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Autore: FairyQueen_Titania    27/06/2012    4 recensioni
In un appartamento al centro di Stoccolma tre ragazzi uniti da un' incrollabile amicizia devono fare i conti con la vita quotidiana. Tra strani vicini, amori, imprevisti e piccole incomprensioni loro sono il Bad Trio e abitano nell' appartamento numero 3.
FrUk
RuPr
OlandaxSpagnaxSud Italia
Accenni pairing vari.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bad Friends Trio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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c. 3 bad trio
Bad Touch Trio
Antonio
(ricordi)


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Estate 2008, Spagna

-Quindi sei bisessuale...-il padre di Antonio fece spalluce come se la cosa fosse di poco conto- non fa niente- disse dopo una breve pausa soppesando le parole- tanto le ragazze ti piacciono- alla fine abbozzò un sorriso convinto di avere trovato la soluzione al problema e si rilassò prendendo il cucchiaino sul tavolo per mangiare il gelato al pistacchio. La moglie, al suo fianco, invece aveva un aspetto stanco. Antonio si era confidato con lei, giorni addietro, e Isabella, nonostante fosse consapevole del carattere rilassato e tranquillo del marito, non pensava certo che lui avrebbe preso alla leggera persino una cosa come quella. Lei, il cucchiaino sul tovagliolo non lo sfiorava neppure.
Antonio era irritato, sembrava che suo padre non capisse o peggio negasse l' evidenza:- Mi piacciono le ragazze- confermò- ma anche i ragazzi.
Suo padre era un uomo che prendeva tutto, come dire, con filosofia, sembrava che nulla potesse scalfirlo. Antonio da quando era nato non lo aveva mai visto andare nel panico, restava calmo e trovava una soluzione per tutto.
-Sposerai una ragazza infatti. Non vedo dove sia il problema, se ti piacciono sia maschi che femmine puoi benissimo innamorarti di una lei come la gente normale.
Antonio si alzò in piedi, i pugni sul tavolo, la sedia che dietro di lui tremava leggermente:- E se mi innamorassi di un ragazzo?!
Sua madre lo guardava in silenzio, poi passò i grandi occhi verdi sul marito e il grande soggiorno illuminato dalla luce del sole che penetrava attraverso le ampie vetrate, non le sembrava poi più così luminoso o così grande. Per la prima volta vide Ferdinando stringere i pugni e farsi paonazzo benchè il tono di voce rimanesse normale e tuttavia severo:- Sposerai una donna- sibilò- se no ti giuro Antonio, ti giuro che ti manderò in una scuola correttiva.
-Correttiva?- domandò il ragazzo arretrando, incredulo- correttiva?
 Antonio allora era pieno di ideali e di belle parole.
Antonio allora era innamorato e credeva nell' amore:- l' amore non si corregge! E'... e basta.
Ferdinando si alzò a sua volta, Isabella ne seguì il movimento tenendogli il braccio temendo che alzasse le mani sul figlio. Era furioso.
-Che stai cercando di dirmi, Antonio?!- urlò
-Che sono innamorato di un ragazzo!
Il braccio di Ferdinando scappò dalla mani della moglie e uno schiaffo si abbattè sulla guancia ambronzata del figlio:- Tu sei malato! Cristo santo, ma che ho fatto di male? - si allontanò da loro per chiudere le porte bianche, non voleva che cuochi e camerieri sentissero quella diatriba familiare. Prese il cellulare sul grosso comò- Ora chiamo il parroco- annunciò- ti correggeremo.
-Scordatelo- aveva ringhiato
Antoniò sentì sua madre mettersi a piangere, tirargli la camicia e urlare il suo nome, implorando di smetterla, di fare il bravo ragazzo. La scostò e si allontanò dalla stanza mentre sentiva suo padre gridargli dietro:- Non sei più mio figlio, Antonio! Hai capito? Non sei più mio figlio se non fai quello che ti dico!
Era andato tra i campi di pomodori a quell' ora deserti, il sole cocente gli picchiava sulla testa, con le infradito ogni tanto incespicava tra la terra. Si sentì afferrare per il braccio e si ritrovò davanti il volto stanco di sua madre. Quanto era bella la sua mamma? Con gli ochi verdi e i capelli raccolti, quarant' anni ben portati grazie alla vita agiata che conduceva. Solo le mani erano un poco callose perchè le piaceva andare nei campi, a differenza di suo padre che aveva sempre preferito dirigere dall' altro. Prese le mani della donna nelle sue, un po' callose e con le unghie sporche di terra, come quelle di lei. Tale madre tale figlio.
-Non ti mettere contro papà- lo pregò- avresti vita difficile. La gente, Antonio, la gente è perfida. Ti additeranno e ti chiameranno nei modi peggiori. Non potrai avere figli, una famiglia normale- la sua voce, quella voce da cui di solito uscivano solo belle risate, ora tremava.
Antonio restava in silenzio e lei continuava:- Ti caccerà di casa e ti toglierà tutto e io non potrò difenderti, Antonio- e iniziò a piangere aggrappandosi al petto del figlio- io non potrò difenderti, tesoro mio. Lo sai che non ne sono mai stata capace. Non so fare niente, niente. Ha fatto sempre tutto tuo padre.
-E alla fine dei conti sei d' accordo con lui- terminò per lei
-Non è questo. Vorrei che ti sposassi con una brava ragazza... c' è quella belga... Sophie... si chiama così, vero? Non ti piaceva? Sarebbe tutto più facile, è solo questo. Ci si può innamorare di chiunque.
La allontanò da sè e le diede un bacio sulla guancia:-No, non è vero.  Me ne vado, mamma.

Antonio strabuzzò gli occhi chiedendosi per un attimo dove fosse. Vide degli scatoloni e delle bottiglie di acqua e alcolici impilate su alcuni scaffali. Era lo sgabuzzino sul retro del locale. Francis e Gilbert lo portavano sempre lì quando era troppo ubriaco o troppo fatto per tornarsene a casa sulle proprie gambe. Doveva essersi addormentato e non era stato affatto piacevole visto che aveva sognato quella sua dannata estate, quella in cui tutta la sua vita era cambiata. Da ragazzino vizziato al sole luminoso di Spagna a puttana nella fredda Stoccolma. Si ricordava che aveva scelto la meta a casaccio. Aveva preso la carta del mondo e una matita, chiuso gli occhi e scelto a caso. Ed era uscita Stoccolma. Ovviamente non era stupido ed aveva svuotato il piccolo contro bancario che i suoi gli avevano aperto.
Uscì dallo sgabuzzino ancora assonnato e si ritrovò in mezzo alla baldoria del locale. C' era un sacco di gente che si muoveva al ritmo di una musica martellante, le luci psichedeliche che gli confondevano i sensi, ballerine e ballerini in abiti succinti che ballavano. A a un piano inferiore c' era il pub, un posto più tranquillo dove ci si poteva sedere per bere qualcosa. Intravide Francis passare con un vassoio di liquori, Gilbert si muoveva dietro al bancone. Si guardò ancora intorno e andò al bagno per darsi una ripulita. I bagni puzzavano di vomito, una macchia colorata si stendeva sul pavimento -liquore caduto a qualcuno. Spalancò una delle porte e vide un ragazzo intento a fumare, tossì un paio di volte e la richiuse. Andò allo specchio e si lavò la faccia, si diede un paio di buffetti sulle guance e riuscì di nuovo fuori. Doveva guadagnarsi qualcosa e il posto migliore per abbordare qualcuno era il pub o il bancone. Poteva trovarci qualche zitella a corto di sesso o qualche professionista stressato dal lavoro. L' ultima cliente aveva sborsato 1748 corone (quasi 200 euro) e un bell' orologio. Ammirò il rolex arancione che portava al polso, era molto giovanile, doveva valere un bel po'. Decise di tenerlo ancora un poco prima di rivenderlo a qualcuno. Francis e Gilbert non apprezzavano il suo lavoro ma era quello che gli permettava di pagare affitto e bollette e di non fargli mancare niente. Poteva persino passarsi qualche capriccio come il grosso scooter nero che aveva comprato il mese precedente o i vestiti firmati che indossava ogni tanto. Stava ancora muovendosi verso il pub quando vide Sophia con alcune amiche. Era sorpreso, Che ci faceva a Stoccolma?
-Sophi- sussurrò sgranando gli occhi
Si fermarono in mezzo alla pista guardandosi imbambolati in mezzo agli spintoni.
-Che ci fai qui?- le chiese
-Io... io... io sono... mio... fratello- balbettava squadrandolo in ogni minimo dettaglio e senza arrivare a una conclusione.
All' improvviso Antonio si sentì spingere indietro, accadde tutto velocemente. Una mano lo trascinò fuori dal locale e gli assestò un pugno sull' occhio destro.
Non ebbe il tempo di massaggiarselo e imprecare per il dolore che una voce conosciuta gli penetrò nelle orecchie. Tenne chiuso l' occhio colpito aprendo bene l' altro. Dio, non gli sembrava vero, non lo vedeva da una vita.
 Non pensava che lo avrebbe rivisto a dire il vero.
Un "che diamine vuoi da mia sorella?" gli ronzava nelle orecchie, mentre la figura di Chris gli si avvicinava di nuovo. Si spostò colpendolo allo stomaco. Chris cadde a terra e lo spagnolo lo fissò accigliato:- Non voglio un cazzo da tua sorella.
L' olandese gli afferrò la gamba buttandolo sull' asfalto:- Giuro che questa volta ti ammazzo.
Iniziarono a darsele di santa ragione e in fondo Antonio non capiva bene nemmeno il perchè. Dei ragazzi li divisero e mentre Chris gli gridava contro che lo avrebbe ammazzato, un giorno, Antonio gli dava del figlio di puttana specie perchè gli aveva rovinato la serata. Altro che soldi, per quella sera se lo poteva scordare.
Tornò a casa e si buttò nel letto di Francis. Di solito era lì che dormivano tutti e tre quando non uscivano la sera. Però non aveva intenzione di aspettarli sveglio, preferiva rimandare la paternale al mattino successivo.

-Mon dieu! Antonio, che hai fatto all' occhio?! Te lo volevo chiedere ieri sera ma ti avrei svegliato. Parla mon cher, che è accaduto?- più o meno Francis lo accolse in cucina così quando si svegliò, col mestolo a mezz' aria e il piatto con le frittelle sul punto di posarsi sul tavolo.
Gilbert entrò qualche minuto dopo grattandosi la pancia e sbadigliando, anche lui la sera prima aveva notato l' occhio nero -e ovviamente se lo era subito appuntato sul diario:- Che diavolo è questo casino di prima mattina?- aveva chiesto
-Dobbiamo parlare dell' occhio nero- gli ricordò il francese sbattendo piatto e mestolo sul tavolo e sedendosi.
-Niente- fece Antonio
-Mentire non è una cosa molto magnifica. Anche un paio di settimane fa avevi l' occhio nero- si sporse a guardarlo- anche se forse era il sinistro.
Antonio sorrise:- la volta scorsa ho sbattuto contro il tavolo.
-L' occhio? Contro il tavolo?- domandò Francis servendo la colazione agli altri due
-Eh sì, avevo appena finito... diciamo un servizio e quando mi stavo rialzando sbam, ho sbattuto.
-E questa volta invece?- chiese Gil riempiendosi la bocca con un cornetto al cioccolato
-Ho- Antonio arricciò le labbra e aggrottò le sopracciglia crucciato- fatto a botte- concluse.
-Mein Gott... munch... munch...e perfè?
-Gil non parlare a bocca piena- sospirò Francis
-Non lo so.
-Bugia!- ululò Francis- non mentirci Antoniò, tra noi c' est amitiè, amour...- si portò un tovagliolo alle labbra con fare drammatico- mi deludi, mon ami... così poco ci vuoi bene? Dov' è finito l' amour? E l' intimità della nostra meravigliosa amicizia?
-O-ok... basta Francis, ti supplico.
-Nessuno può sottrarsi alla scena madre di Francis kesesese
-Vero, eh?- fece l' interpellato con una certa soddisfazione.
-Ho incontrato la ragazza con cui mi ero messo l' estate in cui sono andato via di casa. E suo fratello. Forse credeva che volessi sedurla di nuovo, che ne so... insomma mi ha fatto un occhio nero- spiegò alla spicciolata
-E tu non volevi sedurla vero?- si accertò Francis
-Ma sei scemo? No! Certo che no! L' avevo appena incontrata quando lui è saltato fuori.
-Antonio- riflettè Gilbert- non ci hai mai parlato più di tanto di quell' estate. Solo accenni. Ad esempio, scusa... chi era il ragazzo che ti piaceva?
-Suo fratello- borbottò incrociando le braccia sul tavolo e nascondendovi la testa.
-Mon Dieu... ma allora anche tu sei stato innamorato, mon cher!
-Non ho capito- disse Gilbert inzuppando un biscotto nel caffèlatte.
-Ho conosciuto prima lei- iniziò a raccontare Antonio con la testa ancora sul tavolo- ci siamo conosciuti al bar del paese in cui andavo in villeggiatura, avevamo dei campi di pomodori nelle vicinanze. Lo sapete come sono, non mi creo problemi a fare amicizia con la gente. C' erano lei e una sua amica, una seria, con gli occhiali. Forse un poco frigida. Insomma... mi sono avvicinato al tavolo e le ho invitate a fare un giro e sapete, no? Da cosa nasce cosa. Era bello stare con lei, poi era carina, simpatica... bionda.
-Sembra una bella storia d' amour. Avete consumato, mon ami?
-Francis- si lagnò Antonio alzando la testa- pensi solo a quello. E poi dici a me.
Gilbert svuotò la tazza, poi fece:- Non hai risposto, kesesese
Antonio roteò gli occhi al cielo:- Sì, l' abbiamo fatto. Parecchio.
-Quando entra in scena suo fratello?- chiese Francis
-Ora, entra ora. E comunque non sapevo che fossero fratelli. L' aveva portato un ragazzo nella mia compagnia. Sophi non c' era, non uscivamo sempre assieme perchè alla sua amica stavamo sulle palle. Diceva che eravamo troppo allegri.
-Un bacchettona- affermò Gilbert
-Esatto. Ho conosciuto lui, Christoffel... Chris... e non lo so. Mi ha attirato subito. Non lo so. Per la prima volta ho considerato di poter fare qualcosa con un ragazzo e quell' estate mi sono messo in testa di fare di tutto. Di tutto. Volevo provare. Sophi per una settimana non è stata in paese, andava a fare una specie di campeggio con quella sua amica quindi io mi sono appiccicato a Chris. Ve l' ho detto, mi attirava ma era un osso duro- sorrise- diceva di essere dannatamente etero.
-Quando ne parli... sembri felice- gli fece notare Francis
-Non lo sono- Antonio si alzò- è stato il primo ragazzo con cui ho scopato- buttò lì con veleno
-Non dire così, mon cher...
-Sì invece. Volevo lasciare Sophi e guarda che scopro? Che sono fratelli quando lui finalmente conosce il ragazzo con cui usciva sua sorella. Sorpresa! Bello vero? E tutto va a puttane- concluse- avevo anche parlato con mio padre- rise amaro e sentì un paio di lacrime accarezzargli le guance. Francis lo abbracciò immediatamente, subito dopo Antonio sentì sussurrare Gilbert di non lasciare fuori il Magnifico se stesso ritrovandosi appiccicato anche lui.
-Avevo parlato con mio padre... volevo lasciare lei, trasferirmi ad Amsterdam. E poi quel pomeriggio tutto va a farsi fottere... e scelgo a caso... Stoccolma.







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Questo capitolo è più serio, come vedete non sarà solo una storia leggera, anzi, ci saranno anche momenti più seri e importanti. Spero vi sia piaciuto. Chris è il nome che ho scelto per i Paesi Bassi anche se ce ne erano un altro paio che mi sarebbero piaciuti, Sophie quello per Belgio. Lo so, è scontato ma amen. Poi spiegherò perchè una è belga e l' altro olandese.
Il linguaggio dei ragazzi è volutamente colloquiale e riproduce il più possibilie il parlato.
Il padre di Antonio è uno rilassato, che fa tutto semplice, pensa di potersi imporre sul figlio e su tutti in genere nonostante l' apparenza calma e sorridente, per questo all' inizio, diciamo che prende bene il fatto che il figlio sia bisessuale, perchè lo vede come un non problema risolvibile.
Ora vi lascio e mi raccomando... recensite!!! I vostri commenti, belli o brutti, mi fanno capire dove sbaglio eventualmente e mi spronano a scrivere tanto.
  
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