SAM.
Erano fuori da almeno una ventina di minuti.
Elizabeth e Beck.
E io ero
incazzato.
Soprattutto ce l’avevo con me stesso, perché mi ero permesso di fare
qualcosa che mi aveva reso felice per almeno un giorno intero, e invece adesso
mi ritrovavo seduto al bancone del bar, di quella stupida cittadina.
Elizabeth
e Beck non rientravano, e il mio bicchiere era vuoto da dieci minuti;
ero
preoccupato.
Elizabeth non mi aveva assicurato nulla.
Aveva semplicemente
ricambiato il bacio che le avevo dato, tutto questo prima che entrasse Beck.
Perché
quando lui era entrato, lei si era buttata sotto il bancone del bar.
Cazzo,
l’ansia mi stava uccidendo;
iniziai ai giocherellare con le venature del legno,
e adocchiai Zane, il ragazzo della biblioteca, accanto all’ufficio di Beck.
Mi
avvicinai a lui con fare vago:
“Ehi, tu sei Zane vero?”
attesi che lui
annuisse per continuare:
“Senti … Ma … Da quanto è che Beck e …”
mi sforzai per
dire Skyle e non Elizabeth
“Skyle portano avanti la loro storia?”
terminai
tutto d’un fiato, perché ero sempre stato un tipo da:
“via il dente, via il
dolore”.
Lui mi guardò, curioso, prima di chiedermi:
“Aspetta, ma tu sei …
Sam?”
fui costretto ad annuire, mio malgrado; volevo sapere come mi conosceva.
Zane aprì la bocca per prendere fiato, ma Elizabeth e Beck entrarono, senza il
minimo segno d’intimità.
Sembravano fratello e sorella;
quanto avrei dato, e
quando darei tutt’ora per sapere a cosa stavano pensando quei due, quando mi
videro così afflitto.
Volevo prendere Elizabeth e baciarla, proprio come nei film;
portarla via da
Beck, farle capire che, nonostante la conoscessi da ventiquattro ore, mi ero
innamorato di lei.
Volevo dimostrare al mondo che l’amavo;
sarei salito sulla
collina più alta di Slumsword City per urlarlo a tutti.
Lei accennò al retro
del negozio.
Avevo il cuore che batteva a mille, non capivo più nulla.
I miei
pensieri erano sconnessi, vedevo Elizabeth, in tutta la sua bellezza, poi
vedevo Beck,
e poi li vedevo entrambi all’altare, oddio, perché all’altare?
A
Beck non interessa sposarsi, e penso nemmeno ad Elizabeth, e poi li vedevo
scambiarsi un bacio sotto la pioggia, mentre io ero in giro, da solo come un
cane.
Nemmeno mi resi conto che ero finito nel retro del negozio.
“Sam!”
mi disse
Elizabeth.
“Dio mio, Sam … sei pallido, cosa c’è? Ti senti bene?”
cercò di
toccarmi la fronte con la mano, ma io mi ritrassi.
“Ma che hai?”
Okay, quella
domanda mi fece proprio scattare.
“Elizabeth!
Non puoi chiedermi che ho, sei appena rientrata con Beck, siete
stati fuori qualcosa come venti minuti, Elizabeth, e …
io mi stavo mordendo la
coda, come un cane bastardo!
Cazzo!
Sono un idiota!
Non capisco niente, non ho
mai capito niente, forse era meglio se me stavo là dov’ero!
Cazzo!
Eli …”
ma
non riuscii a terminare di pronunciare il suo nome, perché Elizabeth si era
alzata sulle punte delle sue scarpe, già a tacco alto, per potermi dare un
bacio sulle labbra.
Le cinsi la vita con le mie mani, e lei portò le sue braccia
attorno al mio collo.
Sarei rimasto lì per sempre.
“Sam”
mi disse, non appena ci fummo staccati.
“Sam, oddio, è proprio vero che
non capisci niente.
Io … Io e Beck abbiamo chiuso.
Senti, potrò pure sembrarti
strana, oppure pazza, oppure non so cosa, ma io sento qualcosa.
Okay?
Non so
come chiamarlo.
Ma c’è qualcosa che mi lega a te”
alzò i suoi bellissimi occhi
al cielo,
e vidi le stelle riflesse nelle sue iridi.
“E’ come un filo d’argento,
Sam, va dal mio”
disse indicando il suo petto e riportando gli occhi nei miei
“al tuo cuore”
concluse puntando il dito contro il mio petto.
“E spero che lo
possa sentire anche tu, perché altrimenti ho mandato per aria Dio solo sa che
cazzo di relazione ho buttato nel cesso”
La baciai;
le presi il viso tra le
mani e la baciai.
“Mi piaci camionista”
le dissi, per spezzare la tensione, prima di guardare le
sue spalle alzarsi e abbassarsi;
era nervosa, voleva sapere se sentivo anche io
quel filo d’argento che univa i nostri cuori.
La domanda era:
Lo sentivo?
Guardai il mio petto, e poi guardai il suo.
Non erano uniti da niente; da
niente di materiale, ma c’era qualcosa che li legava.
E non saprei ancora come
definirlo.
Annuii.
“Elizabeth.
Non so se è un filo d’argento o di nylon, ma …
io lo sento”
lei mi abbracciò e tornammo dentro, pronti per poter iniziare la
nostra vita.
Insieme, per sempre.
Note:
So che questa sembra la fine perfetta, ragazzi, ma...
*RULLO DI TAMBURI, GRAZIE*
Non lo è.
Avete capito bene.
Questa non è la fine della mia FF.
Au contraire, mi permetto di dire.
Null'altro.
Questo era l'ultimo aggiornamento prima della partenza...
Vi lascio in balìa delle vostre menti contorte che corrono a cercare un finale migliore di questo (?).
PS: Buon viaggio a me! (?)