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Autore: Carlos Olivera    29/06/2012    2 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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22

 

 

Passarono alcune settimane, e nulla di nuovo venne a turbare la serenità che sembrava essere finalmente ritornata a De Ornielle e a Grasse.

Saito e Louise stavano finalmente iniziando a fare progetti per la nascita del loro figlio; perché, ormai, era sicuro che Louise fosse incinta ormai da quasi un mese.

Anche i suoi poteri stavano ritornando gradualmente, e non sarebbe passato molto tempo prima che fosse ridiventata in grado di esprimere al meglio la forza della sua magia.

La minaccia più grande continuava ad essere costituita da Laguiole.

Nei giorni immediatamente seguenti al ritorno dal matrimonio di Guiche e Montmorency, Valat aveva lanciato un paio di offensive verso nord, che tuttavia erano state tutte respinte dalla forza congiunta di Joanne, Kilyan e Kaoru, quest’ultimo il quale stava dimostrando ad ogni battaglia le doti e l’esperienza proprie di un brillante stratega.

Questo rendeva necessario essere sempre pronti ad ogni evenienza. Pertanto, Joanne aveva ordinato tanto alle sue moschettiere quanto a tutti i soldati dell’esercito in generale di seguire corsi di addestramento a ciclo continuo, così da accrescere la loro esperienza e la loro preparazione in vista di nuove battaglie.

Stranamente, nonostante l’apparente tranquillità, sembrava essersi alzato una sorta di muro tra i padroni e gli attendenti, che negli ultimi giorni quasi non si rivolgevano la parola.

Kaoru, Joanne e Kilyan erano sempre impegnati con esercitazioni, seminari strategici e pattugliamenti a confine, Saito e Louise invece erano continuamente sballottati da un incontro politico all’altro per cercare di mantenere ben saldi i rapporti instauratisi con i governatori vicini.

Intanto si era ormai fatto autunno inoltrato; le giornate si stavano accorciando, aumentava il freddo, nonostante si fosse in riva al mare, e gli alberi cominciavano a spogliarsi delle loro foglie ingiallite.

Un pomeriggio, Kiluka stava passeggiando per i giardini del castello.

Ormai a quei luoghi ci aveva fatto l’abitudine, e ogni volta che poteva scansava il controllo di Seena per concedersi qualche minuto di tranquillità, anche perché l’autunno le era sempre piaciuto, con quei colori così caldi e quelle atmosfere surreali.

Ad un tratto, girovagando senza meta per il giardino, la ragazzina intravide Kaoru, immobile ai piedi di una grande quercia, le gambe divaricate e piantate a terra, la schiena leggermente inarcata, la mano sinistra stretta all’impugnatura della spada e gli occhi chiusi.

Sembrava una statua, tanto appariva immobile, e Kiluka si immobilizzò a sua volta, rimanendo ad osservarlo dietro ad un cespuglio di basse siepi.

I secondi trascorsero, senza che Kaoru non desse segno di essere vivo, quasi la sua anima si trovasse altrove, mentre Kiluka continuava ad osservarlo.

Tre foglie si staccarono quasi contemporaneamente dall’albero, prendendo a galleggiare nell’aria; d’improvviso, Kaoru spalancò gli occhi, e con un unico gesto sinuoso fece scivolare la spada fuori dal suo fodero, eseguendo un unico, fulmineo fendente.

Non un movimento inutile, non un muscolo mosso più di quelli necessari; e le tre foglie, passategli in quell’istante davanti agli occhi, finirono recise a metà, scivolando inerti fino a posarsi a terra.

Kiluka restò senza parole, e quando Kaoru rinfoderò la spada finalmente si accorse di lei. A quel punto la ragazzina si avvicinò, sorridendo e senza apparente timore; molti altri avrebbero trovato spaventosa quella dimostrazione di abilità, ma per lei sembrava quasi una cosa naturale.

«Sei molto bravo.» disse con quel misto di sincerità ed innocenza infantile «Neanche Seena riuscirebbe a fare una cosa simile».

Lui la guardò, ma non rispose, tornando ad assumere una posa normale.

«Senti, posso domandarti una cosa?»

Di nuovo, Kaoru non rispose, ma Kiluka, dopo qualche esitazione, decise di chiedere ugualmente.

«Tu… hai ucciso molti nemici?».

Questa volta, finalmente, Kaoru si decise.

«Perché lo vuoi sapere?».

Stavolta fu Kiluka a non rispondere, ed anzi abbassò gli occhi come mortificata. Kaoru guardò la lama della sua katana, che risplendeva come un gioiello.

«In effetti, ogni volta che uccidi qualcuno, è un po’ come se una parte di quella persona entrasse in te.»

«Cosa?»

«Non so se e quanti uomini io abbia ucciso prima del periodo che riesco a ricordare. Ma di sicuro, quelli che ho ucciso da allora è come se fossero diventati parte di questa spada. Ogni volta che la estraggo, mi sembra di sentirli».

Poi, Kaoru guardò Kiluka.

«Ti do un consiglio. Non uccidere se non devi. E se proprio ci sarai costretta, sii pronta ad affrontarne le conseguenze.

D’altra parte però, questa è pur sempre una guerra. E fino a quando non ci saranno più persone come Saito e Louise, questa» e indicò la spada «Avrà sempre del lavoro da fare, e persone come me ragione di esistere.»

«Secondo me.» rispose Kiluka dopo un momento di esitazione «Ti stai giudicando troppo duramente.

Tu sei buono.»

«Tu dici?» replicò Kaoru con uno strano sorriso

«O almeno, questo è quello che penso. Ho visto le persone malvagie. E tu non lo sei. I tuoi occhi somigliano tantissimo a quelli di Seena. E Seena non è certamente una persona cattiva.»

«Non fa una grinza.» disse Derf.

Kaoru non replicò, ma rinfoderò la spada, e assieme a Kiluka si avviò per fare ritorno al castello.

Erano arrivati in cortile, quando si avvidero che un’aeronave era da poco giunta a palazzo, ed era ora all’ancora in un angolo della darsena; a giudicare dai vessilli e dalla bandiera che sventolava sul pennone, non era difficile capire a chi appartenesse.

«Lord Marcin?».

Prima ancora che Kaoru potesse pensare di andare a scoprire cosa stesse succedendo, Kilyan lo raggiunse tutto trafelato.

«Generale! Lord Marcin è qui! Vuole proporre di sferrare un attacco alle isole Ty-Kern

«Che cosa!?» esclamò Kaoru, che assieme a Kilyan e Kiluka raggiunse di corsa la sala delle udienze.

Quando arrivarono, Lucas, Saito e Louise erano già raccolti attorno al grande tavolo centrale, sul quale erano buttate un po’ alla rinfusa mappe della costa nord-occidentale di Tristain, della quale Grasse costituiva il promontorio più esterno e pronunciato, e dove si affacciava, più a sud e vicino al confine con Gallia, anche il feudo dei Marcin.

Saito sembrava una maschera di cera, tanto i suoi occhi apparivano sbarrati, e anche Louise era chiaramente turbata.

«Ah, Kaoru.» disse Saito «Stavo giusto per farti chiamare.»

«So già tutto. Lord Marcin

«Generale.»

«Che cos’è questa storia di attaccare Ty-Kern?».

Le isole Ty-Kern erano un piccolo arcipelago ad una quarantina di miglia dalle coste di Tristain; per molto tempo era stata una nazione a sé stante, ma un paio di secoli prima Albion aveva occupato le isole, che una volta liberate nel corso dell’ultima guerra erano diventate una provincia di Tristain a tutti gli effetti.

Il feudo era gestito dal casato dei Floubert, discendenti dell’antica famiglia reale. Fino a quel momento si erano tenuti fuori dal conflitto sul continente, ma da qualche tempo a quella parte, come Saito era già stato informato, si erano improvvisamente scatenati, schierando la loro immensa flotta di navi ed aeronavi e conquistando in modo pressoché schiacciante i feudi costieri che stavano rispettivamente a nord e a sud dei domini dei Marcin.

«Ty-Kern è diventata una minaccia per tutti noi.» disse Lucas per giustificare la sua proposta «Chiunque abbia un dominio che si affaccia sul mare potrebbe diventare il suo bersaglio. Hanno già creato una testa di ponte nel sud del Paese, e se riusciranno a conquistarne un’altra potranno seriamente iniziare una vera campagna di conquista in tutta Tristain.

Devono essere fermati.»

«Proviamo ad inviare un ambasciatore.» disse Louise «Cerchiamo di negoziare.»

«Ci ho già provato. E la risposta di Lord Floubert è stata, testuali parole, che “questa è l’epoca in cui i forti devono prendere ciò che i deboli non meritano di possedere”. Direi che le sue intenzioni sono più che ovvie».

Saito guardò in basso, stringendo i pugni.

«Non posso farlo. Ho promesso che non avrei mosso guerra a nessuno se non attaccato.»

«Se dovessero attaccare, temo sarebbe troppo tardi.» rispose franco Lucas «La flotta di Floubert è immensa. Hanno fornito a Tristain quasi tutte le aeronavi che hanno preso parte alla spedizione ad Albion.

Se un simile dispiegamento di navi dovesse mettersi in moto tutto in una volta, arrestarlo sarebbe pura fantasia.»

«Però…»

«Io posso schierare una nutrita forza aerea. Ma mi occorre la flotta di Grasse per poter contare su di una buona copertura navale.

Credimi, amico mio. Ho riflettuto molto prima di venire qui a farti questa proposta, perché sapevo che per te non sarebbe stato facile accettare l’idea di dover dichiarare guerra a qualcuno.»

«Noi stiamo solo cercando di mantenere la pace a Tristain.» disse Louise «Noi non abbiamo ancora smesso di sperare che la principessa sia sopravissuta, e vogliamo che se e quando tornerà possa di nuovo poter sedere sul trono.»

«Vi comprendo. È la stessa cosa che voglio anch’io. Ma se non fermiamo Floubert, quando la principessa tornerà troverà qualcun altro ad occupare il palazzo reale. E se vogliamo fermare Floubert, dobbiamo farlo prima che sue flotte inizino seriamente a dilagare in tutta la nazione».

Nuovamente, Saito si guardò attorno confuso e preoccupato, guardando ora le carte sparpagliate sul tavolo ora chi gli stava intorno.

«Io… io non lo so…»

«D’altra parte» disse Kaoru guardandolo quasi con severità «Pensare di poter concludere una guerra senza combattere o uccidere non è fantasia, ma pura utopia.»

«Kaoru…» disse Louise sgranando gli occhi

«Questa è una guerra. Cercare di farla finire al più presto è ammirevole, ma d’altra parte ci sono momenti in cui bisogna tirare fuori gli artigli e attaccare, perché altrimenti l’unica alternativa è venire distrutti.

E questo, temo sia uno di quei momenti.»

«Parole sante.» disse Lucas «Kaoru ha ragione. Questo non è il momento delle indecisioni.

Vorrei poterti dire che sarà solo per questa volta, ma la verità è che nessuno può saperlo. Se vogliamo preservare Tristain fino al ritorno di Henrietta, dovremo essere pronti anche a fare cose di questo tipo».

Saito e Louise, ma anche Joanne e Kiluka, abbassarono gli sguardi, affranti e sconfortati. Solo Kaoru sembrava freddo come al solito, forse per via di quell’affinità con il campo di battaglia che aveva fin da prima di incontrarli, e che per ora non riusciva a ricordare.

«E sia.» disse alla fine Saito, dopo essersi consultato con lo sguardo con Louise «Ma devi promettermi che terremo i civili fuori da questo conflitto, e che ci ritireremo subito se non proveranno a resistere, o se avremo la prova di essere superiori.»

«Hai la mia parola. Lo giuro sulla mia vita, e sull’amore che provo per Cattleya

«D’accordo. Mobiliterò la flotta di Grasse.»

«Molto bene. il grosso della mia aviazione è già radunata al largo della costa, nascosta in una zona morta. Potremo partire già domani».

 

Quella notte, Saito non riuscì a chiudere occhio.

Durante il resto della giornata era stato tutta una frenesia per ultimare i preparativi in vista della partenza della flotta d’attacco, già schierata e pronta a salpare dai moli di Grasse, prevista per il tramonto successivo. In questo modo avrebbero navigato durante la notte, al sicuro dalle spie e dai ricognitori nemici che pattugliavano i dintorni delle isole a bordo di deltaplani, e sarebbero comparsi dinnanzi alle coste di Ty-Kenr al sorgere del sole, in tempo per iniziare il bombardamento.

Saito non riusciva ad accettarlo.

Una parte di lui era d’accordo con quello che aveva detto Lucas, ma l’altra continuava a dire che non era possibile professarsi conservatori della pace se poi si muoveva guerra ad un vicino che, per quanto minaccioso e pericoloso, non aveva ancora fatto niente di più e di meno di quasi tutti gli altri feudatari di Tristain.

Alla fine, non trovando principio di addormentarsi, e temendo di svegliare anche Louise, che invece era riuscita in qualche modo a prendere sonno, il ragazzo si alzò, si mise addosso qualcosa e volle fare quattro passi e cercare di distrarsi.

Come ogni notte, guardie e soldati presidiavano il castello, e chi incontrava lo salutava con il dovuto rispetto.

Giunto in cortile, si accorse che c’era qualcun altro oltre a lui, seduto su di una panchina e rivolto di spalle. Fece per avvicinarsi, ma calpestò inavvertitamente alcune foglie secche, facendo rumore e facendo volgere l’interessata.

«Kiluka.»

«Saito-san

«Che cosa ci fai qui?»

«Non riuscivo a dormire.»

«Neanch’io. A quanto pare siamo in due».

Anche lui si sedette, e i due stettero per un po’ l’uno affianco all’altra senza dire nulla, guardando le due lune in parte oscurate dalle nuvole; era una serata molto fredda, e anche se indossava una vestaglia Kiluka sentiva comunque freddo.

«Quindi… è guerra, vero?»

«Purtroppo sì.» rispose Saito «Anche io non avrei mai pensato che si sarebbe arrivati a tanto. Cercheremo di arrecare meno danno possibile».

Il ragazzo raccolse da terra una foglia arrossita, rigirandosela tra le mani.

«Purtroppo, Kaoru e Lucas hanno ragione. Avremmo dovuto mettere in conto fin da subito che si sarebbe potuti arrivare a qualcosa del genere.

Finora né io né Louise ce ne eravamo completamente resi conto, ma questa è pur sempre una guerra. E in guerra, come ha detto Kaoru, bisogna essere pronti ad uccidere.»

«Io le odio.» disse Kiluka con un filo di voce

«Cosa!?»

«Le armi. La guerra. La sofferenza. Odio tutte queste cose. Sia mio padre che mio nonno mi hanno fatto promettere che non avrei mai ucciso nessuno».

Poi, la ragazzina sorrise quasi rassegnata.

«Eppure» disse, e come sollevò le mani vi comparve deposta sopra una spada simile a quella che aveva visto usare a Kaoru quella mattina «Il mio potere consiste proprio nel creare strumenti di morte. Crearne senza sosta, senza fine. Quegli stessi strumenti che non vorrei mai vedere usare.

Che razza di famiglio potrei diventare, con un potere così spaventoso?».

Saito restò un momento basito, poi però, sorridendo, poggiò una mano sulla testa di Kiluka.

«Non esistono poteri buoni o cattivi. È il modo in cui si sceglie di usarli che determina questa differenza. Questo è quello che mi disse una volta il professor Colbert.»

«Saito-sama…»

«Anch’io, quando possedevo ancora il potere di Gandalfr, mi sono chiesto alcune volte che cosa avrei mai potuto farne, vista la mia indole pacifica e la mia naturale avversione alla violenza. È stato grazie al professore che ho capito che potevo far uso del mio potere per gli scopi giusti, e senza snaturare o annullare il mio pensiero.

Sarà così anche per te.»

«Voi… dite davvero!?»

«Puoi creare armi, e allora? Se troverai qualcuno che sa fare un uso saggio e virtuoso delle armi che costruisci, avrai trovato il modo di rendere costruttivo il tuo potere».

Di fronte ad una prospettiva così apparentemente conciliante, Kiluka sentì rinascere se non altro la speranza.

Ormai aveva accettato e riconosciuto il fatto che Louise non fosse destinata ad essere la sua padrona, ma si augurava che il suo padrone, chiunque fosse stato, l’avrebbe pensata come Saito.

Uno spiffero freddo le fece battere i denti, e si raggomitolò su sé stessa stringendo i denti.

«È meglio rientrare. Un altro po’ e ci buscheremo un malanno tutti e due».

Quello che nessuno dei due poteva sapere era che, qualche minuto prima, un’ombra nera si era introdotta nel castello, e fattasi strada tra i cortili schivando o tramortendo le guardie che incontrava era giunta fin nel giardino.

Saito e Kilula stavano quasi per rientrare dalla porta che dal giardino conduceva nel salone, quando il ragazzo avvertì distintamente una presenza minacciosa alle proprie spalle, che lo sovrastava minacciando di schiacciarlo.

«Attenta!» urlò, e spinta via Kiluka si gettò a terra a sua volta, giusto in tempo per evitare un tremendo affondo di punta che, mancatolo, perforò il terreno come un coltello con il burro.

«Maschera di Ferro!» esclamò Saito riconoscendo l’aggressore.

Il misterioso sicario, ritratta la spada dal terreno, si avventò immediatamente contro Saito, prendendo a lanciare un affondo dietro l’altro nel tentativo di trafiggerlo; il ragazzo era ovviamente disarmato, e tutto quello che poteva fare era schivare, ma senza il potere di Gandalfr e senza una spada era difficile riuscire a tenere a bada un assalto talmente veloce e furioso.

«Aspetta, ti prego!» disse Kiluka, che invece considerava quel sinistro individuo, se non un amico, almeno un benefattore «Saito-san non è cattivo! Lascialo in pace!».

Ma le sue parole restarono del tutto inascoltate.

Saito riuscì ad evitare di finire infilzato, ma dopo dieci secondi e più di schivate la sua velocità ed i suoi riflessi si affievolirono, ricevendo infine un colpo di striscio ad un fianco, non letale né particolarmente grave, ma molto doloroso.

Nel mentre Kiluka aveva fatto per andare a chiamare le guardie, ma quando si era accorta che Saito era in difficoltà aveva deciso, pur con esitazione, di tornare sui propri passi; guardandosi attorno alla ricerca di una soluzione, vide infine la spada che aveva creato poco prima, abbandonata accanto alla panchina dove si erano seduti.

Correndo, riuscì a raggiungerla, giusto in tempo per evitare che Saito ricevesse il colpo di grazia.

«Prendete!» urlò lanciandola.

Il ragazzo la recuperò al volo, sguainandola un attimo prima di venire trafitto nuovamente e riuscendo così a salvarsi la vita. Colto alla sprovvista, Maschera di Ferro indietreggiò, dando a Saito il tempo di mettersi in guardia.

Dopo solo pochi secondi lo scontro riprese, e ben presto Saito si rese conto che, anche con la spada in mano, Maschera di Ferro rischiava di essere un avversario al di là della sua portata.

Per fortuna, quando stava per venire messo nuovamente sotto, il ragazzo ricevette l’improvviso e provvidenziale aiuto di Kaoru, che all’ultimo momento comparve dal nulla frapponendosi tra Maschera di Ferro e Saito quando questi, messo un piede in fallo, era caduto, scoprendosi.

«Kaoru!»

«Lui lascialo a me. Noi due abbiamo un conto in sospeso».

Anche Maschera di Ferro sembrava pensarla così, tanto che lasciò perdere Saito e si concentrò sul nuovo venuto.

«Si può sapere che cosa vuoi da noi?» domandò Kaoru mentre camminavano lentamente in cerchio tenendosi viso a viso «Ti stai lasciando dietro cadaveri di feudatari per tutta la nazione. Hai forse deciso di far sprofondare questo Paese nell’anarchia?».

Maschera di Ferro non rispose e si lanciò all’attacco.

Nelle ultime settimane Kaoru si era allenato molto duramente, proprio in previsione di un nuovo scontro con quella che stava ormai diventando quasi la sua nemesi, e così il divario tra loro due si era fatto molto meno marcato rispetto al passato.

Addirittura, ad un certo punto Kaoru sembrò quasi riuscire a prevalere, costringendo Maschera di Ferro ad una difesa passiva e quasi disperata, tanto velocemente e fulmineamente si muoveva il suo avversario, una differenza che si fece ancor più marcata quando Kaoru decise di servirsi anche del potere di Gandalfr; ciò andava contro i suoi principi, ma se poteva servire a trovare quelle risposte che sentiva che Maschera di Ferro potesse portargli sulle sue origini e sulla sua identità allora era un sacrificio accettabile.

Saito e Kiluka assistevano senza interferire, Kiluka perché troppo spaventata e Saito perché, dentro di sé, sapeva che non poteva fare niente per aiutare o contrastare due guerrieri di tale bravura; oltretutto, aveva una sensazione che di dejà vu, quasi quello scontro gli riportasse alla memoria qualcosa che non gli riusciva di identificare.

Alla fine, incredibilmente, Kaoru fu ad un passo dalla vittoria; schivato l’ennesimo affondo, il ragazzo girò su sé stesso, si aprì un varco e partì di taglio menando un fendente che Maschera di Ferro riuscì ad evitare per un pelo, ma che comunque lo ferì all’avambraccio sinistro lacerando il camiciotto e la carne sottostante.

La cosa strana fu che, almeno in quel momento, non uscì sangue dalla ferita, ma non era quella la cosa importante per ora.

Approfittando dell’occasione, prima ancora di concludere l’assalto Kaoru sgambettò l’avversario, gli afferrò la faccia mascherata e lo sbatté violentemente a terra lasciandolo impotente.

Poi, successe qualcosa.

Kaoru fece per strappare via la maschera, così da poter finalmente scorgere quel volto che, adesso se lo ricordava, aveva già visto quella volta tra le rovine di Dungletale, ma i cui lineamenti non riusciva ancora a ricordare con chiarezza, quando qualcosa lo paralizzò.

Fu questione di un attimo.

Le pupille gli si dilatarono, la bocca si piegò in un’espressione di stupore, ed una specie d lampo gli si accese nella mente e davanti agli occhi, mostrandogli immagini confuse e incomprensibili; tutto quello che vedeva era fuoco, un mare di fuoco, che sembrava bruciargli la carne come se vi fosse stato davvero immerso, e che bruciava ogni cosa.

«Che cos’è?» disse ancora sconvolto «Ma chi diavolo sei tu?».

Un secondo di esitazione, che però fu sufficiente.

Kaoru venne improvvisamente riportato alla realtà da un altro tipo di dolore, un dolore dapprima leggero e quasi impercettibile, che però divenne autentico e devastante nel momento in cui vide la spada di Maschera di Ferro conficcata nel proprio addome, la lama e i vestiti tinti di rosso e le gocce di sangue che come un orologio ticchettavano a terra una alla volta.

Tutti i muscoli gli si paralizzarono, la spada gli cadde di mano, e come Maschera di Ferro ritrasse la lama il ragazzo ne prese il posto a terra, circondato di sangue, mentre lui al contrario si rimetteva in piedi.

Saito e Kiluka assistettero impotenti; Kiluka si copri la bocca con le mani e quasi pianse, Saito spalancò la bocca incredulo.

«Kaoru!».

Quasi accertatosi che il nemico non costituiva più una minaccia, Maschera di Ferro tornò tuttavia a rivolgere le sue attenzioni proprio su Saito, il quale, in larga parte ancora sconvolto per ciò che aveva visto, non riuscì quasi ad opporre resistenza, ritrovandosi in poco più di dieci secondi con le spalle appoggiate al muro del palazzo.

Maschera di Ferro avrebbe probabilmente infierito anche su di lui, se all’improvviso una freccia comparsa dal nulla non lo avesse costretto ad indietreggiare.

Se c’era un’abilità naturale nella quale Kiluka si era sempre mostrata ferrata, questa era senza dubbio il tiro con l’arco.

Grazie al suo potere, e vinta la timidezza, aveva quindi creato un bell’esemplare di arco intarsiato con tanto di faretra piena di frecce, una delle quali era stata immediatamente scoccata contro il nemico, e poco importava se Maschera di Ferro le aveva di fatto salvato la vita; in quel momento stava attentando alle persone che come lui l’avevano aiutata, e pertanto andava fermato.

«Ora basta, smettila!».

L’espediente si rivelò provvidenziale.

Mentre tutto ciò accadeva, infatti, Louise, svegliatasi, si era accorta dell’assenza di Saito, e come si era imbattuta nel cercarlo in una delle guardie che erano state stese da Maschera di Ferro aveva immediatamente dato l’allarme.

I soldati arrivarono improvvisamente nel cortile, cogliendo sul fallo Maschera di Ferro, che lasciato perdere tutto girò i tacchi e corse via, arrampicandosi come un ragno sui bastioni per poi tuffarsi direttamente in mare.

Joanne, alla guida dei soldati, salì a sua volta sulle mura per vedere se era ancora possibile cercare di prenderlo, ma nel buio della notte era difficile persino riuscire a scorgere la superficie del mare.

«Sarà morto?» domandò uno

«Nessuno sopravvivrebbe ad un volo del genere.» disse un altro

«Non contateci troppo.» replicò Joanne «Quello non è tipo da morire così facilmente».

Poi, Joanne sentì Saito invocare il nome di Kaoru, e solo allora si accorse di quello che era successo.

Kaoru era ancora lì, riverso sull’erba a pancia in giù, con una mano a tenersi l’addome e l’altra protesa in avanti, svenuto e coperto di sangue. Il sangue gli colava anche dalla bocca, che tossendo in modo involontario ne sputava dell’altro con terrificante frequenza.

«Kaoru!» gridò Saito inginocchiandosi accanto a lui e cercando di soccorrerlo.

Anche Louise e Kiluka si avvicinarono.

«Presto, un medico! Un medico!» gridò Louise

«Sì, subito!» disse Joanne.

Anche Siesta, svegliata ed attratta dal frastuono, uscì in giardino, e quando vide cosa era successo per un attimo che sembrò un secolo il cuore quasi le si fermò.

Saito continuò per interminabili minuti a scuotere Kaoru nel tentativo di svegliarlo, ma il ragazzo non dava alcun segno di vita, e dopo poco sembrò aver avesse smesso anche di respirare.

«Kaoru!».

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!

Come al solito, risorgo dalla tomba per aggiornare!^_^

Gli esami stanno finalmente finendo.

Ancora 3 (che poi in realtà sarebbero 1, visto che due sono solo tesine) e finalmente avrà inizio anche la mia estate.

Sono sommerso di cose da fare.

Un dramma teatrale per un concorso, una sceneggiatura che spero si trasformerà in un corto universitario, e poi ovviamente questa fic, che per settembre vorrei davvero aver se non altro portato alle battute finali.

Che altro dire?

Ovviamente, aspettatevi aggiornamenti più frequenti da ora in avanti.

Spero che vi farà piacere.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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