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Autore: Darik    17/05/2004    0 recensioni
Qualcuno emerge dal nulla.
Genere: Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La fine e l'inizio.'
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5° CAPITOLO

Kaname e Sosuke tornavano a casa, dopo l’ennesima giornata di scuola.

Il giorno prima, il professor Higuci si era congedato dai suoi allievi dopo solo tre giorni, visto che l’infezione intestinale che aveva colpito il professor Akamusa era scomparsa.

Kaname comunque non aveva seguito quelle lezioni, perché gli ultimi giorni li aveva passati a casa per controllare le riparazioni delle finestre, e soprattutto per provare a rilassarsi dopo la non certo piacevole esperienza appena trascorsa.

E solo in quella giornata era tornata a scuola.

Mentre camminavano, Kaname aveva chiesto spiegazioni su cosa era successo quella notte.

E su chi fosse Iassem.

“Una specie di mercenario?”

“Si, e stava dando la caccia a Sadako. Mentre dai resti in fiamme del magazzino correvamo a casa tua, l’unica cosa che mi ha detto è che quella ragazza era l’ultimo membro di una squadra di sicari riunita e capeggiata da Gauron, che in passato si è macchiata di molti crimini orrendi, e Iassem si era ripromesso di sterminarli tutti dal primo all’ultimo. Iassem è un mercenario ‘particolare’, con un forte senso dell’onore. Non colpirebbe mai degli innocenti. Aveva scoperto che Sadako si era nascosta in questa città, allo scopo di vendicare Gauron, e aveva assunto l’identità di una studentessa della nostra scuola,. Una cosa facile per una maestra dei travestimenti”.

Kaname sentì ancora un brivido nel sentire il nome di Gauron: solo una persona malata di mente poteva aver amato un uomo del genere.

Sosuke invece pensava che Sadako era davvero una maestra nei travestimenti, visto che era riuscita ad ingannare persino lui, quella notte.

“Allora immagino che sia stato Iassem a mettere ko il sensei Akamusa”.

“Si. Contava in pochi giorni di individuare Sadako, ma lei lo ha riconosciuto per prima, e allora ha deciso di agire il più presto possibile e ha cercato di giocare d’astuzia.

Non so quale fosse il suo piano originario per eliminarmi, ma ha tentato di prendere due piccioni con una fava. Avendo capito che sia io che Iassem sospettavamo l’uno dell’altro, ha tentato di metterci l’uno contro l’altro”

Sadako aveva due complici: il primo si era fatto passare per Iassem e aveva finto di aggredire Kaname in modo che Sosuke lo inseguisse, e contemporaneamente il secondo complice, fingendosi Sosuke, aveva assalito Iassem e si era fatto inseguire fino al magazzino dove sarebbe scattata la trappola.

“E come lo avete capito che era una trappola?” domandò Kaname.

“Come ti ho già detto, è stata più che altro una questione di fortuna. Ho visto i frammenti di una finestra rotta in quel magazzino, e quello mi ha fatto ricordare un particolare cui non avevo badato quando soccorsi l’altra te: non c’erano frammenti di vetro sul pavimento del tuo soggiorno. Eppure l’aggressore sembrava essere arrivato da fuori. Questo voleva dire che la finestra era stata rotta dall’interno.

Anche Iassem si era accorto che qualcosa non andava, perché vedendomi da vicino, ha notato che il mio giubbetto antiproiettili era diverso da quello del suo aggressore.

In casi simili, quando ti accorgi che qualcosa non va, non devi perdere tempo a fare domande, se una situazione ti puzza di trappola devi subito correre fuori da luogo dove ti trovi.

Eravamo su delle casse, e questo ci ha permesso di saltare fuori dal magazzino attraverso le finestre.

E se avessimo tardato solo un secondo, le fiamme dell’esplosione anziché sfiorarci la schiena, ci avrebbero investito in pieno.

Una questione di fortuna come ti ho già detto” spiegò Sosuke con la sua espressione inflessibile.

“La TV però ha detto che la polizia ha trovato due cadaveri carbonizzati”.

“Erano quelli dei complici di Sadako. Credendoci morti, hanno abbassato la guardia, noi li abbiamo uccisi e abbiamo gettato i loro corpi nel fuoco”.

“Una cosa alquanto macabra”.

“Si, ma non potevamo correre il rischio che si accorgessero che eravamo ancora vivi e avvertissero Sadako.

Una volta eliminati loro, siamo corsi a casa tua.

Ancora non sapevo bene cosa stesse succedendo, finché Iassem non mi ha fornito i particolari su Sadako”.

La fine della spiegazione coincise con l’arrivo a destinazione per i due giovani.

“Chidori, senti..”

“Mh? Cosa c’è?”

“Stavo pensando che… forse…”

Kaname rimase stupita, perché erano rare le volte in cui Sosuke si dimostrava titubante, pur mantenendo la sua solita espressione.

“Ecco… forse sarebbe meglio chiedere di affidare la tua protezione a qualcun altro”.

“E perché?”

“Perché durante l’ultima crisi mi sono comportato in maniera stupida e imprudente, sono caduto in pieno nella trappola di Sadako e sono sopravvissuto solo per fortuna. Una cosa inaccettabile da un professionista.

Quindi…”

“Non dire sciocchezze!” lo zittì brusca Kaname “Anche se hai commesso degli errori, sono successi solo perché avevi intuito il pericolo, ma non la direzione giusta da cui proveniva. Ma Iassem anche io l’ho trovato sospetto.

Inoltre può succedere di sbagliare, non sei infallibile, nessuno lo è.

L’importante è che tu sia riuscito a sventare la minaccia”.

“Gli errori che ho commesso però restano gravi”.

“E nonostante questo, anche quando ero nella mani di Sadako, non ho mai perso la fiducia in te”.

Kaname prese le mani di Sosuke.

“Ho sempre saputo che mi avresti salvata. Il mio ‘principe azzurro’. Perciò non puoi andartene, perché senza di te…

… mi sentirei sola…”

Entrambi arrossirono, Kaname chiuse gli occhi e cominciò ad avvicinare il suo viso a quello di Sosuke sempre di più.

“Senza di te…”

Le loro labbra erano sempre più vicine.

“Non avrei più l’am…”

In lontananza si udì il rumore di ruote che sgommavano.

“Giù!” gridò Sosuke mettendo una mano sulla testa di Kaname e sbattendola col muso per terra.

Sosuke si chinò, ed estrasse la pistola puntandola verso la direzione da cui arrivava il rumore.

Ma era solo un ragazzino che si divertiva con la sua piccola moto.

“Falso allarme!” commentò Sosuke.

E un ventaglio bianco sbattè anche lui col muso per terra.

“Ma dico io, perché reagisci sempre in questo modo al minimo rumore?!” esclamò Kaname con la faccia piena di nervature pulsanti.

“Faccio solo il mio dovere”.

“Si, ma il problema è che tu reagisci in maniera esagerata per ogni cosa!”

Si guardarono, poi Kaname si calmò.

“Va bè, non ha senso arrabbiarsi. Sei fatto cosi. Andiamo a casa adesso, ci vediamo domani”.

“Si, arrivederci” rispose Sosuke avviandosi verso il suo appartamento.

Alla fine, sembrava essere tornato tutto come prima.

E se da un lato Kaname ne era contenta, dall’altro qualcosa la intristiva.

Anche lei si incamminò verso casa.

“Kaname” la richiamò Sosuke.

“Si?”

“Grazie per quello che mi hai detto prima”.

“Oh, be, figurati, nessun problema. Ciao allora” rispose Kaname arrossendo ed avviandosi verso casa.

FINE

  
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