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Autore: Miky_Nana    28/06/2012    1 recensioni
Vi è mai capitato di perdere la testa per qualcuno a tal punto da dimenticare il resto del mondo? A me sì, e vi posso assicurare che non è una bella cosa. Sono innamorata di un ragazzo che non vedo da tre anni. Almeno credo di essere innamorata di lui. Avevo 14 anni quando l'ho conosciuto e avevo 14 anni quando l'ho visto andare via. Sì, ho frequentato altri ragazzi, ma non mi sono mai lasciata andare completamente. Avevo la sensazione di tradire l'amore che provo per lui.
E poi... E poi un bel giorno ha deciso di ritornare. E il mondo mi è crollato addosso.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi è mai capitato di perdere la testa per qualcuno a tal punto da dimenticare il resto del mondo? A me sì, e vi posso assicurare che non è una bella cosa. Sono innamorata di un ragazzo che non vedo da tre anni. Almeno credo di essere innamorata di lui. Avevo 14 anni quando l'ho conosciuto e avevo 14 anni quando l'ho visto andare via. Sì, ho frequentato altri ragazzi, ma non mi sono mai lasciata andare completamente. Avevo la sensazione di tradire l'amore che provo per lui.
E poi... E poi un bel giorno ha deciso di ritornare. E il mondo mi è crollato addosso.

Era estate, la scuola era finalmente finita. Era un pomeriggio come altri, caldo, afoso. Ero ai giardini con la mia compagnia ed era tutto come allora, ma lui non c'era. Sospirai. Pensavo continuamente a lui.
Ilaria mi guardò. Era impossibile nasconderle qualsiasi cosa. Non avevo voglia di parlarle, sopratutto con tutta quella gente, così mi girai dall'altra parte e mi infilai gli auricolari nelle orecchie. Mi estraniai da tutto quel vociare e mi rilassai. Iniziai a fissare un punto, o per meglio dire un ragazzo. Mi pareva così famigliare. Di sicuro era più grande. Forse di un anno, o due. L'avevo già visto, ma dove? Mi sforzai di ricordare, ma niente. Non diedi importanza e distolsi lo sguardo.
Fu un pomeriggio abbastanza noioso. Forse perchè mi ricordava il giorno dove l'avevo conosciuto... Erano tre anni. Tre anni che ero innamorata di un ragazzo che era scappato da me. Forse non sono quel tipo di ragazza di cui ci si innamora, ma perchè scappare? Mi aveva detto che mi amava. Che non mi avrebbe mai detto addio. Me l'aveva promesso. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, ma non volevo dare spiegazioni. Dopotutto nessuno sapeva quello che provavo e piangere non mi sembrava la cosa più bella del mondo. Mi asciugai gli occhi e come al solito feci il mio finto sorriso. Avrei potuto diventare una bravissima attrice. Nessuno sapeva fingere meglio di me.
D'un tratto tutti si alzarono dalla panchina.
<< Andiamo all'Iceberg >>
<< Vengo. >>
Come loro mi alzai anche io e ci dirigemmo verso la gelateria. Il ragazzo era ancora lì. Mi guardava. Mi scrutava. L'avevo già visto. Ci guardammo negli occhi. Un miscuglio di marrone e verde. Una foresta che un tempo era calda. Ma adesso nell'osservarlo mi venivano i brividi. Ci guardammo forse per un eternità, o forse per pochi secondi. Era lui. Era tornato dopo tanto tempo. Mi sorrise. Mi aveva riconosciuta? A quanto pareva sì. Sentii l'impulso di fermarmi. Di chiedergli perchè mi aveva abbandonata. Di urlargli che lo odiavo con tutta l'anima, ma mi trattenni. Forse si aspettava che mi fermassi. Che andassi da lui, ma distolsi lo sguardo e seguii i miei amici. Nessuno si accorse di nulla. Nessun altro, oltre a me, riconobbe il ragazzo che un tempo aveva frequentato la nostra stessa compagnia. Forse era meglio così. Non si sarebbero fermati a chiacchierare. Non l'avrebbero invitato in gelateria con noi. Avrei evitato di parlargli. Dopotutto si era portato via il mio cuore. Spudoratamente me l'aveva rubato e io ero rimasta con una profonda ferita al petto. Tre anni sono tanti. Vivere così tanto tempo senza il cuore è snervante. Faceva male. Portava troppo dolore. Cercai di dimenticarmi quello che avevo appena visto. Magari era un sogno. L'ultima cosa che volevo era che ritornasse. Lo amavo, ma mi aveva fatto soffrire troppo. Volevo dimenticarlo. Questo era certo. Ma come riuscirci? Ci avevo provato troppe volte. Ma nessuno era riuscito a prendere il suo posto. Nessuno era riuscito a farlo scendere dal piedistallo.
Francesco si avvicinò a me.
<< Miki. >>
<< Fra. >>
<< Qualcosa ti turba. >>
<< Nulla. >>
<< Ti conosco da ben oltre tre anni. Non me la bevo. >>
<< Mi conosco da ben oltre diciassette anni. Io me la bevo, anche se ha un gusto amaro. >>
<< Appunto, ha un gusto amaro. Non sei costretta. Sputa quello che hai dentro. Sfogati. O finirai per soffocare se bevi troppo. >>
Francesco. Dava sempre corda alle scemenze che dicevo. Mi voleva bene. Era il dongiovanni di turno. Quello che stava con una, ma si vedeva con un'altra. Quello che aveva il viso da angelo ma ne combinava di tutti i colori. Gli volevo bene nonostante tutto.
Gli sorrisi.
<< Ho troppa sete, scusa >>.
<< C'ho provato. >>
Mi sorrise pure lui e si allontanò.
Ilaria mi prese per mano. Mi squadrò per bene.
<< Anice? >>
<< Non c'entra. >>
<< Come se non riconoscessi quello sguardo vacuo >>
<< Lo so. Sei la mia migliore amica, ma non sempre hai ragione. >>
<< Sicura? >>
<< No. >>
<< E allora? >>

<< Anice. >>
<< Appunto. >>
Anice era il suo soprannome. Il soprannome del ladro di cuori. L'avevamo cominciato a chiamare così tre anni prima, quando lui mi aveva offerto una granita all'anice al chiosco dell'oratorio. Erano solo quattro giorni che mi conosceva, ma già mi 'amava'. O così mi aveva detto. Sospirai per la decima volta in quella giornata.
<< Parla. >>
<< Non adesso. >>
<< Perchè? >>
<< Troppa gente. >>
<< Ma... >>
<< Stasera ti chiamo, promesso. >>
Ila annuì. Le volevo un gran bene. Nessuno mi capiva meglio di lei. L'avevo conosciuta a danza. Avevamo cominciato a parlare, dopodichè ad uscire insieme e poi, amiche per la pelle. Nessuno ci poteva separare. Non mi sarei mai aspettata che la nostra amicizia durasse così tanto.
Arrivammo all'Iceberg e io presi un frappè. Amarena e fragola. I suoi gusti preferiti. Ci sedemmo e tutti ricominciarono a parlare, come se non fosse successo nulla. Ma fondamentalmente per loro era tutto normale. Non si erano accorti che era tornato. Non si erano accorti di lui. Deglutii. D'un tratto avevo una gran voglia di stare da sola. Mi alzai.
<< Scusate, non mi sento bene, torno a casa. >>
Mi guardarono tutti con un'espressione interrogativa, ma Ilaria e Francesco erano i più preoccupati. Scossi la testa e me ne andai.
Lui non c'era. Forse me l'ero immaginato. Avevo sognato così tante volte che tornasse che ora la mia immaginazione mi giocava brutti scherzi. Feci un sospiro di sollievo e senza timore imboccai la strada che portava ai giardini.
Avevo le cuffie con la musica al massimo e non mi accorsi che qualcuno mi osservava. Non so se da vicino o da lontano, ma mi guardava con talmente tanta insistenza che ad un certo punto mi sentii trapassare da una lama di ferro arrugginita.
Per poco non urlai. Trattenni il respiro, spensi la musica e iniziai a guardarmi attorno.
Ed eccolo lì. Affianco al suo motorino. L'avrei riconosciuto ovunque, anche se era un po' cambiato. Mi sorrideva. Non aveva più l'apparecchio. Era bellissimo, da togliere il fiato. Voleva avvicinarsi, glielo leggevo negli occhi. In quella foresta che piano piano stava tornando calda. Cominciai a sudar freddo. Avevo paura che mi toccasse. Paura di cascare un'altra volta e di non riuscire più ad alzarmi. Adesso volevo scappare io. Correre lontano, in un mondo senza tempo (o a casa), ma le gambe non rispondevano. Ero come intrappolata. E lui avanzò. Un passo, poi un altro. Avrei voluto urlargli di non avvicinarsi, ma le parole mi sfuggivano, mi mancava l'aria. La testa mi girava e mi sentivo svenire.
Era a un passo da me quando recuperai le forze. Tesi il braccio destro verso di lui e glielo posai sul petto. Le lacrime arrivarono e non le riuscii a trattenere.
<< Perchè? >>
Mi guardò con aria interrogativa, come se non capisse.
<< Non fare il finto tonto! Tre anni sono troppi... >>
Stavo impazzendo, ma quello che mi ero tenuta dentro per tutto quel tempo stava finalmente uscendo. Mi sentivo libera, mi stavo liberando di un peso enorme.
Iniziai a singhiozzare. Le lacrime erano fitte e mi offuscavano la vista.
Mi toccò, mi abbracciò. Iniziò a sussurrarmi delle scuse all'orecchio ma non riuscivo a connettermi al mondo. Ricambiai l'abbraccio. Mi strinsi a lui e tutto intorno a noi scomparve. Ricordo il battito del suo cuore. Calmo.
Avevo bisogno di lui. Finalmente il mio appiglio era arrivato, ma per quanto sarebbe rimasto?
Le lacrime scomparvero, e finalmente mi staccai e ripresi a respirare regolarmente. Lo guardai. Volevo ancora delle risposte.
<< Me ne sono andato perchè ero confuso. Avevo bisogno di riflettere. Non capivo se ti volevo come amica o come qualcosa di più. >> Si fermò.
<< Tre anni. Tre anni per riflettere? >>
Volevo prenderlo a pugni, ma non lo feci. Scossi la testa e mi voltai. Lui mi prese per un braccio.
<< Aspetta, non vuoi sapere a che conclusione sono arrivato? >>
<< No, perchè qualunque sia la risposta il treno ha lasciato la stazione. Ti ha aspettato, per troppo tempo, e tu l'hai perso. Adesso devi cambiare stazione. >>
<< Ti amo. >>
Mi ci volle tutto il coraggio e la forza del mondo per rispondergli: << Io no. >>
Probabilmente gli spezzai il cuore, ma lo stesso aveva fatto lui con me.


Lo so che probabilmente non è un racconto meraviglioso, ma volevo condividere con voi i miei pensieri (alquanto abnormi, si è visto). Potete recensire, sia con commenti positivi che negativi, mi farebbe molto piacere! Così so dove posso migliorare e così via... Lo so che è un racconto un pò vago, ma l'ho scritto in preda alla disperazione ancora l'anno scorso. Che stupida che sono... Aaah, premetto che è una storia del tutto inventata. u.u
   
 
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