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Autore: yu_gin    29/06/2012    4 recensioni
La vita di Kurt e Finn è molto diversa da come siamo abituati a vederla. Le difficoltà economiche e l'impossibilità di trovare un lavoro migliore spingono Kurt ad accettare un lavoro che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di poter accettare.
Ma se sotto le luci dello Scandals incontrasse un ragazzo che potrebbe cambiargli la vita? Un ragazzo che viene dall'altra parte di Lima, quella economicamente agiata, quella dabbene, quella da cui Blaine vuole fuggire? Se riuscissero a trovarsi, nonostante tutto?
Dal primo capitolo: Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.
Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:
Il più bel culo che abbia mai visto.
[...]
«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»
Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.
«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Lima Side Story



Capitolo 18: regionals



Blaine finì di prepararsi, allacciando la cravatta e mettendo in borsa gli spartiti. Jeff fece capolino nella sua stanza.

«Siamo tutti pronti. Tu come sei messo?»

«Pronto» assicurò, chiudendosi la porta alle spalle. «Agitato?»

«Me la sto facendo sotto» ammise Jeff, alzando le spalle. «Ma so già che quando sarò sul palco sarà fantastico.»

«Tu sarai fantastico» precisò una voce. Nick li raggiunse, battendo una mano sulla spalla del compagno di stanza. «Noi saremo fantastici. Abbiamo provato duramente e non mi sono mai sentito tanto carico in vita mia. Comunque vada, sarò fiero di noi.» Afferrò i due compagni per le spalle e li spinse verso il corridoio. «Ora però è meglio se ci sbrighiamo, o partiranno senza di noi.»

«Non partirebbero mai senza tre dei loro quattro solisti» fece notare Jeff.

«Quattro» precisò Nick, indicando Sebastian, davanti a loro. Il ragazzo era appoggiato contro il muro e teneva gli occhi fissi sul cellulare, tanto che neppure li aveva sentiti arrivare.

«Ehi, Sebastian, nuovo cellulare?» chiese Jeff, avvicinandosi incuriosito. Sebastian alzò lo sguardo verso di loro e ripose frettolosamente il cellulare in tasca. Forse un po' troppo frettolosamente.

Blaine lo notò, senza riuscire a trovare una spiegazione plausibile.

«Mi spieghi perché usi quel macinino se hai un iPhone nuovo di zecca?» chiese Jeff.

«L'altro si è rotto» rispose sbrigativo.

«Ma se ti ho visto-»

«Allora, vogliamo andare?» lo interruppe.

I Warblers salirono sul pulmino che li avrebbe accompagnati alle Regionali. Wes e Thad avevano già organizzato il riscaldamento vocale e ora i coristi stavano provando alcune scale, mentre David si ostinava a controllare che le note fossero intonate con il suo diapason.

Blaine prese posto e guardò fuori dal finestrino.

Si chiese se sarebbe finalmente riuscito a vedere Kurt.


«Non è necessario, davvero, ragazzi!» insistette Kurt.

«Kurt, in che lingua te lo dobbiamo ripetere? Noi vogliamo che tu venga col nostro pulmino» insistette Mercedes.

«Ma se non faccio nemmeno più parte del Glee?»

«Che importa? Lo sei stato fino al diploma. E poi sarebbe ridicolo che tu ci seguissi in macchina. Salta su. Sarà come ai vecchi tempi» disse Tina, facendogli cenno di salire.

Kurt infine accettò e salì con loro, sedendosi affianco a Mercedes.

Il professor Schuester si alzò in piedi e si rivolse alle New Direction: «Ascoltate ragazzi: ci siamo impegnati molto quest'anno e non intendo perdere. Abbiamo nuovi membri e vecchie conoscenze tornate per farci vincere. L'anno prossimo molti di voi se ne andranno e non so se avremo nuovi membri e se questi saranno bravi come voi. Quindi cerchiamo di portare a casa il trofeo. Quest'anno voglio andare alle nazionali, ragazzi, e voglio vincere. Ce lo meritiamo.»

I ragazzi esultarono.

Kurt sorrise nel ricordare i tempi in cui era anche lui nel Glee. Non era poi cambiato molto. Trepidava anche lui per loro, come se la loro vittoria fosse una vittoria anche per lui. Guardò fuori dal finestrino.

Nel sentire la voce squillante di Rachel farsi spazio sulle altre non poté che pensare a Blaine e a cosa stesse facendo.


Kurt si separò dagli altri che andarono a cambiarsi e prese posto sulle poltroncine affianco al professor Schuester e alla Pillsbury. Attorno a loro c'erano numerosi posti vuoti, riservati alle New Direction. Lo stesso spazio vuoto che poteva vedere alla sua destra.

Schuester si sporse verso di lui: «Sono i posti riservati ai Warblers. Si esibiranno per primi, quindi immagino che verranno qui solo dopo la loro performance» disse, sventolando il volantino che aveva in mano per scaricare l'ansia. «So che fra loro c'è anche il fratello di Rachel. Lei dice che è molto bravo e che sicuramente sarà uno dei solisti.»

Diavolo se lo è, pensò Kurt, ripensando all'unica occasione in cui l'aveva sentito cantare, il giorno di San Valentino. Ripensò a come la sua voce gli fosse arrivata dritta al cuore, colpendolo e portandolo quasi alle lacrime. If I loose everything in the fire, I'm sending all my love to you. Ripensò alle parole della canzone e si chiese se le avesse credute davvero.

A lui piaceva pensare di sì.

Dopo una decina di minuti le luci si abbassarono e il presentatore annunciò il primo coro: i Warblers.

Kurt sentì il proprio cuore martellare nel petto e desiderò scappare.

No, non scapperò. Voglio vederlo. Voglio vedere se eviterà il mio sguardo o se mi guarderà dritto negli occhi. Almeno potrò capire che sta succedendo.

Il palco si liberò del presentatore e rimase solo un microfono al centro. Da dietro gli spalti vide avanzare un ragazzo con la divisa. Lo riconobbe all'istante.

Era Blaine.


Blaine sospirò e chiuse gli occhi. Era così agitato da aver seriamente valutato l'ipotesi di scappare. Certo, dopo avrebbe dovuto lasciare lo stato perché l'ira dei suoi compagni di coro sarebbe stata incontrollabile, ma almeno non sarebbe svenuto nel bel mezzo del palco.

Wes gli fece un cenno con la testa che poteva significare una sola cosa: vai.

E Blaine, nonostante il terrore gli avesse intrecciato le ginocchia e arricciato lo stomaco, uscì sul palco. La luce lo abbagliò per un istante.

La platea risultava ai suoi occhi come un'indistinta macchia scura. Avanzò fino al microfono. Le luci si focalizzarono su di lui e, dopo pochi istanti, cominciò ad abituarcisi.

Il pubblico cominciò a farsi più nitido. Fu allora che lo vide. Seduto vicino ai posti riservati alle New Direction. Bellissimo come sempre.

Kurt non evitò il suo sguardo come aveva temuto. Lo guardò dritto negli occhi, così intensamente che fu come se in quel momento non ci fossero che loro due, soli in auditorium. Come se stessero parlandosi, chiarendosi.

Blaine ripensò al testo della canzone che stava per cantare e sperò che Kurt capisse quanto valessero per lui quelle parole.

I heard there was a secret chord
That david played and it pleased the lord
But you don't really care for music, do you
Well it goes like this the fourth, the fifth
The minor fall and the major lift
The baffled king composing hallelujah

Sentì le voci dei propri compagni accompagnare il ritornello, nella perfetta armonia che tanto a lungo avevano studiato.

La paura iniziale cominciò a scemare, lasciando spazio alla musica.

Well your faith was strong but you needed proof
You saw her bathing on the roof
Her beauty and the moonlight overthrew you
She tied you to her kitchen chair
She broke your throne and she cut your hair
And from your lips she drew the hallelujah.

E come avrebbe voluto fargli capire che quel “she” per lui era un “he”, che solo a lui pensava quando cantava quelle parole.

Baby i've been here before
I've seen this room and i've walked this floor
I used to live alone before i knew you
I've seen your flag on the marble arch
But love is not a victory march
It's a cold and it's a broken hallelujah.

L'amore non è una marcia di vittoria, Blaine ormai l'aveva capito. Non era la sconfitta di uno per mano dell'altro. Se cadevano, cadevano insieme.

Well there was a time when you let me know
What's really going on below
But now you never show that to me do you
But remember when i moved in you
And the holy dove was moving too
And every breath we drew was hallelujah.

Parlami, avrebbe voluto gridargli da lì. Insultami se devi, ma non evitarmi.

Ma Kurt non sembrava evitarlo. Tutt'altro. I suoi occhi non lo lasciarono neppure per un istante.

Well, maybe there's a god above
But all i've ever learned from love
Was how to shoot somebody who outdrew you
It's not a cry that you hear at night
It's not somebody who's seen the light
It's a cold and it's a broken hallelujah.

Cos'aveva imparato dall'amore? Difficile dirlo, visto che prima di allora non aveva mai amato e poche settimane evidentemente non erano abbastanza.

Ma quei pochi giorni di lontananza gli avevano fatto capire una cosa: quando non ti escono più neppure le lacrime l'unica cosa che ti rimane è un freddo hallelujah.

Aveva in mente di portare alle Regionali una canzone di Kate Perry (l'ennesima) o di Pink (doveva ancora scegliere), ma all'improvviso aveva sentito il bisogno di una canzone più emotiva, più personale. Una canzone che dicesse semplicemente... di più.

Aveva scelto quella. Aveva dimostrato di poterla cantare e nessuno aveva obiettato.

Tutti pensavano l'avesse fatto per scrollarsi di dosso lo stereotipo del ragazzo Top-40. La verità era che l'aveva fatto per lui. Perché con le parole non era bravo, ma a quanto pare – quando cantava – riusciva ad arrivare al cuore delle persone.


Nick e Jeff stavano ascoltando Hallelujah in religioso silenzio. I loro compagni Warblers stavano accompagnando l'assolo di Blaine ma loro – i prossimi solisti ad esibirsi – erano rimasti dietro le quinte a prepararsi psicologicamente.

«Agitato?»

«Da morire» confessò Jeff.

«Anch'io» ammise Nick, alzando le spalle. «E' il nostro primo assolo – beh, duetto – ad una competizione ufficiale, in fondo.»

«E se facessi un disastro? Se dimenticassi le parole o stonassi alla grande, rovinando il lavoro di tutti? Il tuo, in particolare.»

«Ehi, tu non stonerai, mi hai capito? Abbiamo provato ogni pomeriggio da quando ci hanno affidato il pezzo fino ad oggi e cantiamo insieme da tre anni ormai. Ricordi come abbiamo cominciato?»

«Cantando le sigle dei cartoni animati durante le nostre maratone serali al primo anno» disse, sorridendo.

«E poi siamo entrati nei Warblers. Insieme. Ed ora siamo qui, sul punto di esibirci. Ancora insieme. Vorrà pur dire qualcosa, no?»

Jeff sorrise. La paura si fece meno insistente.

Sentirono Blaine concludere il suo assolo e si scambiarono un ultimo sguardo. Poi entrarono in scena.


Le voci dei Warblers erano – come sempre – perfettamente armonizzate. Jeff respirò profondamente, poi prese il microfono e gli si avvicinò.

There used to be a greying tower alone on the sea
You became the light on the dark side of me
Love remains a drug that's the high and not the pill
But did you know that when it snows
My eyes become large
And the light that you shine can't be seen?

Sentì il coro accompagnarlo nel ritornello, e all'improvviso l'ansia scemò.

Baby, I compare you to a kiss from a rose on the grey
Ooo, the more I get of you, the stranger it feels, yeah
Now that your rose is in bloom
A light hits the gloom on the grey.

Questa volta fu Nick ad afferrare il microfono e a soffiarvi dentro la voce:

There is so much a man can tell you
So much he can say
You remain my power, my pleasure, my pain
Baby, to me, you're like a growing
Addiction that I can't deny
Won't you tell me, is that healthy, baby?
But did you know that when it snows
My eyes become large
And the light that you shine can't be seen?

Nick guardava il pubblico come se fra loro ci fosse la persona a cui stava dedicando la canzone. Ma nell'istante in cui si voltò verso di lui, Jeff capì che non era così. Il suo sguardo non era solo d'intesa, non era lo sguardo che lanci ad un partner artistico. E' il tipo di sguardo che vuole dire le parole non dette.

Canta con me. Era come se Nick glielo stesse gridando. Che importa se i giudici capiranno che non è per una ragazza del pubblico la canzone ma per noi? Che importa se coglieranno i nostri sguardi?

Now that your rose is in bloom
A light hits the gloom on the grey

La fine della canzone giunse senza che neppure se ne accorgessero. Rimasero qualche istante a guardarsi, davanti ai microfoni. Si sorrisero, senza dire nient'altro. Non serviva.


Kurt guardò i Warblers esibirsi nell'ultimo pezzo. Sebastian era davvero bravo e The Shock of the Lighting era decisamente nelle sue corde. Aveva una voce stupenda e il modo in cui si muoveva... non stentava a credere che cambiasse ragazzo con la frequenza con cui lui cambiava outfit. Sorrise nel vedere gli altri Warblers – quelli che non si erano esibiti nei pezzi da solisti – ballare indossando le tute che aveva lui stesso aiutato a trovare. Alcuni stavano dando davvero il meglio di sé, facendo acrobazie che forse solo Mike e le Cheerios avrebbero saputo eguagliare.

Scorse i due ragazzi che avevano cantato Kiss from a rose. Erano stati eccezionali e a lui non era sfuggito lo sguardo finale che si erano lanciati. Quanto avrebbe dato per poter avere un momento simile. Si era esibito da solista alle regionali e una volta aveva duettato con Finn – ma nulla di romantico, ovviamente.

Pensò a come sarebbe stato duettare con la persona che amava.

Fu a quel punto che l'immagine di Blaine, solo sul palco, che intonava Hallelujah tornò prepotente alla sua mente.

Quando il pubblico si alzò in piedi per la standing ovation, lui ne approfittò per sgusciare via. Il professor Schuester provò a fermarlo ma lui fu più rapido e percorse il corridoio quasi di corsa. Non sarebbe riuscito a rimanere lì un istante di più.


Non appena ebbero finito di esibirsi, Blaine fu trascinato nei camerini insieme a Sebastian, Nick e Jeff in un coro di ovazioni. Tutti si complimentavano con loro, commentavano l'esibizione, si lamentavano per qualche passo sbagliato.

I due più acclamati furono Nick e Jeff. Il secondo quasi arrossì per i tanti complimenti ricevuti, scuotendo animatamente le mani e assicurando che non ce l'avrebbe mai fatta da solo. Nick, al suo fianco, sorrideva, tenendolo per il braccio quasi avesse paura che glielo portassero via.

Blaine invece riuscì ad evitare tutti e a sgattaiolare via dagli spogliatoi.

Incrociò Rachel, già vestita di tutto punto per entrare in scena.

«Blaine!» esclamò vedendolo. «Sei stato fantastico. Sarà dura battervi.»

«Grazie, Rachel. Ora scusa ma devo andare.»

«Non mi fai neppure gli auguri per l'esibizione?» protestò.

Blaine sorrise e la abbracciò: «Buona fortuna. Sono sicuro che sarai fantastica.» Si staccò da lei e ripartì. Scappando si scontrò con Finn, lo salutò velocemente e sparì.

Finn lo guardò perplesso, poi si rivolse a Rachel.

«Tutto bene?»

«Penso di sì. Ho come il sospetto di sapere da chi stia correndo.»

Finn sorrise: «Pronta?»

«Tu, piuttosto. Sono due anni che non ti esibisci su un palco vero e proprio: sicuro di reggere la tensione?»

«Non proprio. Ma sarai tu ad aprire le danze, ricordi?» le fece notare.

Rachel si morse le labbra. «Spero di essere all'altezza.»

«Lo sarai» disse, spingendola verso l'entrata.

Rachel si voltò un'ultima volta a guardarlo, poi fece la sua apparizione sul palco.

Le luci erano tutte puntate su di lei e il microfono era pronto. Esattamente come suo fratello si avvicinò ad esso e vi si aggrappò.

Fece un bel respiro e fece un cenno. La base partì.

Poi cominciò a cantare ed il resto venne da sé.


Non appena uscirono dal palco, Nick e Jeff furono travolti dall'entusiasmo dei loro compagni. Li abbracciarono, li spettinarono, si complimentarono con loro per quel fantastico duetto affermando che, se fossero arrivati alle Nazionali, avrebbero di sicuro dato a loro una canzone.

Non appena però ebbero un secondo di pausa, Nick afferrò Jeff per la manica e lo trascinò via dalla folla.

Jeff non capì subito che cosa fosse preso all'amico e pensò che volesse dirgli qualcosa – o forse doveva semplicemente vomitare per l'agitazione e gli serviva qualcuno di supporto.

Invece, quando raggiunsero i bagni deserti, Nick si voltò verso di lui e, senza aggiungere altro, lo afferrò per i bordi della giacca e lo attirò a sé, baciandolo.

Fu tutto tranne che un bacio dolce.

Prima di rendersi conto di quello che stava accadendo, Jeff stava rispondendo al bacio. Non era la prima volta che baciava qualcuno, ma certo era la prima volta che baciava un ragazzo e, più tardi, si sarebbe stupito della naturalezza con cui si era comportato.

Avevano entrambi agito d'istinto: si erano trattenuti sul palco, avevano evitato di guardarsi negli occhi ogni secondo della performance e, nell'inchinarsi l'uno affianco all'altro non si erano neppure abbracciati perché sapevano che, se si fossero lasciati andare anche solo un secondo, non sarebbero più riusciti a fermarsi.

Ma lì, al sicuro da sguardi indiscreti, potevano fare ciò che volevano e quel bacio era stato troppo desiderato da entrambi per essere posticipato.

Quando si staccarono presero un respiro profondo, uscendo dall'apnea nel quale erano immersi.

Si guardarono, temendo di affrontare lo sguardo dell'altro.

«Scusa, non sono riuscito a trattenermi oltre» disse Nick.

«Non mi pare di essermi opposto alla cosa» gli fece notare l'altro.

Si sorrisero, facendo nuovamente sfiorare i loro nasi.

«A te sta bene... questa cosa?»

«Sì. Insomma, ho sempre saputo che tu eri più di un amico. Wes è mio amico. David e Thad sono miei amici. Anche Blaine è solo un amico. Tu sei sempre stato qualcosa di più» disse Jeff.

«Questo non cambierà le cose tra noi, vero? Rimarremo sempre quelli di prima: i soliti Nickejeff, indivisibili e inimitabili.»

«Prendi due paghi uno. Immagino di sì. Anche perché credo che gli altri lo sappiano ormai da tempo. Forse da prima di noi.»

Nick appoggiò la testa contro la spalla dell'altro: «Mio Dio, quando Sebastian lo scoprirà gongolerà come un cucciolo dopo la poppata.»

«E tu lascialo fare» disse Jeff, ridendo. «Finché ci saremo noi due, chi se ne frega di Sebastian.»

Nick si sollevò e, guardandolo negli occhi, portò una mano alla sua nuca e la accompagnò verso di sé per un altro bacio. Questa volta fu dolce e controllato. Le loro labbra si sfiorarono, solleticandosi, prima di dischiudersi. Rimasero ancora qualche minuti, fronte contro fronte, a respirare la stessa aria.

«Che dici, torniamo dagli altri?»

Jeff annuì e, senza dividersi, lasciarono il bagno.


Blaine era impegnato a litigare con uno dei buttafuori mentre Rachel cantava a pieni polmoni Don't you remember di Adele. Si fermò un istante ad ascoltarla pensando che, diavolo, ne aveva fatta di strada da quando cantavano in duetto Anything you can do I can do better alle feste di compleanno della nonna.

Poi tornò a rivolgersi al buttafuori.

«La prego, è davvero importante. Devo rientrare assolutamente nella platea.»

«Niente da fare, se non hai il biglietto o il pass.»

Blaine si maledì per aver lasciato nella fretta il pass nei camerini.

«Non vede che ho la divisa della scuola che si è appena esibita?»

«Per quel che ne so potresti essere un amico della scuola senza essere nel coro. Mi spiace. Se davvero sei del coro perché non torni con il pass?»

Blaine sbuffò. A quel punto non vedeva altra soluzione. Si voltò per tornare sui propri passi quando una voce lo fermò.

«Blaine?»

Il Warbler si voltò di scatto riconoscendo la voce inconfondibile.

Era Kurt.


Finito il proprio pezzo, Rachel si inchinò al pubblico con sorriso raggiante e gridò entusiasta:

«Signore e signori: le New Directions!»

Mentre gli applausi scrosciavano Finn attraversò il palco, mentre Rachel indietreggiava per raggiungere il resto del coro.

Finn prese un respiro profondo e ripensò a tutte le volte che aveva cantato da solista ad una delle competizioni. Poi cominciò a cantare.

I'm just the pieces of the man I used to be
Too many bitter tears are raining down on me
I'm far away from home
And I've been facing this alone
For much too long.

Blaine fissò incredulo il ragazzo davanti a lui. All'improvviso fu tentato di scappare per non doverlo affrontare, per non doverlo ascoltare mentre gli diceva “non dobbiamo più vederci” o “sei stato uno sbaglio”.

Sarebbe stato troppo.

Oh, I feel like no-one ever told the truth to me
About growing up and what a struggle it would be
In my tangled state of mind
I've been looking back to find
Where I went wrong.

Era davanti a lui. Blaine era lì, dall'altra parte dell'atrio e a separarli c'era solo l'ampia stanza vuota.

Nessuno aveva mai detto a Kurt cosa si prova ad essere innamorati. Certo, gli avevano parlato delle farfalle nello stomaco, dei messaggi d'amore, dei baci, delle promesse. Ma nessuno gli aveva mai detto quanto facesse male.

In quel momento desiderò non essere così dannatamente innamorato, desiderò non provare quella stretta al cuore di quando stai per perdere qualcosa di importante.

Si chiese cosa avesse sbagliato, cosa diavolo avesse fatto di male se non innamorarsi del ragazzo più stupido dell'Ohio.

Too much love will kill you
If you can't make up your mind
Torn between the lover
And the love you leave behind
You're headed for disaster
'Cos you never read the signs
Too much love will kill you - every time.

Entrambi indecisi se fuggire o affrontare la realtà rimasero a guardarsi, paralizzati dalla paura come bambini durante un terremoto.

Quell'amore li stava uccidendo dentro, lentamente ed inesorabilmente. Li aveva colti impreparati ed incapaci di agire. Li aveva colti al primo amore, quando tutto è ancora nuovo ed è facile ferirsi.

I'm just the shadow of the man I used to be
And it seems like there's no way out of this for me

No there's no making sense of it
Every way I go I'm bound to lose.

Blaine non era che un'ombra del ragazzo che una volta era e questo per colpa – o merito – di Kurt e di come l'aveva cambiato.

Probabilmente non aveva senso ciò che stava per fare, ma in fondo lui in amore era ancora un novellino. Poteva ancora permettersi di sbagliare.

Too much love will kill you
Just as sure as none at all
It'll drain the power that's in you
Make you plead and scream and crawl
And the pain will make you crazy
You're the victim of your crime
Too much love will kill you - every time.

Attraversò la sala e, man mano che accorciava i metri che li dividevano, vide Kurt imitarlo. Si raggiunsero a metà sala e, senza che nessuno dei due dicesse niente, si abbracciarono così forte da dover trattenere il respiro.

Si separarono qualche secondo solo per guardarsi negli occhi e le loro labbra – così vicine dopo giorni di astinenza – non riuscirono a trattenersi.

Non aveva minimamente senso. Kurt era arrabbiato con Blaine, ed era preoccupato ed era confuso e l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare era baciarlo lì, davanti ad un buttafuori improvvisamente imbarazzato, mentre la voce di suo fratello gli arrivava come da un altro mondo.

«Kurt, mio Dio, Kurt... pensavo che... pensavo che non...»

«Tu pensavi? Non ti sei fatto sentire per cinque giorni. Cinque maledettissimi giorni.»

«Come? Ma se ti avrò mandato almeno una decina di messaggi! Ho anche provato a chiamarti, ma niente. Non sapevo cosa pensare.»

«Blaine, sei tu che non ti sei fatto sentire.»

«Aspetta, vuoi dire che non hai ricevuto nessuno dei miei messaggi?»

«E tu nessuno dei miei? Neppure le chiamate? Ma se mi hai pure risposto!»

Blaine lo guardò sbalordito.

Kurt prese dalla tasca il cellulare e gli mostrò i messaggi.

«Ecco» disse, lasciandogli leggere i vecchi sms.

«Io non ho mai scritto nulla del genere» disse, leggendo sbalordito le parole sul display. «Io non ti avrei mai scritto niente del genere» esclamò. Poi corrugò la fronte. «Ma soprattutto, questo non è il mio numero.»

«Ma se è quello che ho salvato il giorno stesso in cui ti ho dato il mio.»

«Beh, ti assicuro che non lo è» disse, prendendo dalla tasca il proprio cellulare. «E' questo il tuo numero?»

«No, ma è lo stesso che mi ha mandato quei messaggi spacciandosi per te.»

I due ragazzi si guardarono negli occhi, capendo improvvisamente cosa fosse successo.

«Qualcuno ha cambiato i numeri di telefono. Forse per fare uno scherzo idiota...»

«O forse col preciso intento di farci litigare» concluse Blaine.

«Ma dai, chi avrebbe interesse a farci litigare?» disse.

Blaine strinse i pugni e respirò profondamente.

«Sebastian.»


Il Warbler si stava sistemando la cravatta. Era piuttosto soddisfatto della propria esibizione e doveva ammettere che l'Halleluja di Blaine era stato davvero toccante.

Merito del suo cuore spezzato, pensò una piccola parte del suo cervello che Sebastian mise provvidenzialmente a tacere. Cuore spezzato? Per un ragazzo con cui stava da una settimana? Non gli sembrava possibile.

La vittoria alle Regionali l'avrebbe distratto da Kurt, permettendogli così di concentrarsi al massimo sulle Nazionali e sugli esami finali. Finì di sistemarsi la camicia e sentì il cellulare squillare.

No, non il suo cellulare. Bensì il cellulare, quello con cui si fingeva alternativamente Kurt o Blaine. Si chiese quale dei due potesse essere.

Kurt.

Era un messaggio che diceva semplicemente: “Ti ho visto cantare. Ti prego, rispondimi.”

Non era davvero in vena di scrivere qualcosa di cattivo. Anzi, fu quasi tentato di togliere la sim dal cellulare e buttarla nel primo water a sua disposizione e dimenticare tutta quella storia maledetta. Invece rispose: “E' stato un errore. Non dobbiamo più vederci.”

Sentì il rumore di un telefono che squilla alle sue spalle.

«Lo sapevo.»

Sebastian riconobbe la voce di Blaine. Chiuse gli occhi e respirò profondamente prima vi voltarsi. Il suo compagno di stanza era sulla porta dei camerini ormai vuoti. Affianco a lui c'era Kurt che reggeva in mano il proprio cellulare.

«Ops» disse, alzando le spalle.

«Non ci volevo crede all'inizio. Poi ho pensato: chi altri potrebbe essere stato? Chi altri da una settimana a questa parte cerca di osteggiare in ogni modo la nostra relazione? Chi altri avrebbe avuto modo di prendere il mio cellulare e cambiare il numero?»

Sebastian alzò il sopracciglio e reclinò la testa, colpevole. «Lo facevo per il vostro bene.»

«Non raccontarmi cazzate! In che modo potevi voler fare il mio bene? Questa cosa mi ha... mi ha devastato!»

«Dio, Blaine, sei sempre così melodrammatico! Devastato per una cotta adolescenziale? Per favore! Saresti guarito in fretta e, volendo, avrei potuto darti una mano – se capisci cosa intendo. Invece se continuerete a vedervi fino ad innamorarvi per davvero, quando arriverà il momento di lasciarvi sarà davvero devastante. Devastante al punto da portarvi a commettere delle sciocchezze. Come, ad esempio, optare per un'università scadente per rimanere vicini. O dirlo ai tuoi genitori e farti cacciare di casa. O essere costretto a vivere nell'Ohio per tutto il resto della tua vita come triste impiegato d'ufficio senza neppure la possibilità di sposarti o di trovarti un uomo che si rispetti.»

«Che vuoi dire con questo?» disse Kurt, facendosi avanti.

«Voglio dire che tu non vai bene per lui. Tutte quelle stronzate sull'amore che non ha confini... ma per favore! Sai meglio di me che tipo di vita fai e potrai continuare a farla finché manterrai quel bel culetto. Ma quando comincerai a diventare adulto e perderai quell'aria da angioletto quanto pensi che ci metteranno a licenziarti? E dopo cos'hai intenzione di fare?»

«Mi arrangerò, come ho sempre fatto» rispose.

«Come? Aggrappandoti a lui e tirandolo a fondo con te, forse? Se davvero provi qualcosa per lui, lascialo andare. Sarà meglio per entrambi.»

«Lascia decidere a me cosa è “meglio per me”» disse Blaine. «Ti sei intromesso abbastanza.»

«Non mi sembrava che ti dispiacessero le mie intromissioni fintanto che ti aiutavano ad entrargli nelle mutande.»

Sebastian sperava forse di scatenare una reazione in Blaine. Pensava che l'altro l'avrebbe preso a pugni. Pensava che Kurt l'avrebbe guardato scandalizzato.

Invece i due si limitarono ad avvicinarsi l'uno all'altro ancora di più e a guardarlo. Nei loro sguardi c'era disappunto. Disappunto. La cosa che Sebastian più odiasse al mondo dopo la commiserazione.

«Ti chiedo solo una cosa» disse Kurt. «E me la devi. Capisco che tu abbia cambiato il numero dal cellulare di Blaine, ma come hai fatto a cambiare il numero dal mio?»

Sebastian tacque. Non voleva fare il nome di Dave perché tradire l'altro non avrebbe aiutato la sua situazione.

Non servì neppure, perché dopo il silenzio di Sebastian il volto di Kurt si illuminò, per poi rabbuiarsi.

«E' stato Dave.»

Nessuna risposta. Ma a Kurt non servivano.

«E' stato Dave. Lui... lui mi ha chiesto il cellulare per prendere il tuo numero e poi... la serratura del camerino scassinata. Proprio come faceva al liceo. È stato lui, vero? L'hai coinvolto nella tua idea!»

No, non questa volta. Non voglio più fare la parte del cattivo, pensò.

«Non dire assurdità, Kurt. L'hai detto tu stesso. È stato lui a cercarmi. È stato lui a mostrarmi perché eri così sbagliato per Blaine. Certo, l'idea dei numeri è stata mia ed ero io a rispondere ai messaggi, ma Dave è colpevole quanto me. Se non con l'aggravante che mentre io l'ho fatto per il bene di Blaine, lui l'ha fatto solo perché voleva che tu tornassi con lui.»

Kurt non gli rispose neppure. Si voltò e se ne andò, seguito da Blaine.

Sebastian era consapevole di cosa l'avrebbe aspettato.

L'aveva fatto per il bene di Blaine, continuava a ripetersi. Le sue intenzioni erano buone. Era dalla parte del giusto. L'aveva fatto perché era un buon amico.

Una piccola parte del cervello gli suggerì che non fosse stato l'altruismo a spingerlo, ma l'invidia.


I tre cori sfidanti salirono sul palco.

Rachel si scambiò un cenno della testa con Blaine, che si sforzò di sorriderle.

Kurt dal pubblico cercò lo sguardo di Finn e di Mercedes e alzò i pollici nella loro direzione. Poi spostò l'attenzione sui Warblers. I quattro solisti era tutti vicini ma notò che Nick e Jeff stavano fra gli altri due. Sebastian non sorrideva. Si limitava a corrugare la fronte e guardare scocciato le New Directions.

Uno dei tre giudici fece la sua entrata sul palco con una busta in mano. La aprì con teatralità prima di schiarirsi la voce davanti al microfono.

«I vincitori delle regionali di quest'anno sono...»

Silenzio.

Kurt giurò di poter sentire il rumore del battito del loro cuore fin dal suo posto.

«Le New Directions.»


I due cori stavano già salendo sui rispettivi pulmini – le New Direction esultanti di gioia, i Warblers remissivi e un po' delusi.

Blaine si attardò, stringendosi nella propria sciarpa e nei propri guanti. Davanti a lui Kurt sorrideva tenendogli le mani e a lui questo bastava.

«Mi dispiace. Eravate davvero bravi. Nick e Jeff sono stati meravigliosi e il tuo assolo... è stato fantastico, Blaine.»

«Non dispiacerti. Non sono triste.»

«Ma se ci tenevi tantissimo!»

«E' vero, ma c'era qualcosa a cui tenevo di più» disse, sollevandogli le mani e avvicinandosele alle labbra, per baciarle da sopra i guanti. «E sono riuscito a ritrovarla quando pensavo di averla persa. Ci siamo ritrovati, Kurt. Questo vale più di uno stupido trofeo, no?»

«Anche se tua sorella ti deriderà per tutto il resto dell'anno?» chiese, voltandosi ad osservare la ragazza che in quel momento stava abbracciando il suo altissimo fratello.

Blaine gemette al solo pensiero di dover affrontare Rachel e la sua smorfia fece ridere Kurt.

Lo baciò, come aveva voluto fare in quei cinque giorni senza mai averne la possibilità.

«Sì, vale decisamente di più» disse.

Kurt gli sorrise, sciogliendo l'intreccio delle loro dita e accompagnandolo verso il pulmino. «Mi scriverai questa sera per dirmi se è tutto okay?» chiese.

«Non ci saranno problemi, ma ti scriverò ugualmente. Solo per dirti quanto sei fantastico» disse, facendolo vagamente arrossire. «E tu promettimi che non farai stupidaggini.»

«Promesso» garantì Kurt, non così certo di poter mantenere la promessa.

Si divisero con la certezza che non si sarebbero persi mai più.


Dave quel giorno fu svegliato da sua madre. Erano le sette e non avrebbe dovuto alzarsi fino alle otto. Suo padre era già al lavoro e lui avrebbe dovuto raggiungerlo per le nove e visto che non doveva fare molta strada aveva ancora tutto il tempo per dormire. Che diavolo poteva volere sua madre?

«Dave, tesoro, svegliati.»

«Mhpf, che c'è mamma? E' ancora presto!»

«Lo so, ma c'è un ragazzo alla porta che chiede di te.»

«E chi diavolo è?»

«Non lo so; ha detto solo di essere un tuo ex compagno di scuola.»

Dave si chiese chi potesse essere. Sua madre conosceva quasi tutti i suoi vecchi compagni di squadra delle superiori e all'infuori di loro non aveva amici. Forse era qualche sconosciuto del McKinley venuto a scroccargli soldi per beneficenza o per rimodernare le aule o roba del genere.

Si alzò scocciato dal letto. «Va bene, mi metto qualcosa e scendo» disse, infilandosi la prima t-shirt che trovò e un paio di pantaloni. Cercò delle ciabatte e le calzò, scendendo le scale assonnato. Poté sentire la voce di sua madre dire: “Accomodati pure finché lo aspetti.”

Il cuore gli si fermò in petto quando riconobbe la voce che rispose: “No signora, grazie, è una cosa veloce.”

«Kurt?» mormorò dalle scale. Era incredibile come quel ragazzo potesse essere perfetto anche di prima mattina. Non un capello fuori posto, non un vestito scelto a caso. Poi si ricordò che sua madre lo stava guardando e cercò di mantenere un minimo di contegno. Come – ad esempio – chiudere la bocca.

«Ciao, Dave, scusa per l'ora ma sono passato prima di andare al lavoro. Ho bisogno di parlarti.»

«Okay» disse, raggiungendo la porta.

«Perché non entrate dentro? Fa freddo fuori e tu Dave sei poco vestito.»

«Mamma!» protestò.

«Scusi, signora, un minuto e glielo rimando dentro» disse Kurt, sorridendo rassicurante alla donna.

Lei annuì e Dave la superò, chiudendosi la porta alle spalle. Non appena furono rimasti soli, il sorriso sulle labbra di Kurt sparì.

«Verrò subito al sodo: ho parlato con Sebastian.»

Dave boccheggiò:

«Kurt, ti posso spiegare...»

«Ti prego, risparmiami i dettagli su come tu e Sebastian possiate aver partorito l'idea malata di separarci. Se penso poi che devi avermi preso il cellulare e cambiato il numero... e devi averci pensato bene prima... non posso neppure credere che tu abbia potuto...» Kurt si fermò e prese il respiro.

«Mi lasci parlare?»

Kurt alzò le spalle.

«Kurt, l'ho fatto perché non volevo che ti innamorassi di quello lì. Fra qualche mese lui finirà la scuola e poi se ne andrà di qui. O, nel caso restasse per te, finirebbe poi per darti la colpa della sua infelicità e io non volevo questo.»

«Ah, quindi l'avresti fatto per il mio bene?»

«Sì. Blaine non è il ragazzo giusto per te.»

Kurt fece un respiro profondo per ricacciare indietro il desiderio di prenderlo a pugni. «Quando mio fratello scoprì la nostra relazione, mi disse che non eri quello giusto, che non avresti mai potuto essere quello giusto e che mi avresti fatto soffrire. Ma io non l'ho ascoltato. Ti ho dato fiducia perché tutti la meritano.»

«Questa volta è diverso.»

«Lasciami finire. Poi, sappiamo tutti e due com'è andata a finire, ma quando un mese fa ci siamo incontrati di nuovo ho deciso che ti meritavi una possibilità. Ed ora te la sei giocata di nuovo.»

«Blaine ti farà soffrire.»

«Può essere! Probabilmente un giorno mi farà star male tanto quanto mi hai fatto stare male tu, ma non è ancora successo. Finora è stato l'unico ad avermi mai fatto sentire... amato. Speciale. Unico.»

«Anche per me eri unico» mormorò Dave.

Kurt si impose di ignorare le sue parole e di non pensare a come dovesse sentirsi. Aveva oltrepassato il limite e lui non poteva più perdonarlo.

«Non scrivermi più, per favore. Non chiamarmi neppure, non cercarmi. Pensavo potessimo essere amici, ma a quanto pare mi sbagliavo.»

Si voltò e se ne andò, lasciandolo sulla soglia di casa a chiamarlo per nome.

Dave lo guardò andare via e sbatté il pugno contro la porta di casa.

Sua madre aprì la porta allarmata:

«Mio Dio, Dave, cos'è successo? Che voleva quel ragazzo?»

«Nulla, mamma» mormorò.

«Va tutto bene? Sembri scosso.»

«No, non va per niente bene» rispose, tornandosene in camera sua.

Affondò nel letto e si immerse fra le coperte, dandosi dello stupido ancora e ancora.



A/N


Scusate il ritardo, ma ero convinta che fosse giovedì.

Ho approfittato delle orette in più per scrivere la scena Niff (sì, non era prevista, ma mi andava e l'ho scritta, gnè)


Visto che tutto si è risolto? Okay, ora le cose per Dave e Sebastian non sono esattamente una favola ma almeno Kurt e Blaine si sono rappacificati.

E poi anche Nick e Jeff hanno fatto un bel passo!


Posso affermare con orgoglio di aver stabilito il numero di capitoli della fanfiction: saranno 23 (al massimo uno in più nel caso le questioni che devo trattare si dilunghino). Lunedì sera ho avuto una sorta di visione riguardante il finale e quindi ora anche quello è deciso e non vedo l'ora di scriverlo!


Niente tragedie o angst nel prossimo capitolo, solo molto fluff e qualche scena undapper.

A venerdì!


yu_gin



coming next


Quella notte, nel proprio letto, Kurt si sarebbe chiesto fin dove sarebbero arrivati se, proprio mentre i primi bottoni della camicia cominciavano ad essere sbottonati, non avessero sentito il rumore inconfondibile di un colpo di tosse alle loro spalle.

I due ragazzi scattarono a sedere, cercando di ricomporsi nel minor tempo possibile. Poi entrambi si voltarono per vedere chi fosse.


   
 
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