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Autore: EvgeniaPsyche Rox    27/06/2012    8 recensioni
«In breve io ho combinato un casino, e il preside, per punizione, mi ha ordinato di farti da tutor.Got it memorized?», accidenti, alla fine si era lasciato sfuggire il suo marchio di fabbrica.
Roxas assottigliò gli occhi, assai perplesso; un pò per la sua affermazione, e un pò per quella domanda finale in inglese.Decise di lasciare perdere, dedicandosi al vero argomento della conversazione.«Mi stai prendendo in giro?»
«No.»
«Non ho alcun problema a scuola, quindi ti risparmio la fatica di perdere tempo.», affermò schiettamente il biondino, spostando lo sguardo verso il suo interlocutore, il quale aveva sospirato.
-
[Questa storia ho iniziato a scriverla quando avevo tredici anni e, contando che adesso ne ho quasi diciassette, è normale che io abbia cambiato modo di scrivere, anche perché mi sto dedicando a generi differenti. Da un lato preferirei eliminarla perché i capitoli, soprattutto i primi, non sono scritti esattamente bene (Almeno, per quanto riguarda la punteggiatura e la grammatica). Ma ragazzi, le recensioni sono tante; questa è la prima long che ho pubblicato e mi sono affezionata.]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Tutor And Boyfriend.

 

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16. A little brat 

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Si strinse timidamente le spalle e arricciò il naso in una smorfia impacciata. «Grazie ancora.»
Axel rise, scuotendo la folta chioma fiammeggiante, facendo un cenno con la mano. «Se mi ringrazi ancora una volta giuro che ti ammazzo.»
Il biondo in risposta gli lanciò un'occhiataccia, come se non avesse colto l'evidente ironia della sua frase; aprì velocemente la porta del bagno, richiudendola poi dietro di sé.
«Hai già l'accappatoio accanto alla vasca.», gridò per farsi sentire il rosso, voltandosi appena per poi lasciarsi sfuggire un urlo, ritrovandosi lo sguardo insospettito del fratello di fronte a sé.
«Mi una vuoi far prendere un infarto?!», trillò mettendosi una mano sul petto. «Non pensavo che fossi già tornato a casa.»
«Sono venuto un attimo solo per prendere cosa», spiegò il diretto interessato annuendo, lanciando poi una fugace occhiata al bagno, udendo il rumore dell'acqua scorrere. «Chi c'è lì dentro?»
«Un fantasma.», ribattè ironicamente il diciottenne, osservando Reno che aveva alzato istintivamente un soppraciglio, sperando in una risposta più accettabile.
«Roxas.»
«Non avevate litigato?», domandò il maggiore, inclinando il volto su un lato; Axel accennò un largo sorriso a trentadue denti, sottolineando: «Avevamo.»
A quel punto Reno squadrò il fratello da testa a piedi, schiudendo un poco la bocca, per poi richiuderla immediatamente; rimase in silenzio per una decina di secondi e successivamente scoppiò in una grassa risata, appoggiandosi alla parete, faticando a reggersi in piedi.
Axel spalancò le iridi smeraldine, mostrandosi estremamente irritato e allibito al tempo stesso. «Cosa? Che cazzo c'è da ridere?!»
L'altro si sforzò di dare spiegazioni, inutilmente; continuò a ridere per un'altra ventina di secondi ininterrottamente, iniziando perfino a lacrimare.
«Smettila di ridere!»
Reno serrò improvvisamente le labbra; scrutò con estrema attenzione il fratello per poi scoppiare nuovamente a ridere, voltandosi. «Ma ti sei visto? Sembri un pagliaccio!», e, perfino mentre richiuse la porta di casa dietro di sé, ad Axel sembrò ancora di sentire le sue risate rieccheggiare nell'aria.
Il diciottenne così si girò verso l'imponente specchio nel corridoio, deglutendo rumorosamente di fronte al proprio aspetto; gli erano rimaste ancora alcune macchie scure intorno agli occhi e i vestiti, completamente fradici e gocciolanti di acqua, parevano più larghi di quello che erano. Prima di dare un'accurata occhiata ai capelli, si impose di voltare immediatamente lo sguardo, non avendo il coraggio di osservare il loro orribile stato; sospirò con aria rassegnata e tornò ad osservare il bagno, dal quale poi si sentì chiamare di sorpresa. «Axel!»
Sobbalzò un poco e si avvicinò alla porta, appoggiando la mano sulla maniglia. «Sì? C'è qualche problema?»
Passò qualche secondo e temette che forse l'altro non l'aveva sentito, ma, proprio mentre stava per ripetere ciò che aveva detto, udì nuovamente la voce di Roxas, questa volta più imbarazzata. «Ehm... Ecco, non... Non c'è lo shampoo...»
«Oh, che stupido!», il fulvo si tirò una manata sulla fronte e scosse la testa, mentre l'altro dall'interno proseguì: «Se mi potresti dire dov-»
«Arrivo subito!», lo interruppe cinguettando Axel, spalancando in un attimo la porta; il biondo, che nel frattempo si era alzato un poco dalla vasca per cercare il prodotto per capelli, si affrettò ad immergersi nuovamente nell'acqua calda, sentendo le gote imporporarsi immediatamente. «M-Ma che cavolo fai?!»
Il più grande si grattò la testa con aria confusa, accennando poi un sorriso malizioso. «Volevo solo prenderti lo shampoo, primino!»
L'altro sbuffò con il naso, mugugnando qualcosa di incomprensibile tra sé e sé, mentre il diavolo dai capelli fiammeggianti aveva aperto un piccolo cassetto bianco sotto il lavandino, tirandone fuori uno shampoo alla pesca. «Dovresti sentirti onorato di poterlo usare, perché è il mio preferito.», affermò con estrema sicurezza, voltandosi verso il giovane che aveva sollevato il soppraciglio sinistro in un'espressione accigliata; rise, porgendogli così l'oggetto.
«Grazie.», farfugliò il biondo dopo aver afferrato lo shampoo, aprendolo velocemente per poterselo versare sui capelli; socchiuse un occhio con fare concentrato, armeggiando con le mani tra le proprie ciocche dorate. «Hai ragione», disse poi. «ha un odore buonissimo.»
Ma Axel non lo ascoltò minimamente.
I suoi occhi smeraldini erano troppo intenti a concentrarsi sui più piccoli particolari da parte del biondo, come se avesse voluto memorizzare ogni movimento.
Adorava quelle braccia un po' troppo esili ora intente a sfregare lo shampoo tra i capelli del medesimo colore del grano; il suo sguardo si posò poi sulle spalle piccole e tonde, raggiungendo così il collo vellutato che doveva avere sicuramente una pelle tremendamente liscia.
Alzò lentamente gli occhi, scrutando con estrema attenzione le labbra, tremendamente sottili e ros-
«AXEL!»
«Mh?», il diretto interessato si scosse appena, non essendosi minimamente accorto che in realtà era la quarta volta che veniva chiamato.
«La vuoi smettere?!», tuonò il biondo con le guance che assomigliavano a due pomodori maturi.
«Di fare cosa?»
«Di fissarmi, stupido!», replicò aspramente in risposta, incrociando le braccia con fare estremamente irritato e imbarazzato al tempo stesso.
«Non ti stavo fissa-»
«Sì che mi stavi fissando, se no non ti avrei detto di smettere, non credi?!»
Axel sbattè più volte le palpebre, accorgendosi che, effettivamente, non si era nemmeno accorto di aver osservato così insistentemente il giovane. «Perché, ti dava fastidio?»
«Secondo te?!», trillò Roxas ormai sull'orlo di una crisi isterica; afferrò poi lo shampoo, puntandolo verso l'altro presente, schiacciando energeticamente il contenitore fino a spruzzarne il liquido che andò a finire sulla maglia del fulvo.
Quest'ultimo scrutò per qualche secondo la macchia trasparente che si era formata sul tessuto, sperando forse di farla svanire con la forza del pensiero; rialzò poi gli occhi verso il giovane che aveva imbronciato le labbra, immergendo tranquillamente i capelli nell'acqua, mormorando: «Sai, per me, anzi, per tutti suppongo, il bagno è un momento di massima intimità, quindi preferirei appunto rimanere solo, se non ti dispiace.»
Il diavolo dai capelli fiammeggianti strinse di scatto i pugni, ignorandolo involontariamente, sibiliando poi qualche imprecazione a denti stretti. «Ti ho detto che era il mio shampoo preferito!»
«E allora?», chiese retoricamente il biondo, soffiando via qualche bolla di sapone che si era posata sulla sua pelle.
«Come sarebbe a dire 'e allora'?!», sbraitò il fulvo. «Non dovevi sprecarlo in questo modo!», e indicò la macchia sulla propria maglia.
Dal canto suo, Roxas, si limitò ad alzare un poco le spalle nude, mostrandogli poi il contenitore. «Ma tanto adesso è finito.»
Axel spalancò la bocca, shockato. «C-Cosa?»
«E' finito. E' vuoto. Non è rimasto più nulla.», ribadì il concetto l'altro, prendendo un po' d'acqua tra le mani per poi lanciarsela sul volto.
«E adesso come farò a lavarmi i capelli?!», strillò il diciottenne, mettendosi le mani sulla folta chioma ancora bagnata.
«Avrai altri shampoo, no?»
«Non c'entra!», continuò a gridare il più grande. «Cazzo, quello era il mio preferito!»
Roxas dondolò un poco la testa a destra e a sinistra con aria assorta, non curandosi della rabbia dell'altro. «Come sei volgare.»
A quel commento Axel strinse si irritò ulteriormente e si avvicinò velocemente alla vasca, afferrando in un attimo il polso sinistro del biondo, il quale fece cadere la spugna per la sorpresa. «Ti rendi conto che oggi hai già commesso tre peccati? Hai rovinato i miei capelli, hai fatto colare il mio trucco e hai finito il mio shampoo preferito!»
Il giovane dalle iridi blu voltò lo sguardo altrove, sentendo le gote arrossarsi improvvisamente mentre mugugnava qualcosa come 'Lasciami andare' e 'Allontanati'.
Il fulvo accennò una risata sinistra, scuotendo lentamente la testa. «Prima dovrai scusarti per i tuoi peccati.»
Roxas sbuffò con il naso, cercando di spostare un poco il braccio, senza risultati. «Seh, certo, peccati. Non ho mica ucciso qualcuno.»
«Questo lo dici tu, primino.», cinguettò allegramente il rosso con un sorriso sghembo dipinto sul volto; successivamente serrò le labbra, osservando intensamente gli occhi blu del ragazzo che aveva il volto in fiamme a causa dell'imbarazzo. Con l'altra mano gli afferrò poi dolcemente il mento, avvicinando lentamente il proprio volto al suo.
Sospirò appena e fece per socchiudere gli occhi, quando fu costretto invece a sgranarli, sentendo il sordo rumore di uno schiaffo sulla propria guancia; si allontanò di scatto a bocca spalancata, lasciando immediatamente la presa sul polso del giovane.
«Ma sei scemo?!», tuonò dopo essersi ripreso dallo shock, appoggiando una mano sulla guancia arrossata. «Mi hai fatto male, cazzo!»
Successivamente si irrigidì, notando il volto un poco tremante del biondo e accorgendosi che, effettivamente, forse era stato piuttosto sfacciato. «Roxas, no, non pensare ma-»
«ESCI IMMEDIATAMENTE DA QUI!», all'urlo del giovane sobbalzò, affrettandosi a raggiungere la porta per abbandonare il bagno.

 


In fondo se lo era meritato.
Sbuffò per la terza volta e spalancò la porta di legno, stringendosi meglio l'asciugamano bianco alla vita, avviandosi poi verso il soggiorno; vi lanciò una fugace occhiata e notò che non c'era nessuno.
Andò in cucina e, dopo aver ottenuto lo stesso risultato, decise così di raggiungere la propria camera, tirando un sospiro di sollievo alla vista del giovane ragazzo seduto sul letto.
«Temevo te ne fossi andato.», ammise con un largo sorriso, sedendosi accanto a lui; quest'ultimo invece si allontanò un poco, voltando lo sguardo altrove.
«E dove vuoi che vada in accappatoio?»
Axel rise. «Comunque, per prima...», ma venne immediatamente interrotto dalla fioca voce del biondo. «Non importa. Anzi, forse ho esagerato con lo schiaffo.»
Il fulvo scosse la testa, senza smettere di sorridere. «Nah, non preoccuparti.», e, dopo aver detto ciò, abbassò le iridi smeraldine verso i lacci bianchi dell'accappatoio; allungò le mani e li afferrò saldamente, stringendoli meglio alla vita del biondo.
Non riusciva proprio ad evitare ogni tipo di contatto con quel ragazzino. Era più forte di lui.
«Ecco, così sei sicuro che non ti scivoli.», spiegò poi rivolgendo un largo sorriso al giovane che arrossì per l'ennesima volta, alzandosi velocemente e balbettando un impacciato 'Grazie'.
Si voltò poi ad osservare la piccola finestra aperta che mostrava una splendida vista davanti al mare; socchiuse appena gli occhi, lasciando che la lieve brezza serale gli accarezzasse i capelli dorati.
«Sai», iniziò improvvisamente il fulvo, «hai proprio un bel caratterino, eh.»
«Che cosa intendi dire con questo?», Roxas sollevò un soppraciglio, osservandolo di sottecchi.
L'altro accennò una mezza risata prima di rispondere. «Che oggi ho scoperto che sei anche una piccola peste.»
Il giovane dagli occhi blu cobalto arricciò le labbra in una smorfia contrariata, schioccando la lingua in segno di dissenso. «Non è vero.»
Axel si alzò ridendo e gli si avvicinò, scompigliandogli poi giocosamente i capelli dorati con fare paterno. «E invece sì, piccoletto.»
«Non mi chiamare così!», replicò il quindicenne spostandogli il braccio, infastidito.
«Allora preferisci essere chiamato primino?», lo prese allegramente in giro il fulvo, accennando l'ennesimo sorriso; Roxas sbuffò, tornando ad osservare la finestra. «Sempre meglio di piccoletto.»
«Vada allora per primino.», concluse ridacchiando il diciottenne, avviandosi poi verso l'armadio; afferrò un paio di boxer neri e dei jeans scuri.
Nel frattempo il biondo tornò ad osservarlo e notò che proprio in quel momento aveva lasciato scivolare l'asciugamano lungo il pavimento; soffocò a fatica un urlo, mettendosi velocemente le mani sul volto. «A-AXEL! Ma si può sapere che fai?!»
«Uh?», il diretto interessato voltò istintivamente le iridi smeraldine, notando le gote arrossate del giovane. «E adesso che c'è?»
«Dovevi dirmelo che ti stavi per cambiare!», trillò Roxas impacciatamente, stringendosi istintivamente le spalle.
Il diciottenne sbattè più volte le palpebre, perplesso e divertito al tempo stesso; scoppiò poi in una fragorosa risata e si infilò lentamente i boxer. «Al contrario tuo, io non mi vergogno affatto. Anzi.», e, dopo aver detto ciò con un sorriso malizioso dipinto sul volto, si avvicinò nuovamente al biondo, costringendolo a scostarsi le mani dal volto.
«Andiamo Roxas, non fare il timido!», lo incitò osservandolo intensamente, sghignazzando alla vista delle sue guance colorarsi di un rosso acceso; successivamente si allontanò, chinandosi per prendere i jeans lasciati sul pavimento.
Intanto il più giovane abbassò un poco le iridi blu, sentendosi terribilmente a disagio e imbarazzato di fronte a quella situazione; nonostante ciò, lanciò un'occhiata più accurata al petto nudo del fulvo per pura e semplice curiosità.
E a quel punto sentì il volto andare veramente a fuoco; appoggiò nuovamente le mani sulle guance, quasi volesse cancellare il rossore in qualche modo per evitare un futuro incendio sulla propria pelle. Il fatto è che era rimasto piacevolmente sorpreso dai muscoli scolpiti del diciottenne; doveva ammetterlo, aveva senza alcun dubbio un bel corpo. Anzi, bellissimo.
Si chiese se non fosse il frutto di faticose ore in palestra, anche se Axel sembrava un tipo estremamente pigro.
«Spero che non ti dispiaccia se resto così.», sentì improvvisamente mormorare dal fulvo; spostò le mani dal volto e notò che ora l'altro si stava legando i capelli bagnati in una coda ed era ancora a petto nudo. «E' che fa molto caldo.»
«N-No, fai pure...», borbottò impacciatamente il giovane in risposta, ritornando ad osservare il pavimento, sperando che non si accorgesse del proprio imbarazzo; Axel nel frattempo si girò nuovamente verso l'armadio. «Ho messo i tuoi vestiti ad asciugare, così ti presto qualcosa di mio, anche se ti starà sicuramente un po' largo.»
Roxas si limitò ad annuire, mentre il rosso tirò fuori un pigiama a pois rosso e bianco con un largo sorriso a trentadue denti. «Sei proprio fortunato, primino. Questo pigiama l'ho indossavo quando avevo sedici anni, quindi ti dovrebbe andare meglio degli altri.», e, dopo aver detto ciò, lo lanciò verso il biondo che lo afferrò al volo, guardandolo con aria stranita. «Pigiama?», ripetè, perplesso.
Axel richiuse le ante dell'armadio e sollevò istintivamente un soppraciglio. «Cos'è, per caso non hai mai visto un pigiama in tutta la tua vita?»
Roxas gli lanciò un'occhiataccia e sibilò qualche insulto a denti stretti prima di rispondere aspramente. «Secondo te come diamine faccio a tornare a casa con un pigiama addosso?»
Il diavolo dalle punte fiammeggianti sbattè più volte le palpebre per poi scoppiare a ridere, infilandosi una mano tra i capelli legati. «Non ti faccio mica tornare a casa.»
«C-Cosa?», balbettò confuso e irritato il giovane, osservando il pigiama tra le mani. «Si può sapere perché?! Sono quasi le sette e a mia madre sarà già venuto un infarto!»
«Allora dille che rimarrai a dormire da me questa notte.», affermò tranquillamente il più grande, aprendo la porta della stanza e facendo cenno all'altro di seguirlo. «Adesso forza, cambiati.»
Il giovane dalle iridi blu cobalto spalancò un poco la bocca, assumendo poi un'espressione estremamente scocciata. «Ti ho detto che devo tornare a casa.»
«E io ti ho detto di cambiarti.»
Roxas sbuffò e gli fece cenno di voltarsi prima di slegarsi impacciatamente l'accappatoio.




«Si può sapere dove sei stato tutto questo tempo?! Esigo delle spiegazioni, signorino Key!»
Deglutì rumorosamente, allontanando un poco il cellulare per evitare di perdere l'udito; detestava quando sua madre lo chiamava per cognonome perché lo faceva solo quando che era molto infuriata.
Molto, molto infuriata.
«Ecco, mamma, io...», iniziò, per essere poi immediatamente interrotto dalla squillante voce della donna:
«Stavo per chiamare i carabinieri, lo sai?! Temevo ti avessero rapito, se non peggio!», continuò a strillare, mentre Roxas sospirò nuovamente. «Mamma, ti prego, calmati, sono ancora vivo.»
«Magari questa sera avrebbero mandato la tua foto su 'Chi l'ha visto'.», Axel sghignazzò beatamente, seduto sul divano, facendo zapping con il telecomando, ottenendo un'occhiataccia dal biondo. «Stai zitto.»
«Cosa?!», tuonò la madre dall'altro capo del cellulare.
«No, mamma, non stavo parlando con te.», spiegò pazientemente il giovane, massaggiandosi le tempie. «Stavo parlando con Ax-», si bloccò improvvisamente, mordendosi la lingua.
La donna corrugò la fronte. «Con chi stavi parlando?»
«E-Ehm», iniziò a balbettare il figlio, mordendosi furiosamente il labbro inferiore, «c-con un mio compagno di classe. E-Ecco, oggi resterò a dormire a casa sua.»
«Un tuo compagno di classe?», la madre sembrò improvvisamente sollevata e, infatti, sospirò. «Oh, finalmente il mio piccolo ha fatto nuove conoscenze! E dimmi, come si chiama?»
Roxas cercò di sorvolare sul suo dannato appellativo e si irrigidì alla domanda. «E-Ehm, si chiama... Si chiama... Oh, m-mamma, scusa, devo andare, altrimenti spenderò troppi soldi! A domani, ciao!», e chiuse frettolosamente la chiamata, mettendosi una mano sul petto.
Udì una risatina e si voltò verso l'altro presente che nel frattempo si era sdraiato a pancia in giù sul divano. «Devo stare davvero antipatico a tua madre, eh.»

«A quanto pare.», farfugliò il primino sistemandosi la manica della maglia un po' troppo lunga per le sue braccia.
«Comunque stai bene con il mio pigiama.», commentò improvvisamente il fulvo con un ghigno sinistro dipinto sul volto; Roxas si limitò ad arricciare il naso in risposta, brontolando qualcosa tra sé e sé.
Axel sbadigliò, appoggiando il volto sul cuscino. «Mi fa male la schiena.»
«Stai invecchiando.», commentò ironicamente il più piccolo, lanciando una fugace occhiata al televisore acceso.
«Ehi, attento a come parli, primino.», il tutor accennò un sorrisetto sghembo, per poi continuare. «Mi servirebbe un bel massaggio.»
Roxas roteò lo sguardo da una parte all'altra del soggiorno. «Sì, poverino, avrai lavorato così tanto.»
L'altro ignorò il suo commentò sarcastico e si illuminò, lasciando trapelare sul proprio volto un sorriso sinistro. «Sbaglio o tu ami curare le piante?»
Il biondo sbattè più volte le palpebre, perplesso di fronte all'improvvisa domanda. «Sì, perché?»
«Allora devi essere molto bravo con il massaggio.», affermò con sicurezza il rosso, socchiudendo gli occhi.
«Eh?»
Axel rise. «E' ovvio. Sei abituato a tastare il terreno e roba del genere, quindi sai come muovere le mani.»
«Questa minchiata da dove ti è uscita?», chiese aspramente il giovane dalle iridi blu, assumendo un'espressione accigliata e facendo ridere nuovamente il suo interlocutore. «Dai, Roxas, che cosa ti costa? Voglio solo che mi fai un bel massaggio.»
«Arrangiati.», replicò con acidità il più piccolo, sbuffando.
Il fulvo grugnì qualcosa. «Suvvia, io ti ho fatto usare la mia doccia.»
Roxas corrugò la fronte, rimanendo in silenzio per una decina di secondi con aria pensierosa; alla fine sospirò con fare arrendevole, avvicinandosi lentamente al diciottenne che si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.
«Sali sulle mie gambe.», a quell'ordine il biondo si sentì immediatamente avvampare. «C-Cosa?»
«Sali sulle mie gambe, forza. Tanto sei leggero.», il primino appoggiò così impacciatamente una mano sul divano e salì goffamente sul corpo dell'altro, aggrappandosi con l'altra mano sulla schiena del rosso.
«A-Axel», lo chiamò improvvisamente, «sei proprio sicuro ch-»
«Stai tranquillo», si affrettò ad interromperlo il tutor, continuando a sorridere. «non mi fai male, te lo posso garantire. Pesi quanto una piuma.»
Il biondo si strinse timidamente le spalle e allargò le gambe, appoggiandole all'esterno di quelle del compagno; successivamente allungò le mani, facendole aderire contro la sua schiena, sussultando non appena si accorse del calore che emanava la pelle del più grande.
In realtà, adesso che ci pensava, non aveva mai fatto il massaggio in vita sua; forse giusto una volta per un paio di minuti a suo padre, quando aveva sette anni.
Anche se, effettivamente, non aveva fatto granchè, tranne peggiorare il dolore alla schiena dell'uomo, ovvio.
Iniziò lentamente a sfregare le dita lungo la pelle del diciottenne, sentendosi immediatamente avvampare; era terribilmente imbarazzante per lui avere un contatto del genere con qualcuno.
Udì alcuni mugugni sommessi del fulvo e poi la sua voce espandersi nella stanza: «Mmmh... Cosa ti avevo detto? Sei bravissimo.», a quelle parole abbassò un poco le iridi blu, ancora più imbarazzato, continuando a passare le mani sulla sua schiena.
«Grazie, credo...», mugugnò a fior di labbra il quindicenne, allontanando poi un poco le braccia dal corpo dell'altro che assunse un'espressione contrariata. «Mh, Roxas...»
A quel richiamo il diretto interessato tornò ad appoggiare le mani sulla schiena del rosso, facendole scorrere ripetutamente lungo la sua pelle con imbarazzo; non che Roxas fosse un esperto nel massaggio, ma forse ciò che più rilassava ed emozionava Axel era sentire le morbide mani del giovane sul proprio corpo.
Il ragazzo dai capelli scarlatti sospirò con una vaga nota erotica nella voce, chiudendo le palpebre e rilassandosi completamente; il primino riprese a muovere automaticamente le dita, schiacciandole e sfregandole delicatamente sulla schiena, liberandola da diverse tensioni accumulate probabilmente dalla pesante giornata.
Axel pensò che sarebbe potuto rimanere in quella beautiduine per sempre.
«Oh, scusa.», mormorò debolmente il giovane dalle iridi blu, sentendo il leggero scricchiolio dei nervi che si stavano lentamente liberando. «Ti... Ti ho fatto male?»
Il fulvo riaprì un occhio di malavoglia, scuotendo debolmente la testa. «Mmh... No, vai avanti.», a quell'incitazione il più piccolo fece risalire le mani lungo le spalle dell'altro, riprendendo a sciogliere altre tensioni e rilassando ulteriormente il rosso che stava iniziando a farsi prendere seriamente dal sonno, quando il telefono squillò improvvisamente, rompendo il silenzio che si era creato.
Roxas allontanò timidamente le braccia dal corpo del compagno. «Aspetta, mi sposto, così puoi rispondere.»
«No, no, no», cominciò immediatamente a lagnarsi il tutor, «chissenefotte, lascialo squillare.»
Il biondo soffocò una mezza risata e scosse la testa con aria rimprovera, scendendo dal divano; Axel sibilò qualche imprecazione a denti stretti, mettendosi faticosamente a sedere per poi allungare la mano verso il comodino, sollevando la cornetta del telefono. «Pronto?», sputò così con rabbia.
«Salve, la chiamo dal servizio del-»
«Vaffanculo!», tuonò interrompendo la voce della donna, sbattendo rumorosamente il telefono al proprio posto prima di incrociare le braccia, imprecando ripetutamente a denti stretti. «Maledetti rompicoglioni.»
L'altro presente sbattè più volte le palpebre con aria piuttosto confusa, inclinando il volto su un lato, mentre il fulvo proseguì: «Hanno rovinato un momento perfetto, cazzo, fottutamente perfetto!», successivamente rimase in silenzio per qualche secondo, tornando ad osservare il biondo con un sorrisetto malizioso dipinto sul volto. «Non è che riprenderesti a farmi il massaggio?»
«No.», fece apaticamente il diretto interessato, cercando di nascondere le gote lievemente imporporate.
«'Fanculo.»
E riprese ad imprecare a gran voce.
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*Note dell'autrice* -Degne di una certa importanza, questa volta. Quindi vi prego di leggere.-
Bùbù setètè!

Okey, no. Passiamo prima alla brutta notizia degna di una certa importanza. *Fissa il vuoto*
Allora, ehm... Ahimè, il mio computer fa schifo. E' vecchio, molto vecchio. -Ci credete se vi dico che ce l'ho da otto anni? °-°- e di conseguenza è terribilmente lento. Da far schifo. Non per nulla ha ricevuto un sacco di pugni da parte mia, ma tralasciamo.
Ecco, quindi in questi giorni-, credo -E ripeto, credo- che manderò il motore a 'rinnovarsi', sperando di non cambiare direttamente tutto il computer. Ciò che mi affligge è di perdere tutte le mie storie -E oggi pomeriggio mi impegnerò a stamparle tutte, non si sa mai. Credo che mi suiciderei se dovesse succedere una cosa del genere, e non sto scherzando.-, ma non è di questo che volevo parlarvi.
Allora, ehm... Il fatto è che non so esattamente quanto ci vorrà per riavere indietro il motore. Dio, proprio non lo so.
Insomma, tutti questi giri di parole per dirvi che non sono esattamente sicura di poter postare il capitolo successivo entro determinati giorni. E questo mi spaventa a morte, cazzo.
Pregate per me, per il mio computer, per le mie storie che non andranno perdute e per Axel, che superi i suoi fottuti esami.
Poi boh, magari ci impigherà una settimana e amen. Speriamo, speriamo, speriamo. Perché, è strano, ma preferisco scrivere al computer che a mano, talvolta.
Insomma, boh... Se vedete che le mie storie non vanno avanti, avete capito il motivo. Questo capitolo l'ho scritto ieri e oggi, ma ero indecisa se postarlo o se postare il capitolo successivo di 'Months Of Life', il quale, tra l'altro, era già pronto. -Ma comunque lo posterò domani- Però amen, ho preferito postare questa storia e buona notte.
Che dirvi, boh... I due si stanno avvicinando sempre di più, e chissà cosa succederà, è_é
La parte del massaggio ce l'avevo in mente da molto tempo, e sono lieta di essere finalmente riuscita a scriverla ;A; Non appena terminerò 'Months Of Life', so già che storia successiva pubblicare. <3 *Scuoricina (?)* Anche se non c'è niente da scuoricinare, dato che sarà un bel dramma. <3
Va bene, basta. Allora, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e, please, please, please, please, vi prego di recensire. Oh, e ringrazio inoltre tutti coloro che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.
Adesso vado a fare un bel pisolino, dato che sono stanca morta. Questa mattina alle 07.30 il mio compagno di classe mi ha chiamata -rincoglionendomi del tutto, tra l'altro- per chiedermi una stronzata.
Ma dico io... COME CAVOLO FAI A CHIAMARE A QUEST'ORA DEL MATTINO, DURANTE L'ESTATE?!
Okey, basta, fine.
I am very sad.
Ricordate, gente; pregate, pregate per me e per la storia ;___;
Alla prossima.
Spero.
D:
E.P.R.

 

   
 
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