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Autore: _Lightning_    27/06/2012    9 recensioni
Tony è appena tornato dall'Afghanistan, ma i ricordi della prigionia continuano a tormentarlo, rivelando un lato della sua personalità che non aveva mai conosciuto.
Dal capitolo 4, "Insomnia": Due uomini parlano intorno al fuoco, uno di fronte all'altro. Le fiamme si alzano e si inseguono in mezzo a loro. Uno dei due, quello più magro, prende un rametto e smuove le braci come riflettendo sulla risposta dell'altro. Il bagliore del fuoco si riflette nei suoi occhialetti rotondi e ne cela lo sguardo vivo.
L'altro, più robusto e giovane ma dall'aspetto provato, si agita sullo sgabello dov'è seduto, messo a disagio dal quel silenzio.
Infine l'uomo magro sospira e lo guarda di nuovo negli occhi.
-Il tuo lavoro sembra essere molto richiesto, qui.-

[post-Afghanistan // Spin-Off di "It's Just My Phosphorescent Shampoo" // Serie: Newborn]
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Yinsen
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Newborn'
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3. Stranger

 
"I need some sleep,
Time to put the old horse down.
I'm in too deep,
And the wheels keep spinning 'round.
Everyone says I'm getting' down too low.
Everyone says "You just gotta let it go."
You just gotta let it go..."
 
[I Need Some Sleep - Eel]
 
 


Villa Stark era buia e silenziosa, immersa nel mormorio costante del mare che diventava sempre più forte man mano che l'auto si avvicinava. Tony aveva lo sguardo perso fuori dal finestrino e non lo distolse neanche per rivolgerlo alla villa, completamente disinteressato, o forse solo molto distratto. Non aveva pronunciato parola da quando aveva parlato con Obadiah subito dopo la conferenza stampa, e tutte le domande di Pepper riguardo alla sua decisione erano cadute nel vuoto. "So quel che faccio" era stata l'unica risposta che era riuscita ad ottenere.
Chinò la testa, in cerca di un modo per risolvere quella situazione così tesa, e lo guardò di sottecchi nella penombra dell'abitacolo. Le sue occhiaie erano più che evidenti e si vedeva chiaramente che era spossato. Una notte di riposo era quello che gli serviva, e Pepper sperò che per una volta usasse il buon senso e non si rinchiudesse in laboratorio non appena rimesso piede in casa.
Happy imboccò il lungo vialetto d'ingresso, e a quel punto Tony si riscosse, come se si fosse svegliato all'improvviso.
 
– Accosta. Qui, fermati qui. – disse rapido, facendo cenno all'autista di rallentare e catturando lo sguardo sorpreso di Pepper.
 
– Ma, signor Stark, non siamo ancora... – Happy rallentò appena.
 
– Fermati, ho detto. – replicò lui con più veemenza.
 
L'auto frenò un po' bruscamente con uno scricchiolio di ghiaia.
 
– Signor Stark, posso chiederle cosa... – iniziò Pepper, quando vide che aveva aperto la portiera, ma lui la interruppe con quel tono secco e sbrigativo che aveva continuato ad usare da quando era tornato:
 
– No, non può, signorina Potts. – si voltò a guardarla per un istante – Se vuole seguirmi a piedi, va bene, se si fa accompagnare all'ingresso, anche, e se vuole tornare a casa ora, può. – continuò mentre scendeva dall'auto senza più guardarsi indietro.
 
Happy si voltò verso Pepper, interrogativo. Lei si portò una mano alla fronte e sospirò.
 
– Vai pure. Qui ci penso io. – disse lei, mostrandosi molto più sicura di quanto si sentisse, e subito dopo scese dall'auto per raggiungere Tony, già una decina di passi più avanti.
 
Happy apparve decisamente perplesso, ma infine annuì e, dopo un attimo di esitazione, fece inversione e ripartì verso Los Angeles. 
Pepper raggiunse Tony, ora fermo sul ciglio della strada e intento a fissare malinconico la villa e la scogliera sulla quale si affacciava. L'aria della sera era ferma e stagnante, senza alcuna brezza a rinfrescarla. Il frinire penetrante dei grilli risuonava intorno a loro, fondendosi con il fragore incessante delle onde. L'uomo prese un lento respiro e puntò gli occhi al cielo buio e nuvoloso, privo di stelle, come a riempirsi i polmoni di quel sapore salmastro e familiare. Pepper era ferma al suo fianco, timorosa a interrompere quel momento così intenso da farla rabbrividire anche con quel caldo. Le sembrava di poter percepire il profondo turbamento di Tony far vibrare l'aria.
Stava per riscuoterlo, preoccupata, ma lui parlò per primo:
 
– Quanto tempo è passato? – mormorò, e sembrò sinceramente disorientato.
 
– Tre mesi. Tre mesi e quattro giorni. – rispose dopo un attimo d'esitazione, anche lei a bassa voce.
 
Tony si girò verso di lei e assunse un'espressione interdetta. Si accigliò e il suo sguardo divenne più intenso. Solo allora notò quanto i suoi occhi sembrassero più profondi ed espressivi che mai, tanto che ne rimase quasi ipnotizzata.
 
– Sembra di più. – commentò infine scuotendo la testa, e iniziò a camminare in direzione della villa senza attendere una sua risposta.
 
Pepper lo seguì esitante, sentendosi più insicura ed estranea che mai di fronte all'uomo che avanzava lentamente davanti a lei. Il vialetto era in leggera salita, e vedendo che Tony era ancora provato Pepper si arrischiò ad aiutarlo a camminare, ma lui si sottrasse bruscamente e la fissò stizzito. C'era un tale risentimento nei suoi occhi che Pepper se ne sentì schiacciata e ferita allo stesso tempo: non aveva mai rifiutato il suo aiuto. Adesso cominciava davvero a temere che qualcosa in lui fosse cambiato. 
Tony si accorse del suo turbamento, e la sua espressione corrucciata si addolcì appena, come se si fosse pentito della sua reazione. Tentò un sorriso forzato e le posò una mano sulla spalla, accettando di appoggiarsi a lei mentre riprendeva a camminare. Lei si rilassò un po', ma era ancora inquieta per il suo strano comportamento. Si era aspettata di vederlo felice, o perlomeno sollevato, non cupo e taciturno, come spaventato da quel ritorno che aveva atteso così a lungo.
Arrivarono finalmente alla porta d'ingresso e lì Tony si bloccò, esitante. Prima che Pepper potesse chiedere qualsiasi cosa, si riscosse ed entrò con passo deciso nell'ampio atrio.
Lì si fermò di nuovo, guardandosi intorno come spaesato. Sembrava smarrito in casa propria.
 
– Bentornato, signore. – enunciò la voce monocorde di JARVIS, e le luci si accesero di colpo.
 
Tony non rispose e socchiuse gli occhi infastidito, poi con un gesto della mano le abbassò in modo che producessero solo un alone soffuso.
Non accennò a muoversi e rimase lì impalato sulla soglia, come se non sapesse dove andare. Mosse un passo verso la vetrata buia, ma si arrestò ancora. Pepper lo udì tirare un sospiro tremante. Si fece coraggio e gli poggiò timidamente una mano sul braccio. Lo sentì trasalire appena, ma stavolta non si sottrasse al suo tocco.
 
– Tony, è sicuro di stare bene? – chiese, aspettandosi già una risposta positiva e spavalda; almeno, così sperava.
 
– Ho solo... molti pensieri. Da quando sono tornato non ho avuto un attimo di riposo e sono... – esitò, cercando la parola giusta – ... frastornato. Ho bisogno di un po' di pace. Sa, riordinare le idee, poi starò meglio. E, dopotutto, adesso va tutto bene. – concluse, poco convinto e senza girarsi a guardarla.
 
Pepper non rispose, ma strinse la presa sul suo braccio, a comunicargli che non credeva affatto che le cose si potessero risolvere così facilmente.
 
– Adesso mi guardi negli occhi e mi ripeta che va tutto bene. – disse in tono calmo ma determinato.
 
Lui si voltò, tentando di mantenere un'espressione neutra, ma appena incontrò le iridi di Pepper si incupì, e lei vide di nuovo i suoi occhi che diventavano pozzi profondi e torbidi.
Tony strinse le labbra e distolse lo sguardo, amareggiato.
 
– Andrà bene. – affermò, sfuggendo la domanda e ritornando a fissare il salone con un'ombra di sospetto – È solo... molto strano. – commentò tra sé e sé, con un sorriso mesto.
 
Pepper non chiese spiegazioni e attese che fosse Tony a parlare, se mai avesse voluto.
 
– È strano tornare qui: sarei dovuto essere morto. Tutti pensavano che lo fossi, persino io. – aggiunse con apparente leggerezza, e Pepper si sentì gelare al ricordo dell'angoscia che l'aveva attanagliata in quei mesi di logorante attesa.
– Mezzo mondo mi cercava, l'altra metà mi dava per morto e... – si interruppe un istante e fissò Pepper con uno sguardo che sembrava quasi di scusa – E quando finalmente torno, chi trovo ad aspettarmi a casa? Nessuno, a parte un'intelligenza artificiale e un mucchio di robot. Non è ironico? – disse con inattesa veemenza, con voce che tradiva un dolore più profondo di quel che voleva dare a vedere.
 
A quelle parole Pepper si appoggiò a lui, toccata da quel tono malinconico che non aveva mai sentito e che faceva apparire Tony estremamente fragile. In quel momento, ebbe paura di perderlo ancora.
 
– Io l'ho aspettata. – disse semplicemente, e sentì il braccio di Tony che le cingeva le spalle e la stringeva a sé.
 
– Non ho nessuno se non lei. – mormorò Tony, come se questo bastasse a spiegare tutto.
 
Si staccò da lei, e fece evidentemente finta di non notare i suoi occhi lucidi. Il suo volto era più sereno, ma ancora solcato da emozioni indefinite che ne accentuavano i tratti decisi.
Si addolcì in un sorriso, che stavolta raggiunse anche gli occhi e li illuminò della loro consueta vitalità.
 
– Potrebbe dormire qui? – chiese a sorpresa, e dall'improvviso mutamento d'espressione Pepper capì che non aveva avuto intenzione di dirlo ad alta voce, o perlomeno non in quel modo.
 
Lo fissò interdetta, cercando di capire se stesse scherzando.
 
– Sa, io vorrei... no, no, non è per quello che sta pensando, glielo giuro, è tutta un'altra... in realtà non volevo neanche... – si interruppe, non sapendo come continuare, e si stropicciò gli occhi, esausto –Davvero, preferirei che rimanesse qui, per stanotte. Glielo chiedo per favore. – disse infine, evidentemente a disagio.
 
Pepper non capì il motivo della sua agitazione, ma si fidava di lui e sapeva perfettamente che non gliel'avrebbe mai chiesto se non ci fosse stata una motivazione valida, per di più in una situazione simile.
Annuì appena, e Tony si rilassò all'istante.
 
– Grazie. Sa dov'è la camera degli ospiti. – concluse, avviandosi verso le scale con passo stanco.
 
– Buonanotte. – gli augurò, e lui si girò appena con un'espressione strana.
 
– Lo spero. Anche a lei. –
 
Pepper era convinta di aver colto un lampo di paura negli occhi di Tony, ma prima di potersene accertare lui era già scomparso per le scale, lasciandola sola nel salone buio.


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Note Dell'Autrice:

Olè, aggiorno a tempo di record! Ma, d'altronde, con un capitolo pronto... perché aspettare?
E così ecco a voi un bel po' di angst e un po' di miele che gronda alla fine. I personaggi possono risultare un po'... strani, soprattutto Tony (ok, chiamiamolo OOC), ma ho sempre pensato che si fosse ripreso un po' troppo in fretta da questo incidente. E così eccomi qui a torturarlo. E nel prossimo capitolo sarà anche peggio... tenetevi forte *Tony si nasconde dietro alla poltrona*
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, cioè Nightly Blossom, JoJo92, Rogue92, AriCastle66 e Halley, oltre alla mia carissima e santa Beta MoonRay che mi sopporta :)
Grazie!

-Light-


-Tutti i diritti di Iron Man vanno alla Marvel; tutti i diritti di "I Need Some Sleep" vanno a Eel. Questa storia è scritta senza scopo di lucro.-

   
 
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