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Autore: Lady Cheshire    28/06/2012    1 recensioni
Lui è un principe anarchico e con un triste ricordo.
Lei non ricorda niente di se e del suo passato.
Quando la giustizia e i sogni fanno da sfondo a un amore al profumo di mare voluto dal fato.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“IKUTO!!”
Non avevo fatto in tempo a fermare il cavallo perché Ikuto era già steso inerte a terra sotto la pioggia battente, in quel momento mi sono sentita veramente persa. Non mi ero sentita così neanche quando avevo realizzato di essere sola e senza ricordi perché…con me c’era Ikuto.
- Solo ora che lui non c’è mi accorgo di quanto sia dipesa da lui nelle due settimane passate insieme.-
 Sempre, sempre, lui era stato li in ogni momento. Quando mi sono svegliata, quando ero nel panico alla festa, quando ero depressa perché non riuscivo a ricordare, quando mi ero ferita durante il viaggio per Oyuma lui c’era stato e ora che stava a terra, pallido come un cencio, il mondo mi è crollato addosso. Ma non per la consapevolezza che ormai non potevo fare affidamento su di lui era perché…avevo paura che non aprisse più gli occhi. Si era quello, avevo paura di non vedere più il suoi occhi color ametista, la malizia nella sua voce, la sua ironia quando mi prendeva in giro…il suo sorriso che mi piaceva tanto e che mi faceva battere il cuore. Mi feci coraggio e mi asciugai le lacrime, non era il momento di piangere, ora potevo fare affidamento solo sulle mie forze. Mi caricai Ikuto sulle spalle, e sembrava inaspettatamente leggero e lo avevo legato al cavallo con la corda che aveva deciso di portare.
“Potrebbe esserci un’emergenza che richiede la presenza di una corda. Meglio essere previdenti”
  -Dio benedica la tua previdenza Ikuto, ecco l’emergenza che richiede la corda.-
 Sono montata sul mio cavallo e avevo preso le briglie anche del cavallo di Ikuto e avevo iniziato a muovermi verso l’interno del bosco alla ricerca di una caverna, o qualcosa di simile. Mi dovetti sforzare tantissimo per riuscire a vedere attraverso la pioggia ma ad un certo punto iniziai a vedere molto meglio attraverso la pioggia, quasi perfettamente. Doveva aver iniziato a spiovere, però la sensazione della pioggia battente sulla pelle rimaneva la stessa, così forte che quasi faceva male, ma non ci avevo fatto troppo caso visto che, grazie a chissà quale divinità che mi protegge, avevo trovato una casa nel bosco. Evidentemente era la casa vacanza di una qualche nobile del posto ma non mi importava, era un luogo coperto e quindi andava bene.
Entrata in casa avevo subito posato Ikuto per terra. Avevo il fiatone ed ero stanca ma non potevo fermarmi, dovevo scaldare la stanza così corsi nella stanza accanto dove c’erano un letto e un’ armadio. Nel mobile, fortuna aveva voluto, c’era una coperta di lana e l’avevo immediatamente messa addosso a Ikuto .
“E’ freddo.”
Vicino al camino, unica cosa presente nella stanza c’era della legna, ma era gonfia d’umidità.
“Questa non ci voleva…”
Ma avevo cominciato lo stesso a darle fuoco con i fiammiferi e la carta.
“Ti prego accenditi, ti supplico!” Poi ,senza capire come, la legna esplose in una fiammata, avvolgendo anche le mani. All’inizio mi ero spaventata, ma mi ero calmata non appena mi ero accorta che non mi bruciava, il fuoco non mi feriva. Avevo avvicinato la mano al viso e le fiamme danzavano e accarezzavano la mia pelle senza bruciarla, le punte delle mie dita erano rosse come il metallo fuso, dopo poco la mano si spense e torno normale, senza la minima traccia di bruciatura o ustione.
“Questa non l’ho capita, ma ora non ho tempo per pensarci” avevo avvicinato Ikuto al camino ,che emanava già un piacevole tepore, ma il suo corpo era ancora freddo.
“Chissà se funziona…” mi era venuta in mente un idea, anche se poteva essere rischiosa ci avevo provato lo stesso. Mi ero concentrata come poco prima per accendere il camino e ,stranamente, le mie mani presero di nuovo fuoco senza farmi provare dolore. E ora iniziava il rischio, avevo cominciato a passare le mani vicino alla pelle di Ikuto, senza toccarla, e dopo svariati tentativi, finalmente, aveva ripreso colore sul viso nonostante restasse un po’ pallido. Quando mi sono accorta che non era più freddo , avevo spento subito il fuoco, rimaneva comunque rischioso un tremore della mia mano e gli avrei potuto fare del male. E l’ultima cosa che volevo era vederlo ridotto peggio di quanto lo era in quel momento, così  mi sono seduta accanto a lui a osservare le fiamme. Quella situazione aveva un non so che di familiare, si… ci era già passata…
Flashback
“Mamma starà bene, vero sorellona?”
 “Si Ami, non ti preoccupare, ha solo bisogno di riposo” mamma era caduta da cavallo ,sbattendo la testa e cadendo nel laghetto ghiacciato, poi era svenuta. Erano già passate due ore ma non si svegliava.
“Il viso della mamma è tanto freddo”
 “…Ami stai indietro, userò il fuoco sulla mamma”
“No Amu, così le farai male!”
 “Starò attenta” Risposi con le mani ,già avvolte dalle fiamme, vicine al volto bianco di mia madre.
“Smettila, così brucerai la mamma, le farai male…” disse la mia sorellina tra i singhiozzi e con le lacrime che gli sgorgavano copiose dagli occhi.
 “LO VUOI CAPIRE CHE SE NON LO FACCIO MAMMA RISCHIA DI MORIRE?!”
“Va bene…ma fai piano”
Fine Flashback
Mi sono svegliata dai miei ricordi quando sono scoppiata in un pianto silenzioso immerso nel dolore. Ricordavo quel giorno come se fosse stato ieri, il mio primo ricordo , è stato quello di quando mia madre ha rischiato di morire. Tutto si ripeteva, come in un cerchio senza fine. Ogni cosa era come allora e Ikuto, come mia madre, rischiava di morire, e proprio in questi minuti che lo separano dalla morte io mi sono accorta di quanto sia stata cieca nei confronti dei miei sentimenti.
“ E’ proprio vero che ti accorgi di quanto sia importante per te una persona solo quando rischi di perderla…Ikuto…non voglio perderti! Ti prego non morire…non lasciarmi”
Quelle che stavo piangendo non erano lacrime di dolore per il ricordo di mia madre, ma erano lacrime d’amore, un amore appena nato e che rischiava già di morire.
  “Io non ti lascerò mai sola…”
“I-Ikuto…IKUTO!”  
Lo abbracciai come se dovesse svanire da un momento all’altro, come un sogno bellissimo se evapora alle prime luci dell’alba. Lui prese ad accarezzarmi i capelli per calmarmi, non mi ero mai sentita più al sicuro che in quel momento ,tra le sue braccia.
“Sei vivo, avevo paura di averti perso… non farmi prendere mai più uno spavento del genere chiaro?”
  “E’ un modo per dirmi che tieni a me?” ecco la sua solita malizia.
“Certo che a te ci tengo idiota! Senza di te io sono persa!”
  “Amu…”
In quel momento non ero lucida, non mi ero resa conto di quanto erano imbarazzanti quelle frasi, ero semplicemente felice che Ikuto fosse ancora vivo.
  “Cosa ti è successo?” e come al solito capiva tutto al volo.
“Ho ricordato una cosa…mia madre era nella tua stessa situazione e, come te, ha rischiato di morire per un colpo alla testa. Hai rischiato di morire per ipotermia, fortuna che mi sono ricordata di saper fare una cosa”
  “Cosa?”
“Questo…” e avevo dato di nuovo fuoco alla mia mano, lasciando Ikuto non male, di più!
  “Tu prendi fuoco?”
“Già, non è una cosa tanto umana o sbaglio?”
  “Questo non lo so, ma tanto normale di sicuro non è…”
“Ti faccio paura?”
  “Perché dovresti? Mi hai salvato, non posso avere paura di te!”
“Grazie Ikuto, per essermi stato accanto in queste due settimane. Solo oggi che sono rimasta sola per la prima volta mi sono accorta di quanto io dipenda da te”
  “Non ti preoccupare, potrai sempre aggrapparti a me se ne avrai bisogno. E non credere, anche io dipendo da te più di quanto non tu non creda”
“Cosa intendi?”
  “Se non fosse stato per te io non sarei andato fino a Oyuma per incastrare il mio patrigno, ad esempio”
“Per così poco…” Perché stava avvicinando il viso al mio?
  “Senza di te ora io sarei morto” avvicinava sempre di più il suo viso al mio, sempre di più. I nostri nasi si sfioravano e ci guardavamo negli occhi, ambra e ametista, un abbinamento tanto strano quanto bello.
Le mie guance erano già color porpora, il mio sguardo rimaneva incatenato ai suoi occhi, mentre lui osservava le mie labbra come se ne fosse affamato, e indeciso se colmare i pochi centimetri che le separavano dalle sue.
  “Amu io…” sempre più vicino, fino a che…

  
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