Quando avrei iniziato a piangere? Piangere e piangere, e le lacrime di tristezza sarebbero state più che all'altezza di quelle che la pura felicità mi aveva fatto versare così scioccatamente. Passammo la notte insieme, una notte in cui mi liberai dai miei desideri di giovane donna. Sussurravo dolci parole che appartenevano a tutto l'amore di cui mi stavo riempendo. Un amore illuso, invano, non corrisposto. Non era ormai da molto che il sole era risorto, vedevo i raggi di luce bluastra trasparire dalle tendine insolite di camera sua. Risvegliai quell'angelo che stava riposando al suo fianco dal suo profondo sonno con il mio goffo movimento di tornare a pancia in su. Andò sopra di me, fissandomi in silenzio. Lo guardavo negli occhi, e ascoltavo le parole che non uscivano dalle sue labbra che mi ricordavano nient'altro che due boccioli di rosa. Non voleva il mio amore, voleva una notte. Non voleva la mia anima, voleva la mia carne. E quel silenzio si faceva sempre più forte, mi stava sfondando i timpani, sentivo le nuvole formarsi dietro ai miei occhi, pronti a scatenare il diluvio, ma grazie a Dio seppi controllarmi. Ero intrappolata nella casa dell'uomo che amavo ma che non mi amava. L'unica cosa che volevo era tornare nel mio letto a piangere per il resto dei miei giorni, per quel ragazzo di cui non mi sarei dovuta mai innamorare, Harry.