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Distrattamente,
il cellulare le cadde dalla
mano. Dritto sul pavimento, percorrendo una traiettoria invisibile e
irregolare
sospesa nell’aria, che portò, inevitabilmente, a
gravose conseguenze.
Il
nuovo – e modernissimo – telefono ne
uscì con lo schermo completamente rotto. Quelle nuove
apparecchiature
elettroniche erano molto belle, ma anche estremamente fragili.
Tuttavia, ad
Angela non importava affatto.
Perché
ciò che aveva appena letto era
così bello ed entusiasmante da poter mandare al diavolo
tutti i soldi spesi.
Sì,
finalmente, la sua amica… si era
innamorata. Poteva divenire completa.
E
non riusciva ad essere più felice di
così, visto che l’uomo dei desideri di Tempe non
era niente di meno che Seeley
Booth, l’agente dell’FBI più coraggioso
e gentile che avesse mai
conosciuto. Quelle
poche parole, ‘ho una voglia
incontrollabile di baciarlo’,
furono così inaspettate… non sapeva
neanche come dirlo! Non ci riusciva, le
sembrava fin troppo bello per essere vero.
Ma
nemmeno tanto… prima o poi, la
felicità veniva concessa a tutti. Anche a Temperance
Brennan.
Sviò
lo sguardo verso Hodgins, sfoderando
un sorriso incredibilmente entusiasmante.
“E’
successo qualcosa…” bofonchiò
l’uomo,
avvicinandosi a lei.
*
* *
“So
che non vuoi parlarne in questo
periodo, ma… ne ho davvero bisogno. Quando credi di tornare
a lavoro?”.
Tempe
fissò l’altro con una strana
espressione, a metà tra compiaciuta e impaurita. Si
compiaceva nel guardarlo,
ma al tempo stesso temeva una sua risposta negativa.
Anche
Booth era piuttosto in difficoltà…
che cosa voleva dire quel ‘ne ho
davvero
bisogno’? Aveva bisogno che lui tornasse a lavoro
per aiutarla nelle
indagini, perché quest’ultimo era stancante e da
sola non riusciva o perché
voleva accanto la sua presenza?
Lui
auspicava per la seconda, ma comunque
stessero le cose, gli fece davvero piacere sentire quelle parole. Anche
se,
effettivamente, non aveva una risposta concreta.
Si
limitò a dire: “Presto, Bones”.
Adesso
non aveva alcun problema. Si era
accorto che Brennan riusciva a calmare il suo animo, e che lui era di
nuovo
capace di sorridere. Ma forse era ancora troppo presto per immergersi
tra i
cadaveri.
Ci
fu un momento in cui nessuno dei due
proferì parola. Semplicemente, si guardavano. Con il dovuto
imbarazzo,
ovviamente. Erano stati ragazzini, adolescenti e giovani impossessati
dall’amore dolce e affettuoso (almeno in parte), ma adesso
non più. Adulti,
maturi e coscienziosi delle proprie scelte.
Purtroppo,
cambiavano tante cose quando
si cresceva e, senza volerlo, tutto diventava più
complicato.
Era
anche vero, però, che ad una certa
età si potevano fare cose che prima non erano
concesse…
“Forse…
potremmo andare da qualche
parte”. Booth si fece finalmente avanti.
“Non
è professionale lasciare il lavoro
in questo modo, ma… per questa volta sono disposta a fare
una dovuta eccezione”
disse lei, sorridendo.
Lui
si stava già preoccupando del fatto
che, a causa sua, Brennan non stesse lavorando. Ma quando la donna
notò
l’espressione interrogativa sul volto
dell’altro…
“E
comunque, detto tra noi, non ho nessuna
voglia di tornare in laboratorio dal nuovo collega”.
In
realtà, avrebbe voluto dirgli: ‘non
ho nessuna voglia di lasciarti solo’.
Coraggio,
ci voleva coraggio!
“C’è
un nuovo collega? Allora devi
raccontarmi tutto!”.
“Ci
puoi scommettere!”.
Uscirono
entrambi dal bar, diretti chissà
dove, con l’intento di fare una lunga e rilassante
passeggiata, prendendosi una
pausa dagli ultimi avvenimenti e dalla vita di tutti i giorni.
Proprio
vero: anche dalle peggiori
disgrazie potevano nascere cose belle.