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Autore: Baude    27/06/2012    10 recensioni
Nick Duvall e Jeff Sterling sono oramai due uomini adulti e felici. Hanno una bella casa,un buon lavoro e una figlia adolescente. Il loro problema,come al solito,si chiama Sebastian Smythe. Dovranno organizzare un matrimonio e tenere il più lontano possibile da Smythe la loro innamoratissima figlia. Malintesi,litigi e stoviglie che volano. Quando ci si rende conto che,sì ,il Liceo è finito,ma infondo non si è maturati così tanto da allora e che vivere insieme spesso riserva molte sorprese...
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Non ci siamo, non ci siamo per nulla.-
 
Nick Duvall si strinse la radice del naso tra pollice ed indice. Jeff, sotto stress, era l’essere più insopportabile dell’universo. Sexy ,biondo e meraviglioso, ma insopportabile.
 
Il biondo fece una giravolta su se stesso.
 
-Le luci.- lo precedette Nick, sapendo che avrebbe iniziato a sbraitare a proposito dell’illuminazione del teatro. Sterling aveva una strana ossessione per le luci. In casa loro erano passati almeno quattro elettricisti prima che Jeff fosse soddisfatto dell’impianto luci in casa. Ed in teatro dava il peggio di se.
 
-Te ne sei accorto anche tu, vero?.-chiese conferma.- Avete sentito?! Persino mio marito, che non ne capisce nulla dice che quelle luci fanno schifo.- urlò contro i proprio collaboratori.
 
-No, Jeff non ho det_- non voleva sminuire il lavoro di quei poveri ragazzi.
 
-Come credete che possa accontentarmi di questa illuminazione da cripta?!- e continuando a mugugnare si avviò verso il palco.
 
Cripta .Come minimo avrebbero avuto bisogno di un generatore di emergenza per sostenere tutta quell’energia elettrica. Sbuffò Nick.
 
-E’ nervoso.- notò una voce sarcastica.
 
Nick si voltò, trovandosi di fronte ai futuri sposi con tanto di gatto bianco al guinzaglio.
 
-Sposini. -li salutò Nick sorridendo a sua volta.
 
Duvall passò un braccio intorno alle spalle di Thad e gli scompigliò i capelli.
 
-Vuoi che ti faccia del male, Duvall?-domandò serio ed atono Sebastian, mentre Aamon, quasi partecipe dei sentimenti del padrone, soffiava con insistenza nella sua direzione.
 
Nick lo guardò perplesso, non capendo esattamente che cosa stesse infastidendo Smythe. Seguì lo sguardo dell’altro notando con quanto odio  gli stesse fissando la mano che aveva adagiato tra i capelli di Harwood.
 
Gelosia.
 
Sorrise.-Oh ,avanti Smythe. La mia bambina si sposa.-
 
-Ehi!- protestò Thad sgusciando dalla presa dell’amico per tornare al fianco di Sebastian.
 
Smythe emanava una sorta di attrazione magnetica. Era una splendida galassia, e Thad, in quanto piccola stella e forse poco luminosa, non poteva far altro che girargli intorno.
 
-ELLIE SI SPOSA?!-si sentì urlare da dietro il palco.
 
Jeff litigò per due minuti abbondanti con il tendone rosso e pesante del sipario, guadagnandosi un “qualcuno vada a prenderlo” da parte di Sebastian.
 
-L’ha messa incinta, vero?!- domandò il biondo una volta riuscito a districarsi e quasi saltando giù dal palco, rischiando di rompersi osso del collo, caviglie e qualche costa.
 
-Jeff, parlava di me.- tentò di rassicurarlo Harwood andandogli incontro, guadagnandosi un verso di disapprovazione da parte di Smythe.
 
Odiava lo spazio vuoto che la lontananza da Thad provocava.
 
-Sei incinto?-domandò Sterling preoccupato.
 
-Io continuo a dire che i biondi abbiano geneticamente un numero di neuroni insufficiente.- commentò Sebastian cercando tra una poltrona e l’altra il proprio felino.
 
-No, Jeff. Nessuno aspettata un bambino.- sorrise Harwood.- E stai facendo un lavoro meraviglioso.- si riferì all’allestimento del teatro per il proprio matrimonio.
 
-Gene biondo, uguale idiota.- continuò la propria trattazione scientifica Sebastian vagando per il teatro e schivando una bottiglia in plastica che Duvall gli aveva lanciato, difendendo l’onore ossigenato del marito.
 
-Ti piace davvero?-domandò Sterling poco convinto, mentre futuro marito di uno e marito dell’altro rincorrevano il felino satanico nel tentativo di evitare che si facesse le unghie sul velluto delle poltrone.
 
-Certamente.- ammise sincero Thad.
 
-Le luci?- domandò il biondo.
 
Visto? Ossessione. Jeff Sterling era ossessionato dalle luci.
 
-Perfette per le fotografie. Sei stato molto preciso ,ne potremo fare moltissime.- continuò a sorridere.
 
-E i fiori.- continuò tentando di giustificarsi.- Blu, non sono semplici da trovare in questo periodo.-
 
 
-Jeff.- Thad lo prese per le spalle.- E’ tutto meraviglioso. Tutto più bello di quello che potessi mai immaginare. Stai rendendo bellissimo il mio giorno perfetto.-
 
-Ok.- sorrise quasi imbarazzato Sterling, ma felice.
 
-Ora.- prese fiato Harwood .- Sarai il mio testimone?-
 
 
 
*
 
 
- Blu, non sono semplici da trovare in questo periodo.-
 
 
Sebastian sogghignò tra se, sentendo l’ossigenato lamentarsi per la difficoltà di reperire fiori di quel colore.
 
Nick l’osservò attentamente.
 
-Che c’è?- domandò Smythe sentendo lo sguardo dell’altro addosso.
 
-Tu lo sapevi.-
 
-Cosa?- sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo Duvall .Diamine, era un avvocato, doveva   pur avere un minimo di spirito di osservazione e di intuizione.
 
-I fiori.- rispose.- Non ti piacciono i fiori blu. Volevi mettere in difficoltà Jeff.-
 
-Forse.- ammise divertito.
 
-Mi domando quando tu e Jeff smetterete di farvi queste dispetti idioti.- sbuffò, oramai stremato da quella semi-faida. Non si arrabbiava più per la  mancanza di rispetto che entrambi si dimostravano reciprocamente. Sembrava che il loro rapporto fosse rimasto fisso, fermo ai diciassette anni.
 
-Mai?- suggerì ancora ghignando Sebastian e riuscendo finalmente a trovare Aamon aggrappato ad una poltrona della quarta fila.
 
-Sono fiero di te.- ammise Nick.
 
Smythe alzò lo sguardo ,dopo aver accolto tra le braccia il felino.
 
Aveva appena ammesso di aver voluto dei fiori solo per dare il tormento all’ossigenato e lui diceva di esserne fiero?
 
-Sei riuscito ad andare oltre te stesso. Dove prima il centro di ogni cosa eri tu,ora lo è Thad. Sarà felice con te. Saprai prenderti cura di lui, come fai da vent’anni. Non devi aver paura. Nessuno all’inizio sa bene come interpretare questo ruolo. Nessuno ti insegna ad amare o ad essere un buon marito. Ma tu lo sarai.-
 
Sebastian fissò inespressivo Nick, non dando l’idea di voler rispondere, quasi non avesse sentito.
 
Ma Duvall non si aspettava una risposta. Smythe non era il tipo di uomo che ringraziava sminuendo se stesso o che tentava di distogliere l’attenzione da se.
 
-Voglio che tu sia il mio testimone.-
 
Sebastian Smythe era il tipo di uomo che pretendeva.
 
Ma nonostante tutto, Nick poté intuire un “Grazie” impigliato tra quelle labbra sottili e piegate per l’apparente disappunto.
 

 
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-La vecchia dorme?- domandò stizzito Harwood.
 
Era dentro il fuoristrada di Sebastian sotto casa di una lontanissima cugina di Maman.
 
E fosse benedetta la cugina di Maman. Era il motivo per il quale erano riusciti a liberarsene.
 
L’unico contro era che Madame Smythe aveva rapito il figlio e l’aveva trascinato lontano da Thad. Portava male che gli sposi stessero nella stessa casa il giorno prima del matrimonio.
 
-Ho abbondato con le gocce.- rispose dall’altra parte del telefono Sebastian.
 
-Sebastian!- lo sgridò Thad.
 
-Harwood, è una mamma francese. E’ peggio  di un generale russo stitico, sarebbe in grado di svegliarsi perché mi giro nel sonno.-
 
-Ok,ok-tentò di non pensare al fatto che Smythe avesse praticamente drogato la madre per scappare. -Sbrigati.-
 
 
*
 
 
 
Thad fece il giro della macchina e, dopo aver preso una coperta che aveva lasciato su i sedili di dietro ed un completo blu avvolto nel cellophane, chiuse l’auto e raggiunse Sebastian.
 
L’uomo stava in piedi, con lo sguardo rivolto verso il cielo buio e illuminato dalle stelle.
 
Harwood lo prese per mano e gli strofinò il naso contro la spalla, attirando l’attenzione dell’altro.
 
-Puoi mettere questo.- gli porse il completo scuro.
 
-Niente colori disneyani e pennacchi rossi?- domandò Sebastian continuando a fissare il cielo sopra di loro.
 
-Sei un principe perfetto anchenudo, non hai bisogno di vestiti ridicoli.- mormorò Harwood adagiando sull’erba fresca coperta e abito.
 
 
-C’è una cosa che devo darti.- disse serio Smythe.
 
Il compagno si allontanò da lui quel tanto che bastasse per rendergli liberi i movimenti.
 
Sebastian frugò nella tasca dei jeans e alla fine, dopo una breve ricerca, ne sfilò una piccola catena in argento.
 
Il bracciale.
 
Harwood sgranò gli occhi.
 
-L’ho fatto riparare.- ammise semplicemente. -Pensavo lo rivolessi.-
 
Thad gli porse il polso.- Credevo di averlo perso.-
 
-Anche io credevo di averti perso .- mormorò agganciando quella sottile catena a sfiorandogli con un dito la pelle bianca e calda dell’interno polso.
 
Sebastian osservò quella vecchia promessa di appartenenza rinnovata e capì che prima o poi tutto trovava un proprio posto.
 
-Ti amo, Thad.-
 
 

 
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Il telefono trillò nella tasca posteriore dei jeans di Sebastian.
 
Un fitta alla schiena e qualcosa in bocca.
 
Cosa diamine…?
 
L’uomo si tirò su a sedere,s postando delicatamente Thad e ricordando.
 
Avevano fatto l’amore in quel prato e si erano addormentati. La propria schiena non ne sembrava molto entusiasta, tuttavia. Maledetta vecchiaia.
 
Il telefono continuò a squillare, strappano Smythe dai piacevoli ricordi della notte appena trascorsa e costringendolo a rispondere.
 
-Smythe.- disse sbadigliando e passando le dita tra i capelli di Thad.
 
-Sebastian Smythe sei un cazzone.-
 
-Buongiorno anche a te,Duvall. E grazie per aver riconosciuto questa mia caratteristica. Non siamo mai stati a letto però, vero?-
 
-Smythe.-cerco di calmarsi Duvall. Sembrava molto arrabbiato.- Tua madre si è presentata in casa mia dicendo che eri sparito. Thad non è a casa vostra.-
 
Il compagno si svegliò, aprì gli occhi e baciò il palmo della mano che gli stava accarezzando delicatamente la guancia.
 
-Sono le undici.- continuò Nick in un crescendo d’isteria.- So che Thad è con te. Tra mezz’ora dovete sposarvi. Dove diamine siete?!-
 
E in quel preciso istante Harwood fu colto da illuminazione -Oh, cazzo Sebastian. Il matrimonio!-
 
 
 
 
 

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Attraversò i corridoi dei camerini di corsa, sperando di non incrociare quella megera di sua madre. L’avrebbe scuoiato vivo.
 
Ma a matrimonio finito.Madame Smythe era una donna di classe, geniale nell’organizzare eventi. Non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno al proprio Petit Prince, di rovinare mesi e mesi di lavoro.
 
Sebastian corse da una parte all’altra della parete, assicurandosi che la via fosse libera.
 
-Dominic.- una risata femminile.
E che schifo. Amori adolescenziali e magari pieni di brufoli a ore due.
 
Sentì dei passi e l’inconfondibile rumore dei tacchi che preannunciava guai: Maman.
 
Aveva imparato a riconoscere il passo della madre fin dall’infanzia. Per sopravvivere ad una donna come quella,bisognava sapere quando scappare.
 
Si nascose dietro un fondale e attese che la genitrice imboccasse uno dei labirintici corridoi di quel teatro.
 
Sbuffò infastidito, procedendo a passo di marcia verso il proprio obiettivo.
 
*
 
-Non dovresti essere qui.- notò divertito Thad,alzandosi e andandogli incontro.
 
Posò delicatamente le labbra su quelle dell’altro.
 
Era bellissimo. Sebastian ne rimase quasi colpito. Era radioso, luminoso e meraviglioso.
 
-Abbiamo trasgredito tante di quelle regole prematrimoniali, ultimamente…- sorrise Smythe cingendo i fianchi dell’altro a baciandolo nuovamente.
 
-Ciao, Signor Harwood.- lo salutò a fior di labbra Thad.
 
-Pensavo fosse l’uomo a imporre il proprio cognome.- lo prese in giro il francese.
 
-Tesoro ,forse ti è sfuggito, ma siamo due uomini.- rise Harwood.
 
-Mi hai preso in giro per tutti questi anni?- domandò drammatico Sebastian. -Eppure hai la fisionomia di una donna.- valutò con espressione concentrata, palpandogli il sedere fasciato nel completo scuro.
 
Risero entrambi, adorando e venerando il sorriso dell’altro.
 
-Volevo essere il primo a vederti.-ammise l’uomo.
 
-Sebastian…- mormorò Thad.
 
-Sei bellissimo. E odio il fatto di doverti condividere con gli altri.- assunse un espressione imbronciata stringendo maggiormente la presa su i fianchi del compagno.
 
-Devi resistere per qualche ora, dopo saremo solo io e te.- Thad si alzò sulle punte sfiorandogli con le labbra il mento.
 
Sebastian si diede un ultimo momento per guardare il proprio futuro marito.
 
Lo lasciò andare e si avviò alla porta.
 
-Ci vediamo all’altare, allora.- ammiccò Thad.
 
-Non ammiccare.- lo ammonì Sebastian stringendo la maniglia.- Ci vediamo all’altare.-
 
 
 








 
 
Fine.
 
 





 
 
Ed eccoci alla fine.
 
Cosa dire? Vorrei ringraziarvi citandovi uno ad uno, ma siete davvero tantissimi, e non lo dico per vanto. Siamo alla fine ed è grazie a voi. Avete reso reale questa idea folle ,mi avete sostenuta, dato idee meravigliose e bizzarre. Quindi spero di non avervi delusi, né con questo ultimo capitolo, né in precedenza.
 
Grazie ancora, di cuore.
 
Denise. 

   
 
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