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Autore: HollandFey    27/06/2012    1 recensioni
Questa shot parla di Bella, č incentrata sui sui pensieri, sulle sue paure, la sera prima del matrimonio con Edward. Puņ un semplice ricordo d'infanzia mettere in discussione tutte le sue scelte?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Come un gabbiano. 



Spazio autrice: 

Salve a tutte. 

È la mia prima volta da scrittrice e sono qui, adesso, perché una persona meravigliosa, Strange, mi ha spinto a farlo.  Mi ha aiutata e sostenuta. Grazie mille tesoro!

La mia One-Shot è ambientata, come tante altre, la sera prima del matrimonio tra Bella e Edward. 

Un testo, i sogni di Bella da bambina, ecco di cosa voglio parlarvi. 

Spero vivamente vi piaccia. 

Un abbraccio. 

Ronnie 




La mia ultima notte a casa di Charlie. 

A casa mia. 

Sono trascorsi due anni dal mio arrivo qui a Forks, eppure non sono mai riuscita a dire: “casa mia”. 

Non so perché, e adesso mi sembra un po’ tardi per pormi il problema; domani, infatti, non sarò più la goffa e scoordinata Isabella Marie Swan, ma sarò Bella Cullen. Per sempre. Certo, ho solo 18 anni, e un po’ mi spaventa l’idea del “per sempre”, ma ormai ho scelto, Edward sarà la mia famiglia, sarà un padre, un amante, un fratello, un amico. 

Non sarà QUELL'amico, colui che quando diventerò ufficialmente una vampira sarà il mio nemico naturale, ma va bene così.

Però...Chissà come sta. 

Mi manca. Mi sarebbe piaciuto averlo con me domani, ballare con lui... 

Sono stata egoista, lo so. Mi sento un po’ il Pier delle Vigne della situazione, con la differenza che io ho tenuto le chiavi dei cuori delle persone che ho amato di più al mondo *, invece di essere fedele ad una sola persona come lui. 

Non che mi sia scelta un bel termine di paragone: lui, secondo Dante, se ne sta all’inferno dopo essersi suicidato... 

Basta, devo smetterla di pensare. Ora mi sistemo e poi vado a dormire. 

Sì, dai Bella, sistema e dormi. Coraggio, non è mica difficile! 

Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa da rassettare, ma la mia stanza è immacolata. 

E poi eccolo là, nascosto tra l’armadio e il muro, il baule dei miei giochi di quando ero bambina. Charlie non ha avuto il coraggio di buttarlo.
Ho trascorso parecchio tempo in questa camera, eppure non lo avevo mai notato. 
È sempre lo stesso, sempre rovinato, sempre di legno; probabilmente era di Nonna Swan. 

M’inginocchio accanto ad esso, lo apro e mi sembra di tornare indietro nel tempo. 
Scorgo delle foto dei miei saggi di danza, delle Barbie, Mister Birba (il peluche di quando avevo 5 anni) e una serie di fogli. Sono le copie delle mie pagelle, degli esiti degli esami e alcune scartoffie con dei temi. Tra questi ne spicca uno, che mio padre ha inserito in una bustina di plastica. Lo guardo, e inizio a leggerlo. 


Traccia: Immagina di essere il gabbiano Jonathan Livingston e di guardare la terra dall’alto. Cosa vedi e cosa provi da lassù? 
“Sono il gabbiano Jonathan Livingston. 
Ogni mattina, dopo essermi svegliato, mi alzo in volo insieme ai miei genitori e agli altri membri dello stormo alla ricerca di qualcosa da mangiare. 

Vivo in una zona meravigliosa dell’oceano Pacifico, dove l’acqua è blu; un blu intenso, che stordisce per la sua intensità e allo stesso tempo meraviglia per la sua grandezza. 

Mi avvicino sempre più all’acqua cristallina e stupenda. Cerco con lo sguardo qualche peschereccio, che dopo giorni di pesca rientri in porto; il carico è quasi sempre scarso, ma mi accosto e rubo qualche acciuga che mi servirà come pranzo. 

Vedo gli altri dello stormo girare in direzione di casa, però non mi unisco a loro, poichè il sole si trova ancora a levante. 

Perciò decido di rimanere, per volare e bearmi ancora di questo bellissimo panorama. 

Mi innalzo sempre più. Vorrei poter toccare le nuvole con le ali. 

La spiaggia è colma di ombrelloni, di donne che prendono il sole e di bambini che fanno il bagno. Riaffiora così in me la domanda che mi pongo da quando sono al mondo: “Cosa si prova ad essere umani?”. Guardo di nuovo l’oceano: è più scintillante di prima, adesso che i raggi del sole vi si riflettono e si specchiano completamente sull’acqua. 

Mi allontano dal mondo civilizzato. Non sento nulla se non le onde che lente si infrangono su loro stesse e questo suono mi dà pace. 

Mi guardo intorno ma non vedo altro che blu: l’oceano mi fa sentire così piccolo in confronto alla sua maestosità. 

Scendo più in basso e con la zampa sfioro lo specchio d’acqua. Vorrei poter rimanere, ma non posso; devoo tornare a casa per mangiare. 

Guardando l’oceano mi sembra come se i segreti del mondo vi siano nascosti; come se avesse tutte le risposte alle mie domande.
E' un po' come quando sei accanto alla persona che ami: sembra che lei possa regalarti il mondo anche con uno sguardo. 

Vorrei sentirmi libero, vorrei librarmi tra le nuvole più alte e immergermi negli oceani più profondi. 

Sento in lontananza alcune risate di bambini... devo allontanarmi di più, anche se per poco. 

Plano fino a toccare l’acqua.
Adesso sono di nuovo nel nulla. 
Solo io e la libertà. 

Desidero essere libero. Sarà mai possibile?” 



Mi viene da piangere. Mi ero completamente dimenticata del tema e di ciò che avevo scritto, ma soprattutto di chi sono. 

Non so più chi è quella bambina piena di speranze per il futuro, così desiderosa di essere felice, così ingenua, sognatrice, libera. 

Dov’è ora? Perché l’ho repressa a tal punto e, soprattutto, come ho fatto a diventare così diversa? 

Quando ero una ragazzina sognavo di viaggiare per il mondo senza preoccupazioni e di avere una vita come quella dei protagonisti dei film e dei telefilm che guardavo.
Ora,invece, sono diventata tutto ciò che detestavo, che non avrei mai voluto essere. 

Mi guardo allo specchio e ad un tratto vedo accanto a me una bambina con indosso un pigiama delle principesse e i capelli castani legati in due trecce lunghissime. 

Sono io. 

La piccola me mi fissa e riecco prepotenti apparire nella mente tutti i sogni che avevo a 13 anni. 

Continua a scrutarmi lei, la mia coscienza. 

Nei suoi occhi -nei miei- ha uno sguardo di rimprovero, come per dire: “Perché? Perché hai smesso di sognare?”. 

Sento dei passi in corridoio, mi volto verso la porta e, quando mi rigiro, lei non c’è più. 

Forse il mio terrore è del tutto normale: può cogliere tutte le spose la sera antecedente al matrimonio, no? 

Ma chi voglio prendere in giro? 

La mia non è ansia prematrimoniale; il mio è terrore allo stato puro. 

Sono davvero pronta ad abbandonare la mia vita, seppur banale, per una infinita esistenza con Edward? 

Sono pronta ad una eternità ibernata nel mio corpo da diciottenne, all’insegna di bugie e continui spostamenti? 

Fino a qualche ora fa lo ero; ero sicura! 
Avevo la certezza del mio amore per Edward, l'assoluta convinzione che lo avrei portato nel mio cuore immobile per tutta l’eternità.
Ora, però, la mia mente mi dice che forse, più in là, potrei pentirmi della mia scelta, potrei avere dei rimpianti. 

Il primo, forse, quello di aver abbandonato Charlie e Renèe, poi quello di aver ucciso la me appartenente a Jacob e, soprattutto, lui. 
Magari potrei rendermi conto di aver fatto una stupidaggine, ferendolo e abbandonandolo, per poi correre, dopo tutto ciò che ha fatto per me, tra le braccia del mio vampiro. 
Le lacrime iniziano a scendere e, come una cascata, i dubbi continuano a cadere scrosciando nella mia mente. 
Il mio corpo non sarebbe più lo stesso da vampira: niente più rossore, niente più lacrime, niente più me. 

Perderei, in fondo, la libertà di essere Isabella Swan, nelle sue imperfezioni, nella sua individualità. 
Sono sconvolta, la testa sta per esplodere, mille domande vi si affollano. 

La più rumorosa e fastidiosa di tutte è: "sposando Edward faccio la cosa giusta?" 
Probabilmente no. 
Non faccio ciò che la piccola me avrebbe voluto.
Sposare Edward e legarmi a lui per sempre equivale a perdere parte della mia libertà; quella libertà che ho sempre agognato e che non ho mai veramente posseduto. 

Non ce la faccio più. Devo dormire perchè domani inizia una nuova vita. 

Mi sdraio sul letto e le mie membra si fanno via via sempre più pesanti malgrado l’insicurezza. 

Prima di assopirmi completamente prendo carta e penna e scrivo : “ Cara Bella, se esisti, spero che in un universo parallelo tu riesca a realizzare tutti i tuoi sogni e a volare via, 
libera come un gabbiano.” 

Piego il foglietto e lo chiudo nel baule, insieme alla piccola e ingenua sognatrice che ero da bambina. 





*Pier delle Vigne è stato il consigliere dell’imperatore Federigo II.
Dante lo colloca nel suo inferno nel VII cerchio, secondo girone (in cui sono puniti i violenti contro se stessi, cioè suicidi e scialacquatori), facendogli dire di aver tenuto "ambe le chiavi del core di Federigo”. 
Questa frase mi è sempre piaciuta in una maniera incredibile e mi intrigava l’idea di inserirla in questa storiella, benché la situazione, il contesto e molti altri fattori siano diversi. 
Spero vi sia piaciuta. J 
  
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