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Autore: RainySky    28/06/2012    1 recensioni
Con grande onore annuncio la fine della FF ^^ Godetevi l'ultimo capitolo!
Titolo originale: I'm the ruler of my whole life. Bene benino :D Sono sempre la vostra Sky con una nuova appassionante FF. Ecco una breve intro ^^
Questa storia è un’alternativa di Private Prince, (Yeah! Io adoro le alternative di storie già esistenti XD), dunque non contiene spoiler etc etc, ah sì, i contenuti… “Hot” che poi non sono tanto “hot” del manga non vi saranno. Preferisco stare sul soft ma non tralasciare nulla di importante, questo è il mio stile.
Intro:
Immaginate che qualcuno disponga liberamente della vostra vita. Immaginate ora che questo qualcuno sia un importantissimo nobile, di una casata nobile di cui fate parte. Ora immaginate che stia cercando a tutti i costi di trovare l’uomo della vostra vita (Immagina di buttarsi in un fosso) e ormai penserete di essere costretti ad una vita da segregata, ma se qualcosa cambiasse ?
Sta a voi, con tempo e pazienza scoprire cosa e come cambierà la nostra protagonista.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*SkySpace*
Woah! Chi sta guardando la partita? Io sì, io sì XD Comunque ... Eccomi a bomba con un nuovo capitolo, sperando che la storia o più che altro la trama, per ora, l'idea o come la volete chiamare stia piacendo.
Io personalmente mi sto divertendo ad immaginare situazioni future, perchè diciamolo, queste per ora sono i capitoli "intro", che ci catapulteranno a bomba nella storia principale!
Rieccoci dunque con la nostra fortunata e sfortunata Maki Wilkinson e la sua mitica madre! (Like mine **).
Buoooona lettura!
Sky!
PS: so che magari sono un po' corti ma per ora non posso fare di meglio! Bacione!
________


“Maki, non c’era bisogno di fare così”, sospirò mio padre irritato rigirandosi fra le mani un bicchiere di vetro con i bordi argentati, di fianco a lui notai con enorme piacere che la mamma stava ridacchiando per lo meno lei mi sosteneva, o ci provava. “Ormai sei grande, hai..”
Mi sedetti ed emulai tutte le sue mosse, sempre le stesse come d’altra parte era sempre la stessa monotona frase “Ormai sei grande, hai bisogno di qualcuno che un giorno sarà il tuo compagno nel matrimonio; ma a 17 anni io non penso al matrimonio”, questa mia frase lo fece diventare rosso più di una piantagione di pomodori intera e fece anche scoppiare in “lacrime” mia madre. Forse si è già capito che la adoro, sa sempre cosa fare, cosa dire al momento… Sbagliato!
Ovviamente non riuscii a scampare la ramanzina di papà, dopo l’ennesimo rifiuto.
Me ne stavo a poltrire in camera mia, visto che solo quello potevo fare, ok, essere la figlia di un conte era una bella bega ma non si può voler troppo dalla vita no?
Bussarono alla porta “Avanti”, mi misi seduta composta aspettando che, chi doveva entrare, effettivamente entrasse “Ciao mamma” e la mia voce apparve più squillante del solito.
Misako si sedette accanto a me e accarezzò i miei lunghi capelli castano scuro con un sorriso davvero dolce, il sorriso della mia cara mamma “Mi spiace, sai? Più invecchia e più diventa impossibile, Spencer” me lo immaginai spaparanzato sulla sua poltrona in pelle con la sua pipa preferita, tutto vecchio e bisbetico, non era una bella immagine.
“Non importa, prima o poi capirà”, con Misako potevo essere me stessa, una ragazza non adatta alla vita da contessa, mi sistemai sul letto a gambe incrociate e appoggiai le mani sulle ginocchia.
“Cosa ne dici di andare a visitare il paese dove sono nata?”.
Andare a visitare il Giappone, magari se approvavano, rimanerci per un po’, voglio dire, perché no? Potrebbe rivelarsi un’esperienza interessante e soprattutto potrebbe farmi snervare dopo mesi e mesi passati sotto lo stesso tetto con un padre troppo esigente, senza mai una piccola pausa. Sì, colpa dei pretendenti. Mi rialzai e mentre andavo verso la finestra annunciai quella mia decisione a Misako che la accolse con un gran sorriso e andò a chiamare Albert, che ovviamente sarebbe venuto con me, per dirgli di fare le valigie; le mie valigie con le mie cose. Potrei anche farmele da sola ma verrebbe giudicato un compito troppo … “troppo” per una come me.
Davvero, questa vita non fa per me. Chissà se un giorno avrei potuto scegliere la strada da seguire.
 
Toc Toc
 
“Avanti!” dissi un po’ euforica per l’imminente partenza.
“Signorina le valigie sono pronte, si va?”, dalla porta sbucò il testone del mio fidato Albert, con i capelli neri tutti scompigliati e che lasciavano cadere anche delle goccioline di sudore, annuii alla sua precedente richiesta ma davvero non potei trattenermi dal ridere.
“Tutto ok, Albert?”, e lui rispose con una voce stralunata ed un < Certamente certo >, bizzarro no?
Lo seguii fuori dalla stanza, camminando velocemente per raggiungere l’atrio, salutare papà e mamma e partire per questa mia nuova, pazza, istruttiva e liberatoria avventura.
Soprattutto liberatoria. Dopo baci e abbracci finalmente uscì da quella reggia e respirai, per l’ultima volta da qui fino a data indefinita, il fresco dell’Estonia.
“Giappone, arrivo!”
  
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