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Autore: madoka94    28/06/2012    1 recensioni
Da nobile a ladra,
da ladra ad Assassina.
Vendicherò la mia famiglia uccidendo chi ci ha tradito e scoprirò la verità
su chi sono veramente.
Sono Rita Angiolini da Firenze
e questa è la mia storia...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passò così poco tempo che non mi sembrò vero che eravamo già arrivati a Maggio.
In questo periodo Firenze era agitata, pochissime erano le persone che uscivano dalle loro dimore e molte che non lo facevano per paura o per non sentire le prediche di quel domenicano Guglielmo Savonarola.Eppure sapevo anche che erano in molti a seguirlo.
-Sembrano dei pazzi.- disse Giorgio mentre eravamo seduti a tavola a fare colazione con tono infuriato.
-Non riesco proprio a capire con quale coraggio affiderebbero le loro orecchie a uno come quello!Già è stato scomunicato, cos' altro vuole da noi Fiorentini?!-
-Sai bene come la penso su questo argomento, figlio mio, con il tempo Firenze si dimenticherà in fretta di lui e di tutto ciò che ha combinato.-disse Luisa con aria sornione mentre prendeva una mela dal cesto della frutta per poi sbucciarla nel suo piatto.
Dal canto mio non dicevo nulla e non potevo fare altro che annuire nei loro discorsi, continuavo a fare così da due mesi dopo quella notte.
Con loro parlavo poco e se mi chiedevano qualcosa sulla mia salute rispondevo con un sorriso falso cercando di ricordare anche a me stessa che erano comunque la mia famiglia, quelli che mi avevano cresciuta da quando ero in fasce e non degli estranei.
Eppure non riuscivo a capacitarmene.Volevo saperne di più ma non osavo mai nel chiederglielo.
-Tu cosa ne pensi Rita?-
Giorgio mi richiamò dai miei pensieri ed io restai immobile a guardarli mentre loro facevano lo stesso.Come era difficile sostenere i loro sguardi!
-Io...ho il brutto presentimento che non andrà a finire bene questa faccenda.Dopo il Falò delle Vanità sono molti coloro che contestano nel buio, persino tentare nella pazza idea di fare una congiura contro di lui.Penso che lo bruceranno prima o poi...-dissi sincera.
Sia Luisa che Giorgio mi fissavano interdetti dalla mia risposta fin troppo liberatoria.
-Dove hai sentito queste dicerie?-mi chiese la donna allarmata.
-Sono voci che sento quà e là.Niente di chè.-
In verità fu Marco ad aggiornarmi delle ultime nuove che succedevano in città.Ultimamente lui e i suoi compagni non derubavano nessuno e lo stesso valeva per le altre bande.Anche lui ogni tanto mi chiedeva come stavo ma con lui non riuscivo a fare lo stesso sorriso che facevo ai miei.
Tirai un lieve sospiro e mi alzai dalla tavola con aria stanca.
-Mi permettete di uscire oggi...madre?-le chiesi sforzandomi di chiamarla in quel modo.
-Va bene ma stai attenta, le strade sono diventate molto pericolose di questi tempi.-
-Sarò prudente, ve lo assicuro.Con permesso.-
Detto ciò lasciai la stanza e mi avviai alla porta facendomi porgere dal nostro servo Francesco la mia cappa col cappuccio rosso scarlatto.
Appena lo misi e celai il mio volto uscii dalla villa chiudendo leggermente la porta.
Uscire mi avrebbe fatto bene, soprattutto anche per schiarirmi un pò le idee.
Poco più avanti c' era il ladro, appoggiato al muretto di una casa, ad aspettarmi con i suoi occhi dorati che mi guardavano preoccupati e dolci allo stesso tempo.
Lo raggiunsi sorridendo a malapena.
-Marco, mi hai aspettata.-
-Come sempre.-rispose con un lieve sorriso di rimando.
Mi affiancai a lui e iniziammo a camminare verso alcune vie mezze vuote.Guardai verso i tetti e di conseguenza anche verso il cielo, il fumo aleggiava ancora in aria.
-Fanno ancora dei falò?-chiesi al ragazzo.
-In verità avrebbero smesso.Credo siano ancora i resti degli oggetti bruciati.-
-Ah...-
Come sospirai lui mi guardava di traverso, cercando di intravedere il mio volto sotto il cappuccio.
-è successo qualcosa?-
Tirai ancora un pò sù il cappuccio, era anche un periodo che non volevo farmi vedere in faccia a causa degli arrossamenti agli occhi.
-No, niente.-
-Perchè continui a non farmi vedere il tuo volto?-
Lo guardai di sottecchi facendo una piccola smorfia infastidita.
-Sei ridicolo!Lo sai bene com' è adesso Firenze...devo essere prudente.-cercai di giustificarmi ma subito dopo pensai che come scusa valeva ben poco.
-Lo so, ma non per questo copro la mia faccia.-disse con tono irritato.
Mi fermai un attimo mettendomi davanti a lui sbrigativa lasciandolo interdetto.
-Senti, perchè non andiamo al solito posto?Lì nessuna guardia ci rompe le scatole.Oggi voglio starmene tranquilla con te.-
Lo vidi spalancare un pò gli occhi dallo stupore e le guance diventare rosee di colpo.Mi chiedevo come mai l' avesse fatto.
Guardandomi negli occhi, dopo che avevo leggermente tirato giù il cappuccio, senza toglierlo del tutto, il giovane castano si rasserenò di colpò e facendo un finto sbuffo mi prese la mano sorridendo rassegnato.
Lo ringraziai mentalmente nell' aver capito come mi sentissi in quel momento.
Attraversammo diverse vie e stradicciole, fino ad arrivare ad una vecchia casa abbandonata: era la Villa Auditore della famiglia Auditore.
Marco mi raccontò che in quella casa ci viveva una carismatica e onesta famiglia di banchieri.
Ci vivevano gli sposi Madonna Maria e Messere Giovanni Auditore con i loro figli Federico, Ezio, Claudia e Petruccio.
Poi furono accusati di tradimento e vennero giustiziati il padre e due figli maschi, della madre e gli altri due figli non si sa niente.
Si dice che siano fuggiti da Firenze, che siano morti, ma c' è ancora un figlio vivo che divenne un assassino e la sua taglia circola ancora per le mura.
Lui non credeva che fossero colpevoli, anzi, pensava ancora che erano innocenti e io pensavo la stessa cosa.
Comunque in questa casa ci venivamo sin da quando eravamo piccoli, quando volevamo sfuggire alle guardie che ci inseguivano.
Era veramente un posto tranquillo, lì riuscivo a sentirmi bene, come in una seconda casa.
Ci sedemmo sulla panchina che era nel cortiletto all' entrata e come mio solito appoggiai la testa sulla spalla di Marco, come se fosse un cuscino.
Solo in quei piccoli momenti rivelavo il vero lato di me stessa.
-Anche oggi non ho chiesto niente...-cominciai a dire e il ladro mi lasciò parlare ascoltandomi parola per parola.
-...ogni volta che gli parlo non riesco a guardarli in faccia.Mi paiono sempre più degli sconosciuti.Ho paura di ciò che accadrà in futuro...se gli chiederò la verità penso che non riusciranno più a vedermi come parte della famiglia e la stessa cosa vale per me con loro.-
-Eppure hai sentito quello che ha detto Madonna Luisa quella sera.-
-Certo che l' ho sentito, ma...-
-Ascoltami e non voglio ripetertelo...-mi prese le spalle girandomi verso di lui e i nostri occhi si rispecchiarono gli uni negli altri-...tu sei Rita Angiolini, sei nata sotto questo nome e così ci resterai!Madonna Luisa e Giorgio ti vogliono bene, ti amano perchè tu sei parte di questa famiglia e non sarà solo per una stupida verità che smetteranno di farlo.Mai e poi mai!Ricordatelo!-
Il suo discorso mi aveva lasciata davvero senza parole che non sembrava più lo stesso ragazzo che conoscevo, quando mai era stato così tanto profondo?
-Marco...-
-E poi ricordati che per ogni evenienza io ci sarò sempre per te!-disse infine sorridendomi.
Nascosi il mio volto nell' incavo della sua spalla con un sorriso disegnato sulle labbra.Senza quel ragazzo non sarei niente, sarei del tutto persa.
Com' era buffo quel momento, proprio io, quella che lo tirava fuori dai guai, ora veniva consolata da lui.
Quanto ero caduta in basso?
Mi staccai da lui con un leggero scatto e mi alzai dritta e determinata con le mani ai fianchi.
-Hai proprio ragione, Marco!Io sono io e non cambierà nulla!E che ci provino, li sfiderò a pieno petto!-
-Ben detto!Questa è la Rita che conosco.-
Detto questo volle fare un attimo il galante porgendomi il braccio ed io accolsi il suo invito con un sorriso sornione.
Niente avrebbe cambiato le cose, niente e nessuno.
Il tempo trascorse lentamente, come i petali dei fiori che volavano per le strade mentre il vento li trasportava via con se.
Per una volta la città sembrava essere calma ma nessuno di noi due sapeva che era solo una nitida illusione.
Era deserta, nessun abitante camminava per strada, sentivo un non so chè di inquieto nell' aria.
Arrivammo davanti alla chiesa di Santa Trinità dove si ergeva il suo alto campanile.
Il mio sguardo si spostò in un attimo dalla bellezza del campanile ad una figura famigliare che era davanti ai portoni della struttura.
Dai vestiti vistosi ed eleganti color turchese riconobbi al volo la faccia un pò rugosa ma ancora piena di Rodrigo Di Spada.Che ci faceva lui qui?
-Rita, che ti prende?-mi chiese improvvisamente Marco notando la mia reazione sorpresa.
-Quello è Rodrigo.Sarà meglio che tu vada, nemmeno lui sa che io e te ci frequentiamo.-lo incitai lasciandogli libero il braccio.
-Ai suoi ordini mia signora.La prossima volta, però, voglio un uscita al chiaro di luna.-fece lui scherzandoci su per poi lasciarmi sola.
Mi sorprendeva come riusciva a scherzare in tempi bui come quelli.
Allungando il passo raggiunsi l' uomo che guardava con aria incantata il campanile, chissà il perchè lo faceva.
Ero abbastanza vicina e lui non aveva ancora avvertito la mia presenza.
Mi bastarono piccoli secondi e poi...
-BUH!-
-Ah!Rita!Che colpo al cuore che mi hai fatto prendere!-sussultò Rodrigo portandosi la mano al petto.
-Zio, quanto tempo!Sono passati due estati da quando facesti visita a casa nostra.-presi ad abbracciarlo felice di vederlo.
-Già..ma fatti guardare.Ogni giorno diventi sempre più bella!Hai già trovato un uomo degno di prenderti in moglie?-
-Ahimè, le vostre speranze di liberarvi di me sono ancora molto lontane.-gli dissi facendogli l' occhiolino con la mia solita faccina furba.
-Che accuse ingiuste mi affibi, ragazza.-disse ridendo con il suo vocione amabile prendendomi sotto braccio.
-Allora, quali nuove mi raccontate?-
-Non c' è tanto, solo sempre i soliti discorsi diplomatici e la solita politica.Piuttosto, volevo chiederti come stanno andando le cose qui...le voci circolano molto velocemente a Roma.-mi bisbigliò appena.
Era vero, le voci circolavano veloci persino a orecchi molto più lontani eppure anche lente.Non tutti ricevevano notizie nelle altre regioni e molti restavano nella loro ignoranza, pur avendo ancora pochi e lentissimi mezzi di comunicazioni.
-Credo voi sappiate, nobile zio, che la dedizione alla religione qui a Firenze sia calata di molto dall' avvento del Savonarola.Però ci sono molti che nascondendosi hanno sempre un barlume di speranza, i fiorentini sperano ancora in un ritorno dell' ordine e della felicità che regnava in questa città.Ed io sono con tutti loro con questa speranza.-dissi sincera con un sorriso che faceva trapelare troppo facilmente i miei sentimenti reconditi.
-Davvero ci credi?-mi chiese poco convinto.
Molto lontano da dove eravamo si sentiva un canto lieve e leggero come il vento stesso che scompigliava gentile le ciocche castane che cercavo di tenere dietro l' orecchio, proveniva dalla via che avevo percorso poco prima con Marco, la voce pura di una ragazza.
Trascinai il Di Spada portandolo con me in quella via senza lasciargli spiegazione o rispondere alle sue chiamate.
La raggiungemmo in un istante, quella spendida voce  più soave di un canto gregoriano.
Non c' era nessuno, tranne una donna molto giovane, forse di qualche anno in più di me e un altra della stessa età le stava affianco, entrambe a piedi nudi e con gli stracci addossi di quelli che per loro dovevano essere degli abiti per coprirsi anche di notte.
Se non fosse stato per la terra che sporcava i loro corpi e quei visi tondi ma sciupati dalla fame e dalla sete, sarebbero state delle belle fanciulle.
Chiusi gli occhi in attesa di risentire quel canto.
-Come mai siamo qui a vedere queste pov...-
-Shhh!-zittii il vecchio zio e lui bofonchiando qualcosa mi accontentò.
Finalmente vidi la donna aprire bocca ed emettere il suono che aspettavo.Quel che cantava parlava di speranza, futuro
Prese di nuovo un gran respiro e ricominciò a cantare, c' era qualcosa di armonico in lei che emetteva pace con il mondo nell' aria circostante.
Una sensazione che a Firenze non si avvertiva da molto tempo.E come per magia ad un certo punto vidi le teste di alcune persone spuntare dalle vie.
Grandi, vecchi e piccini si stavano avvicinando alle due donne per ascoltarle.
Sembrava si riferisse ai cittadini che erano lì, poi susseguì subito dopo l' altra, anche lei con una voce bellissima ma un pò più adulta della precedente.
Le loro voci si unirono e non ci fu suono più dolce che avessi sentito fino a quel momento, poi si aggiunse con la meraviglia di tutti una bambina che cantò quello che assomigliava ad una preghiera e con lei altri bambini si unirono a cantare.
Poi alcuni adulti, uomini e donne che cantavano insieme e da quel sonetto che prima pareva triste si trasformò in una canzone allegra in cui tutti i presenti erano coinvolti a quella che si era trasformata una breve festa, sapendo benissimo i rischi che correvano.
Mi ricordai che ultimamente c' erano molti che non temevano più la forza e l' arroganza del monaco dalla veste nera, il suo potere era arivato al culmine e molti ora lo ignoravano.Quello che assistevo era la conferma a ciò che avevo appena pensato.
-Spero che questo ti basti come risposta, zio.-ritornai a guardare il vecchio Rodrigo con un sorriso beato.
-Potrebbe non durare o non avvenire mai.- disse lui pessimista, ma io invece non ero della stessa opinione.
-Forse.Ma se non si crede allora non potrai fare altro che affondare nella paura.-
Ero troppo sognatrice, troppo speranzosa e credulona.Voi cosa avreste fatto o pensato se aveste vissuto in quei tempi bui?
Lasciati quei cittadini tornammo sulla strada di casa, finchè Rodrigo non si fermò folgorato.
-Cosa vi prende?-
-Mi sono ricordato...di una faccenda molto importante.Devo tornare nella mia residenza all' istante.-
-Come volete.Anche se mi spiace un pò non poter sentirvi rancontare le vostre storie.- dissi dispiaciuta.
In risposta mi diede una leggera pacca sulla spalla dicendo con un sorriso appena accennato che sarebbe tornato a farci visita, dopodichè se ne andò per un altra strada.Continuai a camminare in direzione della villa della mia famiglia, la strada sembrava ancora più tranquilla di quando l' avevo percorsa un ora prima.Poi vidi una cosa che mi colpì come un filmine a ciel sereno bloccandomi all' istante.
Il portone era aperto, anzi sprangato forzamente.Avevo un brutto presentimento.
Corsi velocemente attraversando il portone, constatando che qualcuno gli aveva dato un calcio potetente per buttarla giù.
-Madre!Giorgio!Dove siete?!-gridai presa dall' ansia e dalla paura.
La casa era vuota, c' erano molti oggetti rovesciati a terra, vasi rotti, mobili fatti a pezzi, tutto a soqquadro.
Guardai il pavimento e vidi ciò che temevo di vedere: sangue.
Mi tappai la bocca cercando di reprimere un urlo e piano piano seguii quella scia che portava nel salotto.
Sbarrai gli occhi, ancora più terrorizzata nel vedere quell' orribile spettacolo, la pozza di sangue che aveva ormai imbrattato il tappeto dove sopra erano distesi i loro corpi.
La mia adorata madre...il mio adorato fratello...non potevano essere loro.Non potevano!
Le gambe tremavano, a malapena riuscivo a stare in piedi, avanzai lentamente verso i loro corpi lasciando che il mio peso cadesse sulle ginocchia al  loro fianco.
Persino le mie mani tremavano, non ero sicura di volerli girare per vedere i loro volti, speravo con tutta me stessa che fosse un sogno.Un incubo.
Sentii un rantolio provenire da lei.Era ancora viva!
-Madre!-la presi fra le mie braccia, scostandole una ciocca dal suo viso, ormai bagnato di quel fluido rosso che scorre in noi.
Il respiro era smorzato e le lacrime uscivano come un fiume in piena.Perchè ci stava accadendo tutto questo?
-Ri..ta...-biascicò Luisa a fil di voce.
-Madre sono qui!Sono qui con voi!-
-Quei barbari...hanno preso la nostra dimora...Giorgio...ha cercato di difenderci tutti...-
-Chi è stato madre?-
-Uomini vestiti di nero e rosso...portavano una croce...-la sua voce si stava assottigliando sempre più e tossì molte volte sputando altro sangue.
-Madre non mi lasciate!Vi prego!-le incitai con la voce che tremava, shoccata.
-Anf...anf...c' è..una botola e dentro ci sono dei documenti...nello studio di tuo fratello.Aprila...ci troverai anche una lettera per te.-
Tremante mi diede una chiave che teneva al collo legata in una catenina.
La presi e lei strinse forte la mia mano con sguardo triste e due piccole perle che uscivano dai suoi occhi d' ossidiana.
Mi prese una morsa al cuore al vederla in quello stato.
-Rita...tu sei la figlia che ogni madre possa desiderare...sono felice di averti vista crescere e diventare la donna che sei oggi.Io e tuo fratello siamo orgogliosi di te.Ti vorremo sempre bene.-
-Non...non dite così...andrà tutto bene.-
Le lasciai mal volentieri la mano e subito corsi verso lo studio di Giorgio cercando quella botola di cui nemmeno io ero al corrente che esistesse.
Cercai da per tutto non trovando alcun chè, finchè non sentii scricchiolare sotto ai miei piedi.
Tolsi via il tappeto scoprendo che le tegole del parquet avevano delle fessure e un buco dove infilarci la chiave.
Infilai il piccolo oggetto di metallo nell' apertura girandola con un tocco verso destra, sentendo il sordo "clack" delle molle.
L' aprii rivelando le carte messe in un ricettacolo in cuoio e una lettera giaceva su di esse.
Presi tutto ciò che c' era da prenedere, guardando per un istante la lettera.Chissà cosa c' era scritto...
Tornai in salotto e il corpo di Luisa era esattamente come quello di Giorgio.Senza vita.
-No...-era l' unica cosa che riuscii a dire.
In un attimo sentii dei passi che provenivano dal sottoscala, pesanti e accelerati.
"C' è qualcuno!"
Ero indecisa, non volevo lasciare i corpi dei miei cari senza averli almeno dato una degna sepoltura ma il dubbio che fossero ancora quelli che li avevano uccisi mi attanagliava sempre più.
Così, disprezzandomi, mi calai dalla finestra aggrappandomi a dei mattoni che sporgevano leggermente all' infuori e senza che mi facessi vedere ascoltai le voci delle persone che erano appena entrate in salotto.
-Non abbiamo trovato niente signore, la donna non ci ha detto di più.-
-Maledizione!Vi avevo detto di lasciarla in vita!-
La voce di quell' uomo era così...così simile a...
-Non avete trovato nessuno qui?Nessun altro?-
-No messer Di Spada.Nessuno.-
Non riuscivo più a muovermi, tutto il mio corpo era immobile.Come aveva potuto?Perchè lui?Perchè ci aveva fatto questo?
-Prendete i corpi e date loro fuoco.-
-Ma...signore...-
-Fate come vi ho detto!-gridò al suo sottoposto dopodichè presero i corpi.
Dopo qualche minuto sentivo che se ne stavano andando mi affrettai ad arrivare in cima al tetto e vidi dei soldati che portavano via i corpi di mia madre e mio fratello su delle barelle.Dietro di loro Rodrigo parlava con il comandante, finchè non presero due strade diverse.
Altre lacrime scesero amare sulla mia pelle, la mano chiusa a pugno quasi a sentire l' unghia penetrare nella carne bagnata dal mio stesso sangue.
Aspettai che non ci fosse alcun soldato e quando la via fu libera presi a correre per le strade in cerca dell' unica persona che ritenevo fosse la più importante in quel momento.Dovevo trovare Marco.Assolutamente!
Sapevo che era da quelle parti e l' avrei cercato per tutta Firenze.
Rallentai di botto quando all' improvviso vidi le facce di due sentinelle che facevano il giro di guardia, mi calai il cappuccio sul viso cercando di stare calma.Gli passai in mezzo senza dettare sospetti ma uno dei due mi prese di sprovvista il braccio.
-Ehi tu, fermati un secondo!-
-L- Lasciatemi!-urlai cercando di liberarmi.
-Hai un aria familiare...levati quel cappuccio!-
-N-no!-
All' improvviso l' altro compare grugnò dal dolore strofinandosi la nuca e lo stesso fece il primo.
Guardai alle loro spalle, un ragazzo col fazzoletto al collo teneva in mano un sasso.Lo riconobbi subito, era uno dei compagni di Marco.
-Bei soldatini frufrù!Bello dare scompiglio alle fanciulle, vero?-disse il moretto prendendoli per i fondelli.
-Bastardo!Prendiamolo!-
Mi lasciò il braccio e subito cercai di scappare.Sfortunatamente ero di nuovo alle calcagna dei soldati.
Cercai di correre con tutto il fiato che avevo per tutti i vicoli della città.
Poi qualcuno mi prese da dietro tappandomi la bocca e attirando il mio corpo nell' ombra di una vietta ben nascosta da occhi indiscreti.
-Sshh!Va tutto bene.-mi soffiò all' orecchio il mio aggressore che si rivelò essere la persona che stavo disperatamente cercando.
I rumori delle armature dei soldati si fecero un attimo forti fino ad affievolarsi man mano che si allontanavano.
Mi rilassai quando quel breve incubo era finito e subito mi slancia verso il petto del castano aspettando che mi accogliesse con le sue forti braccia.
-Rita, cosa succede?Perchè ti stavano inse..-
-Oh Marco!è successo...mia madre e mio fratello...-singhiozzai senza più alcun controllo con le lacrime che gli bagnavano la giubbetta marroncina.
-Aspetta, prendi un bel respiro e riordina i pensieri.Cosa è successo a madonna Luisa e a Giorgio?-
Non volevo fargli vedere il mio volto stravolto, non volevo farmi risultare così penosa ai suoi occhi.
Gli raccontai tutto ciò che avevo visto e fatto.La sua voce non uscì dalla sua bocca, ma il suo braccio diceva molte più cose di quel che potevano fare le parole ed io non potei fare altro che lasciare che mi immergessi ancora di più nel suo petto assaporando il fine odore dell' erba fresca.
Mi scostò dal suo abbraccio e prendendomi il viso guardando perfettamente i suoi occhi dorati nei miei castani scuri da sembrare neri mi parlò con voce profonda e molto decisa.
-Vieni con me, ti porto in un posto sicuro.-
-Dove?...ormai mi staranno cercando per tutta Firenze.-
-Non ti potranno cercare nel rifugio della Gilda dei Ladri.-


Percorremmo tutta la città per arrivare al rifugio e per farlo dovevamo passare per le fogne, ormai con Marco ero abituata ad andare dappertutto.
Arrivammo in una conduttura e lì il ladro scoprì il tombino aiutandomi a salire in superfice notando la struttura dell ' edificio che usavano la Gilda dei Ladri.
Era una palazzina tutta unita in cerchio e l' unico modo per entrarvi era o passare per i tetti o dove eravamo passati poco prima.
Vedevo alcune facce sia nuove che vecchie guardarmi straniti della mia presenza.
-Vieni, ti voglio presentare a una persona.-
Lo seguii da dietro fino ad arrivare davanti ad una porta di ottone dove il ragazzo ci bussò due volte.
Si sentì un udibile "Avanti" da dietro il legno e Marco l' aprì rivelando un uomo abbastanza alto vestito d' oro e giallo con il cappuccio a coprirgli il volto che si stava leggendo alcune carte sulla sua scrivania.
-Marco, figliolo, cosa ti porta nel mio uffi...-si bloccò un attimo dall' entusiasmo a vedermi-...e cosa vi porta voi, madonna Rita?-
-Come fate a sapere il mio nome?-chiesi accigliandomi.
-Io sono il ladro che sa tutto di tutti.-esclamò lui fiero.
-Rita, lui è Gilberto detto la Volpe.- spiegò il mio amico alla domanda.
-Quindi voi...-
-Sì, madonna, ho appena appreso adesso da alcune fonti della disgrazia che si è appena abbattuta sulla vostra famiglia.Vi faccio le mie condoglianze.-disse facendo un inchino conl capo in segno di sconforto.
Ci fu un attimo di silenzio quando decisa presi da sotto il mio mantello i documenti di mio fratello.Non sapevo se fidarmi nel volerglieli consegnare oppure no.
-Voi cosa ne sapete di Rodrigo Di Spada?-
-Oh, molte cose.Una fra tutte che lui è un Templare.-
-Un Templare?Ma non erano estinti?-
-Purtroppo togliendo delle erbacce ne ricrescono altre...vi prego, accomodatevi.Credo che dobbiate conoscere una storia che vi interesserà.-
-Mi spiace ma non posso restare ad ascoltare storie inutili.Devo trovare Rodrigo e..-
-E cosa?Ucciderlo senza sapere neppure come fare?-mi precedette lasciandomi un attimo spiazzata.
Il suo ragionamento non faceva una piega ma al solo ricordo di alcune ore prima mi faceva ancora ribollire di più il sangue.
-E voi ne conoscete i mezzi?-
-Prima ascolterete ciò che vi voglio dire?-
Purtroppo non avevo altra scelta che ascoltare ciò che aveva da raccontarmi pazientemente.
La storia di cui mi parlò sembrava inverosimile: riguardava una setta che esisteva da molti secoli, la Setta degli Assassini.Disse della guerra che da millenni avvolge sia loro che i Templari e di quante battaglie stavano avvenendo nel nostro presente.Di quanto era corrotta la Chiesa e la politica stessa accennando del nuovo papa Rodrigo Borgia eletto col nome di Alessandro VI e, ovviamente, Gran Maestro Templare.
Ormai erano pochi, sia Templari che Assassini.E cen' era uno fra quei pochi Assassini che spiccava tra gli altri il cui nome, però, non mi fu rivelato.
-Un attimo!Perchè mi state raccontando tutte queste cose?-chiesi confusa più di prima.
-Volevate sapere chi era Di Spada e io vi ho detto tutto.-
Sembrava sincero eppure nascondeva tra le sue parole un secondo fine, di questo ne ero più che certa.  
-Credo anche che quelle carte contengano parte di ciò che vi ho appena menzionato.-disse addocchiando ciò che avevo in mano curioso.
-Come fate a dirlo?-chiesi con un tono di disappunto nella voce.
-Il mio olfatto non sbaglia mai.-disse scherzosamente toccandosi il dorso del naso.-Mi permettete di dare un occhiata?-
A quella richiesta guardai Marco e nel suo sguardo mi diceva di potermi fidare di quel signore un pò matto.
Sospirai e diedi le carte a Volpe slegandole dallo spago da cui erano legate.
Prese a leggerne due fogli tormentandosi il mento concentrato.
-Proprio come temevo, vostro fratello Giorgio deve aver preso le carte di nascosto da Rodrigo a sua insaputa.-
-Di cosa parlano?-
-Relazioni, piani e una lista di nomi di quelli che ne hanno preso parte.La maggiorparte sono già stati eliminati dall' Assassino, resta solo il caro papa e il nostro Di Spada.-
-Bene, allora lo vado subito a prendere.-
Stavo per avviarmi quando Gilberto  bloccò la porta piantandoci la mano.
-So di essere invadente, madonna Rita, ma non credo che riusciate ad avvicinarvi a lui senza alcuna esperienza.-
Sbuffai impaziente, quell' uomo sapeva essere peggio di una sanguisuga.
-Cosa mi consigliate allora, messer la Volpe?-
Lui fece un piccolo sorrisino sotto al cappuccio e come comparì se ne andò in un soffio ritornando serio.
-Domani andremo alla Rosa in Fiore, lì imparerete parte del nostro mestiere.-
Il giorno seguente appresi che avrei voltato pagina cominciando una nuova vita.Sarei diventata una ladra.

  
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