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Autore: suzako    13/01/2007    14 recensioni
<< Ti rimetterai presto, Sasuke-kun, vedrai. >>
La sua voce era dolce, il sorriso disteso in un atteggiamento di forzata allegria che avrebbe ingannato chiunque.
Non che a lui potesse importare davvero.
I suoi occhi erano vuoti. Non la guardava. Non prestava attenzione a quella triste recite.
<< Sakura. >>
Anche la sua voce era priva di espressione.
<< Io non ti amo, Sakura. Non ti amo >>
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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The Unspoken
[ Are you living the real world ? ]

La brezza mattutina entrava leggiadra dalle finestre spalancate su quella mattina radiosa, facendo ondeggiare leggermente le tende di uno sporco color panna. Il bianco delle pareti era accecante, aumentato dal riverbero della luce del sole, fisso come un ago nel cielo lucido e brillante.
L’odore di medicinali e disinfettante era parzialmente coperto dal profumo dolce e intenso dei mazzi di fiori disposti qua e là nella stanza. Lo splendore della fioritura dei boccioli colorati forniva un bizzarro contrasto con il modesto squallore della stanza.

<< Ti rimetterai presto, Sasuke-kun, vedrai. Ancora pochi giorni… >>

Lasciò sfumare la frase, capendo perfettamente come le sue parole cadessero a scioccamente a vuoto, s’infraggessero nell’apatia di quel volto. Ma il suo sorriso era perfettamente disteso, e avrebbe ingannato chiunque.
Non che lui potesse curarsi del suo sorriso.

<< Naruto è già passato, vero? La maestra Tsunade mi ha detto che ha fatto una tale confusione! Devono averlo sentito urlare fino all’ultimo piano. >>, continuò imperterrita, mentre sistemava con eccessiva cura alcuni rami di fresia nel vaso vicino alla finestra.
In quel momento, lei gli stava dando le spalle.

Era così, che si supponeva le cose dovessero andare.
Era così, che si supponeva le cose sarebbero sempre andate.
Era così che andavano le cose, come ogni volta, come era sempre stato.

Davvero avevi pensato potesse cambiare qualcosa?

Sakura avrebbe continuato a parlare di cose futili, sorridendo con occhi vacui, muovendosi con leggerezza e studiata tranquillità, piccoli accorgimenti a lui indifferenti, parte di uno spettacolo che non lo incuriosiva minimamente.
Forse, non la compativa neanche più.
E lei avrebbe sicuramente continuato a far ondeggiare i capelli sulle spalle, stringere gli occhi con fare vezzoso, scherzare moderatamente e ridendo con la mano sempre davanti alla bocca.
Sasuke avrebbe visto, senza sforzarsi di guardare.

Ma forse, per una volta.
Solo per quella volta…

…Desiderava un attimo, uno soltanto, per essere ricordata.

La ceramica azzurrina del vaso si infranse al suolo, l’acqua schizzò ovunque, frustandole il volto, i rami disposti con tale cura sparsi ora al suolo, calpestati senza la minima pietà. Era stato sufficiente aumentare la pressione della mano, e tutto era finito in pezzi.

[Non capisci, Sasuke? Basta cosi poco per mandare tutto in frantumi…]

<< Sasuke. >>

La sua voce era roca, aspra. Aveva perso ogni traccia della precedente dolcezza.

<< Sasuke. Sasuke. Sasuke. Sasuke. >>

E ripeté quel nome. Lo ripeté fino a farlo sembrare un preghiera. Lo ripeté fino a farlo sembrare una bestemmia, un grido di battaglia, una parola sussurrata nella solitudine della notte. Lo ripeté dieci e cento volte, fino a fargli perdere un qualsiasi significato.
Sakura cadde in ginocchio, ma per una volta non c’erano lacrime a bagnarle il volto.

[Piangere per te? Perche dovrei?]

Un ghigno storto le piegò la bocca.

[Ho sorriso per te. Ho sorriso fino a rompermi le labbra.]

E fu allora che la sua voce riempì la stanza, oscurando ogni angolo di luce, andando a coprire ogni interstizio, rimbombando fra le pareti spoglie, risuonando come un urlo, troppo grande per la piccola stanza.

Ma era stato solo un sussurro, in realtà. Solo un patetico, roco mormorio.

<< Io non ti amo, Sakura. Non ti amo. >>

[Amare. Io non ricordo neanche come si fa. Non ricordo come ti amavo.]

Sakura aprì la bocca, come per parlare.

[Ma ti amo, comunque.]

E forse disse qualcosa. Forse, semplicemente mosse le labbra. Il silenzio fu così pesante da coprire ogni suono. E solo un bocciolo di fresia, sul punto di spirare, la udì.

Si alzò lentamente, quasi temesse di andare in pezzi. Basta così poco, Sasuke-kun, così poco. I suoi movimenti erano misurati, gli stessi di un animale ferito che sa di non avere nulla da perdere.
Era così che si supponeva dovesse sentirsi lei. Ferita.
Era così che si supponeva dovesse reagire lui. Indifferente.
I suoi stessi occhi brillavano, di questo era certa. Lo guardò fisso negli occhi.

[quali occhi?]

Sarebbe stato impossibile per chiunque altro non notarlo. Ma lui era Sasuke. O almeno, un tempo lo era stato.
La sua tristezza, il dolore, erano una finzione perfetta, ripetizione volontaria di una scena girata così tante volte…
Quella era la sua recita accurata, apparenza studiata per ricreare l’impressione dell’immobilità, del non mutare del tempo, nell’illusione che tutto potesse essere come una volta.

[Eravamo felici, non e vero?]

<< Eravamo così felici… Ma ora le cose sono cambiate, non è vero, Sasuke-kun? >>

[Solo una bugia.]

La sua voce era suonata roca e graffiata dal pianto, debole e pavida.
Esattamente come si supponeva dovesse essere.

La sua interpretazione era stata prima di macchie, perfetta nella sua stupidità.
Ma inutile, perché forse lei s’illudeva ancora che gli potesse importare.

La brezza mattutina uscì dalle finestre spalancate, restituendo invece un cielo nuvoloso e spento. Le tende erano immobili, come di pietra, nello loro grigio scuro. Il bianco delle pareti era sporco, segnato dalle macchie e dal tempo, solo ogni tanto illuminate dal riverbero dei lampi. L’odore delle medicine e del disinfettante stordiva i sensi, coprendo quasi completamente il lieve profumo dei fiori, oramai appassiti, tutti sparsi sul suolo bagnato. La stanza era vuota e spoglia, priva di alcuni caratterizzazione. Era triste, atona e gelida.
Ma reale, come lui.

Faceva freddo fuori, la corta tenuta che Sakura indossava tutti i giorni, non le impediva di rabbrividire, mentre le prime gocce di pioggia le sferzavano la pelle, e un vento gelido soffiava scompigliandole i capelli senza riguardi.
Alzò gli occhi al cielo, scrutando le nuvole gonfie di pioggia. Il paesaggio, di riflesso, si era fatto tetro e minaccioso: non era perfetto. Non era brillante e privo di segni, come aveva sempre sognato. Non era caldo e confortevole, rassicurante. Non era un mondo leggiadro, di quelli che ti permettono di sorridere dopo ogni lacrima versata.

Era sbagliato. Era tutto fottutamente sbagliato.
Come lei.
Ma era lì, ed era innegabilmente reale.

Alzando lo sguardo, incontrò il volto pallido di Sasuke, affacciato alla finestra dell’ospedale: le orbite vuote rivolte a quel cielo, indifferenti. Non la guardava, come sempre.
Ma non fingeva di guardarla.
E lei, comunque, sorrise.

La pioggia, avrebbe allagato le strade, inondandole di fango e detriti.
Ma i fiori… Sicuramente, sarebbero sbocciati di nuovo.


Anche solo per essere calpestati.



* * *

Questa l'avevo in mente da chissà quanto tempo.
Ma com'era prevedibile, è venuto fuori tutt'altra cosa da ciò che avevo immaginato.
Comunque. Visto che è una SasukeSakura [più o meno], ho deciso di tentare qualche esperimento grafico come fa Kodamy, ma il risultato è alquanto patetico. Ah, ci sarebbe anche la profonda metafora dei colori utilizzati, ma ve la risparmio.
Ne approfitto per ringraziare le fantastiche persone che hanno commentato Nail Polish! Mi avete davvero risollevato la giornata, grazie ancora^_^

Saluti,

suzako

  
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