LEZIONI PRIVATE!
Insicura se quello che
Alberto le aveva detto era vero o meno Erika non andò
alla polizia, ma sapeva di averlo scoperto, quindi pensava di essersi liberata
del ragazzo. La sua però era soltanto un illusione.
Alberto non si era fatto ne vedere ne sentire per un paio di giorni, ma un
giorno, mentre Erika usciva felice da scuola, convinta di aver riconquistato la
propria libertà, si ritrovò davanti il ragazzo che le
sorrideva in modo scaltro.
Appena lo vide Erika
lanciò un piccolo urlo e si voltò automaticamente cercando di far finta di niente, Sara e Carla invece lo fissavano sognanti.
- Ferma lì! – le urlò il
ragazzo quando lei cominciò a correre.
Erika non era certo
un’amante dello sport e della corsa, ma quel giorno sembrava che le fossero
spuntate le ali ai piedi. Correva velocemente e si nascondeva in ogni angolo
possibile per cercare di liberarsi del ragazzo, ma Alberto le teneva testa e
riusciva sempre a trovare ogni suo nascondiglio.
Riuscì a liberarsi di
lui soltanto quando salì in un autobus in partenza. Una volta dentro al mezzo, con il fiatone che non le permetteva di respirare,
poggiò la testa contro il vetro e fece la linguaccia ad Alberto.
- Piccola… ! – lo sentì
urlare, ma fortunatamente era troppo lontana per sentire
il resto.
- Mamma… mamma… ti prego mandami in un’altra scuola! – appena
entrata a casa Erika aveva deciso di pregare la madre di cambiare scuola.
- E
perché vuoi cambiare scuola? – le chiese la madre confusa
cercando di staccare Erika dalle sue gambe, la ragazza si era
appiccicata alla donna come un koala ad un ramo. – Ti manca poco per la
maturità! – aggiunse la madre cercando ancora di liberarsi della figlia.
- Ti prego! – fu l’unica
risposta della figlia.
- Non dire sciocchezze…
- rispose la madre cercando di mantenere l’equilibrio. – E
lasciami… - le urlò mentre riusciva finalmente a liberarsi dalla presa della
figlia.
- Mamma… - urlò Erika
mentre la madre si allontanava. -… voglio cambiare scuola! – insistette con
voce piagnucolosa.
La madre di Erika, una donna severa e rigida, non aveva certo
intenzione di far cambiare scuola alla ragazza. Ma
quello che Erika non sapeva era che anche cambiando scuola non avrebbe risolto
nulla, Alberto aveva già progettato un piano per poterla controllare da vicino
la cui unica via di scampo sarebbe stata cambiare città.
Aveva preso a seguire la
madre di Erika ovunque andasse, al supermercato, nei
parcheggi, nelle strade che percorreva di solito, in lavanderia, ovunque la
donna passasse il ragazzo aveva messo ben in vista dei volantini dove si
offriva come insegnante privato a basso costo.
La donna sembrava non accorgersi nemmeno degli svariati sforzi del ragazzo,
passava davanti ai manifesti ignorandoli completamente. Alcune volte
gettava uno sguardo ma la cosa sembrava non interessarle, eppure Alberto sapeva
che Erika non era quel che si dice una studentessa
modello e che sua madre voleva che la figlia s’iscrivesse all’università.
Disperato, Alberto aveva
applicato dei volantini persino dentro l’ascensore del edificio
di Erika e davanti sulla porta di casa della ragazza, era impossibile che la
madre non gli avesse visti. Infatti alla fine riuscì a
spuntarla, la donna era rientrata dalla spesa e distratta aveva aperto la porta
di casa senza badare al manifesto. Alberto la spiava di nascosto, convinto che
doveva trovare una nuova soluzione, ma dovette ricredersi, poco dopo aver
chiuso la porta, la donna si era riaffacciata e aveva staccato il manifesto
leggendolo con interesse.
Quello che anche Alberto
non sapeva però, era che ad aiutarlo con il suo piano fu, sebbene senza
saperlo, proprio Erika. Sua madre non avrebbe mai deciso di
prendere un insegnante privato, se pochi giorni dopo aver trovato il volantino,
non fosse arrivata la pagella della figlia.
- Tre in matematica? –
l’aveva accolta un pomeriggio mentre la ragazza rientrava sorridente da scuola.
– Ma sei stupida? – domandò a
Erika che guardava pietrificata la pagella, se ne era completamente
dimenticata.
- Mammina…
- provò a dire con dolcezza la ragazza.
- Com’è possibile
prendere voti così bassi? – le urlò la donna ignorando il tentativo della
figlia. – Che hai in testa? Usa il cervello! –
aggiunse severa allontanandosi dalla porta.
Erika che non aveva
avuto più il coraggio di alzare lo sguardo davanti alla madre, non si accorse
del ragazzo che aveva davanti.
- Ciao! Sono il tuo
nuovo insegnante. – si senti dire, anche se la voce era molto bassa e incerta.
– Piacere di conoscerti. Ci divertiremo – aggiunse
ridendo.
Erika alzo lo sguardo
per guardarlo.
- Ahh…
- urlò. Nonostante il travestimento da secchione,
occhiali spessi, vestiti ridicoli e capelli pettinati in modo orrendo,
riconobbe subito Alberto.
- Sì signora… - rispose
Alberto alla madre di Erika, mentre spingeva la
giovane verso la sua stanza. – Cominciamo la lezione? – aggiunse a voce alta
per farsi sentire dalla donna.
- Mamma… - continuava a
piagnucolare la ragazza cercando di liberarsi di Alberto,
ma lui le impediva di parlare e la spingeva deciso verso la stanza.
Una volta chiusa la
porta della camera, il ragazzo gettò a terra la cartella che teneva in mano e
si voltò a guardare la ragazza con aria minacciosa.
- Vuoi proprio morire,
eh? – le disse spingendola sul letto.
- Mi dispiace! – disse
subito la giovane mettendosi in ginocchio sul letto e unendo le mani come se
stesse pregando.
- Mi dispiace, padrone!
– la corresse Alberto fissandola severo e sfilandosi
gli occhiali dalle spesse lenti.
- Mi dispiace, padrone!
– ripete Erika sempre con le mani unite.
- Iniziamo con un test
di base. – le disse poco dopo il ragazzo seduto di fronte a
Erika, non aveva molta voglia di dare lezioni alla giovane, ma se voleva
mantenere la copertura con la madre di lei, doveva fingere. - Chi ha scritto
“Il piacere”? – le chiese il ragazzo.
- Pavese! – rispose prontamente
Erika.
- Vuoi morire? – fu la
risposta immediata di Alberto.
- Calvino? Svevo? – continuò convinta Erika mentre Alberto la guardava
tra il furioso e l’incredulo.
- Almeno le tabelle le
sai? – le chiese il ragazzo mentre cercava di tenersi la testa con una mano.
- Mica sono stupida! – fu la risposta, offesa, di
Erika.
- Sei per otto? – le
domandò allora il ragazzo.
- Quarantotto… - rispose
Erika dopo aver contato le dita per qualche secondo. – Trentotto? – chiese
subito dopo, dato che il ragazzo la guardava rabbioso.
- Venti otto? Diciotto?
– cominciò a dire Erika visto che Alberto continuava a
non risponderle. – Qualcosa otto giusto? – disse infine.
- Qual è il teorema di
Pitagora? – le domandò il giovane sfiduciato, chiedendosi come aveva potuto
cacciarsi in tale guaio.
- I teoremi sono il mio punto debole! – fu la risposta sincera di Erika.
- Dimmi un teorema che
conosci allora! – replicò Alberto cercando di non commentare
il fatto che non erano solo i teoremi il problema.
- Coff…
coff… - tossì Erika come per schiarirsi la voce. –
“Prendi una donna, dille che l'ami
scrivile canzoni d'amore mandale rose, poesie dalle
anche spremute di cuore…” – cominciò a cantare la ragazza.
- Vuoi davvero morire? –
la interrompete Alberto al limite della sopportazione.
- Questa è “Teorema”! –
replicò offesa Erika.
- What am I going to do with you?
– le domandò allora il giovane al limite della sopportazione, per testare
l’inglese di Erika.
- Yes!
– fu la risposta sorridente di lei.
- You
are a desperate case! – insistette il ragazzo
distrutto.
- Why?
– fu la replica.
- You
are a stupid gir!!! – affermò Alberto.
- Of course!
– fu la risposta di Erika.
- Almeno questo è
giusto. – replicò allora Alberto accasciandosi esausto sulla scrivania.
- Oh… oh my god! – fu il commento di Erika
portandosi le mani sul viso e fingendo di svenire.
Alberto però non era
certo un ragazzo che rinunciava davanti ad una sfida, voleva poter controllare
la sua schiava, ma l’unico modo per continuare a darle ripetizione era
dimostrare alla madre di Erika che con lui la ragazza
migliorava negli studi.
Cominciò quindi a
portarla ovunque, costringendola a studiare e ad eseguire i suoi ordini. In
palestra, nella sala biliardo, in sala giochi. In ogni luogo trovava sempre un
angolo dove far studiare la giovane, avendola però sempre a portata di mano per
svolgere i suoi compiti da schiava.
Una soleggiata domenica
mattina, decise di andare al parco. Mentre lei era costretta a stare china sui
libri il ragazzo si era sdraiato sul prato sorseggiando
una bibita fresca e spiluccando schifezze che non perdeva l’occasione di
lanciare ogni tanto alla giovane per disturbarla.
- Ehi, fammi un
massaggio alla schiena! – le ordinò dopo la terza nocciolina lanciata senza che
la giovane lo degnasse di uno sguardo.
Erika sollevo la testa
dai libri e fisso Alberto, il ragazzo le si era fatto
così tanto vicino che riusciva a sentire il suo respiro profondo. La ragazza
arrossì leggermente, ma Alberto non lo notò, senza badarle si limitò a voltarsi
e a sdraiarsi sul prato aspettando che la giovane eseguisse il suo ordine.
- Ahi! – fu il primo
commento di Alberto, Erika non aveva nessuna
intenzione di essere delicata.
Senza la minima
delicatezza, ma anzi con la leggerezza di un elefante, fece scricchiolare ogni
osso del corpo del ragazzo. Dopo di che si getto seduta su di
lui, bloccando ogni suo movimento e cominciò a fargli il solletico.
Scoprì presto che quello era un punto debole di Alberto.
Il giovane cominciò a ridere senza alcun ritegno e muovendosi come un forsennato
per liberarsi dalla presa di Erika. Cercando di
ribaltarsi per fermala, riuscì a girarsi trovandosi
così Erika sdraiata sopra di lui, con il viso incollato al suo che lo guardava
sorridendo felice. Anche lui sorrideva divertito alla
ragazza cercando a sua volta di farle il solletico.
Nessuno dei due fece
caso alla madre di Erika, che passeggiando per il
parco con un’amica, gli aveva visti in quella posizione decisamente equivoca.
Figurati Laura anzi…
non serve farmi troppi complimenti, primo perché la storia come sai non è proprio mia, due perché BENE BENE non scrivo dai! Purtroppo ci
sono una marea di errori disseminati qua e là! Beh, ma
tanto la “perfezione” non fa per me… anzi ben lungi da me hehe…
quindi accetto i complimenti, si vede che nonostante le sviste
il testo si lascia leggere! Beh visto che sei
la prima lo dico subito… per quelle di voi che (come me) aspettano sempre il
lato romantico, dal prossimo capitolo sarete felici di sapere che comincerà a
farsi sentire :o) !!!
Grazie
anche a te Lete, come detto a Laura
sono convinta di non scrivere benissimo. Ma accetto
anche i tuoi complimenti, non pretendendo di essere una vera scrittrice (che comunque non penso siano perfette ma hanno sempre chi rivede
i loro scritti), ma mi fa piacere sapere che secondo voi scrivo in modo
scorrevole! Vero? Trovo anche io che faccia molto
manga… comunque clicca sul mio nick e mandami una
mail, così ti dico di più sul film! Forse sto facendo un buon lavoro nel
riportarvelo, ma ti assicuro che se lo vedi è ancora più spassoso! Alberto è
terribile vero? Però ti assicuro che saprà farsi perdonare tutto eheh!!!
Grazie Kry333… spero anche questo capito ti piaccia! Ah… e BUON ANNO anche
a te… anzi a TUTTE!
Bychan beh
visto che sei la terza a dirlo mi tocca accettare in
silenzio i complimenti :o) … che non dico siano falsi, ma troppo buoni!
Fortuna che questo
capitolo sia arrivato prima delle minacce… oddio
noooo Machi come hai trovato il mio indirizzo… no ti prego… non uccidermi ecco il capitolo… no metti giù il coltello, prendi pure il film… no pietà… noooooooooooooooooooooooooo!!!
Ahahah…
forse non dovevo bere prima di rispondere alle recensioni ;o)!
Yuna grazie
anche a te… beh spero vi piaccia anche questo capitolo… dal prossimo, come già
detto, comincerete a sentire “puzza di bruciato” tra i due protagonisti ;o)!
Bye
bye alla prossima!!!