, segui il tuo lavoro… Se al tuo ritorno lei ti
aspetterà, bene… Se no… Ragazze ce ne sono tante al mondo… - le parole che Ery
aveva detto la preoccupavano non poco: gli aveva detto
che c’erano tante ragazze al mondo, ed era vero…
E
se Steve ne avesse conosciuta una all’estero? Non
volle pensarci. Lo aveva appena conosciuto, ma le sembrava già di essersi
affezionata.
Allen
e Kagome ora discutevano sulla voce della ragazza. Allen sosteneva che lei
avesse una gran bella voce, lei negava spudoratamente. Poi Allen guardò l’ora,
e cambiò argomento:
-
Kagome… Dove
abiti? –
-
Abito
in un tempio, a circa un’ora e mezza di strada da qui –
-
Capisco… -
-
E voi in quale albergo siete? –
-
Siamo allo
Sheraton –
Kagome
a quella notizia sgranò gli occhi.
-
Allo
Sheraton? Ma è proprio vicino a casa mia! –
-
Ma figurati! –
-
Davvero! –
-
Allora che
ne dici di farti accompagnare a casa da un cantante
che è rimasto piacevolmente colpito da questa simpatica ragazza? – le disse
Allen, sorridendo.
Nel
frattempo le prese la mano, accarezzandola lievemente. Kagome arrossì un poco,
ed annuì sorridendo. Poi però pensò che non poteva far
tornare Ery da sola…
-
Però… La mia amica… Ery… Io sono venuta in
macchina con lei, non voglio lasciarla sola… - disse Kagome. Allen si voltò
verso Ery e Steve. Li guardò un attimo per poi tornare a guardare Kagome.
-
Tranquilla,
la tua amica stasera non tornerà a casa da sola… - Kagome a sua volta si voltò
verso Ery, che ancora parlava con Steve. Tornò a
guardare Allen e gli fece un sorriso.
L’ora
era tarda, il resto del gruppo tornò in albergo con il loro tour bus privato,
Ery e Steve tornarono a casa con la macchina della
ragazza, ed Allen convinse Kagome a prendere un taxi.
Kagome
non voleva prendere il taxi semplicemente perché andare fino a casa sua sarebbe
stata una spesa piuttosto corposa… e Allen aveva insistito per pagare lui… Ma evidentemente a queste cose il ragazzo non vi badava
più di tanto.
Una volta saliti in macchina, Kagome indicò al tassista la
destinazione. Allen cinse le spalle di Kagome con un braccio, e lei appoggiò la
testa alla spalla del ragazzo. La tristezza cominciò ad assalirla. Quelli erano
gli ultimi attimi che avrebbero passato insieme. Come a leggerle nella mente,
Allen diede voce alla sua tristezza.
-
Sai… Mi
spiace che questa serata sia già finita… Domani mattina noi partiremo per
Le
sue parole erano così belle e sincere che a Kagome non potè non sfuggire una lacrima. Allen se ne accorse,
ma non disse niente. Per il resto del viaggio rimasero in silenzio, nella
posizione in cui si trovavano.
Ery
e Steve parlavano ormai da tutta la sera, di qualsiasi cosa. Si trovavano
straordinariamente bene insieme. Ed Ery aveva scoperto
che Steve abitava proprio poco lontano da lei. Ma
purtroppo erano arrivati a destinazione, ossia davanti all’abitazione del
ragazzo. Ery scese dalla macchina, per poterlo salutare meglio. Non l’avrebbe
mai più rivisto. O, almeno, era convinta di questo.
Steve
la abbracciò forte, e la tenne stretta a sé per alcuni lunghi istanti. Anche lei lo abbracciò, non volevano interrompere quel
contatto. Interrompendolo si sarebbero detti addio.
Ma
poi, inevitabilmente, pian piano allentarono la
stretta, fino a trovarsi l’uno di fronte all’altra.
-
Così… Stiamo
per dirci addio… - la voce di Ery era bassa,
sofferente. Sembrava quasi che stesse per piangere. Steve fece un passo avanti,
avvicinandosi a lei.
-
Non
necessariamente –
Ery
lo guardò, stranita. Lui, rispondendo a una muta
domanda, continuò:
-
Ho notato
come, quando ti ho detto che sono triste perché
lasciando il Giappone lascerò una ragazza appena conosciuta, tu ti sei
intristita. Ma quella ragazza, altri non sei che tu… Io ti ho appena conosciuta, ma non voglio perderti… -
Ery
era sull’orlo del pianto, ma si trattenne. Cercò anche di essere
razionale.
-
Steve, è inevitabile… Quando tornerai, se ancora ti ricorderai di me,
potremo provare a conoscerci meglio… -
-
No, non mi
va. Io non ti voglio abbandonare –
-
Ma tu hai
trovato una lavoro, e non devi lasciarlo per nulla al
mondo! –
-
Non ho mai
detto di voler abbandonare questo lavoro. C’è una soluzione che mi
permetterebbe di lavorare, e di stare con te allo stesso tempo –
Ery
lo guardò con aria interrogativa.
-
Ery… - Steve
le prese le mani, tornando poi a guardarla negli occhi, serio – Tu… Tu potresti
venire in tournèe con noi! In questo modo passeremmo tutti i giorni insieme! E
saresti nel tuo mondo… Quasi ogni sera un concerto… -
Ery,
alla richiesta di Steve, sbiancò. Lei non aveva una famiglia,
quindi nessuno glielo avrebbe impedito. Ma
sarebbe stata la scelta giusta?
Steve
notò la perplessità nello sguardo della ragazza, e le disse solo: - Domani mattina un taxi ti verrà a prendere. Tu sei libera di salirci,
oppure no. Io ti aspetterò all’aeroporto, e quando
vedrò arrivare il taxi capirò la tua risposta…
buonanotte –
Le
diede un bacio sulla guancia, ed entrò in casa.