Note dell’autrice: ascoltate questa canzone BELLISSIMA http://www.youtube.com/watch?v=ANWRhyp-RcM&feature=share
POV KLAUS
Ignorai comunque la cosa e ripresi a salire le scale.
-Dove vai, Klaus? –Domandò, con quella voce così strana seppur famigliare. Con quella voce oramai rimossa dalla mia mente, dove non era più accettata.
-Lasciami in pace. –Raggiunsi la camera e chiusi la porta in faccia a quella figura che, noncurante del mio atteggiamento, continuò a seguirmi.
Il rombo della gip mi fece intuire che eravamo soli in casa e che Rebekah se ne era appena andata. Quell’arpia aveva progettato tutto.
Sbuffai, estasiato dalla situazione. Era troppo difficile da capire? Volevo. Stare. Solo.
-Se non vai via con quelle gambe, te le spezzo io! –Esclamai, evitando di incrociare quegli occhi.
Probabilmente, allora, non assimilai la sua presenza, non assimilai il fatto che quello fosse un momento più delicato del normale. Ero preso da altri pensieri.
Andai in bagno e, dopo essermi sciacquato il viso, mi spogliai restando in pantaloncini.
Feci per stendermi nel letto, già occupato per metà.
-Io mi addormenterò e al mio risveglio tu non ci sarai. Sarà stato un incubo e niente di più. –Enunciai, a tono freddo.
-Oppure un sogno. I sogni appagano i desideri, lo sai! –Affermò, ancor prima che io finissi il mio discorso, sfiorando le spalle nude.
Scrollai di dosso quelle mani, cercando di non viverle come un tempo. Cercando di ricordare quanto fosse difficile perdonare.
-Vattene. Va’ via seriamente, Tatia! –Ordinai, spingendola e alzandomi.
-Cosa c’è che non va con te? –Domandò, imperterrita.
-Niente! Niente! Io sono…
-Perfetto! –Continuò, sarcastica.
Alzai le mani al cielo, tentando di occuparle e impedir loro di fare qualcosa –ma cosa?- di sbagliato.
-Sono cambiate molte cose. –Affermai, tenendo stretti i denti e preservando un’occhiataccia di ghiaccio.
-Sentiamo! –Incrociò le gambe e le braccia, in una posizione comoda e disposta a sorbire ore e ore di discorsi. Anche futili, purchè uscissero dalle mie labbra.
-Senti, se sei venuta qui per fare l’amica, per fare le tue stramaledette scuse, beh, puoi andartene così come sei arrivata. Le accetterò, ma svapora! –Incrociai quegli occhi da cerbiatta intimorita. Ricordai, in un lampo, quanto fossero fondamentali per me. Quanto fossero puro ossigeno, aria per le mie vene, fonte di energia. Mi bastava un momento solo per colmare le fatiche di un’intera giornata. Anche quando non erano rivolti a me, quegli occhi da cerbiatta. Si trattava di puro sangue.
La somiglianza con Elena e Katherine era stupefacente. Avevano gli stessi lineamenti, le stesse labbra morbide, soffici, la stessa pelle olivastra. Qualcosa, però, le distingueva: la personalità.
Conoscevo benissimo quella della Pierce e di Tatia. Elena era una smorfiosetta che, appena diventata vampira, voleva dimostrare al mondo la sua grande determinazione nel proteggere le persone amate. Una scocciatura, insomma.
Di scatto fu in piedi, a pochi centimetri da me, sorprendendomi.
-Klaus! –Bisbigliò, accarezzando i capelli rossicci che contornavano il mio volto esterrefatto. –Non sono qui per le scuse. –Asserì, poggiando la sua fronte sulla mia. Quasi ci credetti.
Avvicinò quelle labbra, inchiodandole alle mie che, dopo un attimo di esitazione, si ritrassero in un’espressione contorta.
-Non… -Mi pulii le labbra, enfatizzando quella manifestazione di disprezzo.
Scocciata, si affacciò alla finestra.
-Dunque è qui che vivi, adesso? Scommetto che hai deciso tu il posto. Ti è sempre piaciuto fonderti con la natura. –Si toccava i capelli, perdendosi nei più lontani ricordi.
-Non parlare di me come se mi conoscessi.
-Ma io ti conosco. E meglio di chiunque altro, Nik. Lo sai. –Utilizzò ancora quel tono caldo, rassicurante e protettivo. Un surrogato del grembo materno era il suo timbro vocale. Così coinvolgente. Così amorevole. Così ingannevole.
-Oh, certo! Avevo dimenticato le tue grandi capacità. Eri così brava ad ammaliare gli uomini, a conoscerli. Tu pensi di comprendere tutti, ma in realtà non è così. La tua è mera illusione.
Ingannai me stesso, consapevole del fatto che, probabilmente, Tatia mi conoscesse davvero più di chiunque altro.
-Menti a te stesso. E’ sciocco, non credi? –Allontanò via la tenda, ricoprendo la finestra.
Si avvicinò, con fare lento e mansueto. Sembrava un gatto, elegante e affamato.
-Io ti voglio, come un tempo. Non pretendo nulla. Una notte, sii te stesso e guardami come allora. Ne ho bisogno. Ho bisogno di sentire la tua voce, il tuo corpo sul mio, il tuo odore, i tuoi denti affondare nella mia carne, il tuo sangue consumarsi, confondersi, mescolarsi al mio. Essere una cosa sola, ricordi? –Accarezzò il mio viso, stesa accanto a me, come fosse la cosa più naturale e saltuaria del mondo. Come se lo facesse ogni sera, prima di addormentarsi serenamente tra le mie braccia.
Poi scese più giù, sul petto scoperto, e ancora più giù, sempre più a fondo.
Riconobbi il calore di quella persona che mi aveva trasmesso un nuovo senso della pioggia, del sole, della luna, del mare, della vita.
-Tatia… -Cercai di fermarla, stringendo quella mano.
-Shh! E' okay. E' okay. Sono io. Va tutto bene. –Continuò, ignorando la mia debole opposizione.
L’istinto prevalse sulla ragione e le forze sembrarono svanire.
Succhiò la mia anima, quella sera. Un’anima stranamente delicata, intorpidita e fin troppo delusa.
Avevo bisogno di energia vitale.
Forse avevo proprio bisogno di lei.
POV REBEKAH
Salii le scale, per capire ciò che stava succedendo.
Aprendo la porta, senza farmi sentire, fui felice di notare che due corpi si muovevano all’unisono sotto le coperte del letto di mio fratello.
Ero soddisfatta ma pensai che mancasse un’ultima cosa da fare per completare l’opera: avvisare qualcuno.
Note dell’autrice:
Saaaalve! Qualcuno aveva già capito e aveva sperato di non vedere questa persona… ma cosa ci riserberà? Quanto starà e quanto sarà influente? Non pensate in maniera scontata, sapete che in questa storia ciò che è più ovvio, in realtà, è molto lontano dalla verità.
Vedremo!
Un bacio!