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Autore: Dolceamara    14/01/2007    7 recensioni
Ci sono battaglie che sembrano scazzottate. Ci sono battaglie in cui TUTTI hanno il coraggio di combattere. Poi ci sono quelle battaglie, quelle tristi, quelle vergognose. Quelle battaglie che combatti in una stanza bianca, con lui tra i tuoi seni... e sai che lui sta pensando a cosa sta accadendo là fuori. Lo sai, perchè ci stai pensando anche tu.
Genere: Romantico, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra i seni della notte

 

Capitolo primo

Il marchio oscuro splendeva alto nel cielo nella sua tetra e sventurata luce, emanando riflessi contorti sulle mura scure di Hogwarts. La notte sembrava essersi piegata ai suoi piedi, vendendo a quell’angosciante luminescenza il balugino delle proprie stelle: la stessa luna si rifiutava in quel momento di mostrare anche solo un brillio speranzoso, una candela accesa in quel buio devastante.

Vetri infranti.                               

Urla.

Panico.

Questo era ciò che riempiva Hogwarts.

Questo era ciò che svuotava Hogwarts.

Questo era ciò che devastava Hogwarts.

Gli studenti correvano in ogni direzione, come formiche impazzite. Cuori che battevano ai ritmi di un tamburo: profondo, dispotico, un secondo troppo lento, l’altro troppo veloce. I più coraggiosi scagliavano incantesimi nel tentativo inutile di fermare la loro avanzata, ma quelli continuavano ad assaltare il palazzo inesorabili: vampiri, lupi mannari, dissennatori…mangiamorte. Tutti dotati di un’assurda calma, un’inconcepibile compostezza e precisione, un insensato sguardo vuoto, ma allo stesso tempo così oscuro e penetrante…

Una voce urlò in quella bufera sconvolgente: - Ron!! –

Voce disperata.

Voce femminile.

Hermione.

La ragazza era stesa a terra a fianco di un ragazzo dalla chioma fulva, esanime sul pavimento freddo della scuola. Un potente schiantesimo l’aveva colpito per poi mandarlo a sbattere contro una colonna arzigogolata e una ferita profonda si apriva ora sulla sua fronte. Il sangue si diramava sulla pelle del ragazzo in un intreccio vermiglio, e le lacrime della giovane studentessa cadevano implacabili sul suo viso, andandosi a confondere con quell’evidente segno della sua sofferenza.

Hermione estrasse la sua bacchetta con mani tremanti. – Forza…Ron ti prego…Ron, resisti…- mormorava tra le lacrime. – Calindo expenia! – proferì verso il viso pallido del ragazzo.

Nulla. Non un miglioramento, non un battito di ciglia.

- Ron!! – urlò straziata, stringendo a sé il corpo immobile del giovane.

Altri rumori, altre urla, altri vetri infranti. Dietro di lei qualcuno stava correndo in quella direzione, ma alla ragazza poco importava ormai. Rimase ferma, a soffocare il suo pianto disperato nell’incavo del collo di Ron, ancora stretto tra le sue mani tremanti. Le parve quasi di poter sentire il suo calore, le sue parole scherzose, i suoi abbracci confortanti… non poteva scomparire tutto così. Non poteva. Non doveva. Non avrebbero dovuto fargli questo!

Hermione si alzò furiosa, mentre ancora le stille salate sgorgavano dai suoi occhi. I passi si facevano più vicini, ma di essi rimaneva solo il rimbombo sulla pietra fredda, confuso poi in quell’intreccio di suoni strazianti.

Più vicini.

Ancora.

Ancora.

- Granger, scappa!! – urlò una voce confusa nell’oscurità. Hermione cercò di distinguere la sagoma nel buio: vedeva una divisa volare alle spalle di un ragazzo, impegnato in una corsa frenetica, eppure nulla riusciva a distinguere del suo volto.

- C-chi… ? No, io mai! Non lo lascio qui, io…- sussurrò la ragazza, come a convincere sé stessa.

L’individuo misterioso borbottò qualcosa, che Hermione non riuscì ad udire, poi recitò con potenza: - Decaptio lecitus! –

Una forte luce si scaraventò sul corpo di Ron, inondandone la fronte. Come per incanto il sangue si dissolse dalla ferita, e quest’ultima si assottigliò fino a divenire invisibile.

Hermione guardò stralunata Ron che apriva gli occhi lentamente, portandosi una mano alla testa.

- Ma…ma cosa…? – chiese guardando Hermione che piangeva ora dalla felicità sopra di lui. La ragazza lo abbracciò con forza, seppellendo il suo viso sul petto del giovane sempre più confuso.

Hermione si girò verso il punto dove poco prima era comparso il salvatore del suo amico, ma non vide altro che il buio alle sue spalle.

Chiunque fosse stato ad urlare, aveva salvato la vita a Ron. Ma…come faceva a conoscere il suo nome? E perché le aveva detto di scappare? Che cosa…

Uno schiantesimo volò sopra il suo capo.

- Via, Ron, via! – urlò la ragazza trascinando l’amico in una corsa allo stremo delle forze. Si addentrarono in decine di corridoi, mentre ancora gli schiantesimi fischiavano alle loro spalle, facendoli sobbalzare ogni volta.

Il cuore di Hermione martellava nel petto, e la presa sulla mano di Ron si fece sempre più stretta, chiusa in una morsa d’acciaio…

- Crucio! – urlò una voce. La voce dello stesso ragazzo che li aveva già aiutati pochi attimi prima.

Gli schiantesimi smisero di sibilare nell’aria, per lasciare spazio ad un urlo disumano e roco: un grido di dolore.

Hermione fermò di scatto la propria corsa, appoggiandosi alla superficie liscia di un muro, ansante. Ron era dietro di lei, con le mani al petto nel tentativo di rallentare il proprio respiro.

Chi era quel ragazzo? Come poteva essere uno studente di Hogwarts e conoscere una maledizione senza perdono? Come poteva essere in grado di utilizzarla? Nemmeno agli studenti del settimo anno era consentito apprendere una simile fattura.

 In quel momento tutto parve fermarsi: rimaneva solo il cuore della ragazza a scuotere costantemente il suo petto, solo quelle urla, solo quei vetri infranti, come tanti suoni distinti, come tanti strumenti di un’unica orchestra che si esibivano in beffardi assoli. Rimaneva solo quella voce, rimaneva solo quel “crucio” pronunciato con tanta decisione, con tale potenza…

- Hermione, dobbiamo raggiungere gli altri, dobbiamo trovare Harry! – esclamò Ron, prendendola per le spalle.

Harry… era da almeno un’ora che lo avevano perso di vista. Lo scontro li aveva travolti con tale violenza… Gli incantesimi tagliavano l’aria accompagnati dalle grida terrorizzate. Un gran numero di studenti li aveva separati, e quando finalmente erano riusciti a scorgere qualcosa al di là della mandria Harry era scomparso. Volatilizzato. Erano corsi a cercarlo per tutta Hogwarts, incuranti degli avvertimenti dei professori che raramente incontravano per strada. Loro avevano continuato a correre, mano nella mano, con un unico pensiero nella testa: trovare Harry. In quel momento erano nei sotterranei, la tana dei serpeverde.

- Hermione! – la riscosse ancora Ron.

- S-sì... certo…ma quel ragazzo? E’ da solo contro tutti quei mangiamorte, non può cavarsela, dobbiamo aiutarlo! – rispose la ragazza, ancora sconvolta.

- Herm, non c’è tempo. Non è uno sprovveduto, l’hai visto. Dobbiamo andare. –

- Ma…- replicò Hermione, mentre le maledizioni risuonavano ancora nelle sue orecchie.

- Ora basta! Andiamo! – esclamò Ron prendendola per un polso e iniziando a correre. Le lacrime ricominciarono a scorrere sulle guance della ragazza mentre il suo sguardo si rifiutava di volgersi verso il rosso. Non guardava dove Ron la stava trascinando, continuava ad osservare il corridoio dietro di sé, quel corridoio dove ancora il ragazzo combatteva, solo.

Stavano ancora correndo quando un potente bagliore verde avvolse l’androne. Un “Avada Kedavra” tuonò alle loro spalle. Era stata la stessa voce a pronunciarlo. La voce del ragazzo.

Continuarono a correre per quei corridoi bui, salirono scale, attraversarono aule…

Fu solo di fronte ad una porta che si fermarono. Una semplice porta di legno scuro, dal taglio informale e comune. Vi si erano bloccati davanti solo per istinto, così come solo per istinto avevano corso fino a quel momento. Fu Hermione ad aprirla, ancora ansante. Ron avrebbe voluto passare oltre, dopotutto era improbabile che Voldemort volesse sfidare Harry in una semplice stanza, ma la ragazza varcò quella soglia di slancio, trascinandosi dietro il rosso.

Senza che nessuno dei due la toccasse la porta si richiuse improvvisamente dietro di loro con un tonfo sordo. Ron vi si fiondò subito alzando e abbassando la maniglia furiosamente, ma la porta rimaneva chiusa, assolutamente sigillata.

- Ma cosa diavolo è successo?!? Perchè non si apre! – urlò il ragazzo, battendo un pugno sulla solida superficie in legno. Hermione nel frattempo si era lasciata cadere in ginocchio, le lacrime che ancora solcavano il suo viso.

La stanza era completamente spoglia: quattro semplici mura bianche avorio e un tappeto color panna sul pavimento. Nulla altro la colmava. Al suo interno regnava un lindo silenzio, così contrastante con il tumulto che invece aveva accolto l’ambiente esterno tra le sue braccia…

- Hermione aiutami, dobbiamo uscire di qui! – esclamò con fervore Ron, che intanto aveva iniziato a tirare spallate alla porta.

La ragazza si alzò in piedi e si avvicinò al rosso.

- Ron…- mormorò titubante.

- Avanti Hermione, ce la faremo…-

- Ron… -

- Un incantesimo… un incantesimo… l’ “impedimenta” forse potrebbe…-

- Ron! – urlò esasperata Hermione. Il ragazzo si girò verso di lei con un’espressione indecifrabile sul volto, le sopracciglia arricciate in un cauto stupore.

Il silenzio avvolse di nuovo la stanza.

- Ron, io… - iniziò nuovamente la giovane con voce flebile.

- Che cosa c’è? – chiese bruscamente il rosso. – Non è il momento di parlare, dobbiamo uscire di qui, dobbiamo trovare Harry! –

Hermione si accigliò, stringendosi nelle spalle.

- Dunque?- incalzò Ron.

- Niente…non è importante. –

Il ragazzo si allontanò appena dalla porta e riprese fiato. - Forza, allora, aiutami. Un “impedimenta” al tre. – disse concentrato con la bacchetta tesa innanzi a sé.

- Uno…-

Non avrebbe funzionato. Hermione lo sapeva. Nulla avrebbe potuto aprire quella porta se non… la sua volontà.

- Due…-

 L’aveva riconosciuta: quella era la stanza delle necessità. E siccome Ron era troppo agitato per accorgersene la stanza aveva seguito solo le necessità di Hermione: un luogo sicuro, che nessuno proveniente dall’esterno sarebbe riuscito a trovare. Solo lei avrebbe potuto aprire quella porta. Non avrebbe ceduto agli incantesimi, perchè lei non l’avrebbe voluto. E la cosa più straziante era…

- Tre! -

che lei non voleva uscire.

Un lampo si abbattè sulla superficie in legno, ma questa lo respinse. Nemmeno un graffio deturpò la porta, non un singolo segno che testimoniasse l’incantesimo avvenuto.

Ron iniziò a sbattervi calci e pugni, rabbioso, ma fu tutto inutile.

- Ma si può sapere che stanza è questa? – urlò, battendo un ultimo pugno sulla porta.

Hermione lo guardò, le lacrime agli occhi, le mani tremanti.

Non voleva uscire. Non voleva attraversare quella soglia. Lei…aveva paura. Come non ne aveva mai avuta.

- Hermione, diavolo, aiutami! – urlò il rosso all’amica, le mani tra i capelli.

La ragazza non si mosse di un millimetro.

- Hermione! - la richiamò ancora il rosso con tono rude.

- No! – esplose la ragazza.  Ron la guardò stralunato.

- Io…- aggiunse la giovane con tono leggermente più flebile. - …è inutile, Ron. Questa deve essere una stanza creata apposta per sigillarsi una volta entrati… non credo si possa aprire con un incantesimo. –

Non era riuscita a dirglielo. Non aveva detto a Ron della vera entità della stanza. Del resto il rosso come avrebbe potuto accettarlo? Loro erano al sicuro lì dentro mentre fuori infuriava il caos ed Harry combatteva chissà dove…solo.

- E quindi noi dovremmo rinunciare senza fare nulla? -  sbottò Ron appoggiandosi alla porta.

Hermione rimase seduta a terra cingendosi le gambe con le braccia. Non disse nulla.

Il pugno del rosso si abbattè sulla solida superficie in legno. – Maledizione! –

Il solo silenzio colmò quelle pareti negli istanti che seguirono. Un silenzio palpabile, pesante, eppure instabile.

Passarono diversi istanti prima che una nuova parola colmasse quell’aria…

- Ron…? – chiese Hermione con voce fievole.

Il ragazzo mugugnò in risposta, il viso tra le mani.

- Chi pensi che fosse quel ragazzo? Quello che ti ha salvato…prima… - chiese ancora lei asciugandosi le lacrime.

Ron si appoggiò con la schiena alla parete e volse il capo verso l’alto.  – Non lo so Hermione… non lo so… - mormorò appena.

- Hermione…? – chiese poi il ragazzo. – Ti prego…dimmi che sai come uscire da qui. -

La giovane riportò il volto sulle proprie ginocchia.

- Non lo so Ron… non lo so. –

 

Continua…

 

Il primo capitolo di questa cortissima ff è terminato… spero davvero che vi sia piaciuto. Posso farvi però una domanda?

Cosa vi aspettate che accada ora?

Perchè questa storia è una continua sorpresa… anche per me che la sto scrivendo…

Sarei davvero curiosa di sapere  VOI che cosa ne pensate. Non prendete questa questione come un sondaggio… non andrà a variare il flusso degli eventi… almeno credo. Le sorprese sembrano non finire mai…

Dolceamara.

      

 

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