Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Echo90    28/06/2012    5 recensioni
Non esiste paradiso, per chi è morto scontando la sua pena sulla terra. Ma. Ma adesso avrebbero avuto l’eternità per loro e avrebbero dimorato in ogni pianta, in ogni foglia, in ogni goccia fresca di rugiada, in ogni rivolo d’acqua che veniva giù dai monti scoscesi. Ora sino alla fine del tempo e dello spazio. Cenere alla cenere. E quella foto mezza ricoperta di terra sarebbe diventata polvere ma il luccichio dei loro occhi innamorati sarebbe rimasto per sempre. Nell’aria satura dell’odore di pioggia, nell’alba che più d’una volta guardarono assieme dopo aver fatto l’amore, nella fiamma di ogni candela che avevano acceso in quel luogo le notti in cui avevano paura.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avrebbe posseduto il suo corpo illudendosi di possedere la sua anima, ma lei non era di nessuno. Io uscirò da queste membra e tu mi farai quello che vuoi ed io non ti sentirò nemmeno. Quando varcherò quella porta io non sarò più io. E non dirò più una parola. E allora potrai farmi quello che vuoi. Combatterò ma le mie membra non hanno più forza, i miei polmoni riescono a stento a respirare, il mio cuore a battere.

La scena non era insolita, in quel locale. Eppure tutti si sorpresero, perché lei non gridava, non scalciava, non urlava. E fu subito chiaro che sarebbe andata in contro al suo destino senza fiatare, come un’eroina tragica in una tragedia greca. Dave li seguì con lo guardo e per un attimo qualcuno parve sussurrargli all’orecchio che l’incedere fiero di quella ragazza si fosse temprato nei secoli e che ella dovesse avere un’anima antica. E che non meritasse nulla di ciò che stava per accaderle.

Scosse il capo: la vita è così. La vita è così ed io non posso farci niente, tutti dobbiamo scontare la nostra pena. Tutti. Nessuno escluso. Nemmeno lei.

Sebastian bussò, ma non attese una risposta. La spinse dentro con forza e lei dovette sforzarsi di mantenere l’equilibrio. Quella stanza sapeva di sigaretta e sudore ma anche di qualcos’altro che non seppe isolare. Una lampadina illuminava fiocamente la stanza e i fili di colori diversi erano scoperti in più punti quasi stessero aspettando che qualcuno li toccasse. E lei in quel momento avrebbe tanto voluto toccarli e porre fine ad ogni sofferenza. Toccarli e ricominciare da capo quella serata, quella settimana, quell’anno, quella vita. Andrò in contro al mio destino in questa notte estiva, mentre nel bosco i lupi ululano e io li sento scandire i secondi, come le lancette di un orologio.

E infine li vide.

Un uomo con una ragazza, lì su quel letto che sembrava consunto, fra quelle lenzuola sbiadite. E Dio mio, non voglio guardare, ma poi vidi lei, bellissima che si voltava a guardare me e non riuscii a distogliere lo sguardo. Non sembrava sorpresa di vedermi, sebbene fossi stata spinta a forza in quella stanza e in quel preciso istante Sebastian mi stesse sbattendo contro la parete.

“Micetta, ti lascerò scegliere: ti lascerai fare o intendi resistere? A tua discrezione.” Per tutta risposta lei, per la prima volta si divincolò dalla sua stretta, diede una testata all’indietro, colpendolo sul naso.

Troia. Troia. Troia, disse sanguinando. Cazzo.

Strinse i pugni e poi la colpì così forte da gettarla a terra e la giovane gemette portandosi le mani sul viso.

NO! Fermo!

Ma che cazzo sta succedendo? Quell’uomo si era sollevato dalla ragazza bionda, allontanandosi appena. Poi vide Sebastian, rimase a guardarlo confuso, e Brittany non potè far altro che divincolarsi dalla sua stretta, alzandosi in piedi, correndo da quella ragazzina che premeva le mani sul viso, per arrestare il sangue.

“Hei, Hei, come stai? Tutto bene?” le chiese venendole accanto, ponendo un braccio sotto il suo capo. Sebastian la guardò: non indossava nulla se non un reggiseno di pizzo nero che era stato strappato con violenza, lasciando scoperto il seno bianco.

“Brittany.” disse Sebastian.

“Brittany.” chiamò quell’uomo.

“Non immischiarti.” Proseguì il ragazzo. “Non ci provare nemmeno, ce n’è anche per te, sai?”. Fu afferrata per le spalle e le mani di quell’uomo si strinsero attorno al suo collo. Lasciami, lasciami, lasciami, le farà del male! disse, ma a lui non importò. La trascinò sul letto. Non provare a interrompermi, pagamento ad ore, ricordi? Brittany non sentì nemmeno quello che disse, il suo sguardo rimase immobile su quello della giovane, non mosse un muscolo, non disse nulla, solo allargò le gambe. E l’uomo dal ventre flaccido si avventò di nuovo su di lei e quando la prese senza alcun riguardo, si morse il labbro inferiore e qualche lacrima rimase impigliata nelle sue ciglia per poi caderle dolcemente lungo le gote.

E in quel momento la ragazza che giaceva per terra si mosse di scatto, mettendosi in piedi, facendo qualche passo indietro. I suoi occhi neri tradivano la paura, ma erano vicine ormai e Brittany si avvide di qualcos’altro. Rassegnazione?

Rassegnazione. Sebastian le sferrò un calcio all’improvviso, ma lei si spostò giusto un attimo prima che lo scarpone di lui spezzasse la sua gamba.

Stai. Ferma. CAZZO! Gridò e stavolta non fallì. La colpì sul fianco e qualcosa si ruppe: fu uno schiocco di frusta nell’aria. Ma lei non gridò. Affondando le dita nella maglia sporca di sangue per contenere il dolore, provò a colpirlo, ma cadde in avanti. Poi fu solo buio. E per qualche minuto non soffrì, non pianse, non sanguinò. Per qualche minuto non rimpianse più di essere nata. Di nuovo.

Desiderò non riaprire gli occhi e per sapere quello che stava succedendo non ne ebbe bisogno. Respirava piano, respirava male e ad il fianco sinistro le doleva terribilmente. Sentiva l’odore forte di Sebastian sopra di lei, ma non ebbe paura e presto il peggio sarebbe passato. Improvvisamente si ritrovò a sperare che quella sera fosse stata l’ultima, che quella notte fosse nient’altro che uno dei sogni orribili che accompagnano le anime dopo la morte.

Lo sentiva sospirare. Sentiva il suo fiato caldo sul collo. Sentiva le sue mani che stringevano il suo seno fino a farle male, le sue spinte spietate dentro di lei e un dolore atroce come se stesse scavando nel suo corpo. Di tanto in tanto le tirava i capelli per poi colpirla pesantemente, irritato dal suo silenzio.

Lo sapevo che eri una troia, Santana. Lo sapevo. Lo sapevo.

Lo ripeteva come un mantra e lei aprì gli occhi quando improvvisamente qualcuno le strinse la mano destra. Forte, forte come se volesse fondere le loro bellissime mani insieme. La ragazza bionda era esattamente dove l’aveva lasciata pochi minuti prima, sotto quel mostro che la toccava con le mani luride. E non avrebbe dovuto, non avrebbe dovuto perché lei era bellissima, talmente bella da farle dimenticare il dolore al fianco, il bruciore al viso. Non si conoscevano, ma quella notte avrebbe intrecciato le loro dita e sarebbero state insieme ad ogni bivio, ad ogni incrocio, ad ogni dirupo.

Sorrise, Brittany sorrise e a lei parve che dicesse che sarebbe andato tutto bene, che anche quella notte orribile sarebbe trascorsa, che la luna sarebbe sorta di nuovo sulle loro vite perché il sole, il sole sarebbe stato troppo luminoso. Il sole avrebbe ferito i loro occhi.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Echo90