Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice
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Autore: RainySky    27/06/2012    2 recensioni
Ecco... Un altro dei miei capolavori (?_?) tenuti in qualche remoto angolo del pc e riscoperti dopo millenni. Ovviamente la storia prende le basi da Gakuen Alice, ma la storia è piuttosto diversa, non ci saranno Mikan, Natsume & Co. Mi sono presa la briga di cambiare ed inventare molte cose. Se dovete lanciarmi pomodori sarò ben lieta di riceverli purchè siano pomodori costruttivi =). Detto questo godetevi la mia particolare versione di Gakuen Alice, con il nostro nuovo eroe Lens! (ovviamente non ho intenzione di far mancare l'anima gemella del nostro combinaguai).
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tempo di Rivoluzioni'
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*SkySpace*
Eccoci alla fine miei cari lettori. Non vi anticipo niente, ma vi dico solamente che sono felicissima di aver finito una storia che come mia prima FF non mi dispiace davvero, voi cosa ne pensate? Vi aspettavate di più nel finale? eheheh.
Davvero, cosa ne pensate di una 2 serie? Potrei pensarci e migliorare parecchi aspetti.
Infine vorrei ringraziare chi fino ad ora mi ha seguito in questa esperienza, in particolare NikiRose e Lelly99 che più e più volte han recensito e spero di vedere, oltre alle loro recensioni, anche quelle di persone nuove, siano critiche o positive, mi farebbero pur sempre piacere. Perchè il miglior modo per uno scrittore di migliorare siete proprio voi! :)
Grazie mille, spero vogliate seguire anche le mie future storie.
Buona lettura, buona fine storia.
Sky!
_____


<< Erhm >>, tossì l’uomo che stava di fronte alla donna della reception, emanava una strana aura di paura ed irrequietezza. Il volto era coperto da un lungo cappuccio nero e gli occhi velati da degli scurissimi occhiali da sole. Insomma, occhiali da sole, dentro un hotel. Gli inservienti non sapevano davvero cosa pensare, se avere paura e pensare che fosse un rapinatore o provare pietà pensando che fosse semplicemente una persona piuttosto diversa e particolare. Pareva stanco e bramava con lo sguardo, anelava ad una delle chiavi degli alloggi.
Quando poi ebbe compilato tutti i moduli, pagato e lasciato alcuni documenti propriamente coperti dalla privacy del cliente strappò dalle mani della donna la chiave della stanza 426. La più isolata, la più silenziosa, la più elegante. Le cose non vanno fatte male, se devono essere fatte.
Arrivato in camera l’uomo, datato sulla 20ina dai documenti rilasciati alla reception, si tolse la felpa buttandola sul letto e successivamente, in bagno si sfilò anche la canottiera, rivelando un disegno inciso sul suo petto, un disegno dello stesso pesante colore del metallo.
Si mise davanti allo specchio e con l’indice cominciò a tracciarne i bordi, fino a ridisegnare ogni punto dell’incisione che poteva tranquillamente essere riconosciuta come un grande lupo accucciato.
Lo sguardo dell’uomo, dapprima tranquillo cambiò radicalmente facendo scorgere delle tracce di rabbia e odio, anche la posa del lupo cambiò mettendosi in posizione d’attacco, come se fosse pronto a scagliarsi contro una preda invisibile.
Era quello il segreto che cercava di nascondere? In effetti guardando con più cura alcuni tratti del disegno  si potevano scorgere anche sul collo. Aprì il rubinetto tappando il buco del lavandino e quando la vaschetta fu piena di acqua gelata vi tuffò il viso rinfrescandosi nel senso letterale della parola, le idee.
Asciugatosi poi le gocce d’acqua si tastò il mento, sfregando l’incolta barbetta che vi era cresciuta; tornò nella camera da letto e da una delle borse tirò fuori la schiuma da barba con l’ovvio intento di toglierla.
Si tolse la fascia nera dal braccio scoprendo una orribile cicatrice, estesa in lungo, la cui precisione lasciava senza parole.
Il corpo era palesemente quello di un uomo che ne aveva passate di tutti i colori durante la sua esistenza e che ora si trovava in quell’hotel con un obiettivo preciso da raggiungere nei giorni seguenti.
Il mattino dopo, rivestitosi con la sua classica felpa nero catrame uscì, percorrendo le affollate strade di questa Central Town, o era Central City? Non erano certo questi i quesiti del nostro uomo di cui andiamo seguendo le vicende, tutt’altro.
Fermò diversi passanti, cercando qualcuno disposto a portarlo alla GAC ma l’unico risultato ottenuto fu degli sguardi terrorizzati e persone che prendevano la strada opposta appena lo vedevano arrivare sulla loro via.
Insomma, non era la classica persona con cui si voleva avere a che fare.
Passò per una delle vie più in vista della città, trovandone un edificio crollato, circondato dal nastro giallo con la scritta “Warning” ed un cartello più sulla destra con scritto “Vietato l’accesso ai non addetti”, ovviamente lavoratori. L’uomo vi si fermò davanti come preso da un’inspiegabile attrazione, si tolse il cappuccio incurante dei passanti, sfiorandosi un’estremità del tatuaggio dal color metallico e alcuni flashback cominciarono a passargli davanti agli occhi come se stessero succedendo in quel momento.
Un ragazzo che si butta da una finestra atterrando su di una macchina e la casa pericolante che collassa su se stessa.
Tornato alla realtà scosse la testa e guardò alla sua destra, dove il suo fedele compagno canino stava tranquillamente seduto << E tu? Cosa ne pensi, Lupo? >>.
<< Wof! >> fu la sua risposta, tutt’altro che utile, ma divertente. L’uomo gli accarezzò il muso affettuosamente e riprese il suo cammino. Venne intercettato da un tassista che si offrì gentilmente di portarlo dove lui desiderava andare da diverso tempo, per ricercare alcuni ricordi perduti dopo circa 2 anni di coma profondo.
Ci vollero diversi minuti, o forse fu più di qualche semplice minuto, per arrivare a destinazione. Il tassista lo lasciò davanti all’entrata, una lussuosa entrata dorata, ben tenuta e da fuori si poteva benissimo scorgere il verdeggiante prato dove però c’erano delle zone nere, infiammate.
Una fiamma nera che agli occhi di molti pareva spenta, ma non ai suoi occhi dove le fiamme apparivano ben visibili e perfino il loro calore sembrava reale.
Un altro flashback occupò la mente dell’uomo facendolo barcollare.
Il ragazzo della visione di prima che urlava qualcosa, circondato da una folla bloccata, dinanzi a lui solo un uomo.
Scuotendo la testa avanzò verso il cancello e lo aprì lentamente sperando di non avere altri flashback, non era facile sostenerne uno a breve distanza dal precedente.
Mosse passo dopo passo seguito dal canino scodinzolante, inadatto ad un lupo. Arrivò ad una scalinata dove venne fermato da un uomo << Voi siete? >> domandò questi e senza avere risposta riprese a parlare << Io sono Galun. Fedelissimo servo di Natsu Hagren, attuale Presidente dell’Alice Academy, e non posso farvi entrare se non specificherete il vostro intento >>, più formale di così si moriva.
 
Un uomo mi stava davanti, stava davanti a me nel mio piccolo paradiso terrestre e mi stava proponendo un biglietto di sola andata per la famosa Alice Academy
 
Proprio quando l’uomo stette per cadere venne soccorso da Galun, il quale, rendendosi conto che qualcosa non andava lo fece sedere su uno scalino e gli offrì un bicchiere d’acqua che l’uomo bevve in un sorso solo.
<< Grazie >> mormorò, con un tono roco che lasciò Galun spiazzato, era un tono che, a quanto pare, gli tornava familiare.
L’uomo si guardò in giro con sguardo perso, completamente perso nei suoi pensieri. La sua attenzione venne catturata da un albero che dava sulle finestre dei dormitori, si alzò e con passo deciso vi si avvicinò.
Posò sulla corteccia dell’albero le mani.
 
“Cosa ci fai qui, Ryuga?! Mi farai finire nei casini!”
“Mentre passeggiavo mi è venuto in mente il tuo nome, ed eccomi qui”
 
“Il tuo nome? Il nome di chi?”, pensò l’uomo appoggiandosi all’albero.
<< Mi scusi, ma non può stare qui >>, una voce femminile lo richiamò alla realtà.
<< Ah, mi spiace. Potrei sapere il tuo nome? >> domandò, riconoscendo una certa familiarità con la voce del flashback.
<< Marin >> rispose secca e senza che se ne accorgesse sul volto di lui comparve un sorriso che trasmetteva calore, amore..
Il viso di lei sbiancò << E il tuo nome sarebbe? >>
<< Perché non me lo dici tu? >>, uno scintillio sulla felpa di lui attirò l’attenzione della giovane 18enne, una targhetta militare.
Poco dopo una corsa forsennata ed una bambina che gli si appese alle gambe urlando “Oni-san!”.
 
Mi saluterai ancora così?


<< Mimì… >> sussurrò scompigliandole i capelli. Marin singhiozzò cercando poi di nascondersi dietro i suoi libri.
<< Così non vale però, non puoi ricomparire dopo 2 anni come se niente fosse >> pianse lei e si gettò fra le sue braccia che la accolsero con dolcezza e tenerezza. << Lens! >>.
<< Sì? >>, disse sussurrandole nell’orecchio con tanta dolcezza che Marin avrebbe potuto sciogliersi.
<< Lo sai che ti odio? >>, la posizione di lui lasciava a desiderare e non poteva muoversi come avrebbe voluto, da una parte Mimì e dall’altra Marin. << Lo sai che ti amo? >> aggiunse subito dopo riscoppiando fra le lacrime.
<< 2 anni a pensare che tu fossi morto, senza tue notizie. Senza niente che mi potesse dire che c’eri ancora. Perché non ti sei fatto sentire? >>, bloccò il suo terribile lamento con un bacio, come evidentemente era suo solito fare.
<< Sssht, ssht, perdonami. Ma non è mia intenzione lasciarti di nuovo >>. Marin sorrise e ricambiò il bacio di quello che ormai era il suo Lens.
In un mondo in cui oramai avrebbero potuto vivere insieme senza altri intoppi.
I sentimenti sono l’arma più forte che un uomo possiede e sia Marin, sia Lens che Daichi e Kayaka questo lo sapevano bene. Se i sentimenti sono forti, nulla e nessuno può cancellarli, anche a distanza di anni.
O no…?
___________


Sarei lietissima a chi decidesse di leggere la mia nuova ff, "io controllo la mia vita", ulteriori informazioni sul foglietto illustrativo XD!
Un mega bacione sulla scala dei baciometri, vostrissima Sky o.o!
  
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