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Autore: roxy92    29/06/2012    3 recensioni
Chi ha sbirciato la fic che ho cancellato prima avrà una vaga idea di come scrivo. Mi piacciono le cose che non piacciono alla massa, trattate in modo non ordinario. Io lo so che me le cerco, ma ognuno, quando libera la fantasia, produce i risultati più disparati. Il mio è questo.
Dal prologo:
"Quando non ricordi il tuo passato, è come se un macigno fosse sempre in procinto di caderti addosso. Ce l’hai sospeso sopra alla testa, trattenuto da un filo sottile. Il terrore che il presente sfumi come il tempo trascorso è una morsa che attanaglia lo stomaco e a tratti non fa respirare.
Se sei abbastanza forte, ore, giorni, minuti e secondi, ti scivolano addosso come se il tempo non esistesse. Le tue mani sembrano vuote ai sentimenti e ti ritrovi sempre a stringere il niente. Non hai nulla per cui vivere e nulla per cui morire."
Io mi metto alla prova nel disperato tentativo di creare qualcosa che superi almeno le più basse aspettative... Qualcuno di voi mi da una mano e mi dice che ne pensa? Anche sapere se è meglio lasciar stare... Se ne avete il coraggio, buona lettura. :)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ho cancellato gli ultimi capitoli perchè non mi piacevano. Spero che questo sia un pò meglio.

So che è a dir poco particolare, ma di storie carine che trattano personaggi meno fuori dagli schemi ce ne sono e davvero ben fatte. Per cui non faccio danno tentando un approccio diverso... Spero :) Poi se anche a me lasciate un commento, positivo o negativo che sia, mi fate felice.

Quella mattina rientrava in quei boschi per un motivo preciso. Con quel gigante dal cuore buono e l'aria minacciosa, non era stata del tutto sincera.

Non aveva ricordato solo il profumo di una pianta o l'aroma che caratterizzava i suoi simili. Mentre la frescura delle foglie la racchiudeva, chiuse gli occhi e si fermò un attimo.

Liberò con un gesto fluido i capelli dalla bandana in cui la costringeva da tempo. Sciolse le stringhe degli anfibi e udì attenta ogni più piccolo suono.

Chiudendo gli occhi, riusciva ad affinare l'udito quel tanto che bastava per accorgersi dell'esatta pressione che il suo piede esercitava calpestando i primi fili d'erba.

Poteva percepire l'ape posarsi sul fiore dallo stelo flessuoso pochi metri più in là. Iniziò a muovere i primi passi, come il bruco che emerge dalla crisalide e torna rinnovato alla vita. Mentre schioccava le dita e le sue unghie crescevano in lunghezza, si chiese come poteva aver ignorato così a lungo la propria intima natura. C'erano ancora molti punti in ombra nel suo passato, ma mai e poi mai avrebbe dovuto dimenticare chi era davvero.

Non appena individuò le spade che Piccolo le aveva fornito pochi giorni prima, si chinò a raccoglierle. I suoi occhi azzurri brillavano come zaffiri mentre si rispecchiavano in quelle superfici lunghe e sottili, taglienti e perfette.

Non doveva essere la prima volta che la sua immagine veniva riflessa da un'arma, ma era la prima volta che non provava disagio nell'osservarsi. Stava finalmente tornando se stessa, anche se c'era molta tenebra nella sua mente.

Si voltò nel punto in cui aveva lasciato i suoi assalitori agonizzanti. DIede le spalle infastidita, non certo con paura. Al contrario, per certi versi era compiaciuta della sua abilità.

Le else rotearono con un guizzo repentino tra le sue dita e dispersero la luce del sole. Era un suono familiare quello che la ragazza sentiva.

Iniziò a cocentrarsi e tutto fu subito chiaro. Le parole esatte uscirono come una melodia dalla sua bocca.

Pochi istanti dopo, una brezza leggera le carezzava la pelle mentre il suo corpo perdeva consistenza e lei reclinava il capo all'indietro. I suoi capelli danzavano come fiamme mentre nel vorticare del vento sparì come vento lei stessa.

La sua anima, allora, volò rapidissima, non seppe dire se alla velocità del suono o a quella del fulmine.

Sfrecciò leggera nel cielo, a toccare le piume degli uccelli e il contorno delle foglie. Raggiunse la punta delle vette che si stagliavano alte all'orizzonte li nei pressi e si fermò all'improvviso, nel momento esatto in cui lo vide.

Il suo corpo, prima inesistente, divenne un macigno all'improvviso. Incapace di resistere, iniziò a precipitare verso il suolo.

Trattenne a fatica un gemito mentre impattava tra le rocce.

Quel rumore, a Piccolo,non poteva passare inosservato. Il guerriero l'aveva vista apparire tra le nuvole all'improvviso e gli era preso quasi un colpo.

Aveva sciolto la meditazione in fretta ed era volato nella sua direzione. Restò a bocca aperta quando le sue dita, cercardo di stringerle il polso, non riuscirono ad afferrare nulla. Si chiese se stesse sognando e si strofinò gli occhi.

Poi la vide alzarsi da terra reggendosi la testa, una decina di metri sotto di lui. Preoccupato, l'espressione tesa, la raggiunse, mentre lei si sedeva a gambe incrociate.

Si chiedeva come accidenti fosse riuscita ad apparirgli così davanti. Per un attimo, poi, gli era quasi sembrata un fantasma. La stava osservando come se, davvero, lo fosse.

Fra tutti i fenomeni a cui aveva assistito in vita sua, non aveva mai avuto esperienza di qualcosa del genere.

"Come hai fatto?" Le domandò, fermo e vagamente minaccioso. La studiava eppure non la trovava troppo diversa dall'ultima volta che aveva incontrata.

"Cosa mi nascondi?"

Era diversa solo per una luce nuova nello sguardo e per quel rossore che le colorava le guance.

La conosceva troppo poco e lei conosceva troppo poco se stessa per ammettere che era stata distratta per averlo visto.

Ne sarebbe passata parecchia di acqua sotto i ponti prima che Galen avesse ammesso di averlo scoperto in lui la bellezza.

Come al loro primo incontro, col namecciano era finita con una serie di insulti e un pugno. Mentre se ne andava, mesta, si massaggiava la guancia dolorante.

Non c'era la terrestre a proteggerla quella volta e quel colpo non glielo aveva risparmiato nessuno. Piccolo era forte, il più forte che avesse mai incontrato, fino ad allora.

Inavvertitamente, sorrise.Non importava che fosse arrabbiato. Ad ogni costo, avrebbe trovato il modo per scusarsi. Non capiva perchè, ma sapeva solo che doveva rivederlo ancora.

Haldir era rimasto ad osservare tutta la scena nell'ombra. Come da un pò di tempo da quella parte, aveva continuato a tenere d'occhio l'ex-allieva.

L'istinto gli aveva suggerito fin da subito che un legame con un esponente di quella razza non era una buona cosa, ma l'intelletto aveva messo quel dubbio a tacere.

Piccolo non era come i suoi simili: era un demone. Che male le avrebbe potuto fare? Capiva che la ragazza andava riacquistando i propri ricordi prorpio per la vicinanza con lui e, fino ad allora, aveva cercato di non intervenire.

Ora, però, il rischio era troppo forte. Era maturata molto in quegli anni i cui erano stati lontani, ma lui la conosceva. L'aveva vista crescere e sapeva benissimo quanto era salda nei suoi propositi.

Ricordava benissimo quando era stato costretto ad imporle quel sigillo. Un colpo che aveva inferto alla ragazzina, ma che sanguinava anche nel suo petto.

Meglio senza memoria, però, s'era detto, che senza vita. Così, su Namecc, la sua anima non aveva vacillato.

Avrebbe dovuto agire di nuovo e in fretta. Prima Galen non era abbastanza capace per opporsi, allora che era cresciuta non era più così scontato.

Strinse saldo le spade al fianco e tremarono le else.

Meglio senza memoria che senza vita, cercò di convincersi, ancora.


  
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