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Autore: ValerieJuliet    28/06/2012    1 recensioni
Sì, io mi sono innamorata; ma questo ha portato tutt’altro che felicità.
Ha portato incubi, malinconia, tristezza assoluti.
La mia adolescenza è stata infangata dalla perdita di fiducia nei confronti della famiglia.
Famiglia.
Quella che dovrebbe essere un punto di riferimento, è stata per me soltanto una rovina.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni sera la stessa storia, da cinque anni ormai.
Da qualche tempo scrivo della mia vita dando ai personaggi nomi inventati per non ripercorrere esattamente il dramma della mia esistenza.
L’errore più grande della mia vita mi perseguita come un’ombra e non si arresta.
Vivo con gente che ha tradito la mia dignità di donna.
Non mi ha dato la possibilità di scegliere cosa fare della mia vita.
Non mi ha dato la possibilità di innamorarmi ed essere felice.
Sì, io mi sono innamorata; ma questo ha portato tutt’altro che felicità.
Ha portato incubi, malinconia, tristezza assoluti.
La mia adolescenza è stata infangata dalla perdita di fiducia nei confronti della famiglia.
Famiglia.
Quella che dovrebbe essere un punto di riferimento, è stata per me soltanto una rovina.
 
Poi penso: ma il messaggio gliel’ho mandato io, quindi la colpa è mia.
Quel cazzo di messaggio!
La mia vita è cambiata.
Io sono cambiata.
Vedevo intorno a me le faccette felici di mia madre, di mia zia che sorridevano al pensiero di avermi allontanata dall’unica persona che avrei mai amato.
 
Ogni sera, la stessa storia.
Giocherello un po’ col PC, scrivo qualcosa, mi stendo nel letto stremata.
L’unica cosa che riesco a fare è piangere.
Piangere.
Piangere.
Le solite gocce salate mi fanno compagnia nello sconto della pena interminabile.
Singhiozzo, riempio la bocca con il lenzuolo per cercare di non gridare.
Piango in silenzio con il mio cuscino che si impregna di acqua.
Lo sento, bagnato sotto la mia guancia.
Stanco di essere profanato con la malinconia che le lacrime si portano dietro.
Spengo la luce del comodino, convinta che così possa finalmente riuscire a dormire.
False speranze.
 
Il caldo non aiuta.
Mi alzo e cerco di calmarmi, mentre ancora singhiozzo avendo fra le labbra un pugno che lacero con i denti.
Voglio farmi male, più di quanto la Natura già si prodiga a procurarmi.
Quel cazzo di messaggio!
Avrei dovuto lasciar stare.
Abbandonare la mia famiglia.
Correre verso casa sua con il freddo che tagliava il mio respiro.
Sentire l’invero che scendeva lungo la laringe impedendomi di respirare.
Citofonare con forza al suo portone.
Baciarlo con passione.
Dirgli “Ti amo.”
Rimanere per sempre con lui.
 
Invece.
Sono qui, nel mio letto a sfogarmi sulla tastiera di un misero computer ad aspettare qualcosa che non arriverà mai.
Ad aspettare che qualcuno cambi la mia vita.
Ma quel qualcuno chi è?
Non potrà mai essere nessuno, perché tutto cambierà solamente quando lui tornerà da me.
Quando mi prenderà tra le braccia e mi sussurrerà all’orecchio: ho sbagliato a lasciarti andare. Noi siamo anime gemelle e lo saremo per l’eternità.
 
Ogni sera, la stessa storia.
Girovago per casa in attesa che mia madre mi riporti a letto.
Lei pensa sia un incubo notturno.
Passerà tutto, dice.
No, non passerà un bel niente.
 
Tutti mi dicevano, vedrai
È successo a tutti però poi
Ti alzi un giorno e non ci pensi più.
Ti scorderai, ti scorderai di lei.
 
Non ci credo.
Non ci crederò mai.
Non posso dimenticarmi di lui.
Il suo ricordo è troppo vivo dentro di me.
Lo amo, lo amerò per sempre.
Nessuno riuscirà a colmare il vuoto che sento dentro.
 
Vorrei poter annullare le mie sofferenze.
Vorrei aver potuto scegliere di vivere la MIA vita, senza essere costretta a scegliere la via sbagliata.
Lo rinfaccerò per sempre.
“Voi non mi avete permesso di amare, di essere felice.”
 
Con le lacrime agli occhi scrivo queste parole.
La sofferenza si sente dentro il cuore e non si può trasmettere.
L’inverno è calato nella mia anima.
Non riesco a ricordarmi cosa significhi essere felice.
Non riesco a ricordarmi com’era la vita prima di incontrarlo.
Abbraccio il mio peluche e gli racconto i miei segreti, le mie angosce.
Non mi dice nulla, nessuno potrebbe.
Se lui leggesse queste parole, probabilmente mi crederebbe una psicolabile.
Ma cosa posso farci?
E’ colpa dell’amore?
No, è colpa mia.
 
Vivo solamente di rimorsi.
   
 
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