Io sono un principe?
A
Les, che di sicuro lo è.
***
“Mamma?”
Sto male, sto dannatamente male. In piedi in questo corridoio con una
folla immensa che mi guarda, sto male.
Vorrei sparire, diventare invisibile, sprofondare in qualche fenditura e
non tornare mai più a galla.
“Cosa c’è, amore?”
Non è vero. Vorrei avere il coraggio di trovare una bella frase con cui
rispondere a Potter, che non la finisce di prendermi
in giro mentre il mio pubblico ride; vorrei impugnare la bacchetta e rompere
qualche osso a Black; a dire il vero mi basterebbe solo avere la forza la
gridare ‘basta’ ed andarmene da qui. Ma le miei gambe non si muovono e le
battute di Potter fanno male come coltelli
arroventati.
“Io sono un principe?”
La folla ride. La senti che ride, Potter? Hai
conquistato i tuoi applausi, ora lasciamo in pace.
Ma lui non se ne va; solleva la bacchetta e mi tramuta l’uniforme in un
vestito rosa.
La folla ride.
“Certo che sei un principe, Severus”
Sono un principe, sono un principe.
Se ci credo si avvererà. Sono un principe ed ora prendo la bacchetta ed
incenerisco Potter e tutti quelli che hanno riso di
me, a partire da Black.
Potter sembra non essersi divertito abbastanza; chiede al nostro
pubblico se pensa che starei bene coi capelli biondi.
Tu sia maledetto, Potter.
“Un principe di quelli veri?”
Improvvisamente volo contro il muro, dall’altra parte del corridoio. Vedo
Potter esaminare la bacchetta grattandosi la testa e
dire di non avere ancora imparato bene l’incantesimo cambiacolore.
La folla ride. La folla ride e si disperde mentre i due attori
principali, dopo un saluto di scherno se ne spariscono dietro un arazzo.
E la testa mi fa male e ho tutte le ossa doloranti. Non so nemmeno se
riesco ad alzarmi, avvolto in questo abito. Potrei rimanere qui contro questo
muro tutta la vita, fino a diventare dello stesso colore della pietra. Potrei
rimanere qui, finchè gli altri si dimenticano della
mia esistenza.
“Il più vero di tutti i principi,
amore”
**
“Mamma?”
Quanto è bella; quei capelli biondi, quegli occhi da gatta e quel sorriso
così dolce e così crudele, da bambola e da gran dama. Quanto è bella.
Cosa avevo nella testa quando le ho comprato questo fiore? Lei ne ha fin
troppi di fiori, i ragazzi più belli della scuola gliene regalano ogni volta
che lei passa loro davanti.
Ma ora è sola. Siede sul divano senza nessuno di quei ragazzi intorno.
Non c’è Lestrange, non c’è Carrow,
nemmeno Noel e Pawell. Lei
è sola. Stringo il mio fiore in mano e mi avvicino a lei.
Quanto è bella; quanto è bella immersa nel suo libro, con i riccioli biondi
sciolti sulle spalle.
La chiamo, alza il viso a guardarmi.
“Cosa c’è, amore?”
Allungo la mia mano verso di lei ed improvvisamente il mio bel fiore mi
sembra tanto piccolo e buio, in confronto al viso di lei.
Lei rimane stupita per qualche istante e poi la sua espressione cambia.
Mi guarda con un misto di compassione e di sdegno dipinto sul viso.
“Io sono un principe?”
Si, sono un principe. E lei è la mia principessa.
Lestrange compare dal nulla con la sua solita sfacciataggine,
trascinandosi dietro una scia di chiasso. Si avvicina alla mia principessa, già
pronto a parlare. Poi nota me, fermo davanti a lei con un fiore in mano. Si
blocca stupito per qualche istante e poi scoppia a ridere. Senza ritegno, attirando
l’attenzione di tutta la sala ride e di aggrappa a una sedia per non cadere.
Anche la mia principessa sorride e si porta una mano alla bocca per
nascondere le risate. Lestrange ride e mi addita e
ormai alle sue risate se ne sono unite molte altre.
“Certo che sei un principe, Severus”
Non so più cosa fare e rimango fermo, col mio fiore che mi appassisce in
mano.
Mi sento piccolo; piccolo e stupido.
“Un principe di quelli veri?”
La mia principessa si alza, chiudendo il libro che aveva in grembo.
Le risate di Lestrange e dei suoi amici ormai
sono lontane ma la folla ancora mi guarda. Lestrange
prima o poi si stuferà di dare spettacolo; la smetterà di ridere.
La mia principessa mi guarda << Scusami >> borbotta
allontanandosi e sparendo oltre la porta segreta.
La mia principessa se n’è andata.
“Il più vero di tutti i principi,
amore”
**
“Mamma?”
Lucius mi guarda e a fatica maschera un sorriso con un colpo di
tosse.
Si ricompone, si passa una mano tra i capelli biondi e mi guarda.
Come vorrei essere come lui. Emana sicurezza da tutti i pori; emana
solennità, emana nobiltà.
“Cosa c’è, amore?”
È sempre sicuro di sé, sempre tranquillo, con quella sua voce strascicata
e quei suoi sorrisi di scherno, rivolti a chiunque non ritiene degno di sé. A
me ne rivolge di continuo.
E so che non sarò mai come lui.
Ho spinto la Evans
poco fa, dandole della mezzosangue, come ho visto Lucius
fare decine di volte.
L’ho visto colpire alle spalle la Mckinnon e
sbatterla contro un muro, giustificandosi perché le intralciava il cammino e ho
visto i suoi amici ridere, mentre nessuno aveva il coraggio di contraddirlo.
L’ho visto come un re, fermo il quel corridoio accerchiato da una piccola
folla che lo guardava con riverenza.
Ma io non sono come lui.
“Io sono un principe, mamma?”
Io non sono come lui; e Potter e sbucato dal
nulla e mi ha inchiodato al muro ancora prima che io riuscissi a prendere la
bacchetta. Senza parlare, senza sforzo, mi ha sbattuto in terra.
Mi ha insultato e se n’è andato, correndo dietro alla ragazza.
E Lucius, comparso in quel momento da un
corridoio laterale, non ha fatto nulla per fermarlo.
Mi ha aiutato a rialzarmi, più per cortesia che per reale interesse e ora
mi guarda con sdegno.
“Certo che sei un principe, Severus”
E ora cosa faccio?
<<
Ciao >> mi dice semplicemente Lucius
Malfoy il re e continua per la sua strada.
“ Un principe di quelli veri?”
Rimango solo nel corridoio buio, coperto di vergogna.
Ma io, sono davvero un principe?
“Il più vero dei principi, amore”
**
“Mamma?”
Lestrange è davanti a me, mano nella mano con la più bella ragazza di
tutta Hogwarts. Mi guarda ma non mi saluta.
Un suo semplice cenno di saluto mi farebbe sentire più a mio agio in
questa sala gremita di gente.
Ma io non sono degno del saluto di uno dei più bei e popolari ragazzi
della scuola. Io non sono degno del saluto di uno dei principi di Hogwarts.
Ma sono anche io un principe, o no?
“Cosa c’è, amore?”
Vorrei solo poterlo dimostrare e vorrei che in parte a me Sawyer non cingesse così la vita della mia principessa
bionda.
“Io sono un principe?”
Vorrei non stare fermo davanti alla porta, solo e vestito di nero mentre
tutti gli altri ridono o ballano in compagnia e vestono i loro migliori e più
colorati abiti.
Vorrei che il suolo si aprisse e mi inghiottisse. Vorrei avere davanti Potter per provare su di lui l’incantesimo letto ieri in
uno dei libri che Lucius presta sempre alla mia
principessa.
Lei mi passa in parte e mi dedica un fugace sorriso, prima di chiedere al
suo accompagnatore se gli va di ballare.
“Certo che sei un principe, Severus”
Qualcuno mi spinge in avanti e una voce dannata e famigliare mi risuona
nell’orecchio.
<< Su Mocciosus, spostati dall’entrata!
>>
Potter è entrato nella sala, mano nella mano di una ragazza mora e
con Minus che lo segue come un fedele ciambellano.
Ecco un altro dei principi di Hogwarts.
No, non è vero. Io sono un principe.
“Un principe di quelli veri?”
Impugno la bacchetta e lo guardo con rabbia. Potter
non reagisce. Si limita a guardarmi come guarderebbe anche un bassotto che lo
minaccia di azzannarlo e scoppia a ridere. Una risata alta e spontanea che fa
voltare gran parte dei presenti. Anche la mia principessa si volta, stretta al
braccio del suo cavaliere; del suo principe per questa sera; del suo principe
per questa notte.
<< Avanti Mocciosus, non costringermi a
farti passare la Vigilia in infermeria! >> dice con la sua solita
arroganza e prima ancora di lasciarmi il tempo di reagire, sparisce tra la
folla con la sua dama e il suo servitore.
Sparisce lasciandomi solo, in una sala piena di gente.
“Il più vero dei principi, amore”
**
“Mamma?”
Le risate di Black sono insopportabili. Sembrano latrati lontani e sono
così dannatamente contagiose che ora anche il resto della folla sta ridendo.
Io penzolo a gambe all’aria con la tunica che mi copre il viso.
Che la terra si apra e mi inghiotta.
“Che c’è, amore?”
La Evans poco fa è intervenuta a difendermi
da Potter e Black.
Non so neanche perché mi abbiano attaccato. Ho provato a difendermi e con
il mio nuovo incantesimo ho ferito Potter ad una
guancia.
Se non fosse stato per la Evans
la sua rabbia mi avrebbe ridotto ad una polpetta.
“Io sono un principe?”
Se solo riuscissi ad oppormi a tutte queste umiliazioni, se riuscissi a
spedire quei due babbei contro un muro, ancora e ancora.
Potter ha litigato con la Evans e questo mi riempie di soddisfazione. Anche il
principe dei principi non riesce a conquistare la sua dama. Ma Potter non sembra dargli troppo peso, e del resto… perché
dovrebbe? Tutto il resto della popolazione femminile di Hogwarts,
ad eccezione di Bellatrix e di qualche altra Serpeverde convinta, non si farebbe ripetere due volte un
invito ad uscire con lui.
“Certo che sei un principe, Severus”
La Evans se n’è andata e Potter
sembra furente. Usa contro di me il mio stesso incantesimo, quel lurido
vigliacco.
Dietro di me la piccola folla ride e batte la mani. Stebbins
sta ridendo, con quella sua risata acuta e l’immancabile Miss-Lentiggine
attaccata al braccio; Paciock sta ridendo passandosi
una mano tra i capelli biondi; decine di ragazze stanno ridendo; Black sta
ridendo. E la sua risata mi ferisce e mi riempie d’ira.
“Un principe di quelli veri?”
Vorrei scomparire e vorrei incenerire tutti.
Vorrei che il mondo esplodesse e vorrei avere qualcuno in parte a me
pronto a difendermi. Un’amico, uno dei miei compagni serpeverde.
Ho tenuto testa alla Evans poco fa, come
avrebbe fatto Lucius, ma non sono riuscito a
difendermi dalle successive accuse di Potter e dalle
risate pungenti di Black.
<< Chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?
>> echeggia beffarda la voce di Potter,
perfetto e sicuro di se come sempre. Black ride ancora più forte.
“Il più vero dei principi, amore”
*********
Piccola raccolta di momenti,
di ricordi, di istantanee sciupate;
Piccola raccolta di pensieri,
nata in un attimo di tristezza.
Spero vi sia piaciuta.
Lady Glo