22
Passarono
alcune settimane, e nulla di nuovo venne a turbare la serenità che sembrava
essere finalmente ritornata a De Ornielle e a Grasse.
Saito e Louise stavano finalmente iniziando a
fare progetti per la nascita del loro figlio; perché, ormai, era sicuro che
Louise fosse incinta ormai da quasi un mese.
Anche i suoi poteri stavano ritornando
gradualmente, e non sarebbe passato molto tempo prima che fosse ridiventata in
grado di esprimere al meglio la forza della sua magia.
La minaccia più grande continuava ad essere
costituita da Laguiole.
Nei giorni immediatamente seguenti al ritorno
dal matrimonio di Guiche e Montmorency, Valat aveva
lanciato un paio di offensive verso nord, che tuttavia erano state tutte
respinte dalla forza congiunta di Joanne, Kilyan e
Kaoru, quest’ultimo il quale stava dimostrando ad ogni battaglia le doti e
l’esperienza proprie di un brillante stratega.
Questo rendeva necessario essere sempre pronti
ad ogni evenienza. Pertanto, Joanne aveva ordinato tanto alle sue moschettiere
quanto a tutti i soldati dell’esercito in generale di seguire corsi di
addestramento a ciclo continuo, così da accrescere la loro esperienza e la loro
preparazione in vista di nuove battaglie.
Stranamente, nonostante l’apparente tranquillità,
sembrava essersi alzato una sorta di muro tra i padroni e gli attendenti, che
negli ultimi giorni quasi non si rivolgevano la parola.
Kaoru, Joanne e Kilyan
erano sempre impegnati con esercitazioni, seminari strategici e pattugliamenti
a confine, Saito e Louise invece erano continuamente sballottati da un incontro
politico all’altro per cercare di mantenere ben saldi i rapporti instauratisi
con i governatori vicini.
Intanto si era ormai fatto autunno inoltrato;
le giornate si stavano accorciando, aumentava il freddo, nonostante si fosse in
riva al mare, e gli alberi cominciavano a spogliarsi delle loro foglie
ingiallite.
Un pomeriggio, Kiluka stava passeggiando per i
giardini del castello.
Ormai a quei luoghi ci aveva fatto
l’abitudine, e ogni volta che poteva scansava il controllo di Seena per
concedersi qualche minuto di tranquillità, anche perché l’autunno le era sempre
piaciuto, con quei colori così caldi e quelle atmosfere surreali.
Ad un tratto, girovagando senza meta per il
giardino, la ragazzina intravide Kaoru, immobile ai piedi di una grande
quercia, le gambe divaricate e piantate a terra, la schiena leggermente
inarcata, la mano sinistra stretta all’impugnatura della spada e gli occhi
chiusi.
Sembrava una statua, tanto appariva immobile,
e Kiluka si immobilizzò a sua volta, rimanendo ad osservarlo dietro ad un
cespuglio di basse siepi.
I secondi trascorsero, senza che Kaoru non
desse segno di essere vivo, quasi la sua anima si trovasse altrove, mentre
Kiluka continuava ad osservarlo.
Tre foglie si staccarono quasi
contemporaneamente dall’albero, prendendo a galleggiare nell’aria;
d’improvviso, Kaoru spalancò gli occhi, e con un unico gesto sinuoso fece
scivolare la spada fuori dal suo fodero, eseguendo un unico, fulmineo fendente.
Non un movimento inutile, non un muscolo mosso
più di quelli necessari; e le tre foglie, passategli in quell’istante davanti
agli occhi, finirono recise a metà, scivolando inerti fino a posarsi a terra.
Kiluka restò senza parole, e quando Kaoru
rinfoderò la spada finalmente si accorse di lei. A quel punto la ragazzina si
avvicinò, sorridendo e senza apparente timore; molti altri avrebbero trovato
spaventosa quella dimostrazione di abilità, ma per lei sembrava quasi una cosa
naturale.
«Sei molto bravo.» disse con quel misto di
sincerità ed innocenza infantile «Neanche Seena riuscirebbe a fare una cosa
simile».
Lui la guardò, ma non rispose, tornando ad
assumere una posa normale.
«Senti, posso domandarti una cosa?»
Di nuovo, Kaoru non rispose, ma Kiluka, dopo
qualche esitazione, decise di chiedere ugualmente.
«Tu… hai ucciso
molti nemici?».
Questa volta, finalmente, Kaoru si decise.
«Perché lo vuoi sapere?».
Stavolta fu Kiluka a non rispondere, ed anzi
abbassò gli occhi come mortificata. Kaoru guardò la lama della sua katana, che
risplendeva come un gioiello.
«In effetti, ogni volta che uccidi qualcuno, è
un po’ come se una parte di quella persona entrasse in te.»
«Cosa?»
«Non so se e quanti uomini io abbia ucciso
prima del periodo che riesco a ricordare. Ma di sicuro, quelli che ho ucciso da
allora è come se fossero diventati parte di questa spada. Ogni volta che la
estraggo, mi sembra di sentirli».
Poi, Kaoru guardò Kiluka.
«Ti do un consiglio. Non uccidere se non devi.
E se proprio ci sarai costretta, sii pronta ad affrontarne le conseguenze.
D’altra parte però, questa è pur sempre una
guerra. E fino a quando non ci saranno più persone come Saito e Louise, questa»
e indicò la spada «Avrà sempre del lavoro da fare, e persone come me ragione di
esistere.»
«Secondo me.» rispose Kiluka dopo un momento
di esitazione «Ti stai giudicando troppo duramente.
Tu sei buono.»
«Tu dici?» replicò Kaoru con uno strano
sorriso
«O almeno, questo è quello che penso. Ho visto
le persone malvagie. E tu non lo sei. I tuoi occhi somigliano tantissimo a
quelli di Seena. E Seena non è certamente una persona cattiva.»
«Non fa una grinza.» disse Derf.
Kaoru non replicò, ma rinfoderò la spada, e
assieme a Kiluka si avviò per fare ritorno al castello.
Erano arrivati in cortile, quando si avvidero
che un’aeronave era da poco giunta a palazzo, ed era ora all’ancora in un
angolo della darsena; a giudicare dai vessilli e dalla bandiera che sventolava
sul pennone, non era difficile capire a chi appartenesse.
«Lord Marcin?».
Prima ancora che Kaoru potesse pensare di
andare a scoprire cosa stesse succedendo, Kilyan lo
raggiunse tutto trafelato.
«Generale! Lord Marcin
è qui! Vuole proporre di sferrare un attacco alle isole Ty-Kern!»
«Che cosa!?» esclamò Kaoru, che assieme a Kilyan e Kiluka raggiunse di corsa la sala delle udienze.
Quando arrivarono, Lucas, Saito e Louise erano
già raccolti attorno al grande tavolo centrale, sul quale erano buttate un po’
alla rinfusa mappe della costa nord-occidentale di Tristain, della quale Grasse
costituiva il promontorio più esterno e pronunciato, e dove si affacciava, più
a sud e vicino al confine con Gallia, anche il feudo dei Marcin.
Saito sembrava una maschera di cera, tanto i
suoi occhi apparivano sbarrati, e anche Louise era chiaramente turbata.
«Ah, Kaoru.» disse Saito «Stavo giusto per
farti chiamare.»
«So già tutto. Lord Marcin.»
«Generale.»
«Che cos’è questa storia di attaccare Ty-Kern?».
Le isole Ty-Kern
erano un piccolo arcipelago ad una quarantina di miglia dalle coste di
Tristain; per molto tempo era stata una nazione a sé stante, ma un paio di
secoli prima Albion aveva occupato le isole, che una
volta liberate nel corso dell’ultima guerra erano diventate una provincia di
Tristain a tutti gli effetti.
Il feudo era gestito dal casato dei Floubert, discendenti dell’antica famiglia reale. Fino a
quel momento si erano tenuti fuori dal conflitto sul continente, ma da qualche
tempo a quella parte, come Saito era già stato informato, si erano
improvvisamente scatenati, schierando la loro immensa flotta di navi ed
aeronavi e conquistando in modo pressoché schiacciante i feudi costieri che
stavano rispettivamente a nord e a sud dei domini dei Marcin.
«Ty-Kern è diventata
una minaccia per tutti noi.» disse Lucas per giustificare la sua proposta
«Chiunque abbia un dominio che si affaccia sul mare potrebbe diventare il suo
bersaglio. Hanno già creato una testa di ponte nel sud del Paese, e se
riusciranno a conquistarne un’altra potranno seriamente iniziare una vera
campagna di conquista in tutta Tristain.
Devono essere fermati.»
«Proviamo ad inviare un ambasciatore.» disse
Louise «Cerchiamo di negoziare.»
«Ci ho già provato. E la risposta di Lord Floubert è stata, testuali parole, che “questa è l’epoca in
cui i forti devono prendere ciò che i deboli non meritano di possedere”. Direi
che le sue intenzioni sono più che ovvie».
Saito guardò in basso, stringendo i pugni.
«Non posso farlo. Ho promesso che non avrei
mosso guerra a nessuno se non attaccato.»
«Se dovessero attaccare, temo sarebbe troppo
tardi.» rispose franco Lucas «La flotta di Floubert è
immensa. Hanno fornito a Tristain quasi tutte le aeronavi che hanno preso parte
alla spedizione ad Albion.
Se un simile dispiegamento di navi dovesse
mettersi in moto tutto in una volta, arrestarlo sarebbe pura fantasia.»
«Però…»
«Io posso schierare una nutrita forza aerea.
Ma mi occorre la flotta di Grasse per poter contare su di una buona copertura
navale.
Credimi, amico mio. Ho riflettuto molto prima
di venire qui a farti questa proposta, perché sapevo che per te non sarebbe
stato facile accettare l’idea di dover dichiarare guerra a qualcuno.»
«Noi stiamo solo cercando di mantenere la pace
a Tristain.» disse Louise «Noi non abbiamo ancora smesso di sperare che la
principessa sia sopravissuta, e vogliamo che se e quando tornerà possa di nuovo
poter sedere sul trono.»
«Vi comprendo. È la stessa cosa che voglio
anch’io. Ma se non fermiamo Floubert, quando la
principessa tornerà troverà qualcun altro ad occupare il palazzo reale. E se
vogliamo fermare Floubert, dobbiamo farlo prima che
sue flotte inizino seriamente a dilagare in tutta la nazione».
Nuovamente, Saito si guardò attorno confuso e
preoccupato, guardando ora le carte sparpagliate sul tavolo ora chi gli stava
intorno.
«Io… io non lo so…»
«D’altra parte» disse Kaoru guardandolo quasi
con severità «Pensare di poter concludere una guerra senza combattere o
uccidere non è fantasia, ma pura utopia.»
«Kaoru…» disse Louise sgranando gli occhi
«Questa è una guerra. Cercare di farla finire
al più presto è ammirevole, ma d’altra parte ci sono momenti in cui bisogna
tirare fuori gli artigli e attaccare, perché altrimenti l’unica alternativa è
venire distrutti.
E questo, temo sia uno di quei momenti.»
«Parole sante.» disse Lucas «Kaoru ha ragione.
Questo non è il momento delle indecisioni.
Vorrei poterti dire che sarà solo per questa
volta, ma la verità è che nessuno può saperlo. Se vogliamo preservare Tristain
fino al ritorno di Henrietta, dovremo essere pronti
anche a fare cose di questo tipo».
Saito e Louise, ma anche Joanne e Kiluka,
abbassarono gli sguardi, affranti e sconfortati. Solo Kaoru sembrava freddo
come al solito, forse per via di quell’affinità con il campo di battaglia che
aveva fin da prima di incontrarli, e che per ora non riusciva a ricordare.
«E sia.» disse alla fine Saito, dopo essersi
consultato con lo sguardo con Louise «Ma devi promettermi che terremo i civili
fuori da questo conflitto, e che ci ritireremo subito se non proveranno a
resistere, o se avremo la prova di essere superiori.»
«Hai la mia parola. Lo giuro sulla mia vita, e
sull’amore che provo per Cattleya.»
«D’accordo. Mobiliterò la flotta di Grasse.»
«Molto bene. il grosso della mia aviazione è
già radunata al largo della costa, nascosta in una zona morta. Potremo partire
già domani».
Quella
notte, Saito non riuscì a chiudere occhio.
Durante il resto della giornata era stato
tutta una frenesia per ultimare i preparativi in vista della partenza della
flotta d’attacco, già schierata e pronta a salpare dai moli di Grasse, prevista
per il tramonto successivo. In questo modo avrebbero navigato durante la notte,
al sicuro dalle spie e dai ricognitori nemici che pattugliavano i dintorni
delle isole a bordo di deltaplani, e sarebbero comparsi dinnanzi alle coste di Ty-Kenr al sorgere del sole, in tempo per iniziare il
bombardamento.
Saito non riusciva ad accettarlo.
Una parte di lui era d’accordo con quello che
aveva detto Lucas, ma l’altra continuava a dire che non era possibile
professarsi conservatori della pace se poi si muoveva guerra ad un vicino che,
per quanto minaccioso e pericoloso, non aveva ancora fatto niente di più e di
meno di quasi tutti gli altri feudatari di Tristain.
Alla fine, non trovando principio di
addormentarsi, e temendo di svegliare anche Louise, che invece era riuscita in
qualche modo a prendere sonno, il ragazzo si alzò, si mise addosso qualcosa e
volle fare quattro passi e cercare di distrarsi.
Come ogni notte, guardie e soldati
presidiavano il castello, e chi incontrava lo salutava con il dovuto rispetto.
Giunto in cortile, si accorse che c’era qualcun
altro oltre a lui, seduto su di una panchina e rivolto di spalle. Fece per
avvicinarsi, ma calpestò inavvertitamente alcune foglie secche, facendo rumore
e facendo volgere l’interessata.
«Kiluka.»
«Saito-san.»
«Che cosa ci fai qui?»
«Non riuscivo a dormire.»
«Neanch’io. A quanto pare siamo in due».
Anche lui si sedette, e i due stettero per un
po’ l’uno affianco all’altra senza dire nulla, guardando le due lune in parte
oscurate dalle nuvole; era una serata molto fredda, e anche se indossava una
vestaglia Kiluka sentiva comunque freddo.
«Quindi… è guerra,
vero?»
«Purtroppo sì.» rispose Saito «Anche io non
avrei mai pensato che si sarebbe arrivati a tanto. Cercheremo di arrecare meno
danno possibile».
Il ragazzo raccolse da terra una foglia
arrossita, rigirandosela tra le mani.
«Purtroppo, Kaoru e Lucas hanno ragione.
Avremmo dovuto mettere in conto fin da subito che si sarebbe potuti arrivare a
qualcosa del genere.
Finora né io né Louise ce ne eravamo
completamente resi conto, ma questa è pur sempre una guerra. E in guerra, come
ha detto Kaoru, bisogna essere pronti ad uccidere.»
«Io le odio.» disse Kiluka con un filo di voce
«Cosa!?»
«Le armi. La guerra. La sofferenza. Odio tutte
queste cose. Sia mio padre che mio nonno mi hanno fatto promettere che non avrei
mai ucciso nessuno».
Poi, la ragazzina sorrise quasi rassegnata.
«Eppure» disse, e come sollevò le mani vi
comparve deposta sopra una spada simile a quella che aveva visto usare a Kaoru
quella mattina «Il mio potere consiste proprio nel creare strumenti di morte.
Crearne senza sosta, senza fine. Quegli stessi strumenti che non vorrei mai
vedere usare.
Che razza di famiglio potrei diventare, con un
potere così spaventoso?».
Saito restò un momento basito, poi però,
sorridendo, poggiò una mano sulla testa di Kiluka.
«Non esistono poteri buoni o cattivi. È il
modo in cui si sceglie di usarli che determina questa differenza. Questo è
quello che mi disse una volta il professor Colbert.»
«Saito-sama…»
«Anch’io, quando possedevo ancora il potere di
Gandalfr, mi sono chiesto alcune volte che cosa avrei mai potuto farne, vista
la mia indole pacifica e la mia naturale avversione alla violenza. È stato
grazie al professore che ho capito che potevo far uso del mio potere per gli
scopi giusti, e senza snaturare o annullare il mio pensiero.
Sarà così anche per te.»
«Voi… dite
davvero!?»
«Puoi creare armi, e allora? Se troverai
qualcuno che sa fare un uso saggio e virtuoso delle armi che costruisci, avrai
trovato il modo di rendere costruttivo il tuo potere».
Di fronte ad una prospettiva così
apparentemente conciliante, Kiluka sentì rinascere se non altro la speranza.
Ormai aveva accettato e riconosciuto il fatto
che Louise non fosse destinata ad essere la sua padrona, ma si augurava che il
suo padrone, chiunque fosse stato, l’avrebbe pensata come Saito.
Uno spiffero freddo le fece battere i denti, e
si raggomitolò su sé stessa stringendo i denti.
«È meglio rientrare. Un altro po’ e ci
buscheremo un malanno tutti e due».
Quello che nessuno dei due poteva sapere era
che, qualche minuto prima, un’ombra nera si era introdotta nel castello, e
fattasi strada tra i cortili schivando o tramortendo le guardie che incontrava
era giunta fin nel giardino.
Saito e Kilula
stavano quasi per rientrare dalla porta che dal giardino conduceva nel salone,
quando il ragazzo avvertì distintamente una presenza minacciosa alle proprie
spalle, che lo sovrastava minacciando di schiacciarlo.
«Attenta!» urlò, e spinta via Kiluka si gettò
a terra a sua volta, giusto in tempo per evitare un tremendo affondo di punta
che, mancatolo, perforò il terreno come un coltello con il burro.
«Maschera di Ferro!» esclamò Saito
riconoscendo l’aggressore.
Il misterioso sicario, ritratta la spada dal
terreno, si avventò immediatamente contro Saito, prendendo a lanciare un
affondo dietro l’altro nel tentativo di trafiggerlo; il ragazzo era ovviamente
disarmato, e tutto quello che poteva fare era schivare, ma senza il potere di
Gandalfr e senza una spada era difficile riuscire a tenere a bada un assalto
talmente veloce e furioso.
«Aspetta, ti prego!» disse Kiluka, che invece
considerava quel sinistro individuo, se non un amico, almeno un benefattore «Saito-san non è cattivo! Lascialo in pace!».
Ma le sue parole restarono del tutto
inascoltate.
Saito riuscì ad evitare di finire infilzato,
ma dopo dieci secondi e più di schivate la sua velocità ed i suoi riflessi si
affievolirono, ricevendo infine un colpo di striscio ad un fianco, non letale
né particolarmente grave, ma molto doloroso.
Nel mentre Kiluka aveva fatto per andare a
chiamare le guardie, ma quando si era accorta che Saito era in difficoltà aveva
deciso, pur con esitazione, di tornare sui propri passi; guardandosi attorno
alla ricerca di una soluzione, vide infine la spada che aveva creato poco
prima, abbandonata accanto alla panchina dove si erano seduti.
Correndo, riuscì a raggiungerla, giusto in
tempo per evitare che Saito ricevesse il colpo di grazia.
«Prendete!» urlò lanciandola.
Il ragazzo la recuperò al volo, sguainandola un
attimo prima di venire trafitto nuovamente e riuscendo così a salvarsi la vita.
Colto alla sprovvista, Maschera di Ferro indietreggiò, dando a Saito il tempo
di mettersi in guardia.
Dopo solo pochi secondi lo scontro riprese, e
ben presto Saito si rese conto che, anche con la spada in mano, Maschera di
Ferro rischiava di essere un avversario al di là della sua portata.
Per fortuna, quando stava per venire messo
nuovamente sotto, il ragazzo ricevette l’improvviso e provvidenziale aiuto di
Kaoru, che all’ultimo momento comparve dal nulla frapponendosi tra Maschera di
Ferro e Saito quando questi, messo un piede in fallo, era caduto, scoprendosi.
«Kaoru!»
«Lui lascialo a me. Noi due abbiamo un conto
in sospeso».
Anche Maschera di Ferro sembrava pensarla
così, tanto che lasciò perdere Saito e si concentrò sul nuovo venuto.
«Si può sapere che cosa vuoi da noi?» domandò
Kaoru mentre camminavano lentamente in cerchio tenendosi viso a viso «Ti stai
lasciando dietro cadaveri di feudatari per tutta la nazione. Hai forse deciso
di far sprofondare questo Paese nell’anarchia?».
Maschera di Ferro non rispose e si lanciò all’attacco.
Nelle ultime settimane Kaoru si era allenato
molto duramente, proprio in previsione di un nuovo scontro con quella che stava
ormai diventando quasi la sua nemesi, e così il divario tra loro due si era
fatto molto meno marcato rispetto al passato.
Addirittura, ad un certo punto Kaoru sembrò
quasi riuscire a prevalere, costringendo Maschera di Ferro ad una difesa
passiva e quasi disperata, tanto velocemente e fulmineamente si muoveva il suo
avversario, una differenza che si fece ancor più marcata quando Kaoru decise di
servirsi anche del potere di Gandalfr; ciò andava contro i suoi principi, ma se
poteva servire a trovare quelle risposte che sentiva che Maschera di Ferro
potesse portargli sulle sue origini e sulla sua identità allora era un
sacrificio accettabile.
Saito e Kiluka assistevano senza interferire,
Kiluka perché troppo spaventata e Saito perché, dentro di sé, sapeva che non
poteva fare niente per aiutare o contrastare due guerrieri di tale bravura;
oltretutto, aveva una sensazione che di dejà vu, quasi quello scontro gli
riportasse alla memoria qualcosa che non gli riusciva di identificare.
Alla fine, incredibilmente, Kaoru fu ad un
passo dalla vittoria; schivato l’ennesimo affondo, il ragazzo girò su sé stesso,
si aprì un varco e partì di taglio menando un fendente che Maschera di Ferro
riuscì ad evitare per un pelo, ma che comunque lo ferì all’avambraccio sinistro
lacerando il camiciotto e la carne sottostante.
La cosa strana fu che, almeno in quel momento,
non uscì sangue dalla ferita, ma non era quella la cosa importante per ora.
Approfittando dell’occasione, prima ancora di
concludere l’assalto Kaoru sgambettò l’avversario, gli afferrò la faccia
mascherata e lo sbatté violentemente a terra lasciandolo impotente.
Poi, successe qualcosa.
Kaoru fece per strappare via la maschera, così
da poter finalmente scorgere quel volto che, adesso se lo ricordava, aveva già visto
quella volta tra le rovine di Dungletale, ma i cui
lineamenti non riusciva ancora a ricordare con chiarezza, quando qualcosa lo
paralizzò.
Fu questione di un attimo.
Le pupille gli si dilatarono, la bocca si
piegò in un’espressione di stupore, ed una specie d lampo gli si accese nella
mente e davanti agli occhi, mostrandogli immagini confuse e incomprensibili;
tutto quello che vedeva era fuoco, un mare di fuoco, che sembrava bruciargli la
carne come se vi fosse stato davvero immerso, e che bruciava ogni cosa.
«Che cos’è?» disse ancora sconvolto «Ma chi
diavolo sei tu?».
Un secondo di esitazione, che però fu
sufficiente.
Kaoru venne improvvisamente riportato alla
realtà da un altro tipo di dolore, un dolore dapprima leggero e quasi
impercettibile, che però divenne autentico e devastante nel momento in cui vide
la spada di Maschera di Ferro conficcata nel proprio addome, la lama e i
vestiti tinti di rosso e le gocce di sangue che come un orologio ticchettavano
a terra una alla volta.
Tutti i muscoli gli si paralizzarono, la spada
gli cadde di mano, e come Maschera di Ferro ritrasse la lama il ragazzo ne
prese il posto a terra, circondato di sangue, mentre lui al contrario si
rimetteva in piedi.
Saito e Kiluka assistettero impotenti; Kiluka
si copri la bocca con le mani e quasi pianse, Saito spalancò la bocca
incredulo.
«Kaoru!».
Quasi accertatosi che il nemico non costituiva
più una minaccia, Maschera di Ferro tornò tuttavia a rivolgere le sue attenzioni
proprio su Saito, il quale, in larga parte ancora sconvolto per ciò che aveva
visto, non riuscì quasi ad opporre resistenza, ritrovandosi in poco più di
dieci secondi con le spalle appoggiate al muro del palazzo.
Maschera di Ferro avrebbe probabilmente
infierito anche su di lui, se all’improvviso una freccia comparsa dal nulla non
lo avesse costretto ad indietreggiare.
Se c’era un’abilità naturale nella quale
Kiluka si era sempre mostrata ferrata, questa era senza dubbio il tiro con l’arco.
Grazie al suo potere, e vinta la timidezza, aveva
quindi creato un bell’esemplare di arco intarsiato con tanto di faretra piena
di frecce, una delle quali era stata immediatamente scoccata contro il nemico,
e poco importava se Maschera di Ferro le aveva di fatto salvato la vita; in
quel momento stava attentando alle persone che come lui l’avevano aiutata, e
pertanto andava fermato.
«Ora basta, smettila!».
L’espediente si rivelò provvidenziale.
Mentre tutto ciò accadeva, infatti, Louise,
svegliatasi, si era accorta dell’assenza di Saito, e come si era imbattuta nel
cercarlo in una delle guardie che erano state stese da Maschera di Ferro aveva
immediatamente dato l’allarme.
I soldati arrivarono improvvisamente nel
cortile, cogliendo sul fallo Maschera di Ferro, che lasciato perdere tutto girò
i tacchi e corse via, arrampicandosi come un ragno sui bastioni per poi
tuffarsi direttamente in mare.
Joanne, alla guida dei soldati, salì a sua
volta sulle mura per vedere se era ancora possibile cercare di prenderlo, ma
nel buio della notte era difficile persino riuscire a scorgere la superficie
del mare.
«Sarà morto?» domandò uno
«Nessuno sopravvivrebbe ad un volo del
genere.» disse un altro
«Non contateci troppo.» replicò Joanne «Quello
non è tipo da morire così facilmente».
Poi, Joanne sentì Saito invocare il nome di
Kaoru, e solo allora si accorse di quello che era successo.
Kaoru era ancora lì, riverso sull’erba a
pancia in giù, con una mano a tenersi l’addome e l’altra protesa in avanti,
svenuto e coperto di sangue. Il sangue gli colava anche dalla bocca, che
tossendo in modo involontario ne sputava dell’altro con terrificante frequenza.
«Kaoru!» gridò Saito inginocchiandosi accanto
a lui e cercando di soccorrerlo.
Anche Louise e Kiluka si avvicinarono.
«Presto, un medico! Un medico!» gridò Louise
«Sì, subito!» disse Joanne.
Anche Siesta, svegliata ed attratta dal
frastuono, uscì in giardino, e quando vide cosa era successo per un attimo che
sembrò un secolo il cuore quasi le si fermò.
Saito continuò per interminabili minuti a
scuotere Kaoru nel tentativo di svegliarlo, ma il ragazzo non dava alcun segno
di vita, e dopo poco sembrò aver avesse smesso anche di respirare.
«Kaoru!».
Nota dell’Autore
Eccomi qua!
Come al solito,
risorgo dalla tomba per aggiornare!^_^
Gli esami stanno
finalmente finendo.
Ancora 3 (che poi in
realtà sarebbero 1, visto che due sono solo tesine) e finalmente avrà inizio
anche la mia estate.
Sono sommerso di cose
da fare.
Un dramma teatrale per
un concorso, una sceneggiatura che spero si trasformerà in un corto
universitario, e poi ovviamente questa fic, che per
settembre vorrei davvero aver se non altro portato alle battute finali.
Che altro dire?
Ovviamente,
aspettatevi aggiornamenti più frequenti da ora in avanti.
Spero che vi farà
piacere.
A presto!^_^
Carlos Olivera